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Recensione di Warriors Orochi 4

Titolo: Warriors Orochi 4
Genere: Musou / Hack ‘n Slash
Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One (Testata), Nintendo Switch, PC
Sviluppatore: Omega Force
Produttore: Koei Tecmo
Data di uscita: 19 ottobre 2018

Quando l’esercito nemico trema dalla paura

2007, anno in cui Koei e Omega Force tentarono un esperimento folle quanto promettente: unire le proprie due serie Hack ‘n’ Slash di punta, Dynasty Warriors e Samurai Warriors, in un unico gioco. Il risultato fu il primo capitolo di Warriors Orochi, pubblicato su PlayStation 2 e Xbox 360 (e portato anche su PC e PSP un anno dopo) e accolto piuttosto freddamente dalla critica. Il gioco non convinse critica né pubblico, soprattutto su PC (PCGamer recensì il primo capitolo della saga con un punteggio veramente basso: un misero 41%).

Passano gli anni e, un Musou dopo l’altro, Koei Tecmo giunge al quarto episodio della saga che non può trattenersi dallo strizzare maliziosamente l’occhio ai fan più o meno accaniti del genere. Campagna interamente giocabile in co-op, più di 170 personaggi a nostra disposizione, divinità greche aggiunte al mix e (cosa più importante) una Breast Physics di ultimissima generazione… che però al momento sembrerebbe funzionare solo sulla console ibrida di casa Nintendo. E noi abbiamo avuto occasione di recensire la versione per Xbox One, stranamente priva di tale… feature.

Fortunatamente, il team di sviluppo riesce a farsi perdonare con un’installazione dalle dimensioni, visti i tempi e i pesi che corrono, miserrime (poco più di 10 GB) e una patch day-one dalle dimensioni ancor più contenute (meno di 1 GB). Eppure, se avessimo potuto scegliere tra Breast Physics e frame-rate o spazio su disco, beh… probabilmente conoscete già la risposta. Una questione più interessante, però, è ancora da decidere: Warriors Orochi 4 merita l’acquisto a prezzo pieno?

English and Japanese: notmuch else, I’mafraid

2018. Anno in cui finalmente si prendono delle posizioni più serie nei confronti del riscaldamento globale, anno di conquiste sociali e di grandi passi avanti nell’innovazione tecnologica. Sfortunatamente, all’avviso di Koei Tecmo, il 2018 non è ancora l’anno in cui un Warriors Orochi riceverà una traduzione ufficiale nella lingua del Bel Paese. Si tratta di un passo avanti forse troppo arduo da compiere per la casa giapponese, che chiede ai propri utenti di accontentarsi della lingua inglese, almeno per gli elementi dell’interfaccia e per i sottotitoli. I dialoghi con cui i nostri personaggi interagiranno tra loro, portando avanti una trama arricchita da elementi sovrannaturali di provenienza ellenica, saranno condotti esclusivamente in lingua nipponica.

Certo, ormai chiunque, specialmente i videogiocatori incalliti, dispone ormai di una buona, se non ottima, conoscenza della lingua inglese. È anche vero che, magari, i fan incalliti della serie si saranno ormai abituati a questa… scelta stilistica. Peccato però che, nella generalità del pubblico videoludico, sicuramente ci sarà più di un videogiocatore che, in situazioni del genere, preferirebbe evitare l’acquisto del gioco. Per alcuni utenti, la presenza della lingua italiana nel prodotto, anche solamente a livello di testo, è fondamentale, quasi un deal breaker in fase d’acquisto. Se fate parte di questa (tutto sommato poco nutrita) schiera di giocatori, sarebbe il caso di passare oltre: lo sviluppatore non sembra voler introdurre il supporto alla lingua italiana nemmeno in futuro.

Chiusa questa parentesi, senza addentrarci troppo nel territorio degli spoiler, possiamo accennare alcune informazioni sulla trama di questo nuovo capitolo di Warriors Orochi. Come abbiamo avuto modo di dire poche righe più sopra, il gioco introduce elementi soprannaturali di derivazione ellenica. Questo perché, oltre ai personaggi provenienti dagli universi Dynasty Warriors e Samurai Warriors, alla mischia si uniscono Zeus, Atena, Ares e Perseo, divinità greche che, nell’incipit di trama, vengono in possesso di potentissimi bracciali col potere di ricreare il mondo. Ovviamente, questi importantissimi oggetti finiranno in mano sbagliata, fornendo ai nostri eroi una scusa per venire alle mani e farsi strada, roccaforte dopo roccaforte, tra un mare di soldati, giapponesi e cinesi, pronti a farsi macellare per l’occasione.

Una nota negativa va, purtroppo, ad alcuni spezzoni di trama, raccontati per mezzo di immagini statiche a mo’ di visual-novel. Le modeste dimensioni (in termini di spazio su disco) del titolo sono indicatrici della quantità di cut-scene in computer grafica (nessuna sequenza in motore di gioco, purtroppo) che, sfortunatamente, sono presenti in numero troppo basso rispetto alle loro controparti ad immagine statica. Un esempio di questo secondo tipo di cut-scene è riportato qui in basso. Fortunatamente, entrambe le tipologie di sequenza (più o meno) animata sono facilmente ignorabili, data la possibilità di saltare i filmati (o le immagini) con la semplice pressione del tasto start.

Spadone letale: c’è. Tsunami catastrofico: c’è. Cavallo mietitore: c’è. Sfida: non pervenuta!

Beh, è un Musou. Un Musou che unisce le due saghe musou tra le più riuscite della casa giapponese. Non c’è da stupirsi, dunque, nello scoprire un gameplay che, a grandi linee, non si discosta troppo dal classico gameplay riproposto da anni nelle saghe Dynasty e Samurai Warriors. Certo, ci sono delle nuove aggiunte (principalmente la possibilità di cambiare personaggio, passando da un membro all’altro del nostro party di 3 elementi con la pressione dei trigger sinistro e destro) che, combinate con alcune meccaniche classiche del genere, contribuiscono a mescolare un po' le carte in tavola. Ad esempio, a seguito di un attacco pesante (Y nella versione Xbox One), potremo passare ad un altro membro del party con uno dei trigger: quest’ultimo eseguirà automaticamente un altro attacco pesante, che potrà essere messo in catena con altri attacchi pesanti o con uno switch ad un altro personaggio, che a sua volta eseguirà un altro offensiva del medesimo tipo.

Un’interessante introduzione è quella relativa alle armi ed arti magiche: ad ogni personaggio sono, infatti, assegnate delle mosse particolarmente devastanti, in cui l’elemento soprannaturale si manifesta come non mai, portate avanti per mezzo di armi divine. Uno dei personaggi iniziali, Honda Takadatsu, dispone ad esempio del Tritone di Poseidone, che gli permette di evocare a piacimento onde anomale da cavalcare sul campo di battaglia o mulinelli con cui proteggersi dagli attacchi nemici, danneggiando questi ultimi nel frattempo. Sempre attraverso le arti magiche, i personaggi potranno evocare una propria cavalcatura che, se diretta verso un esercito nemico, non mancherà di stendere l’intero manipolo di soldati al suolo.

È un vero peccato che, però, tutti questi elementi di novità (di per sé davvero interessanti e che, almeno nei primi minuti di gameplay, hanno saputo divertire non poco) debbano scontrarsi con la ripetitiva e a tratti stantia formula caratteristica della serie. Il passare da un’area all’altra della mappa, facendosi strada attraverso una marea di soldati e dispensando morte a destra e a manca, alla spasmodica ricerca del prossimo obiettivo farà venire ben presto a noia anche questi pochi elementi innovativi che, invece, avrebbero dovuto aggiungere uno strato di strategia e pianificazione alle varie missioni. Strategia che diviene praticamente inesistente nel momento in cui si scopre che Honda Takadatsu, nell’evocare un’onda anomala con la combinazione RB+X (R1+quadrato sulla console di casa Sony, R+Y sull’ibrida di Nintendo), può spingere ed intrappolare i nemici negli angoli nella roccaforte. Un po’ di buon vecchio spamming e i combattimenti contro i leader delle roccaforti, che dovrebbero essere uno dei punti saldi del gameplay, si riduce ad una barzelletta.

Il prezzo dei 60 FPS

Sul piano delle performance, nulla quaestio: Warriors Orochi 4 raggiunge e mantiene i 60 frames per second in qualunque occasione, appena giunti sul campo di battaglia o cavalcando le onde in un mare di ex soldati ormai passati a miglior vita. Ne risentono però diversi elementi del comparto tecnico, almeno sulle console “base” (PlayStation 4 Fat e Slim, Xbox One e One S; Nintendo Switch merita un discorso a parte).

Il titolo, provato su Xbox One S, presenta un filtraggio delle texture probabilmente assente o, se presente, bilineare. A pochi metri dal giocatore, il terreno si presenta di conseguenza poco definito. I modelli poligonali dei personaggi principali sono di buona fattura, così come le texture e i dettagli ad essi applicati. Stesso discorso non può ovviamente valere per le centinaia e migliaia di soldati che massacrerete a schermo. Texture sfocate e scarsità di dettagli e poligoni vi circonderanno sul campo di battaglia, impoverendo il quadro visivo generale. Di buona fattura gli effetti particellari e le ombre, piuttosto definite anche su console base. L’illuminazione è, nel complesso, un po’ piatta e lascia a desiderare, ulteriore elemento che, almeno su console, contribuisce nel rendere l’impatto grafico ancora peggiore. Ciliegina sulla torta, la Breast Physics, grande assente in tutte le versioni che girano a 60fps e presente, al momento, solo su Switch. Probabilmente si tratta di un bug, o del fatto che la feature non è progettata per il frame-rate mantenuto da queste versioni del titolo.

In sintesi:

Il quarto appuntamento con Warriors Orochi può lasciare inizialmente sorpresi: gli elementi aggiunti conferiscono al gameplay una rinnovata fluidità che, purtroppo, la vecchia e stantia formula della serie non riusciva più a restituire. Il titolo resta, però, un musou: nonostante queste novità, la formula di base rimane la medesima e, a meno che non ci si consideri fan di questa tipologia di videogiochi, può risultare piuttosto difficile da digerire.

La possibilità di affrontare la campagna in cooperativa locale o online può aumentare la longevità del titolo: probabilmente la monotonia può essere spezzata da imprese o combinazioni coi propri compagni d’avventure. Peccato per la penuria di cut-scenes, sostituite da immagini statiche che, insieme alla ripetitività del gameplay, possono scoraggiare i player estranei alla saga o al genere e in cerca di qualcosa di nuovo da giocare.

Il comparto tecnico, pur in generale di buona fattura, non può da solo risollevare le sorti di un titolo che, dalle origini della serie, poggia le proprie premesse sul proprio gameplay particolare, appartenente ad un genere che non temiamo di definire, almeno qui in occidente, di nicchia. Risulta dunque difficile consigliare questo titolo a chi non conosce saghe, personaggi e gameplay degli universi Dynasty Warriors e Samurai Warriors: potrebbe non esserci abbastanza per giustificare la spesa di 70 euro che, al momento, è richiesta per usufruire del titolo.

Pregi:

  • L’introduzione di elementi divini e magici può dare una scossa al gameplay…
  • La modalità cooperativa può regalare momenti di divertimento.
  • Gran numero di personaggi giocabili, ognuno con proprie abilità e magie.
  • Il comparto tecnico, pur minato da alcuni elementi, resta godibile e solidamente ancorato a 60 FPS.

Difetti:

  • …gameplay che però non differisce troppo dalla classica formula musou, per alcuni monotona.
  • Troppe poche cutscenes, troppe sequenze statiche.
  • Non ci sono troppe differenze di gameplay tra un personaggio e l’altro.
  • Alcuni momenti del gameplay possono essere rovinati dallo spam delle magie.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6,8

La recensione di Warriors Orochi 4 è stata scritta e curata da KentuckyFriedG per GameStorm.it, pubblicata il 28-10-2018

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