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Recensione di Werewolf: The Apocalypse - Earthblood

Titolo: Werewolf: The Apocalypse - Earthblood
Genere: Third Person Shooter
Piattaforma: Xbox One / Xbox Series X | S (Testata) / PlayStation 4 / PlayStation 5 / PC
Sviluppatore: Cyanide
Produttore: Nacon
Data di uscita: 4 febbraio 2020

Still a better Love Story than Twilight

Cyanide è uno sviluppatore che, tutto sommato, potrà risultare semi-sconosciuto alla stragrande maggioranza dei giocatori e non necessariamente per colpa propria. Il team di sviluppo in questione si è dedicato, negli anni, a diverse serie di videogiochi di nicchia (Pro Cycling Manager, Le Tour De France) e, per i non appassionati di ciclismo, è stato comunque in grado di presentare delle discrete produzioni doppia A (prima fra tutte, la recentissima serie stealth Styx, discretamente apprezzata da critica e pubblico).

Non si può certo negare che, tra serie manageriali e sportive, titoli Stealth, Action RPG di un certo calibro (il discreto Of Orcs and Men e lo sfortunatissimo Game Of Thrones del 2012), Cyanide abbia costruito negli anni un portfolio di esperienze sufficientemente variegato da potersi garantire, senza troppi sforzi, la pubblicazione di titoli per la passata e la corrente generazione di console. Esauriti i rapporti con Focus Home Entertainment nel 2018, Cyanide stringe accordi con Nacon e inizia il 2021 rilasciando Werewolf: The Apocalypse – Earthblood, un titolo a dir poco particolare (e non solo per la peculiarità relativa alla presenza di ben due sottotitoli) che tenta la fusione di due temi apparentemente antitetici o, comunque, non eccessivamente coerenti tra loro (Eco-terrorismo e Licantropia) con una formula di gameplay che, apparentemente, tenta di conciliare due generi che, in genere, rappresentano una vera e propria alternativa in termini di stile di gioco: lo Stealth puro e semplice e il Third Person Shooting.

Il lupo eco-terrorista perde il pelo, ma non il vizio.

Sul pianeta Terra, vampiri e licantropi sono segretamente impegnati in una occulta lotta tra ambiente e giochi di potere. Tredici tribù di Garou (licantropi) sono contrapposte a una società moderna - composta da vampiri ed umani - che li rigetta come rinnegati e li etichetta come minaccia vera e propria, mentre le grandi corporazioni continuano a razziare le poche risorse rimaste sul pianeta mentre gli umani restano a guardare. I Garou, in realtà, inseguono un obiettivo considerato ormai irraggiungibile: la salvezza del pianeta, messo a rischio dalle azioni sempre più scellerate poste in essere dalla società civile a discapito dell’ambiente. Le tredici tribù sono inoltre colpite da scismi interni, relativi alle modalità più utili alla soluzione dei disastri ambientali.

Werewolf ci fa indossare i panni del Garou Cahal che, al termine di una missione fallita in cui la sua amata perde tragicamente la vita proprio a causa sua (o meglio, del mancato controllo della propria rabbia nell’uso dei suoi poteri da licantropo), abbandona la propria tribù in cerca di redenzione. La scoperta di una nuova minaccia, però, porterà Cahal a ritornare all’ovile per guidare la propria tribù contro la Pentex Corp., una delle principali responsabili della situazione disastrosa in cui versa il pianeta.

La trama di Werewolf: The Apocalypse – Earthblood non riesce a coinvolgere granché il giocatore per via di ostacoli tipici delle produzioni a basso budget, legati al comparto tecnico, che analizzeremo nell’opportuna sede. Non solo: la stesura della trama in sé presenta una struttura dialogica rigida, dal doppiaggio poco convincente e più simile ad un provino di Tommy Wiseau che ad un doppiaggio vero e proprio (di cui non mancano brillanti esempi anche nell’ambito di produzioni doppia A, anzi). Eppure, un gioco dalla trama debole e dalle fondamenta carenti può sempre regalare del discreto intrattenimento con un solido gameplay, restituendo una valida esperienza anche a discapito dei difetti riscontrati in questa sezione.

Stealth misto a impunità

E i primi momenti di gioco di Werewolf sembrano promettere bene, con un Cahal che può trasformarsi, dalla propria forma umana (utile nell’alternare delle brevi fasi stealth alle fasi di interazione col mondo di gioco, oltre che per infilare qualche quadrello in testa alle malcapitate guardie con l’accuratissima balestra), in un vero e proprio lupo (forma utilissima nelle sezioni stealth, che permette di sfuttare condotti dell’aria e altri passaggi altrimenti inaccessibili).

E se l’approccio furtivo dovesse fallire, con il giusto quantitativo di rabbia, Cahal può assumere la propria forma Crinos, l’incarnazione del licantropo proposta dal gioco, una bestia di dimensioni e forza sovrumane che può tranquillamente farsi strada attraverso un esercito di guardie lasciando solo brandelli dietro di sé.

Quanto appena detto potrebbe costituire, di per sé, una premessa piuttosto interessante. Peccato che il titolo, purtroppo, non riesca a partire da queste interessanti premesse e proporre una formula di gameplay che si riveli altrettanto interessante. È possibile, nella forma Crinos, farsi strada semplicemente spammando ripetutamente gli stessi tasti, assistendo (e non impiegando in modo coinvolgente) ad un sistema di combattimento poco soddisfacente nelle animazioni e nello svolgimento delle diverse fasi, sistema che non riesce neanche ad essere punitivo nelle fasi Stealth, che permettono tranquillamente al giocatore di trasformarsi, in breve tempo, in licantropo e proseguire la propria avventura lasciandosi una scia di cadaveri alle spalle. L’albero delle abilità, seppur presente, non aggiunge nulla di nuovo al sistema di combattimento, limitandosi a fornire potenziamenti alle skill già possedute ed impiegate da Cahal nelle tre forme.

No one will survive.

Premessa doverosa: il titolo è stato provato su Xbox Series X, console su cui dovrebbe, conseguentemente, esprimere il proprio massimo potenziale in termini tecnici relativamente all’ambiente di gioco. Ciò detto, anche su una delle tre piattaforme più performanti disponibili al momento, il comparto tecnico di Werewolf: The Apocalypse – Earthblood fatica a raggiungere dei livelli soddisfacenti.

Sia chiaro, il metro di paragone in questo caso non è rappresentato dalle ultime produzioni Tripla A, con budget ben più nutriti destinati in gran parte proprio al lato tecnico dell’opera. Anche confrontando Werewolf con un titolo doppia A del 2019, l’apprezzatissimo GreedFall (la cui recensione è disponibile a questo link), il primo non può che uscirne con le ossa rotte sotto tutti i punti di vista. I dialoghi, presumibilmente abbastanza importanti tanto in GreedFall (che, in quanto RPG, poggia il fulcro su di loro in modo prevalente) quanto in Werewolf (la possibilità data al giocatore di scegliere determinate opzioni di dialogo nelle interazioni con i diversi personaggi non lascia troppo spazio a interpretazioni) sono minati alle fondamenta, nel secondo titolo, da un comparto grafico apparentemente privo di occlusione ambientale, dalle animazioni facciali rigide e scadenti e dal doppiaggio robotico che, combinati tra loro, rendono la trama uno degli elementi più deboli della produzione, al pari del comparto tecnico. Unica nota positiva è relativa al framerate che, fortunatamente, si è dimostrato sufficientemente solido da non peggiorare ulteriormente l’esperienza di prova.

Il paragone appena reso assume ancora più gravità considerando come GreedFall sia un titolo che non solo ha quasi due anni sulle spalle, ma che inoltre può essere esaminato, sulla stessa console, esclusivamente in versione Xbox One X Enhanced, mentre Werewolf: The Apocalypse – Earthblood, presumibilmente, ha a disposizione tutta la potenza del nuovo sistema Microsoft. In definitiva, al netto della sua natura di titolo doppia A, Werewolf non riesce a convincere davvero da nessun punto di vista: il comparto tecnico scadente trascina giù con sé il comparto narrativo e il gameplay, per colpe proprie, non riesce da solo a risollevare le sorti dell’intera produzione. Non possiamo dunque far altro che sconsigliare questo titolo, a meno che non foste proprio in attesa di un titolo con protagonista un licantropo eco-terrorista o che non siate fan della serie di giochi da tavolo Werewolf: The Apocalypse.

In Sintesi:

Werewolf: The Apocalypse – Earthblood è un titolo doppia A dalle premesse interessanti, che mette il giocatore nei panni di Cahal, un Garou in grado di trasformarsi in un lupo e in un licantropo, impegnato in una lotta contro il tempo per salvare il pianeta da un’imminente crisi ambientale.

Il titolo, purtroppo, tradisce le proprie premesse nel giro di qualche minuto: la trama, dalla narrativa piuttosto debole, è ulteriormente indebolita da difetti di carattere tecnico – animazioni scadenti, doppiaggio robotico – e artistico. Il sistema di gameplay, accattivante nei primi momenti, cade preda di una monotonia senza precedenti risolvendosi in un semplice button masher non appena fallisce l’approccio furtivo. Il sistema di combattimento in forma Crinos è talmente permissivo da rendere quasi inutile l’approccio furtivo stesso.

Il comparto tecnico, tanto carente da danneggiare quello narrativo, è al di sotto di diverse produzioni doppia A degli ultimi anni. Affermazione ancor più grave, quest’ultima, considerando come il titolo sia stato testato sulla console Next Gen di casa Microsoft. In definitiva, Werewolf: The Apocalypse – Earthblood che non ci sentiamo di consigliare in alcun caso, tranne che – forse – agli appassionati del gioco da tavolo da cui prende ispirazione.

 

Pregi:

  • Trama, sulle prime, interessante…
  • Sistema di gameplay apparentemente profondo nel primo quarto d’ora…

Difetti:

  • … ma minata da dialoghi robotici.
  • …che si rivela eccessivamente semplice e permissivo una volta inserita nell’equazione la forma Crinos.
  • Comparto grafico da dimenticare.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 5

La recensione di Werewolf: The Apocalypse - Earthblood è stata scritta e curata da KentuckyFriedG per GameStorm.it, pubblicata il 15-03-2021

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