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Recensione di Monkey King: Hero is Back

Titolo: MONKEY KING: Hero is back
Genere: Action/Adventure
Piattaforma: PlayStation 4 (Testata) / PC
Sviluppatore: HEXADRIVE Inc.
Produttore: Oasis Games
Data di uscita: 17 ottobre 2019

Monkey chi?

Domanda più che concessa, se consideriamo il punto di origine di MONKEY KING: Hero is back, rinvenibile in una pellicola cinese del 2014. Si tratterebbe di un film piuttosto fruttuoso, tanto da aver ricavato l’equivalente di circa 180 milioni di dollari al box office, in Cina: non è dunque difficile immaginare come, assieme ad un sequel uscito nel 2016 (ancor più fortunato del predecessore), sia stato messo in cantiere anche una trasposizione videoludica, che viene rilasciata ai giorni nostri su scala globale, confondendo i videogiocatori di qualsiasi bandiera videoludica (siano essi affiliati a Sony, Microsoft o all’ormai sempre crescente esercito della master race) che, giustamente, non hanno mai sentito parlare della – né hanno mai potuto posare lo sguardo sulla – opera originale.

Se le origini del titolo possono sì preoccupare, ma al contempo incuriosire il potenziale acquirente, maggior preoccupazione dovrebbe destare, nel videogiocatore che si appresta a leggere le righe seguenti, la natura di tie-in di MONKEY KING: Hero is back. Considerata la lunga tradizione e i davvero poco fulgidi esempi forniti da case sviluppatrici di un certo calibro (come, ad esempio, EA Games nel corso della sesta generazione che, però, ha saputo distinguersi con alcuni titoli davvero niente male: alzi la mano chi, come il sottoscritto, conserva ancora bei ricordi de Il Signore degli Anelli: La Compagnia del Re per PlayStation 2), dovrebbe risultare perfettamente naturale il porsi in termini piuttosto diffidenti verso il titolo in questione. A fronte, dunque, di origini quasi sconosciute e di una lunga tradizione di giochi tie-in che, in termini prettamente critici, spaziano tra il pessimo ed il mediocre, scendiamo un po’ nei particolari: MONKEY KING: Hero is back merita questo atteggiamento diffidente o, piuttosto, riuscirà a rivelarsi una gradita sorpresa?

CHA-LA HEAD-CHA-LA

Son Wukong, saggio dalle fattezze scimmiesche con poteri tali da rendere gelosi persino gli dei, partorito da una roccia infusa con l’essenza di aria ed acqua. Lo stesso Son Wukong protagonista di Journey to the West, che haispirato capolavori della cultura orientale (tra cui la monumentale opera di Akira Toriyama, Dragon Ball), e del materiale originale a cui il videogioco si ispira, è stato imprigionato all’interno di una tomba di cristallo e lì giace indisturbato da ben 500 anni. Un giovane ragazzo, Liuer, e sua sorella, An An, finisce per risvegliare accidentalmente il saggio: aggredito da alcuni mostri mentre esplorava la caverna che ospitava la tomba di Son Wukong, Liuer finisce per inciampare e cadere sul cristallo che intrappola il Re Scimmia. Il cristallo si dissolve e libera il saggio Dasheng dalle sue catene.

Son Wukong non è però del tutto libero: una catena magica è fermamente ancorata al suo polso sinistro e, nonostante gli sforzi del saggio, questa si rivela apparentemente indistruttibile. Lungo il suo viaggio, il Dasheng apprenderà che solo attraverso il bene potrà liberarsi della catena che lo tiene ancora in trappola. Ha così inizio il viaggio di Son Wukong attraverso la Cina, articolato in dieci livelli di gameplay action-adventure nudo e crudo alternati a fasi narrative di discrete dimensioni. La trama di MONKEY KING: Hero is Back non è particolarmente curata e mostra spesso il fianco su diversi livelli: gli intermezzi animati non sono esattamente ineccepibili, il voice acting può risultare ripetitivo, pedante ed assillante (anche se, nella versione italiana, questa è una colpa che ricade più sui dialoghi veri e propri, piuttosto che sull’eccellente lavoro svolto dai doppiatori): il risultato è qualcosa che si avvicina molto ad un film di animazione per bambini con diverse falle che vanno ad inficiarne la godibilità. Pur essendo, dunque, un aspetto decisamente preponderante (in quanto si presenta come uno dei due fulcri dell’intera esperienza), la narrazione non può certo essere additata come il punto forte di MONKEY KING: Hero is Back. Sarà dunque il gameplay a salvare le sorti del titolo?

E Dio disse Kung. E Kung Fu.

Sfortunatamente, nei panni di Dasheng, anche solo passeggiare per il mondo di gioco restituisce un feedback straniante: alla minima inclinazione dello stick analogico, il prode saggio balza in avanti alla velocità del vento, con la telecamera che cerca di seguirlo attraverso inquadrature dai tagli più bizzarri. Questa non è che una prima, ingannevole impressione: superate le primissime fasi di gameplay, dopo una sequenza espositiva che costringerà Son Wukong a seguire Liuer a passo di lumaca per sorbirsi una “breve sintesi” di quanto accaduto nei 500 anni trascorsi a sonnecchiare pacificamente nella sua bara di cristallo, l’improvvisa divaricazione del mondo di gioco espone la millanteria finora propinata circa la reale velocità di Dasheng. Il mondo (non aperto) di MONKEY KING: Hero isBack è piuttosto vasto e le fasi esplorative (che offrono al giocatore la possibilità di raccogliere oggetti più o meno utili ai fini del potenziamento del nostro eroe, rinvenibili nelle diverse aree) sono, purtroppo, minate alle fondamenta dalla bassa velocità con cui il saggio le attraversa. Fulmineo negli spazi chiusi, completamente rilassato negli spazi aperti, Dasheng sembra decisamente più portato in altre componenti del gameplay: il combattimento, ad esempio.

Il sistema di combattimento è piuttosto semplice, ma altrettanto reattivo. Dasheng dispone di un attacco leggero ed uno pesante, il che costituisce un moveset piuttosto limitato. Nonostante non sia necessario ingegnarsi troppo per dare una sonora strigliata ai mostri che oseranno sbarrarci il passo, le animazioni e le espressioni facciali che accompagnano ogni colpo inferto sono sufficientemente appaganti da mantenere vivo l’interesse durante queste sezioni. Inoltre, se un colpo inferto da Son Wukong cozza con quello inferto da un nemico, il gioco proporrà una battaglia QTE che deciderà le sorti dello scontro. Sfortunatamente, però, non è presente alcun sistema di lock-on dei nemici: ciò, unito ad una telecamera piuttosto imprecisa, rende il colpire i nemici condizione alla base dell’intero ecosistema meccanico di questa fase di gameplay) una vera e propria impresa.

La somma di tutti i fattori restituisce una produzione dal gameplay fin troppo semplice perché trovi comodamente posto all’interno dell’attuale generazione. Le fasi di gameplay sembrano quasi ridotte all’osso e i caricamenti che attendono il giocatore al varco tra un’area e l’altra (sì, anche per accedere a, ed abbandonare, gli edifici) riportano alla mente memorie di un contesto videoludico ormai piuttosto avanti con gli anni. Il titolo potrebbe trovare giustificazione in un audience composta da giovanissimi videogiocatori, ma il condizionale qui è d’obbligo: anche in questa fetta di mercato, la concorrenza è più spietata che mai e MONKEY KING: Hero is Back non sembra pronto ad affrontare una simile battaglia.

Eh, ai miei tempi…

Sul piano performance non si segnalano particolari problemi: fortunatamente, non ci sono cali di frameratetali da minare l’esperienza, il titolo viene eseguito a risoluzione nativa su PlayStation 4, modelli base e Slim, e nessun compromesso sembra interessare le aree relative a risoluzione e fluidità. Purtroppo, però, MONKEY KING: Hero is Back si dimostra carente sotto diversi altri profili.

Va premesso che la direzione artistica alla base del titolo tenta di difendersi piuttosto bene: il mondo di gioco è piuttosto appariscente, ma altrettanto vuoto. Le animazioni facciali dei nemici colpiti e le loro reazioni ai colpi inferti sono piuttosto soddisfacenti da vedere, ma quelle di corsa e le animazioni di combattimento di Dasheng sono veramente lente. In un gioco di opposti, con una sorta di spirale che oscilla tra Yin e Yang, la presentazione generale offre buoni spunti ma, al contempo, soffre di altrettanti difetti.

Allaa piattezza generale dell’immagine, che appare in diversi casi leggermente desaturata, contribuiscono effetti particellari di livello sufficiente, un sistema di illuminazione che, pur proponendo ombre ad alta risoluzione per diverse entità e riflessi niente male, fallisce nel fornire profondità ad altri elementi del paesaggio (ad esempio, i numerosissimi fili d’erba che delimitano i diversi sentieri presenti nel gioco), il che probabilmente denota l’assenza di una soluzione di Occlusione Ambientale efficace.

In Sintesi:

MONKEY KING: Hero is Back non offre un buon biglietto da visita. Il titolo si presenta come un tie-che attinge a piene mani da una pellicola cinese di circa cinque anni fa, prodotto e sviluppato da un team poco conosciuto. A queste poco incoraggianti premesse si accompagna una storia che, pur interessante, è raccontata attraverso dialoghi ben recitati (a patto di optare per la lingua italiana) ma, purtroppo, non altrettanto ben scritti.

La situazione non migliora volgendo lo sguardo ad un gameplay che, sebbene non avrebbe assolutamente sfigurato su console di sesta o settima generazione, si presenta veramente scarno ed antiquato in relazione ad altri esponenti del genere action-adventure di rilascio recente. Il sistema di combattimento, piuttosto semplice, sa essere appagante e farraginoso al tempo stesso, le fasi di esplorazione sono utili al giocatore per procacciarsi materiali utili al potenziamento di Dasheng, ma la sua bassa velocità di spostamento finisce per scoraggiare anche l’utente più paziente.

Questo alternarsi di pregi e difetti si ripresenta anche sul piano grafico: il titolo presenta un’immagine definita ad un frame-rate molto stabile, ma il colpo d’occhio restituisce un’immagine piatta, desaturata, poco interessante da osservare. Buone le espressioni facciali dei nemici colpiti, lente le animazioni di combattimento di Dasheng, discrete le ombre di protagonista, nemici ed entità di una certa dimensione, pessima l’implementazione delle ombreggiature su elementi “secondari” dello scenario, che in caso contrario avrebbero contribuito ad un’atmosfera decisamente più ricca. MONKEY KING: Hero is Back sembrerebbe consigliabile ad una platea giovane ed inesperta ma, vista l’offerta della concorrenza, sarebbe opportuno volgere lo sguardo altrove.

Pregi:

  • Una trama niente male, retta da un buon doppiaggio…
  • Sistemi di gameplay piuttosto intuitivi…
  • Un mondo chiuso dalle fattezze discrete…

Difetti:

  • …con dialoghi che, però, finiscono per renderla poco interessante.
  • …ma piuttosto antiquati, che faticano a trovare giustificazione nella generazione corrente.
  • … ma che restituisce un colpo d’occhio piatto.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 5,5

La recensione di Monkey King: Hero is Back è stata scritta e curata da KentuckyFriedG per GameStorm.it, pubblicata il 02-11-2019

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