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Recensione di Bloodstained: Ritual of the Night

Titolo: Bloodstained: Ritual of the Night
Genere: Action RPG, Adventure, Metroidvania
Piattaforma: Playstation 4 (testata), Xbox One, Switch, PC
Sviluppatore: ArtPlay
Produttore: 505 Games
Data di uscita: 18 Giugno 2019

Una pietra miliare...in un castello.

Castlevania è un gioco che ha fatto storia. Punto. Nel bene e nel male tutti i seguiti hanno avuto modo di lasciare un segno anche se non sempre profondo e positivo. Gli episodi usciti per N64 sono stati avanguardisti in un certo senso dato che introducevano il 3D e gli spazi aperti tanto ricercati da tutti in quel periodo, sull’onda del successo di Mario 64 e Zelda Ocarina of Time, ma peccavano in qualcosa di non sempre facile individuazione. Alle volte si aveva la sensazione di non avere mai davvero la visione completa del tutto e, complice anche la visuale 3D che allora era solo ai suoi primi vagiti, non si percepiva la reale “padronanza del gioco” a causa di un uso ancora primordiale della telecamera.

Certo è che i capitoli migliori del celeberrimo franchise sono quelli 2D. Vuoi per la natura stessa del titolo che porta ad un forte backtracking misto ad una componente esplorativa densa e appagante, vuoi per un certo richiamo alle meccaniche di un certo Metroid (da qui poi il termine Metroidvania -NdR-), la saga di Konami nata nel 1986, ha saputo emozionare e collezionare proseliti in tutto il mondo. Le meccaniche di Castlevania hanno influenzato moltissime produzioni come, ad esempio, Ori and the Blind Forest, Guacamelee, Salt & Sanctuary, Hollow Knight e molti altri e, alla fine, anche ArtPlay ha deciso di addentrarsi in questo genere diventato ormai mistico con il suo Bloodstained: Ritual of the Night. Ma vediamo assieme come e se questo nuovo “capitolo esterno” è riuscito a fare breccia nel nostro cuore.

Yawn...buondì! Che giorno è?

Siamo nel corso del 1700, circa, e facciamo la conoscenza di Miriam, una bella ragazza diciottenne che ha problemi con la gestione del sonno e, infatti, cade in un profondo assopimento lungo ben dieci anni (probabilmente un dopo una sbronza finita male -NdR-). Un bel dì di giugno, precisamente il 18, (e se mi capite questa vi porto a casa una focaccia di Recco -NdR-) la dolce donzella si risveglia e si ricorda di non essere più umana D.O.C. È, infatti, vittima di una sorta di mutazione alchemica che l’ha trasformata in un simil  mezzo-demone così come un certo Gebel che però con il sonno non ha mai avuto problemi tanto che, nei dieci anni di abbiocco di Miriam, si è dato da fare per cercare di sterminare gli Alchimisti (che hanno condannato lui e la bella donzella a questo spiacevole stato) oltre che, giustamente, l’umanità intera. Il nostro compito è naturalmente quello di utilizzare la bella Miriam per fermare i piani di Gebel e salvare il salvabile.

Avanti e indietro... avanti e indietro. Che vita!

Come si può facilmente intuire anche dal titolo, abbiamo a che fare con un vero e proprio clone di Castlevania. Si parte da un punto “A” per poi... tornare al punto ”A”. Il backtracking è, infatti, fortemente presente in questo genere di giochi ormai definiti, come detto in apertura, Metroidvania ed è quindi fisiologico il fatto di spostarsi più e più volte avanti e indietro per la mappa per accedere a luoghi inizialmente inaccessibili o per recuperare oggetti di varia natura per poter potenziare l’equipaggiamento o per riferire a qualche PNG della riuscita della missione eventualmente portata a termine e riscuotere, quindi, la propria agognata ricompensa.

In Bloodstained: Ritual of the Night è infatti presente anche una componente ruolistica - in realtà non molto profonda - che permette al giocatore di raccogliere oggetti utili al potenziamento del proprio equipaggiamento oltre che, naturalmente, comprare armi o vestiario vario. È possibile ottenere bottini interessanti anche uccidendo nemici o aprendo forzieri e non mancheranno le volte in cui, dopo aver speso i big-money per un oggetto, lo si trova for-free proprio esplorando o combattendo. Quelli sono momenti di vero disagio. Sempre combattendo con i vari nemici si possono ottenere vari cristalli che danno la possibilità di incorporare il potere o l’abilità di questo o quell’avversario e, anche in questo caso, è poi possibile potenziare il cristallo desiderato.

Il sistema di combattimento è lo stesso di ogni Castlevania con la schivata all’indietro - mai realmente necessaria per la verità - le armi da lancio o da combattimento ravvicinato, incantesimi, bocche da fuoco e, ovviamente, le fruste.

In linea generale tutto funziona alla grande anche se, forse, il citazionismo risulta un po’ forzato e molte volte ci si trova di fronte, ad esempio, lo stesso scheletro di sempre che lancia ossa come se non ci fosse un domani però con un design molto poco ispirato. A livello di difficoltà siamo un po’ bassini e il procedere dell’avventura non è così impegnativo da rendere realmente necessario un continuo backtracking per potenziare adeguatamente la bella Miriam, basta infatti uccidere tutto quello che si muove e si sale di livello senza troppi patemi. Altro piccolo - ma alle volte frustrante - difetto è la risposta al salto che risulta reagire dopo qualche millesimo di secondo di troppo. Ora, qualche millesimo di secondo non è nulla direte voi ma, all’atto pratico, quando si cerca di raggiungere una data piattaforma si fa sentire eccome e, in questo, Super Mario, Rayman e soci insegnano. L’avventura si può concludere tranquillamente in poco più di 10 ore raggiungendo circa le 15 ore a voler fare i completisti, con la possibilità di ottenere finali diversi.

Old School

Dal punto di vista tecnico Bloodstained: Ritual of the Night sente il peso di una nascita alquanto travagliata tra abbandoni e una campagna Kickstarter che poteva essere forse sfruttata meglio. Il problema, infatti, è che forse si è voluto strafare volendo pubblicare il gioco per ogni tipo di piattaforma (inizialmente anche Playstation Vita, versione poi cancellata). Il risultato di questa scelta di mercato così “capillare” ha forse fatto spendere troppo lato ottimizzazione per piattaforme magari al momento rinunciabili.

Il gioco presenta infatti uno stile 2,5D piuttosto apprezzabile, ok, ma con - nella versione da noi testata per PlayStation 4 - un lievissimo ma snervante input lag nel salto. Stesso discorso si può fare per un character design molto poco ispirato e forzatamente citazionistico che poteva e doveva essere più ambizioso. La costruzione poligonale c’è tutta e le animazioni non sono poi così male, peccato solo per la cura delle scene statiche di dialogo in cui non sempre il disegno è così curato.

Le musiche sono, al contrario, testimonianza di un lavoro certosino, campionate con alcuni rimandi (questa volta apprezzabili -NdR-) ad alcuni temi ben apprezzati della saga di riferimento. Probabilmente non saranno altrettanto memorabili ma sicuramente accompagnano egregiamente il giocatore nel corso dell’avventura.   

In sintesi:

Bloodstained: Ritual of the Night è un gioco divertente e coinvolgente, perfetto per questo periodo estivo che però soffre di un parto alquanto travagliato. Anni e anni di problematiche varie nello sviluppo del titolo hanno lasciato il segno ma, nonostante questo, il risultato è apprezzabile e ArtPlay ha saputo in ogni caso offrire un prodotto degno di essere messo tra i vari Castlevania. Peccato per una personalità di poco conto ma sempre effetto di problematiche intrinseche dello sviluppo e, quindi, sarebbe inutile aggiungere altro in questo senso. Togliendo qualche piccola spigolatura si tratta in ogni caso di un gioco più che godibile. Capolavoro? No. Buon gioco? Certo!

Pregi:

  • È un Castlevania...
  • Old School.
  • Elementi RPG ben integrati per la natura del titolo.
  • Divertente e semplice da giocare.

Difetti:

  • ...o meglio un clone.
  • Artisticamente si poteva e doveva osare di più.
  • Lieve ma alle volte fastidioso input lag nel salto.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8,2

La recensione di Bloodstained: Ritual of the Night è stata scritta e curata da Lian165 per GameStorm.it, pubblicata il 27-06-2019

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