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Recensione di XCOM 2

Titolo: XCOM 2
Genere: Strategico/Gestionale isometrico a turni
Piattaforma: Xbox One
Sviluppatore: Firaxis Games
Publisher: 2K Games
Data di uscita: 30 settembre 2016 

Un’inesorabile declino: da parte integrante della Storia dei Videogames a dissolvenza nell’ oblio. Poi, però, un miracolo.

Ci sono date che restano impresse nella memoria dei videogiocatori in modo indelebile; uno di quei giorni fu il 31 Dicembre 1993, quando in USA debuttò X-Com: UFO Defense. In quel freddo venerdì, i giocatori si trovarono tra le mani un gioco unico nel suo genere che era in grado di combinare strategia e tattica in modo talmente perfetto da essere considerato LA pietra miliare del genere, un vero e proprio Capolavoro nato dal genio assoluto di Julian Gollop

Incredibilmente spettacolare pur non essendo particolarmente complesso a livello grafico, il gioco inglobava in sé tutto ciò che ogni giocatore aveva sempre sognato di trovare in un unico prodotto senza mai averlo ottenuto prima: un’esperienza totalmente coinvolgente e direttamente influenzata dalle scelte fatte, per le quali si avevano infinite possibilità nelle strategie varie di attacco, nella tattica, nella gestione di uomini e risorse, nella personalizzazione di base ed equipaggiamenti in ogni singola componente del gioco.

Era tutto questo e molto di più l’entusiasmante X-COM (che al tempo aveva il trattino tra la X e la C e che, invece, in Europa fu portato col nome di UFO: Enemy Unknown) poi, però, ecco iniziare una lenta ed inesorabile discesa verso il totale oblio. Posteriormente ad un sequel godibile, ma troppo uguale al predecessore e troppo sbilanciato sul fronte difficoltà (X-COM: Terror From The Deep), si è finiti nel languire nel nulla dopo un’estenuante serie di flop e false speranze.

Ma improvvisamente, un bel giorno, Firaxis e Sid Meier, commissionati da 2K Games, decisero di dare nuova vita ad XCOM e portarlo nuovamente su PC e console, ed ecco “brillare” sugli scaffali, il 12 Ottobre 2012, XCOM: Enemy Unknown, uno dei Remake più intelligenti mai visti sul mercato. Il gioco rimaneva fondamentalmente uguale a sé stesso, ma con tutte le migliorie del caso che lo rendevano tanto attuale da far pensare di essere stato appena progettato. E il titolo ebbe talmente tanto successo che, poco dopo, ne fu lanciata addirittura una versione “rivisitata”, dal titolo XCOM: Enemy Within; praticamente lo stesso gioco con qualche novità interessante a livello di gameplay.

E’ ovvio che questi presupposti abbiano fatto nascere hype e speranze nei giocatori di poter avere tra le mani un seguito di XCOM che fosse degno del predecessore, speranza che si è in parte avverata il 5 febbraio 2016 con l’uscita (esclusiva per PC) di XCOM 2 e che completa, ad oggi, la realizzazione del sogno per tutta l’utenza allo sciogliersi dell’esclusiva per PC col suo arrivo su PlayStation 4 e Xbox One.

Non si cambia il mondo chiedendo il permesso.

XCOM 2 si apre in modo inaspettato per chi ha giocato il predecessore. Infatti, scopriamo brutalmente che il finale che avevamo visto, con l’apparente vittoria dei ribelli sugli alieni, è stata solo una mera illusione e che, gli avvenimenti sono, in effetti, andati davvero molto peggio. A una distanza di 20 anni dal succitato evento, infatti,  gli alieni hanno “vinto” e godono del pieno controllo della Terra; da esseri estremamente intelligenti quali sono, hanno fatto in modo di fingersi semplici e pacifici filantropi incompresi e, promettendo ai terrestri conoscenze e tecnologie che ne avrebbero migliorato sensibilmente il tenore di vita, sono riusciti ad instaurare un governo fantoccio, gli Advent, totalmente manovrato dagli extraterrestri, che ha indottrinato le masse e fatto passare l’invasione come cosa buona e vantaggiosa: tutto ciò che è successo nel primo gioco, quindi, si è trasformato in un semplice atto di xenofobia ed incomprensione.

La XCOM è stata smembrata, ma i suoi componenti, per nulla convinti della buonafede degli ospiti indesiderati, non si danno per vinti; relegati al semplice “rango” di terroristi dalle masse, sono in realtà una sorta di resistenza partigiana che si muove in anonimato su una nave aliena riconvertita a base operativa, la Avenger.

Da questa tetra premessa, prende vita la campagna di XCOM 2, oltremodo longeva e molto ben raccontata. La story-line porterà il giocatore a far scoperte sempre più inquietanti sul reale scopo celato dietro l’invasione aliena, un oscuro piano per il futuro del pianeta: il cosiddetto progetto Avatar.

Un gameplay entusiasmante … e guerriglia fu!

Il passaggio da organizzazione militare internazionale a cella clandestina di rivoltosi è parecchio drastico, eppure questo cambio di narrazione ha eliminato e giustificato una grande incongruenza presente nel primo XCOM, nel quale a volte ci si trovava a fare scelte obbligate per proseguire nella trama nonostante le sovrabbondanza di risorse fosse più che sufficiente per terminare le missioni. Questo fatto rendeva anche decontestualizzate molte delle “missioni critiche” proprio per la costante presenza di abbondanza di materie prime che, appunto, stonava in tale situazione e lasciava il giocatore leggermente disorientato davanti a questa casualità.

Inoltre precedentemente vi era, tra XCOM ed alieni, solo una disparità tecnologica e la si colmava abbastanza velocemente; adesso, invece, sembra davvero di far parte di un piccolo manipolo di uomini in costante pericolo, in inferiorità numerica, “afflitto” da una sistematica carenza di materiali e allo stremo delle forze. In questo modo, le situazioni nelle quali il player si trova ad agire, assumono maggior credibilità e anche nelle fasi più critiche tutto appare molto più coerente e ben contestualizzato.

Le modifiche che Firaxis ha apportato alla campagna si palesano immediatamente appena si accede alla schermata del Geoscape: non c’è più solo un semplice globo in cui accelerare il tempo e attendere l’attacco nemico, ma una mappa interattiva dentro la quale è la stessa XCOM a muoversi per cercare nemici e missioni.

Anche il tipo di missioni svolte differisce dal passato; i nostri uomini vengono coinvolti in azioni di vera guerriglia, scoprendo un’enorme varietà di incarichi che si svolgono in mappe con elementi del paesaggio generati proceduralmente ed obiettivi sempre diversi

Non c’è moltissima diversificazione nei compiti che, solitamente, consistono nel trovare artefatti vari, salvare civili, recuperare VIP alleati o ostili ma la proceduralità degli ambienti e la casualità li rendono sempre diversi e mai noiosi, portando così le fasi di gioco molte spanne sopra quelle del capitolo precedente, per lo meno sotto questo aspetto. Tra l’altro, a queste meccaniche è stata aggiunta anche una componente simil-stealth: alcune missioni vengono strutturate come attacchi a sorpresa e, di conseguenza, le truppe partono nascoste al nemico e si possono sistemare nella mappa nel modo più adeguato affinché eliminino il target senza farsi scoprire dai nemici sparsi intorno all’area d’attacco. Questo, precisiamo, non trasforma il gioco in un “tattico stealth” ma si può considerare come un vantaggio che, in un certo senso, bilancia i ristrettissimi limiti temporali.

Recuperare tutte le risorse utili alla nuova XCOM costa tempo … ed è proprio il tempo la risorsa più importante del gioco. Maggiore ne viene “sprecato” più gli alieni si rafforzano ed attaccano gli accampamenti liberi, facendo diventare la vita dei giocatori un vero inferno. Questa “urgenza” la si percepisce costantemente durante il gioco: è necessario scegliere con cura le battaglie da affrontare, attaccare incessantemente il nemico e fare di tutto per massimizzarsi e migliorarsi il più velocemente possibile. Solo agendo in questo modo la squadra è in grado di contrastare un piano che sembra sempre molto più grande delle effettive possibilità di vittoria; anche le missioni tattiche vanno affrontate molto spesso col fiato sul collo a causa degli obiettivi a tempo. Si avrà, inoltre, sempre sott’occhio il progresso del famigerato progetto alieno Avatar (che contribuisce ad aumentare la continua tensione), nonché costanti e sempre più difficoltosi “Eventi Oscuri”, ovvero, in parole povere, attività di contro-guerriglia condotte dalla Advent contro i ribelli; se non si effettua un contrattacco per bloccarli tempestivamente, queste operazioni aliene segrete causeranno condizioni negative che influenzeranno i giocatori con fattori fortemente penalizzanti come, ad esempio, alieni aggiuntivi nascosti nelle missioni, nemici meglio protetti e chi più ne ha più ne metta: insomma, la suspense durante il gioco rimane sempre alta per una gran quantità di situazioni che vanno pian piano sommandosi inesorabilmente.

In merito all’intelligenza artificiale, possiamo dire che non ci è parsa molto differente rispetto al primo capitolo ma, ai livelli di difficoltà più alti, e ce ne sono ben quattro, gli alieni sono davvero aggressivi; se poi ci si uniscono i limiti temporali, è facile constatare come XCOM 2 dia molto più filo da torcere del suo predecessore, in alcuni casi anche troppo. L’aumento apprezzabile della difficoltà e il trovarsi con missioni strutturate su pochissimi turni costringono, a volte, ad attuare strategie “suicide” che si sposano male con la necessità di prestare sempre la massima attenzione a come ci si muove e di posizionarsi in modo razionale e produttivo. Tra l’altro, per i giocatori “psicopatici” c’è anche l’opzione hardcore, nella quale, con un solo salvataggio gestito autonomamente dal gioco, ogni scelta diventa permanente e il game over non permette il “retry” ma solo un “new game”.

Gli avversari sono versioni potenziate di quelli già visti nel capitolo precedente con l’aggiunta di qualche essere nuovo come i Senzavolto, gli Andromedeon e gli alieni ibridati con l’uomo. Anche le forze XCOM non sono da meno però: le vecchie classi sono sostituite con diversi omologhi, ma quelle davvero innovative sono tre: gli Specialisti, dotati di drone multiuso, i Ranger, dotati di fucile a pompa (come i vecchi assaltatori) ma anche di una spada per lo scontro ravvicinato e gli Psionici, totalmente rivisitati, che rappresentano una classe con una potenza davvero notevole. Ogni classe ha sei diversi livelli che si raggiungono ad ogni grado guadagnato completando le missioni. Ogni level-up permette di scegliere tra due diverse abilità, divise in due rami specifici; il lavoro di bilanciamento è certosino e il nuovo impianto tattico, oltre ad offrire varietà, permette di usare intelligenti combinazioni di skills: ai giocatori vengono così fornite tutte le features adatte per coordinare bene il gruppo e per scegliere con cura i componenti del team ad inizio missione. Si può personalizzare del tutto ogni soldato scegliendone vestiti, armature, cognome, nome, nazionalità e, addirittura, da un certo grado in poi, è possibile dargli anche un soprannome. Questa caratterizzazione così intima e dettagliata tende a creare un certo “legame” con ognuno dei propri soldati e ne rende più “tragica” l’eventuale perdita in battaglia.

Torna anche la modalità multigiocatore (2 person PvP), una gradevole variante degli scacchi nella quale i due giocatori muovono unità prese di peso tra quelle XCOM e quelle Advent. Il sistema funziona e diverte ma questa aggiunta dà più l’impressione di essere un piacevole diversivo alla campagna principale che una sezione ben realizzata in modo da poter essere in grado di reggersi sui propri piedi.

Comandi, Grafica e Porting. Un buon risultato, ma con un motore grafico ormai in età pensionabile e non ottimizzato a dovere.

L’adattamento del sistema di controllo del gioco al pad di XBOX ONE è molto buono, del tutto simile a quello fatto su consolle nel 2013 per il primo XCOM. Lo sfruttamento dei tasti dorsali e dei grilletti è molto intelligente. Il menù è organizzato in modo impeccabile ed intuitivo e c’è la possibilità di mettere ogni comando utile a portata di singolo tasto; il porting da mouse/tastiera a pad non poteva essere fatto meglio.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, XCOM 2 si basa su Unreal Engine 3, che abbiamo già visto in azione sul predecessore Enemy Unknown ma, in questo caso, appare molto migliorato sotto tanti aspetti. Gli sviluppatori non si sono limitati a perfezionare i dettagli delle texture o ad aggiungere effetti di illuminazione/shading di scenari e modelli, ma hanno lavorato sull’applicazione di nuove routine fisiche. Ne consegue che i modelli dei personaggi risultino molto più dettagliati se confrontati a quelli passati, anche se, comunque, alcune animazioni e la qualità complessiva del dettaglio, tradiscono l’ormai palese vetustà dell’engine. 

Il peso del motore grafico, anche su PC, era di molto superiore a quello del predecessore: configurazioni hardware medio/elevate faticavano coi settaggi di dettagli ad “alto”, non un fatto comune per uno strategico che non fa certamente del fotorealismo un punto di vanto. Questo però ha portato alle suddette difficoltà, sintomo di un’ottimizzazione non all’altezza della produzione complessiva. Sempre in merito alla versione PC anche la “pulizia” del gioco pareva poco accurata e non era così sporadico incappare in animazioni che si bloccavano, problemi con la telecamera, crash post caricamento e via dicendo. Quasi tutto, però, in parte corretto tramite patch post lancio.

Del Porting di XCOM 2 si è occupato il team di sviluppo esterno The Workshop. Graficamente, su Xbox One, il titolo se la cava, ma le differenze con la versione PC sono decisamente più evidenti di quelle rilevabili dalle due versioni (PC e Porting Console) del primo capitolo che invece erano, praticamente, lo stesso gioco su piattaforme diverse senza differenza alcuna nemmeno sull’impatto visivo.

Qui, invece, la perdita di dettaglio e di pulizia sono, talvolta, notevoli; si possono riscontrare, fortunatamente non troppo spesso, bug grafici tipo: personaggi che si incastrano in oggetti e nello scenario; un notevolissimo ritardo (anche 4/5 secondi) tra l’ordine dato ad un soldato e la sua esecuzione e caricamenti decisamente più lunghi rispetto alla versione per PC (che di per sé erano comunque già molto lenti).

Nemmeno il frame-rate è esente da problemi dando spesso l’impressione che il gioco non sia mai scorrevole come dovrebbe essere, sensazione spesso accentuata da scatti della telecamera quando questa si avvicina in piano sequenza nel tentativo di inquadrare una data azione.

Queste imperfezioni si aggiungono alla generica regressione in campo tecnico, a livello di modellazione dei poligoni, texture e qualità degli ambienti che, d’altro canto, era comunque alquanto prevedibile data l’enorme differenza “generazionale” che c’è oggi tra le console ed i PC di fascia alta; si spera, comunque, che i vari bugs e i difetti più fastidiosi vengano al più presto identificati tutti ed eliminati come accaduto già con la versione originale. 
Grandissimo peccato, infine, che non ci sia il supporto Steam per le mods, che sono davvero bellissime e numerose, ma ormai su consolle la cosa è la normalità purtroppo, quindi il peso di questa mancanza è quantomeno relativo.

C’è comunque da dire che tutti i difetti di cui sopra saltano all’occhio più che per la longevità del gioco che per la loro “gravità” e nessuno di questi riesce ad intaccare veramente l’immensa qualità e godibilità di questo bellissimo titolo. La buona notizia è, quindi, che se non si è giocato alla versione per PC, queste imprecisioni non vengono notate.

In sintesi

In questa sorta di equilibrio tra semplificazione e ricchezza di opzioni sta la bellezza del design di XCOM 2, un gioco parecchio più complesso del suo capostipite ma comunque accessibile anche a chi non lo ha mai giocato prima.

Oltre ad essere molto ben realizzato, XCOM 2 è proprio splendido concettualmente e non è, come temevano i fan, il “vecchio minestrone riscaldato”, tutt’altro. Si nota l’estrema attenzione che i designer hanno dato agli utenti, prendendo spunto dal mondo del modding e dai feedback dei giocatori, aggiungendo elementi e opzioni, dotandolo di una narrativa molto più concreta ed appassionante, di una complessità maggiore e di una struttura abbastanza intelligente da equilibrare ogni elemento. Per questi motivi, XCOM 2 è un grosso passo avanti rispetto al già formidabile predecessore ed è un titolo che soddisferà qualunque appassionato di strategia.
 
La presenza di inconvenienti tecnici, i tempi di caricamento maggiorati, la non costanza del frame-rate e gli inspiegabili lag nell'input dei comandi, decretano la sconfitta della versione per console di XCOM 2 nel confronto con quella per PC uscita a febbraio.

Quindi se qualcuno possiede sia la console che un PC di fascia medio/alta, il nostro personale consiglio è che propenda per la seconda versione, anche solo per la presenza del supporto alle mod che aumenta di non poco il valore già inestimabile di questo capolavoro.

Il gioco resta comunque un “must buy” anche nella sulla versione console: di strategici tanto eccellenti, così profondi, curati in ogni dettaglio, rigiocabili, ricchi di pathos, difficili e “vecchio stampo” non se ne fanno praticamente più.

L’unico avvertimento che si può dare per XCOM 2 è di fare attenzione nell’essere così temerari da tentare di giocare alle difficoltà maggiori: il livello di rabbia raggiunto può essere notevolmente nocivo per la salute complessiva del soggetto ed il suo sistema nervoso centrale.

Pro:

  • E’ XCOM al meglio del suo splendore.
  • Gioco complesso ed intelligente al punto giusto.
  • Narrativa avvincente.
  • Estrema rigiocabilità grazie ad ambienti creati in modo procedurale.

Contro:

  • Ritmo a volte troppo serrato a discapito della scelta della giusta tattica.
  • Bug vari, cali di frame, pessima ottimizzazione del codice.
  • Il movimento dei nemici è, a volte, un po’ troppo “libero” rispetto a quello del giocatore.
  • Qualche glitch della telecamera.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

La recensione di XCOM 2 è stata scritta e curata da Francesca.Teodorani per GameStorm.it, pubblicata il 10-10-2016

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XCOM 2

  • Immagine della copertina del gioco XCOM 2 per Xbox One
  • Data di uscita:
    30-09-2016
  • Categoria:
    strategia
  • Disponibilità per:
    XONE PS4
  • Popolarità:
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Valutazione del gioco 8

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