Titolo: Crash Bandicoot N. Sane Trilogy
Genere: Platform (Collection)
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: Vicarious Visions
Produttore: Activision
Data di uscita: 30 giugno 2017
♪“Ehy,
questa è la maxi storia di come la sua faccia è cambiata,
l’ho giocata,
con il pad tra le mie dita.
Con Coco e Aku Aku insieme a Crash,
vi parlerò del Bandicoot più figo della N. Sane.”♪
Secondo Carl Gustav Jung, psichiatra, psicoanalista e antropologo svizzero, “Il simbolo non è né allegoria né segno ma l’immagine di un contenuto che per la massima parte trascende la coscienza”.
Naughty Dog, nel 1996, ha dato vita ad un simbolo: Crash Bandicoot ha oltrepassato i vincoli di una generazione, proiettandosi, nella storia, oltre la consapevolezza del relativo contesto videoludico, vissuto dal giocatore nel (suo) presente. Riprendendo la citazione, il ricordo del Marsupiale, è sconfinato, trascende, appunto, tempo e coscienza. Lo attesta il fatto che, a oltre vent’anni di distanza, è bastata la semplice ombra della sua immagine per conquistare il pubblico dell’E3 2016 e a scatenare quell’entusiasmo, poi esploso, durante la PlayStation Experience dello stesso anno, in seguito all’annuncio ufficiale della Crash Bandicoot N. Sane Trilogy.
Se l’essenza e la memoria rimangono immutate, “L’immagine di un contenuto” può variare senza intaccarne il valore simbolico. È esattamente su questo che ha puntato Activision, proprietaria del brand, con la “rimasterizzazione” della trilogia di Crash, vincendo in partenza.
Per farlo si è affidata a Vicarious Visions, software house statunitense del tutto nuova in campo “remastered”, ma poco importa visto che, sostanzialmente, non si tratta di un lavoro di quel tipo: nonostante la dicitura “3 giochi originali rimasterizzati” presente in copertina, infatti, possiamo considerare la N. Sane un ibrido tecnicamente identificabile più come un remake. Vi spiegheremo il perché nel corso della recensione, analizzando la trilogy in modo da rendere le nostre parole fruibili sia ai gamer nostalgici che hanno già vissuto le avventure dello strampalato marsupiale, sia ai novizi che si sono avvicinati solo ora, affascinati da tanto hype.
Introduciamo, per questi ultimi, la trama dei singoli game, precisando fin da subito che non è di certo questo il punto forte della trilogia.
In Crash Bandicoot, l’eccentrico Dottor Neo Cortex, aiutato dall’assistente Nitrus Brio, sta realizzando esperimenti finalizzati a creare un esercito di animali antropomorfi alle sue dipendenze, in grado di permettergli la conquista del mondo. Tra questi vi sono appunto Crash e la fidanzata Tawna. Il lavaggio mentale non ha però effetto su Crash che riesce a fuggire, lasciando Tawna nelle grinfie di Cortex. Inizia così il viaggio del bandicoot nell’arcipelago delle isole N. Sanity, alla ricerca della compagna, protetto dallo spirito di Aku Aku, la celebre “maschera” che aiuterà il protagonista nelle avventure di tutti e tre gli episodi.
In Crash Bandicoot 2, la figura di Tawna, ritenuta “troppo sensuale” è sostituita da quella di Coco, brillante sorella di Crash. Viene introdotto l’utilizzo del teletrasporto, attraverso cui il protagonista, ingannato da un “redivivo” e subdolo Cortex, si sposta in diverse location per recuperare i Cristalli del Potere.
Il terzo capitolo della trilogia, invece, si basa sui viaggi temporali: Uka Uka, malvagia nemesi di Aku Aku dall’ego smisurato, minaccia di conquistare il mondo, recuperando i Cristalli del Potere da epoche differenti e, ovviamente, servendosi dell’arcinemico di Crash… Esattamente, proprio lui, “ccezionale” (cit.), Dr. Cortex.
Si tratta ovviamente di un filone narrativo elementare e diretto, privo di plot-twist e di scelte di regia importanti ma nel complesso simpatico, leggero e piacevole.
♪“Spaccando casse con gli amici
sono cresciuto.
Me la sono cercata,
una morte ogni minuto.
Le mie toste giornate roteavano così
cadendo dai ponti, su Nitro e TNT.”♪
La serie Crash Bandicoot, è IL platform 3D per eccellenza (di Sony), progenitrice di altri esponenti che negli anni ’90, hanno affascinato la generazione cresciuta a pane e PlayStation: Pandemonium, Spyro The Dragon (di cui si parla di un analogo remake), Medievil e altri ancora.
Che si tratti di stage a scorrimento orizzontale o verticale, tutto il sistema di gioco della trilogia si basa su corsa, salto e, soprattutto, tempistica e precisione. Il protagonista può, infatti, saltare e, roteando su se stesso, sconfiggere i nemici (non tutti) e distruggere le casse contenenti i Frutti Wumpa e i bonus, quali le vite e le maschere Aku Aku, che permettono di venire colpiti senza morire. Teoricamente si tratta di un gameplay adatto a tutti, apparentemente semplice: nessuna meccanica complessa o combinazione di tasti.
In concreto non è così. La serie propone un ottimo livello di sfida, accattivante e, agli inizi, addirittura frustrante. Si muore spesso e volentieri, ma per quale motivo? Innanzi tutto, il level-design originariamente pensato e realizzato da Naughty Dog non è mai banale o d’immediata lettura, anzi, richiede un attento studio delle piattaforme, statiche o mobili. A questo si aggiunge una percezione della profondità non ideale che causa spesso situazioni in cui le misure contano parecchio (parliamo di salti, non fatevi strane idee). Il segreto è semplice ed è racchiuso nel trial & error: è necessario prendere le morti, seppur frequenti, con serenità e capire dove si sbaglia, senza farsi prendere dalla fretta o dal nervosismo.
In Crash 2, la situazione è sostanzialmente analoga a quella del predecessore, con poche nuove meccaniche inserite, come la scivolata e la “spanciata”.
Crash Bandicoot 3: Warped è, invece, il capitolo più completo e, allo stesso tempo, gamer-friendly, grazie alla possibilità di utilizzare i poteri ottenuti dai Boss sconfitti e, nel complesso, ad una gestione più agevole delle sezioni puramente platform.
Questo, però, è un discorso introduttivo riferito al lavoro originale di Naughty Dog. Che cosa cambia nel remake di Vicarious Visions?
Poco: il team che ha dato vita alla N. Sane ha riprodotto i livelli con precisione maniacale, compresi i percorsi segreti e i bonus-stage. Ciò nonostante, la fisica si basa ora sul lavoro del motore Unity. In poche parole: tutto è stato ricreato assolutamente da zero con le possibilità offerte dai tools attuali. Quello che ne consegue è una minima variazione delle meccaniche di salto, con tempi di balzo e discesa leggermente diversi da quelli che caratterizzavano il moto del vecchio Crash.
Il ritenerlo più semplice o più arduo dell’originale è una considerazione puramente soggettiva che deriva dalla praticità nel genere, dagli automatismi del passato che riemergono e, soprattutto, dall’elasticità (mentale) dei giocatori.
Per quanto concerne le novità introdotte nel remake, è possibile utilizzare Coco Bandicoot già dall’avventura iniziale e, per quanto riguarda i comandi di movimento, è consentito scegliere se utilizzare i classici tasti direzionali (come in passato) o l’analogico sinistro.
È, infine, doveroso rilevare che si tratta di un lavoro (quello di Vicarious) estremamente fedele a quello dei “Cagnacci” e come, soprattutto il primo dei tre giochi, senta il peso dell’età; la trilogia rimane, sommariamente, invecchiata piuttosto bene.
♪”Oh che sventola di grafica,
è tutto definito.
Le texture del primo mi fan sentir vecchio.
Guardate adesso gente sulla console chi c’è:
il Bandicoot Crash, lo svitato della N. Sane” (turuttutturu…) ♪
Da un punto di vista puramente estetico, la N. Sane presenta un colpo d’occhio spettacolare e non sfigura, assolutamente, nel confronto con altre produzioni attuali. Il lavoro di remake, da zero, di Vicarious Visions è quasi Pixel Perfect: ad eccezione di alcune strutture sullo sfondo (per chiare ragioni di differente possibilità di gestione della profondità di campo), ogni singolo elemento è stato riprodotto nella stessa posizione e, ovviamente, con la maggiore qualità permessa dalla tecnologia attuale.
Il risultato è un’esplosione di colori, con la scena spesso decorata da una piacevole presenza di particellari, mai invasivi e animati in modo armonico.
Il lavoro sulle texture è magistrale, sia per quanto riguarda i personaggi sia in merito alle ambientazioni, dove risulta apprezzabile l’utilizzo del parallax-mapping sulle strutture tridimensionali che evita la presenza di quell’effetto “piatto” visibile in tante delle remastered effettive.
L’analisi delle prestazioni, su PS4 Standard, evidenzia un frame-rate stabile a 30fps con una risoluzione a 1080p.
Nelle nostre peripezie assieme a Crash, abbiamo riscontrato dei leggeri problemi legati allo shading in Crash Bandicoot 3 e, nello stesso capitolo, un bug “una tantum” nel livello sott’acqua con il personaggio vincolato all’interno di una struttura, che ci ha costretti al riavvio della partita.
Anche le cutscenes sono state completamente rieditate e mostrano un’ottima qualità.
Infine, anche il comparto sonoro è di splendida fattura con soundtrack, doppiaggio (anche in lingua italiana) ed effettistica che non sfigurano nella buona qualità complessiva.
Il lavoro di Vicarious Visions è pregevole: il team di sviluppo ha dato nuova vita ad un simbolo, l’ha fatto senza snaturalo ma, allo stesso tempo, rendendolo più attuale che mai. Il gameplay, soprattutto per quanto riguarda il primo capitolo, può apparire invecchiato, per meccaniche, stile e scarsa praticità verso un genere sempre meno diffuso. Può risultare frustrante? Sì, non vi è dubbio. È un prodotto di qualità, longevo, divertente e ben realizzato? Certamente. Si tratta dell’occasione giusta per rivivere il nostalgico passato e/o per avvicinarsi ad un'icona destinata a restare per sempre nella storia dei videogames. Il prezzo budget di circa 40€ elimina qualsiasi indecisione sull’acquisto della Crash Bandicoot N. Sane Trilogy.
LONGEVITÀ / CONTENUTI 8,5 / 10
GAMEPLAY 7,5 / 10
COMPARTO TECNICO 8,5 / 10
La recensione di Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è stata scritta e curata da G-PqV per GameStorm.it, pubblicata il 20-07-2017
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ORRIBILE sotto tutti i punti di vista!