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Recensione di Phantom Doctrine

Titolo: Phantom Doctrine
Genere: Strategico a turni
Piattaforma: PlayStation 4 (versione testata), Xbox One, PC
Sviluppatore: CreativeForge Games
Produttore: Good Shepherd Entertainment
Data di uscita: 14 agosto 2018

 

Dalla Polonia con amore

Intrighi, spionaggio e controspionaggio sono stati alla base della Guerra Fredda, conflitto “non conflitto” nato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, che ha visto come protagoniste le due potenze vincitrici: Stati Uniti e Unione Sovietica. Questo periodo di stallo che ha diviso il mondo fino ai primi anni ’90 è stato scelto dai ragazzi di CreativeForge Games come sfondo narrativo per il loro nuovo strategico a turni, Phantom Doctrine, con il quale hanno cambiato decisamente registro rispetto alla loro opera precedente, Hard West, che portava il giocatore nel Vecchio West, dove ad aspettarlo non c’erano spie russe, ma pistoleri ed entità sovrannaturali.

Questo genere, forse ancora un po’ di nicchia, ha ritrovato nuova linfa nella community grazie al franchise di X-COM, che ne ha risollevato le sorti, offrendo una sfida dal punto di vista tattico, e una possibilità di personalizzazione molto profonda e curata. In molti hanno cercato di copiare la formula vincente del titolo di Firaxis Games ma in pochi sono riusciti a riprodurre fedelmente quella sensazione di “assuefazione” che questo regalava mentre si affrontavano i nemici alieni.

Tra gli sviluppatori che hanno sperato di emulare il successo di X-COM, ci sono appunto anche i polacchi di CreativeForge Games, quasi degli esperti nello sfornare titoli strategici, visto che fin dalla sua fondazione, nel 2011, lo studio ha prodotto tre titoli di questo genere: Ancient Space (2014), titolo sci-fi che offre battaglie navali spaziali in tempo reale, il già citato titolo western Hard West (2015), con il quale hanno cercato di sfruttare le stesse meccaniche di gameplay già viste in X-COM, e poi la novità Phantom Doctrine, che porta i giocatori a vivere gli intrighi e i misteri della Guerra Fredda da vicino, unendo il lato puramente strategico della battaglia stealth, a quello più gestionale della Cabal, un’organizzazione segreta il cui compito è sventare una cospirazione globale.

Saranno riusciti nel loro intento, regalando agli appassionati del genere un titolo che si avvicini alla qualità di X-COM?

 

Si passa dall’investigazione…

Phantom Doctrine è un vero e proprio simulatore di spionaggio che fin dall’inizio vi chiederà di schierarvi: CIA o KGB (più una terza opzione, Mossad, disponibile solo dopo aver completato almeno una volta la storia principale)? Dopo aver creato il nostro agente segreto, con tanto di nome in codice, e aver completato un tutorial (un po’ minimale, se paragonato alla difficoltà di gioco), possiamo scegliere la difficoltà (facile, normale, difficile), la lunghezza della storia (standard o estesa), e se attivare la perma-death abilitando la modalità Iron Man.

Una volta deciso tutto questo, veniamo buttati nella mischia della cospirazione e dello spionaggio durante la Guerra Fredda, muovendo i fili delle operazioni dal quartier generale dell’organizzazione segreta da noi guidata, nota col nome di Cabal.

La storia è divisa in due sezioni ben distinte ma assolutamente complementari.

Partiamo da quella gestionale, sicuramente la più interessante, curata dal cuore del Quartier Generale, all’interno del quale possiamo occuparci delle nostre spie (ingaggiarne di nuove, rinnovare le identità “bruciate”, congedare quelle che non rientrano più nei nostri piani, col rischio che queste ci si rivoltino contro diventando delle spie nemiche), curarle nell’infermeria, migliorare le loro skill e il loro arsenale e potenziare le difese della base e le sue operazioni (come, ad esempio, la zecca).

A queste si aggiungono le due feature più interessanti di questa sezione: la mappa globale e la lavagna degli indizi.

Nella prima ci ritroviamo di fronte una vera e propria mappa con pochi punti nevralgici che, con il progredire della missione, si moltiplicano coprendo parte dell’Europa, del Medio-Oriente e degli Stati Uniti. È possibile inviare degli agenti per occuparsi di spiare il nemico, stroncando sul nascere ogni loro tentativo di controspionaggio, raccogliere segreti rilasciati da alcuni informatori, e studiare nuovi punti dove spostare il covo nel caso il nemico scopra l’ubicazione di quello attuale. Il tutto è accompagnato da delle informazioni a schermo che mostrano il passare del tempo (in-game), un indicatore di pericolo (che una volta completo porterà alla vulnerabilità della Cabal e al dispendioso spostamento della base), i guadagni e l’obiettivo della missione.  Questa sezione sembra molto semplice, ma così non è, poiché una spia lasciata troppo a lungo in una certa città, rischia di ritrovarsi con un’identità “bruciata”, e quindi molto più vulnerabile al nemico.

La seconda è la lavagna degli indizi, che si riempie completando le missioni sulla mappa o raccogliendo documenti sul campo. Si tratta, forse, dell’elemento più divertente, poiché mette a disposizione del giocatore dei documenti secretati da “decrittare”, per lo più scovando parole chiave come i nomi in codice di agenti ed operazioni, che si dovranno poi collegare con il classico filo di lana, chiudendo così il dossier con successo. Più la rete di informazioni viene ben gestita, più sarà semplice raccogliere gli indizi e completare i dossier con successo.

 

… alla Guerra Fredda applicata

Passiamo ora alla “Guerra Fredda applicata”, parlando delle sezioni sul campo, che trasudano stealth. Il giocatore deve scegliere un numero di agenti da schierare (si può passare da una missione ristretta, con soli due operativi sul campo, ad una mini guarnigione di sei agenti), stando attenti ad alcune accortezze come le lingue parlate da ognuno di loro, che possono risultare un’arma in più nella distrazione degli agenti nemici.

Spostandosi sulla griglia con una meccanica basata sui turni, si devono aggirare gli ostacoli per evitare di essere visti dai nemici e dalle telecamere a circuito chiuso. I primi possono essere messi KO grazie all’abilità Abbatti (disponibile solo se l’agente ha più punti salute del bersaglio) o sfruttando armi silenziate, mentre le seconde devono essere disattivate dalle apposite cabine sparse per la mappa, senza ovviamente farsi vedere dai nemici. Sul campo, infatti, la parola d’ordine è discrezione. Dopotutto parliamo di spie che agiscono nell’ombra.

Ma non può essere così semplice, no? Eh già, perché più si avanza nella storia, più i nemici diventano non solo fisicamente più prestanti, ma anche più furbi e accorti. Un agente avversario messo KO da voi non risponde alle radio trasmissioni dei colleghi, o salta la ronda? Il rischio è di insospettire i nemici e, per difesa, inizieranno a far sparire i preziosi documenti  che le vostre spie possono raccogliere durante la missione.

In Phantom Doctrine si è sempre in inferiorità numerica e, una volta che verrà lanciato l’allarme (non ritrattabile), raramente si è in grado di completare la missione con successo e senza perdite. In un ciclo di turni, che viene segnalato in alto nello schermo, si possono vedere ondate di nemici che si raggruppano, pronte ad attaccare senza sosta e, a volte, anche col supporto aereo: fidatevi, anche gli agenti più preparati rischiano di aver vita breve poiché nell’RTS di CreativeForge tutti i colpi vanno a segno.

È il quantitativo di Percezione di ogni agente (che si rigenera ad ogni turno e può essere migliorata grazie ad oggetti e abilità) a stabilire quanto danno si subisce. Un cambio di rotta rispetto a quello casuale di X-COM, ma in egual maniera frustrante, soprattutto quando gli avversari riescono a colpire gli agenti con linee di tiro assolutamente improbabili. Le coperture, infatti, anche quelle totali, non permettono una difesa molto efficace.

Una volta passati alle maniere forti, bisogna fare attenzione soprattutto a tre parametri fondamentali: i punti azione, che permettono al personaggio di muoversi nella griglia, i punti fuoco, che indicano la possibilità di sparare al nemico, e quelli relativi alla già citata percezione, che permettono anche di compiere una serie di azioni di attacco.

Tra le mosse speciali sul campo abbiamo l’Overwatch attraverso cui impostare una zolla della mappa all’interno della quale il nemico verrà sempre colpito, e lo Sfondamento, che richiede un minimo di due agenti da piazzare ai lati di un’apertura per poi fare irruzione ed eliminare il nemico, in quella che forse è la mossa più letale a disposizione del giocatore (soprattutto se si utilizzano silenziatori). Ogni agente ha delle skill particolari, ad esempio quella di rilevare il battito cardiaco degli avversari, che risulta vitale in alcuni frangenti.

Che riusciate a completare la missione con successo o no, che vi ritroviate tutta la squadra viva e vegeta o qualcuno caduto in battaglia da trasportare in spalla (pena il possibile scenario di ritrovarsi un agente tra le fila avversarie), l’estrazione dalla missione costituisce un aspetto fondamentale: una volta lanciata la richiesta, il giocatore avrà 3 turni per raggiungere il punto di estrazione, pena un malus di punti pericolo.

 

Il pad continua ad essere poco adatto a questo genere di titoli

La “legnosità” dei comandi, purtroppo, è quasi sempre una costante quando si adatta un titolo del genere su console. Il menù di gioco non risulta sempre chiaro e l’uso del pad si rivela abbastanza problematico, rendendo la navigazione macchinosa e complicata. I comandi sul campo si rifanno al menù a scorrimento presente nella parte inferiore dello schermo, mentre il touchpad mette la parola fine al proprio turno.

La croce direzionale permette di “salire e scendere di livello”, dando l’opportunità di osservare dall’alto i vari piani della struttura all’interno della quale ci si deve infiltrare. La telecamera e il cursore si muovono con le levette analogiche, con il problema che la prima non può venire inclinata né zoommata, ma solo mossa orizzontalmente.

Tornando invece alla sezione del Quartier Generale, si passa da un reparto all’altro grazie ai tasti dorsali, che permettono di navigare tra le varie parti gestionali a disposizione del giocatore. Con un menù che tiene sempre aggiornato sui fondi e sul livello di pericolo (attivabili facendo pressione sugli analogici), si può facilmente tenere sotto controllo la situazione generale della propria base segreta.

Per gli appassionati delle sfide online, segnaliamo anche la presenza del multiplayer, che permette di mettersi alla prova contro un altro utente, in una sfida tattica 1v1. Questa modalità consente di scegliere un certo quantitativo di punti durante la creazione della partita, e di usarli per poi reclutare sei agenti forniti di abilità ed equipaggiamento. Vista la notorietà ancora ridotta del titolo, trovare altri utenti online non è semplicissimo.

 

Tanti livelli ed opzioni di customizzazione, peccato per la mediocre traduzione

Per quanto riguarda il lato tecnico, non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma ad un prodotto sufficiente dal punto di vista grafico, con cutscene per lo più statiche che ricordano i pannelli di una visual novel, e livelli abbastanza dettagliati che offrono una discreta varietà. L’unica pecca potrebbe essere l’illuminazione di alcuni ambienti, eccessivamente bui.

Stesso discorso va fatto per i modelli a disposizione nell’editor di creazione del proprio personaggio che, pur offrendo una discreta varietà di opzioni, dal punto di vista grafico non è di certo la crème della crème, e questo si traduce in volti spigolosi, non ben definiti e poco reali.

Per quanto riguarda il reparto audio, le musiche di sottofondo riescono a sposarsi bene con il mood thriller dello spionaggio, grazie alla colonna sonora nata dalla mente di Marcin Przybyłowicz, che in passato ha collaborato col team polacco per Hard West, e in generale in titoli del calibro di The Witcher 3. In Phantom Doctrine ha ideato musiche jazz che con il ritmo “smooth” accompagnano le fasi di esplorazione, per poi lasciare passo a brani più ritmati e cadenzati durante le sezioni più movimentate. Degno di nota anche il doppiaggio inglese, con alcune linee di dialogo udibili durante le missioni che strappano un sorriso.

I dialoghi in inglese non vi devono spaventare, poiché il titolo è completamente localizzato in italiano, con una traduzione molto distante dalla perfezione, che riesce a far capire il senso della frase, ma piena di refusi (come se a tradurlo fosse stato Google Translate) e con parole lasciate in inglese. Questo ci porta a segnalare un altro problema nato proprio dall’adattamento dei testi, che risultano più lunghi e “sbordano” dalle caselle di dialogo. A questo si aggiunge anche un fastidioso e minuscolo font (non modificabile), che rende la lettura ancora più problematica.

In Sintesi:

Phantom Doctrine spera di intrattenere (per circa 15 ore per run) i fan degli strategici a turni mescolando egregiamente il lato gestionale a quello più strategico. Il primo permette di scegliere una fazione, gestire l’organizzazione Cabal e la sua rete di agenti, sempre pronti a partire per il globo per spiare il nemico, renderlo inerme e raccogliere quanti più indizi possibili. Il secondo invece porta il giocatore sul campo di battaglia, schierando la propria squadra che dovrà agire con discrezione per evitare di allarmare il nemico e compiere con successo la propria missione.

Con delle meccaniche decisamente difficili da digerire, se non con ore di esperienza maturate sul campo (in tutti i sensi), e con un tutorial approssimativo che spiega solo le basi, Phantom Doctrine si rivela una sfida fin da subito, anche al livello più semplice, basandosi su un apprendimento trial and error. La gestione dei danni ha “rinnegato” il fattore casualità visto in X-COM, preferendo un approccio basato sulle statistiche degli agenti; nonostante un gameplay intrigante, non riesce a raggiungere le vette toccate dal titolo di Firaxis Games.

Grazie alla traduzione in italiano delle scritte a video (seppur la resa non brilli per precisione), nonostante i testi non sempre siano completamente leggibili, questo titolo offre una sfida anche agli strateghi veterani, una storia intrigante fatta di spionaggio e tradimenti, con un level design variegato e un’ampia scelta di personalizzazione del proprio agente.

Pregi:

  • Alta longevità grazie alle differenti story-line.
  • Ottima componente gestionale, soprattutto la lavagna degli indizi.
  • Livello di sfida nei combattimenti sempre altissimo…

Difetti:

  • Tutorial troppo approssimativo.
  • Traduzione mediocre con scritte a video piccole ed incomplete.
  • … a tratti pure troppo.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7,5

La recensione di Phantom Doctrine è stata scritta e curata da dryily per GameStorm.it, pubblicata il 10-09-2018

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Phantom Doctrine

  • Versione ps4 in esclusiva digitale
  • Data di uscita:
    14-08-2018
  • Categoria:
    strategia
  • Disponibilità per:
    SWITCH PS4 XONE
  • Popolarità:
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  • ps4

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