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Recensione di MotoGP 21

Titolo: MotoGP 21 
Genere: Racing 
Piattaforma: PlayStation 5 
Sviluppatore: Milestone 
Publisher: Milestone 
Data di uscita: 22 aprile 2021 

Siamo all’alba della stagione della MotoGP, che quest’anno vede Mir nel tentativo di confermare il titolo guadagnato l’anno scorso nella classe regina. Una congiuntura astrale ha tuttavia portato a una concomitanza di eventi, quasi fosse il più classico allineamento di pianeti ad annunciare qualcosa di particolare, ovvero l’approdo delle console di nuova generazione e l’uscita sugli scaffali del titolo MotoGP 21 targato Milestone, il quale condensa in se stesso l’esperienza accumulata in un decennio di evoluzioni costanti per avvicinarlo sempre più alla realtà. 

Dopo aver accolto sulle console di ultima generazione l’esordio del buon Ride 4, vediamo se gli sviluppatori milanesi saranno riusciti nell’intento di ripetersi con questo corsaiolo episodio dedicato alle competizioni di prototipi da pista. 

Editor potente 

Si inizia, come da consuetudine, con un editor che vi consentirà di selezionare tra i (pochi) volti disponibili per personalizzare l’avatar che vi accompagnerà nella vostra avventura mondiale, definire i dettagli come casco, tuta, guanti e i particolari dell’attrezzatura, senza dimenticare lo stile di guida, il piede lasciare a terra alla partenza, con quante dita tirare la leva del freno e così via. 

Una volta deciso in quale categoria esordire (consigliamo comunque di scegliere di partire dalla gavetta della Moto 3 per non bruciare le tappe) dovrete quindi scegliere se aggregarvi a uno dei team esistenti piuttosto che creare la vostra squadra da un foglio bianco. In questo ultimo caso, dopo avere scelto la moto e lo sponsor principale, potrete anche destreggiarvi nel creare la livrea della moto a mezzo di un editor funzionale ed efficace, che alla fine vi consentirà anche di condividere con la community la vostra creazione. 

Il primo approccio al gioco avviene tramite un utile tutorial (sempre opzionale, in quanto nessuno vi ipedirà di skipparlo e scendere direttamente in pista) per prendere dimestichezza coi comandi, ma soprattutto per ricevere un suggerimento su che tipo di aiuti impostare sulla base delle prestazioni esibite in pista. 

Scalabilità estrema 

Proprio gli aiuti alla guida rappresentano quel dettaglio capace di addolcire la cattiveria di queste moto per plasmarle al neofita che si avvicina per la prima volta al genere, piuttosto che renderle più aggressive per lo smaliziato appassionato che ha appena spremuto a fondo il controller con Ride 4. La scalabilità del titolo passa attraverso opzioni come la frenata assistita, il cambio semiautomatico, la traiettoria ideale, senza dimenticare il livello di intervento dell’elettronica dedicata alla gestione della potenza del motore (che potrete peraltro aggiustare durante la gara), tutti strumenti utili per spostare la percezione di questo titolo dal un rigoroso e complicato estremismo a un più morbido e assecondante semiarcade, adattandosi così a tutte le esigenze. 

C’è tuttavia un prezzo da pagare nel tenere accesi troppi aiuti alla guida, che consta nella velocità in pista, che sarà ovviamente penalizzata da una curva di potenza sedata piuttosto che da un timing non perfetto per i cambi di marcia e per le frenate, cosa che vi parrà evidente nel momento in cui vedrete tutti gli altri concorrenti andarsene lasciandovi nelle retrovie a combattere da soli contro il tempo. In vostro aiuto verrà, in ogni caso, il setting del livello di difficoltà dell’AI che potrete regolare al ribasso, facendo tuttavia a pugni col vostro orgoglio che difficilmente vi concederà di gioire di gusto per un decimo posto guadagnato contro un gruppo di manichini mossi da una AI al 60%... 

Freni surriscaldati  

Il modello di guida è, come detto, impostato verso il realismo e la simulazione, ed è frutto dell’evoluzione e dell’affinamento di un decennio di produzioni simili, che anno dopo anno hanno portato Milestone a mettere insieme un pacchetto davvero convincente. Quest’anno la novità più importante riguarda la gestione dei freni a disco: poco prima della griglia di partenza potrete infatti selezionare, oltre le gomme e la quantità di carburante, anche tipo e dimensioni dei dischi in modo tale da adattare la scelta al circuito ma soprattutto alle condizioni meteo. Tale scelta influenzerà in modo importante la vostra capacità di effettuare in sicurezza le classiche staccatone, in quanto i dischi si riveleranno efficaci solo se si troveranno alla temperatura giusta. Tirare costantemente per recuperare posizioni vi porterà facilmente a surriscaldare i dischi, mentre uno scroscio d’acqua improvviso, architettato dal meteo dinamico, potrebbe portare invece a un raffreddamento eccessivo dei dischi, causandovi dei seri grattacapi. 

Un’altra novità riguarda l’introduzione del Long Lap Penalty, un adeguamento al regolamento che ha esordito quest’anno, che consiste nell’introdurre una variante più lunga e più stretta a una delle curve del circuito, la quale vi verrà imposta nel caso in cui abbiate commesso scorrettezze come ad esempio il taglio di una curva. 

Recupero  

L’ultima novità degna di nota riguarda la (re)introduzione del recupero della moto, ovvero una animazione che si attiverà dopo una caduta, la quale vi imporrà di comandare il pilota per portarlo a recuperare la moto. Si tratta di una idea che avevamo già visto in un vecchio SBK per PC (sempre targato Milestone), ma che era sparita col tempo, forse proprio perché eccessivamente penalizzante rispetto al solito respawn, che tutto sommato non è del tutto sbagliato rivedere qui a fronte di una dichiarata ricerca di realismo estremo. Peccato solo per un’accentuata goffaggine del pilota nell’intento di correre verso la moto, la quale peraltro accumula anche i danni e lo sporco sulla carena. Per coloro che considerano troppo indigesta questa opzione va detto che non vi dovete preoccupare, in quanto potrete scegliere facilmente di sostituire con il classico respawn a bordo pista. 

Per il resto si tratta dello stesso gioco apprezzato l’anno scorso, la cui modalità principale risiede in una carriera manageriale piuttosto profonda che vi imporrà di selezionare inizialmente manager, ingegnere capo e telemetrista, da scegliere sulla base delle loro abilità e della loro parcella che diventerà importante nella gestione delle risorse economiche del vostro team. Tra le opzioni c’è anche la possibilità di gestire un team satellite nelle categorie inferiori al fine di mettere in atto un effetto leva  per potenziare le vostre risorse economiche.  

Oltre alle gare avrete modo anche di partecipare a sessioni di test in cui potrete far fruttare i punti ricerca utili a sviluppare al meglio l’albero di evoluzione della vostra moto, che contempla i rami relativi a motore, aerodinamica, elettronica e telaio. 

Aiuto ai box 

Inutile dire come sia raccomandato partecipare a tutte le sessioni di prove per prendere dimestichezza coi circuiti, senza dimenticare la messa a punto della vostra moto che dovrà essere curata e adattata alle caratteristiche di ciascuna pista. Per questo l’aiuto offerto dal capo meccanico si rivelerà particolarmente utile: una serie di opzioni reimpostate vi consentirà infatti di segnalare difetti nel comportamento della vostra moto per ottenere in cambio suggerimenti utili per il setup della moto. 

Per il resto va detto che i contenuti sono all’altezza delle aspettative, con il roster di piste, piloti e moto aggiornato alla stagione corrente, a cui vanno aggiunti una cinquantina scarsa di piloti storici (con ripetizioni appartenenti ad annate differenti) delle classi 500 2T, 800 4T e 990 4T, tra cui leggende che rispondono al nome di Mick Doohan, Kevin Schwantz, Wayne Rayney, senza dimenticare i nostrani Capirossi, Biaggi e le versioni più giovani di quel Rossi che continua ad essere una presenza costante, senza dimenticare il compianto Simoncelli. Peccato solo l’assenza di missioni (come successo in versioni passate) o modalità dedicate allo sfruttamento di cotanta abbondanza, se non il multiplayer online. 

Arriviamo infine all’ultima novità, forse la più importante, ovvero l’adattamento alle console di ultima generazione. Essendo un titolo cross generation è evidente come ci saranno margini di miglioramento rispetto a un eventuale sequel ideato e ottimizzato sulla sola PS5, ma il risultato è comunque splendido, con un effetto grafico che mai come in questa produzione riesce a convincere grazie alla splendida rappresentazione di moto, pilota, circuito, effetti atmosferici e di illuminazione in caso di sole, il tutto supportato da un 60 fps dinamico e 4k. Non mancano tuttavia evidenti difetti come le compenetrazioni tra pilota e moto durante le cadute, l’ombra di moto e pilota in caso di cielo nuvoloso, le goffe animazioni ai box e la cronica piattezza degli spalti, che comunque sono migliorati rispetto al passato. 

Il vero valore aggiunto 

Una nota a parte se la merita infine il DualSense, che con gli effetti delle vibrazioni riesce nell’intento di restituire al giocatore il passaggio su un cordolo piuttosto che i fuorigiri del motore, ma soprattutto il feedback dei grilletti vi aiuterà nella ricerca del limite. Ve ne accorgerete, ad esempio, nel momento in cui tenterete di frenare a fondo durante piega, momento in cui sentirete dei sussulti sul grilletto del freno che lascerà presagire l’imminente caduta, spingendovi così a rilasciarlo parzialmente. 

Allo stesso modo la resistenza del grilletto dell’acceleratore offre una resistenza che dipende dalle condizioni di aderenza, più alta in caso di asciutto, ridotta in caso di fondo bagnato, anche se non si rivela particolarmente efficace nel far presagire la perdita di aderenza.  

In ogni caso imparare a cogliere tutti i segnali provenienti dal controller vi aiuterà a percepire quanto siete vicini al limite, magari consentendovi di ridurre il livello di intervento dell’elettronica. 

Peccato solo per la cronica mancanza dell’utilizzo dei sensori inerziali per direzionare la vostra moto: non capiamo il motivo per cui non si vuole offrire al giocatore la possibilità di scegliere di gestire le pieghe inclinando il controller, così come implementato in GT Sport e Project CARS, beneficiando quindi di una precisione nettamente superiore alla classica levetta. Sarebbe sufficiente introdurre un ritardo tra il comando e la sua esecuzione (come peraltro avviene con lo stick analogico) per simulare l’inerzia della moto. Speriamo questo appello venga colto per il sequel… 

In conclusione 

MotoGP 21 esordisce sulla PS5 con un titolo cross-generation ancora frenato dalla zavorra dell’imposizione di dover essere compatibile con la ormai vecchia PS4. Il risultato è comunque splendido, con un comparto tecnico finalmente all’altezza ma non esente da difetti, capace di sfruttare nel gameplay l’ottimo ritorno tattile offerto dai grilletti del DualSense. 

Per il resto si tratta di un affinamento rispetto a quanto visto nel prequel con l’aggiunta della Long Lap Penalty, la modellazione della temperatura dei freni e altri affinamenti che vanno a donare ulteriore spessore a una produzione che già sfiorava l’ottimo, diventando così il riferimento per il settore e che offre il meglio agli appassionati che ambiscono a ricercare la simulazione estrema, senza lesinare di fronte a gare lunghe qualche decina di minuti per apprezzare quanto di meglio questo titolo sa offrire. 

Pregi 

  • L’evoluzione dell’ottimo prequel, frutto di una decina di anni di affinamenti 
  • Ottimo modello di guida 
  • La PS5 consente un passo avanti sul lato tecnico… 

Difetti 

  • …anche se per una vera e propria evoluzione occorrerà aspettare un titolo non cross gen 
  • È un peccato avere una cinquantina scarsa di leggende, senza avere modalità in cui sfruttarle 
  • Non adatto a tutti 

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 9 

La recensione di MotoGP 21 è stata scritta e curata da monsteruno per GameStorm.it, pubblicata il 27-05-2021

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