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Recensione di Fable III

Titolo: Fable III
Genere: Azione
Console: Xbox 360
Sviluppatore: Lionhead Studios
Publisher: Microsoft
Data di uscita: 29/10/2010

Ritorno ad Albion.

Di nuovo, ad Albion; una volta terra ricca e fiorente, felice, importante nodo culturale, commerciale ed industrial di un altro quando e dove. Regno governato saggiamente e con benevolenza da un eroe beneamato da tutti; ma come ogni cosa, anche quelle belle hanno un termine purtroppo. E cosi dopo un lungo periodo di luce, di pace e serenità ne segue uno di buio, d’involuzione, di guerre intestine e di caos; epoca durante la quale una parola lentamente cresce, monta, s’ingigantisce: rivoluzione!
Un leader si ergerà contro il corrotto successore del re: noi, fratello minore di Logan il regnante ormai traviato da brame di potere sempre maggiori e totalitarie; saremo in grado di fermarlo e continuare la linea indulgente di nostro padre? Oppure porteremo il reame definitivamente alla rovina mediante decisioni accentratrici e tutt’altro che democratiche? Il destino di un regno è nelle nostre mani…

…di nuovo, cinquanta anni dopo

Lionhead Studios ci narra mediante vox populi dell’ascesa di un monarca trasformatosi nel tempo in un tiranno da abbattere, mostrando fin dai primi interludi la triste sorte che attende Albion se nessuno fa qualcosa, obbligandoci subito in una scelta tragica e crudele (che eviteremo di riportare per farvi scoprire le poco nobili gesta che saremo forzati a compiere). Bene, rip etuto il vecchio concetto che da sempre aleggia in Fable…quale concetto? Ogni scelta ha le sue conseguenze; le nostre decisioni cambieranno il destino di un intero regno. Rimbocchiamoci le maniche e scegliamo bene le amicizie: c’è un governo da sovvertire.
E cosi comincia Fable III, con la presentazione del fedele Jasper (no, non è un cane, è il maggiordomo) e del nostro fido amico a quattro zampe (sì, lui è un cane e ci accompagnerà per l’intera avventura in Albion) che ci aiuterà in più di un’occasione, abbaiando, latrando, attaccando il nemico: imparandone gli stati d’animo riceveremo notevoli facilitazioni. Partiamo quindi all’avventura, verso la Strada per il Trono, la nostra evoluzione spirituale e fisica, coadiuvati anche da un consigliere, amico e maestro d’armi Walter che ci supporterà e ci assisterà per dipanare molte matasse lungo un progetto di “vita” narrativamente lineare ma che potrà godere, al contempo di diramazioni inattese ed articolate grazie al presunto libero arbitrio che Molyneux offre a noi, principi reclamanti il trono. Missioni e subquest ci allontaneranno dalla trama principale per poi avvicinarci man mano, nonostante permanga quel vago sentore di dover accompiere la maggior parte di esse per guadagnar punti esperienza. Ogni azione ci fa “crescere” (letteralmente, qualora si mangi come dei dannati si diventa obesi) ed ogni dilemma è volto a catturarsi le simpatie dei popolani e degli abitanti dei villaggi confinanti; intrecceremo relazioni differenti a seconda di come vogliamo avvengano le cose, creeremo una famiglia e costruiremo la nostra cerchia di amicizie…oppure passeremo dal lato oscuro (scusate la citazione) e conquisteremo il potere con atti depravati rovinando al contempo il nostro aspetto fisico e la percezione verso gli altri.

E’ basato tutto sulle apparenze, quindi?

Non proprio. O meglio, solo in parte. Certo, se otterremo il favore delle genti, ma il nostro fisico e le nostre abilità sono scarsine sarà impossibile raggiungere l’agognato apogeo; la crescita che menzionavamo in precedenza è orientata proprio al risultato finale: il trono. Combattimenti all’arma bianca, oppure con moschetti e pistole o, ancora, mediante l’impiego della magia conformeranno la nostra costituzione fisica e mentale; il nostro aspetto risulta sempre in continua evoluzione e cosi dicasi per le caratteristiche che ci contraddistinguono. Detto questo, scordiamoci la canonica esperienza dei giochi di ruolo di stampo classico; il titolo a poco o niente di ruolistico: il nostro caso è un mix tra due parti di esplorazione ed altre due di hack and slash rivisto secondo i Lionhead. Un’avventura condizionata da incontri e duelli che non brilla certamente per difficoltà o acume dei nemici: le complicazioni negli scontri si notano solo quando i nemici sono più d’uno, ma ci attaccheranno senza tattiche precise; solitamente ci fronteggeranno “riducendo” molte pugne ad un mero button smashing…

…ma va bene cosi…

…perché a farci dimenticare della scarsa IA avversaria ci pensa non solo la giocabilità (istantanea), ma anche il forte impatto visivo del quale godremo, a cominciare dalla nostra reggia. Appare chiaro l’elevato grado di cura e di attenzione ai particolari, l’impegno posto alla parte stilistica e grafica: un titolo di “costume” dalla non ben precisa ambientazione storica, un connubio tra risorgimento (per via dei vestiti e degli oggetti) e rinascimento (banale l’esempio della monorotaia a vapore nella grotta) ma carico di un’infinità di dettagli. Stesso identico discorso è applicabile ai meravigliosi scorci di paesaggi nei quali saremo “immersi” e per i quali spesso ci soffermeremo a rimirare il creato. Punteremo i tramonti all’orizzonte, estasiati da tanta bellezza e ci scopriremo cazzeggiare bellamente tentando di approfondire la natura di zone climatiche differenti ed evocativi luoghi ogni volta. Per utilizzare poche parole: uno spettacolo! Il motore che fa girare il mondo è fluidissimo, anche se abbiamo notato rari rallentamenti, ogni tanto; certo è che i Lionhead hanno fatto sudare le fatidiche sette camicie per muovere l’universo di Albion e ce ne accorgiamo ogni volta che facciamo i registi, ruotando la telecamera alla ricerca della miglior inquadratura, per affrontare il pellegrinaggio che la vita “virtuale” ci impone (alcune volte riscontro un fastidioso effetto scia; non sono sicuro se sia dipeso da una non corretta configurazione del mio LED oppure è un’anomalia presente. N.d.R.). La vera pecca, se proprio vogliamo, è la scarsa interattività con il fondale, limitata a qualche cassa distrutta ed a piccoli crateri o segni dovuti ad esplosioni o sprazzi magici; case e cartelli non pagheranno dazio all’usura anche se colpiti da una deflagrazione termonucleare. Giusto un po’ di abbrustolitura (che poi scompare) e nulla più. Colpendo il legno con spade e martelloni, giusto per fare un esempio udiremo

un clangore metallico!

Com’è possibile? In questo mondo fiabesco anche i suoni dovrebbero essere favolosi (hehehe, perdonate l’orrida battuta); a loro modo lo sono. Intendiamoci: come effetti speciali si poteva fare qualcosa di più accurato, più coerente con i rumori prodotti dai differenti tipi di materiali. Sulla medesima lunghezza d’onda (hahaha, altra battutona) troviamo le “interpretazioni” vocali dei protagonisti e delle creature che popolano Albion contraddistinte da proprie voci che in diversi casi non risultano appropriate ne’ convincenti: uno su tutti, il protagonista, personalizzato da una “recitazione” macchinosa. Comparto audio che alza la testa grazie alla colonna sonora delicata, sussurrata (siamo in una fiaba, dopo tutto) ed evocativa che sale d’intensità durante momenti topici che richiedono particolare concentrazione (solitamente ogni volta che ci troviamo in prossimità di nemici).

Adoriamo le storie a lieto fine

La classica fiaba della buonanotte, popolata di cattivi che alla fine hanno la peggio contro i buoni. Più matura delle precedenti, sia per contenuti che per missioni (il sangue c’è) che tuttavia sconfina nel buonismo, per fortuna, sempre di favola parliamo. L’aspetto tecnico lascia stupefatti, la fotografia è degna di un premio Oscar nonostante il reparto sonoro sia un pochino sotto tono; a seconda dei gusti personali la giocabilità semplificata all’estremo potrà esser il vero spartiacque tra titolo da avere e titolo da provare (di dubbia utilità l’online: presentare “amici” alle Porte Demoniache, tanto per fare un esempio, per sbloccare alcune aree ed extra ci sembra una scelta molto forzata per dire che il gioco supporta la modalità multiplayer).
Terminare la conclusione menzionando i soli aspetti tecnici è altamente riduttivo per Fable III, sono infatti numerose le chicche presenti, oltre alle nutrite situazioni comiche che affronteremo (una su tutte, quella dei divertentissimi, maliziosi gnomi da giardino: preparate la pancia, si ride). Orsù ragazzi e ragazze, Albion necessita di un nuovo leader, reclamiamone il trono.

Pro

- Comicità sempre presente che non mancherà di strapparci qualche risolino
- Grafica da favola
- Ambientazione: piacevole mix di epoche e costumi
- Giocabilità immediata

Contro

- Semplificazione che trascende ad un grado di sfida non elevato
- Sonoro…rivedibile in alcuni casi 
- Riscontrato in diverse occasioni fastidiosi effetti di “tearing”

    Un mondo da favola non poteva che avere un bel: 8

    La recensione di Fable III è stata scritta e curata da FranX per GameStorm.it, pubblicata il 29-11-2010

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    Valutazione del gioco 8.8

    L'ultimo voto è stato 9 dato da Andrem_Dusy

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