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Articolo videogiochi del 26-02-2019

La recensione del film Dragon Ball Super: Broly

E' arrivato Dragon Ball Super: Broly, il primo film cinematografico basato sulla serie televisiva anime Dragon Ball Super diretto da Tatsuya Nagamine

Chi non ha mai provato almeno una volta a imitare Goku (o meglio Son Goku o ancor meglio Kakaroth) nell’atto di lanciare la sua famosissima Kame-hame-ha? Siamo in sostanza cresciuti tutti (o quasi) seguendo le gesta del simpatico bimbo-scimmia che poi maturando scopre di appartenere ad una razza aliena dalla natura fortemente belligerante: i Saiyan.

Tralasciando la serie GT, ufficialmente NON CANONICA, Dragon Ball Super ha proseguito le vicende di Dragon Ball Z. In questo nuovo filone narrativo, le avventure dei formidabili guerrieri sono proseguite con la Saga della Battaglia degli Dei, la Saga della Resurrezione di F, quella del Sesto Universo, quella di Trunks del futuro e la Saga della Sopravvivenza degli Universi.

Dal punto di vista narrativo Dragon Ball Super: Broly si colloca temporalmente subito dopo il Torneo del Potere culminato con la strana alleanza del 7° Universo che ha visto un atipico Freezer in un ruolo fondamentale nello scontro con l’impareggiabile Jiren.

E riparte tutto proprio da Goku, che ormai ha padroneggiato il SSGSS superandolo con l’Ultra Istinto, da Vegeta che tiene il passo (o quasi) e da Freezer che, tra forme Gold e cambi d’umore resta sempre una fantastica mina vagante.

Questa breve ma doverosa precisazione per introdurre chi si scontrerà con chi. Ma chi è l’altro “chi”? Voi che seguite dal 1984 le vicende del prode guerriero alieno vi ricorderete sicuramente che nel 1993 ha fatto la sua comparsa un certo Broly, un Saiyan nato nello stesso giorno di Goku e che essendo stato a stretto contatto con lui ha sviluppato un forte risentimento verso il nostro amato beniamino a causa del suo continuo e stressante pianto. Il punto è che Broly nasce con una forza combattiva già altissima per un Saiyan (10.000 verrà poi detto -NdR-) e, di fatto, è lui il vero Super Sayan leggendario di cui Freezer aveva timore e a causa del quale decide di far scomparire il Pianeta Vegeta e di conseguenza la razza Saiyan tutta. Almeno questo nella storia originale. 

In questa sorta di reboot Broly non è troppo distante dal personaggio apparso nel 1993 in Dragon Ball Z: Il Super Saiyan della Leggenda in quanto anche qui nasce con un potenziale combattivo ben sopra la media e, soprattutto, superiore a quello di Vegeta figlio di Re Vegeta. L’erede al trono non può essere surclassato da nessuno e quindi il Re decreta la sua prematura dipartita. Ovviamente il padre - tale Paragas - cerca in tutti i modi di salvare il figlio e di trovare il modo di vendicarsi di sì vile affronto da parte del Re. Il tutto con l’immancabile ritorno di Freezer che vediamo addirittura in veste di “bimbo”.

Come tutti ben sappiamo, il Pianeta Vegeta viene distrutto da Freezer per la paura che lui prova verso questo leggendario Super Saiyan il quale potrebbe potenzialmente mettere fine alla propria stirpe. Chi avrebbe mai detto che i tre Saiyan rimasti in vita sarebbero diventati tutti Super Saiyan? In realtà Goku e Vegeta lo diventano a furia di allenarsi mentre Broly è proprio il Leggendario Super Saiyan di cui era stata predetta la nascita, ma poco cambia dato tutti e tre, appunto, raggiungono questo stadio d’evoluzione. Di suo Broly ha però la capacità indiscussa di essere di molto superiore a livello fisico e questo lo si può notare anche nel reboot di cui vi stiamo parlando.

Dragon Ball Super: Broly da anche una maggior importanza narrativa alle origini di Goku e compari tanto che è possibile addirittura conoscere la madre del nostro amico Saiyan. Gine - questo il nome della donna - risulta fondamentale nell’aspetto caratteriale di Goku dato che, nonostante l’appartenenza alla razza Saiyan, presenta una rarissima personalità mite e dolce capace di influenzare notevolmente il temperamento del guerriero di arancione vestito.

Conosciamo anche un Bardack (il padre biologico di Goku -NdR-) ancora più tosto di quanto suggerito in passato: è lui che, per primo, intuisce i piani di Freezer mettendo così in salvo il proprio figlio.

Nuove aggiunte al “cast” sono Cheelai, Lemo e Beets tutti personaggi d’infimo valore combattivo ma che hanno un ruolo importante nello svolgersi della trama. Senza paura di spoilerare nulla a riguardo vi facciamo presente che Bulma e Freezer hanno molto più in comune di quanto si possa pensare!

Tecnicamente il film è davvero fatto bene con animazioni al passo con i tempi nonostante si sia cercata una certa coerenza con la saga “Z”. Come riportato dagli stessi autori: “Essendo il primo film della serie Super, abbiamo deciso di rinnovare il design dei personaggi della serie televisiva.” In effetti, alla vista si ha un’impressione più pulita dei personaggi oltre che dei tratti più distintivi rispetto al passato.

Il doppiaggio, diretto da Andrea Ward (fratello di colui che disse “Al mio segnale scatenate l’inferno” ne Il Gladiatore, Luca Ward -NdR-), è davvero di altissimo livello. Tutti i doppiatori mettono davvero il massimo nel dare la giusta credibilità ai vari personaggi. Menzione d’onore a Mario Bombardieri (Broly), Claudio Moneta (Goku) e Gianluca Iacono (Vegeta), con un plauso al resto del cast. In particolare ci sentiamo di fare i nostri complimenti a Francesca Bielli che nel dare la voce alla madre di Goku, è riuscita a donare il giusto tono dolce “estraneo” ai Saiyan. Come non citare poi il sempiterno Pietro Ubaldi nel ruolo di Re Vegeta e pure Emanuela Pacotto che porta una fantastica Bulma in grande spolvero? (ricordiamo che si tratta anche della doppiatrice di Nami in One Piece ma la potete sentire anche in altre produzioni videoludiche quali Resident Evil, Assassin’s Creed, Diablo 3 e Skyrim! Vediamo se la individuate... -NdR-).

Dragon Ball Super: Broly scorre abbastanza fluido ma, va detto, si perde un po’ nei combattimenti. La trama si snoda in pochissimo tempo e il resto è un infinito scontro fra titani. Nulla di non prevedibile, per carità, però un qualcosina in più al plot si poteva dare, anche solo per delineare maggiormente il personaggio di Broly che, nonostante faccia bene la sua figura, poteva sicuramente avere una caratterizzazione più profonda.

La sigla, curata da Daichi Miura si intitola “Blizzard” è molto piacevole e ben curata nell’esecuzione. Citando il maestro: “Son Goku, Vegeta e Broly hanno tutti degli ostacoli da superare in questo film, e ciascuno di loro deve trovare il modo di farlo. La sigla l’ho realizzata partendo proprio dai loro sentimenti e ispirandomi al mondo ghiacciato che fa da sfondo alle loro battaglie. Nella nostra società contemporanea in genere siamo circondati da ogni tipo di informazioni, ciascuno di noi vive come sotto uno strato di ghiaccio. Secondo me questo era un tema universale che in qualche modo univa i personaggi del film con la società attuale.”

Il risultato è davvero pregevole e non deluderà nessun fan della saga.

In linea di massima si tratta di un buon film e un buon reboot per quanto concerne la storia di Broly. Non ci sono grosse divergenze narrative e tutto fila liscio come l’olio, quindi, ci sentiamo di consigliare la visione a chiunque sia amante delle vicende dei celeberrimi guerrieri Saiyan. Naturalmente, però, va dato per nullo quanto accaduto nella serie GT.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

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