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Recensione di Bioshock Infinite

Titolo: Bioshock Infinite
Genere: Action, Sparatutto
Piattaforma:  PlayStation 3 (versione recensita) , Xbox 360, PC
Sviluppatore: Irrational Games
Publisher: 2K Games
Data di pubblicazione: 26 marzo 2013

Avete presente quando da bambini sapevate che vi avrebbero regalato quel gioco che stavate aspettando da tempo, e non stavate più nella pelle per poterlo provare? Vi ricordate quell'emozione nell'aspettare la consegna e la frustrazione nel vedere che ancora non ve l'aveva portato? Ecco, quando qualche giorno fa mi dissero che avrei potuto recensire Bioshock Infinite, nonostante i miei 33 anni suonati ho riprovato quelle stesse sensazioni.
E devo dire che il gioco è stato assolutamente all'altezza delle aspettative.

Come i suoi predecessori, anche questo terzo capitolo è uno sparatutto in prima persona con una trama che si dipana col tempo, facendo capire piano piano al giocatore chi è il protagonista, qual'è il suo torbido passato, chi sono gli altri personaggi e che sta succedendo in quest'assurda città? La caratteristica più interessante ed efficace di Bioshock Infinite, è che l'attenzione e l'interesse del giocatore crescono con l'andamento del gioco: all'inizio si spara, ci sono le imboscate, si fanno esplodere un po di teste, si ok carino, ma non molto di più; ma poi cresce il pathos, la partecipazione, l'affetto verso i personaggi, l'ambientazione e l'immedesimazione. Ci si appassiona insomma.

Quello che posso dire della trama di Bioshock Infinite senza spoilerare troppo, è più o meno la solita storia di inizio videogame d'azione: siete un certo Booker DeWitt, il classico detective che beve troppo e lavora in un ufficio sporco, polveroso e puzzolente. Il vostro compito è quello di trovare e salvare una donna di nome Elizabeth, di cui non si sa assolutamente niente, e portarla a New York dal tizio che vi ha assoldato. Wow. Che originalità.

Messa giù così in effetti è la trama più banale dell'universo, ma è proprio questo il bello: cominciare un gioco in sordina, pensando di conoscere già quello che avrà da offrire, porta il giocatore a stupirsi ed emozionarsi maggiormente quando ci saranno i colpi di scena, fa sì che ci si appassiona sempre più alla trama gioco, pensando che alla fine si è giocato un capolavoro. Quindi non vi dirò come si dipana la trama per non rovinarvi il gioco, ma sappiate che il Bioshock Infinite non è solo quello che si presenta all'inizio: sia la trama che il gameplay miglioreranno man mano che ci si inoltra nel fitto dell'avventura.

Una delle prime cose che mi hanno stupito giocando a Bioshock Infinite era l'ambientazione. Forse abituato ai vecchi sparatutto con ambientazioni horror o fantascientifiche, o forse pensando che questo terzo capitolo si rifacesse agli ambienti oscuri dei primi due, vedere spazi così luminosi, colorati, ampi, e quella leggera sfocatura che rende tutto un po paradisiaco, mi sembrava stonasse con quello che mi immaginavo presto di dover fare: far saltare teste ed esplodere corpi. Ma anche in questo si è rivelata la genialità di Ken Levine (l'ideatore della saga di Bioshock): il contrasto tra uno sparatutto steampunk a tratti horror e un'ambientazione celestiale tutta nuvolette e giornate luminose. Ma andiamo con ordine.

Siamo nel 1912, in un'America tutta patriottismo, cilindri e schiavitù. Il gioco si svolge in una città volante, Columbia, in cui sembra regnare la pace grazie al suo fondatore, Zachary Hale Comstock il profeta. La città volante non è un'unica piattaforma sospesa, ma composta da varie isole e parti separate tra loro e galleggianti sull'aria, collegate con delle navette oppure delle rotaie aeree. Un po' come se Venezia invece di essere sul mare fosse tra le nuvole. La popolazione ricca del luogo venera Comstock come una sorta di divinità, mentre i poveri sono ridotti in schiavitù o nei sobborghi a rubare ed elemosinare.

Essendo a migliaia di metri d'altezza, sospesa tra le nuvole, la luce del sole è sempre presente, le nuvolette rendono tutto un po etereo e le persone sono tutte felici e un po rincoglionite. Subito, però, facendo un giro in quella città da sogno ci si rende conto che ci sono note di malattia sottostanti: manifesti inneggianti l'estremismo religioso che ricordano un po la propaganda fascista, bestioni meccanici esposti come fenomeni da baraccone ma con una faccia umana di una tristezza infinita, persone di colore trattati come animali. Questo contrasto tra l'ambiente idilliaco e tratti inquietanti si manifesta chiaramente con la prima scena effettiva di gioco, che si conclude con un tizio con la faccia spappolata in bella mostra, immersa in una pozza di sangue, di fronte ad un allegro e colorato palco in un soleggiato giardino verde fiorito.

La cura dei dettagli la fa da padrone in tutti gli ambienti, sia chiusi che aperti: ogni luogo appare assolutamente credibile e la maggior parte dei particolari aiutano a descrivere il contesto in cui ci si trova.

Le persone che si incontrano nel gioco sono molto interessanti: a dire il vero sono quasi tutti dei cliché, ma si rivelano ben più di quello che mostravano all'inizio, sorprendendo il giocatore e arricchendo il gioco.

Elizabeth per esempio ci seguirà nella maggior parte del gioco (si, ok, vi ho spoilerato che la troverete, ma tanto succede quasi all'inizio e poi lo sapevate già, ammettetelo) e quindi si imparerà a conoscerla bene, tanto da affezionarcisi veramente. L'espressività è molto curata: a seconda dell'umore il suo atteggiamento e le espressioni variano, sembrando sempre molto reali. Anche l'aspetto fisico è interessante: si presenta molto bella, però le manca metà dito mignolo (che nasconde con un ditale), inoltre man mano che si prosegue con l'avventura, sopravvivendo a fughe, sparatorie, cadute ecc, i vestiti si sporcano e si lacerano sempre di più. E' un po come se fosse una metafora della città in cui si vive: si presenta come un posto paradisiaco ma nasconde dei lati oscuri, e man mano che si prosegue col gioco, la città rimane sempre la stessa, ma vengono svelati i suoi misteri, le sue debolezze e tutto lo sporco che viene solitamente nascosto.

Oltre a Elizabeth, anche gli personaggi con cui ci si relaziona sono realizzati tecnicamente in modo impeccabile: a parte buoni modelli e textures, è molto suggestivo come ti seguono con lo sguardo e con la testa finché ci riescono, rendendo le interazioni molto reali. Anche la varietà di personaggi non giocanti aiuta a rendere tutto il gioco molto realistico e ad immergersi nella Columbia del 1912.

Anche i nemici sono molto interessanti: i “pesci piccoli” sono piuttosto vari (anche se tipicamente non si guarda con attenzione se quello che sta cercando di spappolarti la faccia assomigli al tizio morto di fianco a te in lago di sangue) e si differenziano zona per zona, andando dai più normali poliziotti all'inizio del gioco, alle più stravaganti pistolere volanti con tutina bianca e maschera da statua della libertà verso metà avventura. I boss invece presentano tutti un background e un aspetto credibile, e sono ben riconoscibili quando li si incontra più avanti nel gioco come ulteriori complicazioni ai combattimenti. Come per la città, anche i boss sono realizzati con una cura per i dettagli notevole: un esempio tra tutti è il patriota motorizzato, che ha l'aspetto di Lincoln ma con delle ali d'angelo fatte con delle bandiere americane. Esso esprime il patriottismo estremo che deve fondersi col culto divino, il tutto per nascondere al popolo delle heavy machine gun che spaccano crani a tradimento.

Veniamo ora all'argomento che ad alcuni di voi interessa maggiormente: il gameplay.

Bioshock Infinite è uno sparatutto. Alcuni scrivono che abbia tratti di RPG, ma diciamoci la verità: è uno sparatutto, punto. La base del gioco è quella di superare delle orde di nemici (che per la maggior parte sono agenti, poliziotti, cittadini, magari con una famiglia alle spalle, non mostri deformi) uccidendoli tutti o quasi, per accedere ad un luogo o recuperare qualcosa. Ciò che rende questa triste descrizione qualcosa di molto divertente, sono tutte le varietà di armi, strategie, tattiche che sono state messe a disposizione dagli sviluppatori per superare queste prove. Ma andiamo con ordine.

Le armi che si hanno a disposizione sono di 2 tipi: armi da fuoco e i Vigor. Sulle prime non mi dilungo perché sono le classiche armi che vanno dalla pistola al lanciarazzi passando per vari fucili e mitragliatori. I vigor invece sono delle sostanze che il nostro Booker beve e gli danno dei poteri aggiuntivi come la telecinesi, lanciare scariche elettriche, palle di fuoco o inviare corvi a spolpare il nemico. Vi ricorda qualcosa tutto ciò? In effetti sono la fotocopia dei plasmidi di Bioshock, hanno solo cambiato nome e qualche effetto, ma funzionano esattamente allo stesso modo: durante i combattimenti, oltre che sparare, si può lanciare questa sorta di incantesimi con la mano sinistra e ad ogni lancio si consuma una specie di mana da recuperare in giro per la città. Una cosa che distingue i Vigor dai plasmidi di Bioshock, è la possibilità di creare delle trappole: si può piazzare la trappola del Vigor desiderato in qualunque punto di gioco, in modo che il nemico ci cada dentro al passaggio. Questo escamotage permette un approccio al combattimento molto più tattico del semplice “vado avanti e spacco tutto”, rendendo tutto più interessante.

Altro escamotage che gli sviluppatori hanno ideato per rendere più interessanti i combattimenti sono gli sky-hook e le sky-line. I primi sono dei ganci che sporgono da alcune pareti e a cui ci si può appendere per saltare da un palazzo all'altro, oppure per salire sulle piattaforme da cui ti stanno sparando. Le sky-line sono invece le rotaie già citate all'inizio della recensione. Esse collegano varie zone della città volante e sono usate tipicamente per il trasporto di casse e merci. La cosa interessante è che si possono utilizzare per spostamenti aerei molto emozionanti e adrenalinici. Sia le rotaie che i ganci si possono sfruttare per veri e propri combattimenti aerei: mentre si è appesi non si riescono ad usare i Vigor (perché serve almeno una mano libera per utilizzarli) ma si può sparare dall'alto, piombare sui nemici con un colpo ravvicinato, inseguire i nemici che utilizzano le stesse rotaie sparando mentre si è in volo.

Un ulteriore modo per arricchire i combattimenti è la presenza di Elizabeth. Oltre ad aiutarti fornendo munizioni e kit medici (cosa estremamente utile ed apprezzabile perché ci si ritrova spesso a secco di proiettili e energia), ha anche la capacità di aprire una sorta di portali dimensionali che forniscono all'ambiente di combattimento degli elementi in più quali armi automatiche, ripari, ganci ecc. Ci ho messo un po a capire cosa fossero e come si usassero, ma una volta appreso il meccanismo, ti permettono di creare delle vere e proprie imboscate e rendono tutta la sparatoria più tattica e divertente.

Anche senza tutti questi elementi aggiuntivi, i combattimenti comunque non sono mai noiosi: si svolgono sempre in ambienti molto grandi e vari, con diversi ostacoli, percorsi e nascondigli, si riesce ad affrontare gli scontri come un paziente cecchino che aspetta il momento propizio per uscire dal nascondiglio e far fuori i nemici uno a uno, oppure come un novello Rambo che a suon di lanciamissili e armi pesanti si fa spazio tra i nemici trucidandone cinque alla volta. L'elemento tattico è sempre presente e non stanca mai.

Però si tratta pur sempre uno sparatutto. Per quanto la Irrational abbia fatto di tutto per non rendere mai noiosi i combattimenti (riuscendoci davvero bene), il fulcro del gioco è sempre quello di uccidere i nemici, e per un giocatore che non è appassionato di sparatutto dispiace parecchio che non ci siano enigmi da risolvere, trabocchetti da superare, scelte da fare. In diverse parti del gioco ci sono delle missioni secondarie, ma si tratta al massimo di tornare al posto X per prendere l'oggetto Y, niente più. L'unica caratteristica che potrebbe essere attribuita all'RPG è la possibilità di aumentare la potenza delle armi e dei Vigor, ma il gameplay è sempre quello dello sparatutto.

Gli ambienti, anche se molto ampi, vari, su più livelli e connessi con strutture originali, non sono mai liberi. Sarebbe stato molto più coinvolgente se il giocatore avesse potuto scegliere una direzione da prendere, diverse zone da esplorare, un destino per il gioco; invece ci si trova in una trama lineare che può essere percorsa solo in una direzione, anche se tutto questo è stato nascosto molto bene dagli sviluppatori.

Per concludere, Bioshock Infinite è un gioco tecnicamente e artisticamente perfetto, uno di quei giochi che, una volta finiti, lasciano quella sensazione di aver giocato a un capolavoro e di aver provato un'esperienza davvero grande. Per quelli che hanno già giocato a Bioshock, permane un po la sensazione di déjà vu dato dagli stessi Vigor, inoltre come nei precedenti capitoli sono presenti dei voxafoni (una sorta di registratori) il cui ascolto permette di carpire qualche dettaglio ulteriore di trama e personaggi. Anche i distributori di munizioni e armi sono gli stessi di Bioshock. Si potrebbe pensare che potevano innovare e migliorare questi meccanismi, ma in effetti essi rendono questo terzo Bioshock collegato agli altri due.

Per quelli che non sono appassionati di sparatutto, potrebbe dare un po' di noia risolvere il gioco sempre e solo uccidendo centinaia di nemici. Però la varietà di interazione con gli ambienti e la possibilità di adottare tecniche e tattiche diverse per affrontare gli scontri, ti fa notare questa possibile noia solo se devi scrivere una recensione, altrimenti non ci si pensa, ci si diverte e basta. Se siete appassionati di sparatutto e non avete giocato ai precedenti Bioshock, state ancora leggendo? Andatelo a comprare subito che poi mi ringrazierete!

Pregi:

  • Trama avvincente ed accattivante
  • Ambientazione splendida e godibile
  • Personaggi ben curati
  • Buona longevità (15-20 ore)
  • Scontri molto tattici
  • Ampia scelta su come affrontare le sfide grazie agli scontri aerei e i portali

Difetti:

  • Mancanza di missioni secondarie vere e proprie
  • Sarebbe stato carino rinnovare i meccanismi di Vigor, Voxafoni e distributori

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 9

La recensione di Bioshock Infinite è stata scritta e curata da Craving per GameStorm.it, pubblicata il 29-04-2013

Commenti sulla recensione (1)

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Commenti
avatar di ozzo
05-05-2013
ozzo

Ho giocato a Bioshock Infinite per alcune ore. Devo dire che il gioco merita veramente, la storia è coinvolgente e man mano che si avanza nel gioco si apprende bene come usare i propri poteri. Uno sparatutto decisamente valido, perche come scritto anche nella recensione il gioco seppur presentando situazioni action è comunque uno sparatutto con una storia ben delineata. consiglio vivamente Bioshock infinite ;)

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Bioshock Infinite

  • Immagine della copertina del gioco Bioshock Infinite per PlayStation 3
  • Data di uscita:
    26-03-2013
  • Categoria:
    sparatutto
  • Disponibilità per:
    X360 PS3
  • Popolarità:
    0.38 %

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Valutazione del gioco 8.9

L'ultimo voto è stato 10 dato da DavideD.

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