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Recensione di Blair Witch

Titolo: Blair Witch
Genere: Horror Psicologico
Piattaforma: Xbox One (Testata) / PC
Sviluppatore: Bloober Team
Produttore: Bloober Team
Data di uscita: 30 agosto 2019

Back in the nineties

Quello di Bloober Team è un nome probabilmente poco noto ai più. Non a caso, il team comincia a farsi conoscere con diversi titoli shovelware per Nintendo DS, PSP e Wii, passando per iOS e Windows e iniziando solo nel 2012 a produrre i primi titoli per una piattaforma (allora) current gen. Il risultato fu A-Men per PlayStation 3 (e PS Vita). E sì, c’è un motivo valido (più di uno, in effetti) se non ricordate di aver anche solo sentito nominare quel titolo: il primo lavoro “importante” di Bloober Team si sostanziò in un platformer scialbo, dalla fisica imprecisa e dai controlli altrettanto oleosi.

Bloober Team ha continuato, negli anni, a sviluppare pochi, sfortunati titoli per PC e Console fino al 2016, anno in cui rilasciò Layers of Fear, gioco che, accolto tiepidamente dalla critica, ha comunque ricevuto diversi commenti positivi dai nostri colleghi d’oltreoceano (Kotaku, GameSpot, The Escapist e Gamesradar e via discorrendo). Bloober Team si è dimostrata, nella storia recente, piuttosto capace nella realizzazione di titoli horror psicologici, tanto da dedicarsi solo ed esclusivamente a questo filone negli ultimi tre anni: dopo Observer e Layers of Fear 2 (disponibile ormai da qualche mese), il team di sviluppo si trova davanti alla possibilità di sviluppare il proprio primo prodotto su licenza. E non è certo una licenza da prendere alla leggera: Blair Witch, l’ultima fatica di Bloober Team, fonda sugli elementi forniti da The Blair Witch Project, film del 1999 che ha riscosso un discreto successo di critica e pubblico, arrivando ad incassare quasi 250 milioni di dollari partendo da un misero budget di soli 60.000 $.

“È arrivata la polizia! Novanta, la paura!”

Per chiunque non abbia avuto modo di visionare il materiale originale, The Blair Witch Project segue un progetto scolastico portato avanti da tre ragazzini in una foresta del Maryland nel 1994. I protagonisti tentano di produrre una sorta di documentario amatoriale sulla strega di Blair, una donna che, verso la fine del ‘700, avrebbe rapito e ucciso, dopo indicibili torture, diversi bambini proprio in quella foresta. Negli anni, le dicerie sui boschi circondanti l’antico villaggio di Blair non hanno fatto altro che moltiplicarsi, di pari passo con diversi efferati delitti consumatisi nel cuore della foresta. Dalla pellicola del 1999, Bloober Team ha tratto diversi elementi immediatamente riconoscibili. Ovviamente la foresta è presente in tutta la sua lussureggiante (ed inquietante) distesa di verde ed alberi a perdita d’occhio.

Il titolo è ambientato nel 1996 e segue le vicende di Ellis, un ex agente di polizia ormai decaduto a causa di un forte trauma psicologico che ha deciso di addentrarsi nella foresta di Black Hills per unirsi ad una task force di ricerca. L’obiettivo è ritrovare Peter Shannon, un ragazzino scomparso proprio nei boschi in cui, circa trecento anni prima, la fantomatica strega di Blair avrebbe trovato rifugio. Ellis sarà accompagnato da Bullet, fedele compagno canino fornitogli dal Dipartimento di Polizia di Burkittsville.

Addentrandosi sempre più all’interno della foresta, diventa chiaro ad Ellis che la ricerca del giovane Peter diventerà presto l’ultima delle sue priorità: il trauma che ha determinato il termine della sua carriera continuerà a flagellare la mente dell’ex poliziotto lungo tutto il suo percorso attraverso la boscaglia di Black Hills. Come se ciò non bastasse, le dicerie circa una secolare maledizione che pervade la foresta si rivelano sempre più fondate, con l’apparizione di loschi figuri e creature soprannaturali. La trama di Blair Witch resta, però, piena dei cliché classici del genere. I pochi spunti interessanti forniti dal background di Ellis e dalle sue condizioni psicofisiche non sono mai approfonditi a sufficienza, dando vita ad un racconto che, di conseguenza, si rivela troppo spesso davvero poco profondo. Il titolo racconta, in buona sostanza, una trama che, pur non essendo pessima in sé e per sé, non osa né stupisce, risultando in diversi punti piuttosto banale.

La foresta dei pugnali vol- ah, no.

Se la trama del titolo non brilla esattamente per profondità, il gameplay di Blair Witch è costretto, complice la tipologia di gioco, a prendere posto nel sedile posteriore. Quello degli horror psicologici è un filone che, ormai, prende sempre più frequentemente spunto dall’esempio fornito da titoli come Amnesia ormai quasi un decennio fa. Il giocatore controllerà Ellis tramite l’impiego di una visuale in prima persona e l’equipaggiamento a sua disposizione si rivela a malapena sufficiente nell’affrontare i pericoli che la foresta di Black Hills cela tra le sue fronde. Innanzitutto, la dotazione prevede l’immancabile torcia, utile tanto per illuminare (con scarsi risultati) il percorso quanto per scacciare le presenze soprannaturali che infestano il bosco. Segue un telefono cellulare che, nel 1994, doveva davvero essere l’ultimo grido: per quanto sia immersivo poter usare questo simil-3310 per fare una partitella a Snake (a mezzanotte, in una foresta infestata dagli spiriti? Perché no!), il suo compito è tenere insieme la mente frammentata di Ellis, mantenendolo costantemente in contatto con i suoi cari.

Seguono, nell’ordine, il Walkie-Talkie, che assurge alla medesima funzione (oltre che ad aggiornare la task force degli eventuali progressi nella ricerca del ragazzo scomparso) e una videocamera. Questa, oltre a permettere ad Ellis l’individuazione degli spiriti maligni (e, dunque, l’elusione dei medesimi, evitando di ingaggiarli in uno scontro “a torcia puntata”), è co-protagonista - insieme a delle misteriose videocassette rosse - di una nuova meccanica proposta da Blair Witch. Se la videocamera è perfettamente in grado di riprodurre i normali nastri rinvenuti da Ellis nel corso delle fasi esplorative, tutto cambia quando, al suo interno, viene invece inserita una videocassetta rossa. Riproducendo, riavvolgendo o mettendo in fermo-immagine il contenuto del nastro, infatti, sarà possibile manipolare la realtà (ad esempio, rimettendo in piedi un albero caduto o facendo letteralmente materializzare oggetti dal nulla). Si tratta di una meccanica, sulle prime, davvero interessante ma che, purtroppo, diverrà presto ripetitiva nel corso dell’avventura.

Dulcis in fundo Bullet, l’amico a quattro zampe di Ellis, si rivela essere un’inestimabile risorsa lungo tutto l’arco narrativo: oltre a tenere insieme la psiche del protagonista standogli vicino nei momenti più difficili, Bullet può essere adibito a scovare elementi utili alla ricerca ed è molto efficiente nell’individuare le misteriose presenze che infestano la foresta di Black Hills. Misteriose presenze che, nel momento in cui si palesano, non riescono davvero ad incutere terrore. Nella stragrande maggioranza dei casi (soprattutto nelle prime fasi dell’avventura), queste si limiteranno infatti a minacciare il giocatore avvicinandosi molto lentamente, attraversando rami ed arbusti. Sarà sufficiente puntargli contro la torcia per scacciarli in via definitiva: si tratta di incontri che non riescono davvero a spaventare.

Questa è un po’ una costante cui tutti i vari momenti del gameplay di Blair Witch saranno rapportati: per quanto si sforzi, l'opera non riesce davvero a spaventare il giocatore: alcuni jump-scares sono davvero prevedibili, gli scontri con i nemici sono quasi privi di tensione, il tutto sembra procedere ad un ritmo davvero rilassato. Nelle sezioni stealth obbligatorie, che seguono un principio figlio degli Assassin’s Creed di vecchia data (l’individuazione del giocatore porta direttamente al game over), accade invece il contrario. Queste sezioni sono in posizione diametralmente opposta, nello spettro della difficoltà in-game, rispetto agli scontri frontali con i nemici nelle sezioni esplorative. Ciò finisce per regalare momenti di frustrazione completamente gratuiti invece di jump-scares ben congegnati: quelli che dovrebbero essere momenti di terrore puro finiscono per tradursi in oscillazioni verso il rage-quit imminente.

Se il gioco finisce per risultare banale nelle “prime fasi” (il virgolettato è d’obbligo, visto che queste finiranno per occupare circa il 75% dell’avventura), si rivela invece più convincente nell’ultimo quarto, in cui Ellis si confronta con il suo passato all’interno di una capanna abbandonata. In quest’ultima sezione il titolo dà il meglio di sé, ma si tratta del classico too little, too late: non basta, da solo, a risollevare le sorti dell’intero titolo.

Qualità da video-tape su Xbox One S

Eppure, non si può certo dire che il team di sviluppo abbia svolto il proprio compitino con pigrizia, anzi: certamente, su PC e Xbox One X, il titolo vanterà un comparto tecnico, tutto sommato, niente male. La foresta di Black Hills prende corpo attraverso l’uso sapiente di Screen Space Reflections, SSAO, illuminazione volumetrica e TXAA, restituendo un’immagine che, su PC, risulta davvero convincente al netto di un frame-rate non esattamente stabilissimo. La situazione è piuttosto simile su Xbox One X: pur non mantenendo la stessa qualità visiva proposta dalla versione PC, il comparto tecnico si difende piuttosto bene, mantenendo un frame-rate piuttosto stabile, sebbene ovviamente dimezzato rispetto a quello tecnicamente possibile su PC.

Come da copione, ormai, la situazione su Xbox One e Xbox One S è invece tutt’altro che rosea: a texture dalla risoluzione veramente infima si accompagna un sistema di illuminazione davvero poco convincente, unito ad una risoluzione inferiore a quella nativa (complice l’impiego di una risoluzione dinamica, che contribuisce a ridurre ancora di più la precisione del rendering in presenza di forte carico sulla GPU). La somma di questi fattori restituisce un’immagine decisamente poco definita, a tratti sfuocata, dai colori spenti e priva di profondità. Nonostante ciò, il frame-rate resta davvero ballerino, avvicinandosi terribilmente ai 20 FPS in moltissime occasioni. Un vero peccato.

In Sintesi:

Blair Witch inizia la partita con diverse carte vincenti in mano. Bloober team è in possesso di una licenza che, se sfruttata bene, può dar vita a un titolo interessante e in grado di regalare momenti di puro terrore. Il team di sviluppo si è anche, in passato, dimostrato capace di spaventare i giocatori abbastanza coraggiosi da sottoporsi ai suoi titoli. Sfortunatamente, però, Blair Witch non riesce ad imporsi come un titolo horror pienamente degno di questo nome.

Per quanto la trama non fosse il pezzo forte del materiale originale cui il gioco fa riferimento, diversi momenti sono veramente cliché e i pochi spunti interessanti non sono approfonditi a sufficienza. Il gameplay non riesce a brillare per il 75% del gioco e risulta, rispettivamente nelle fasi esplorative prima e nelle fasi stealth obbligatorie proposte dopo la prima metà del titolo, troppo semplice e ingiustificabilmente frustrante. L’ultimo quarto del titolo propone qualcosa di davvero interessante ma, se c’è qualcosa che Final Fantasy XIII, in passato, ci ha insegnato, è che se è necessario attendere un discreto quantitativo di ore affinché un gioco diventi finalmente interessante, probabilmente sarebbe meglio dedicarsi ad altri titoli.

Il comparto grafico riesce a farsi valere su PC e Xbox One X, merito di texture discrete ed effettistica di un certo peso che, pur non esattamente di prim’ordine, riesce a restituire un’immagine piuttosto pulita e profonda. Discorso a parte va fatto per le versioni base e slim della console di casa Microsoft, che non riescono nemmeno ad avvicinarsi ai risultati proposti dalle piattaforme più prestanti, complici una risoluzione dinamica tarata inevitabilmente verso il basso, effettistica di portata estremamente ridotta e texture veramente imbarazzanti.

Pregi:

  • Alcune meccaniche interessanti.
  • Il quarto finale del titolo è molto vicino al materiale originale…
  • Comparto grafico tutto sommato dignitoso su PC e Xbox One X…
  • Possibilità di rigiocare l’immortale Snake sul cellulare.

Difetti:

  • Difficoltà bassissima nella prima metà del gioco.
  • …ma non riesce, da solo, a giustificare l’acquisto.
  • …ma su Xbox One standard ed S i risultati sono davvero terrificanti.
  • Jump-scares poco studiati.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6

La recensione di Blair Witch è stata scritta e curata da KentuckyFriedG per GameStorm.it, pubblicata il 12-09-2019

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Blair Witch

  • Immagine della copertina del gioco Blair Witch per Xbox One
  • Versione xone in esclusiva digitale
  • Data di uscita:
    30-08-2019
  • Categoria:
    survival / horror
  • Disponibilità per:
    PS4 XONE
  • Popolarità:
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Valutazione del gioco 5.5

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