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Recensione di Wolfenstein: The New Order

Titolo: Wolfenstein: The New Order
Genere: FPS
Piattaforma: Xbox One
Sviluppatore: MachineGames
Publisher: Bethesda Softworks
Data di pubblicazione: 20 maggio 2014

Tanto tempo fa

Saranno circa cinque annetti (andiamo a memoria) che le vicissitudini di Blazkowicz non s’intrecciavano con quelle fanta-naziste del post “Ritorno al castello Wolfenstein”. Obiettivamente ne sentivamo la mancanza; abbiamo sempre apprezzato le pieghe temporali riguardanti le trame su quello che sarebbe potuto succedere se i nazisti avessero vinto il secondo conflitto mondiale. Naturalmente siamo degli estimatori da sempre del progetto Wolfenstein (se cosi possiamo chiamarlo, non ce ne vogliano i creatori, gli id software). Qual miglior occasione che unire le due passioni e trovarci proiettati nuovamente in un alternativo passato, quindi? Aggiungiamo: qual miglior occasione per mettere un'altra volta le mani sulla nostra amata Xbox One, finora un po’ parca di titoli, ad eccezione dello scoppiettante inizio? Note polemiche o meno, andiamo a scoprire cosa vanno tramando i membri dell’Asse, nella città di Isenstadt.

16 luglio 1946

L’Asse sta avendo la meglio sugli Alleati. Non si sa come, ma i nazisti hanno scovato una tecnologia molto più avanzata di quella degli americani e stanno vincendo la seconda guerra mondiale. L’eroe Blazkowicz, Wyatt e il pilota Reid vengono abbattuti contemporaneamente alla vittoria totale dei tedeschi. Per i buoni non c’è scampo, la disfatta è completa; per i tre combattenti è anche peggio: vengono catturati dal sadico Strasse per essere usati come cavie umane. Torture e soprusi sono all’ordine del giorno finche’ i patrioti riescono a trovare un modo per evadere, per il quale il nostro eroe ne pagherà il prezzo; una scheggia nel cervello lo costringerà all’impotenza per sedici anni, rinchiuso in un manicomio in Polonia. Un prologo che fungerà da pretesto per farci familiarizzare con i comandi e che ci porterà a (ri)prendere confidenza con gli FPS “old school”; terminati i capitoli introduttivi, infatti, ci risveglieremo del 1960 in pieno delle nostre facoltà fisiche e mentali, nuovamente catapultato sui campi di battaglia contro i nazisti che, nel frattempo, sono diventati i padroni del mondo. Cambiano gli alleati e gli amori, il Capitano Blazkowicz s’innamora dell’infermiera che si è presa cura di lui, quand’era rinchiuso in manicomio e, insieme, abbracciano la nuova resistenza, che lo porterà nelle città principali della seconda guerra mondiale “alternativa” oltre che sulla Luna.

Il Blazko

Titolo pieno di situazioni alternative, nel senso di avvenimenti che hanno cambiato il corso della storia, a partire dai Beatles e la loro Yellow Submarine qui divenuti rispettivamente Die Kafer e la canzone Das Blau Boot. Easter eggs a parte, ne troverete parecchi, spendiamo qualche parola per i personaggi che incontreremo e dei quali modificheremo in parte le vite (una scelta la dovremo compiere e segnerà la nostra esperienza) e dei quali apprezzeremo alcuni particolari, come se fossimo in un film: il ridicolo Bubi, amante di una potentissima gerarca nazista, per esempio. Una sorta di macchietta che fa di tutto per la propria donna; oppure il sadico DeathShead, l’Obengruppenfurer che ormai centenario, non demorde dai suoi intenti maniaci e acerrimo nemico del Capt. B.J. Blazkowicz. Caratterizzazioni marcate, estremizzate che ben si sposano con il titolo che fa dell’estremo la propria caratteristica principale: poco tempo è dedicato alle strategie; si spara e si spara di nuovo, con brevi intervalli stealth. Brevi se lo vogliamo, naturalmente, ma possiamo anche impostare le nostre missioni principalmente col gusto di aggirare le linee nemiche e colpire nell’ombra o quasi perché di strumenti per abbracciare l’approccio furtivo ci sono, seppur limitati (coltello o pistola silenziata). La struttura dei livelli permette differenti soluzioni che, però, alla lunga confluiscono nel più classico degli sparatutto: ogni cosa che si muove è bene blastarla senza ritegno. Il più canonico degli FPS, i più vecchi tra noi ricorderanno il gameplay ove non sono previsti sopraffini sistemi di scudi e ripari oppure tecnicismi particolari per incedere nel gioco, magari attendendo che le protezioni si ristabiliscono o che l’energia torni ai livelli ottimali. Qui si raccoglie tutto e di tutto; dalle medicazioni che permettono di ripristinare il livello vitale alle placche metalliche che incrementeranno il livello della nostra armatura; non si porteranno solo tre armi, bensì potremmo portarci dietro l’intero arsenale. L’alberatura dei talenti si sviluppa secondo le nostre caratteristiche personali e sarà del tipo indiretto: per sbloccare le skills varie non accumuleremo punti, bensì dovremo uccidere i nazi secondo le istruzioni presenti nelle brevi didascalie delle abilità. Cari bei vecchi tempi…quando i nemici caricavano a testa bassa. A volte ti passavano vicino e, se eri accucciato, non ti notavano neppure se ti avevano di fronte. Poco è cambiato, da allora. State tranquilli, il titolo, pur non essendo impossibile, non vivrà di cali di tensione dovuti alla rozzezza degli avversari. Anzi, l’attacco in massa avverrà da ogni angolo e in alcune occasioni ci costringe a rintuzzare alla ricerca di una miglior copertura. Nonostante possa apparire scanzonato, sia come approccio che dinamiche, risulterà più teso del previsto, vuoi per gli avversari coriacei (ma stupidi) vuoi per parecchie scene truculente e per la quasi totale assenza di situazioni atte a smorzare i toni drammatici.

Nazisti sulla Luna

Ebbene sì, hanno colonizzato anche l’astro che gravita intorno alla terra. Non ci sono riusciti (ancora) gli americani, ma i tedeschi di Wolfenstein si. Tanto di cappello. Scherzi a parte, abbiamo volutamente menzionato la luna per un semplice motivo: scenograficamente il paesaggio lunare è quello meglio riprodotto. Non che gli scorci terrestri siano da buttare, ma quello che più ci ha impressionato sono stati gli sterili scorci visti sul satellite. Le rimanenti ambientazioni, fatto salvo per alcune vedute dall’alto di una Londra nazista, non ci hanno fatto sussultare. Tutto ben ricreato, pieno di masserizie e architetture spartane e in rovina, oltre che lo splendido castello di Deathshead non hanno influenzato la nostra attenzione come quando abbiamo fatto l’allunaggio. Panorami e level design che avrebbero potuto risiedere anche su console “inferiori”, per capirci; con sfoggio di grossolane textures appiccicate su alcune location. I sedici livelli, pur essendo ben riprodotti e convincenti, quale passato alternativo, non ci hanno fatto saltare dalla sedia, complici anche alcuni dettagli troppo squadrati soprattutto se inerenti le rotondità’…umane. Con 50 Gb di memoria occupata, sinceramente, ci saremmo aspettati molto di più. I nemici non sono vari quanto speravamo in partenza ne’, tantomeno, l’interattività ambientale, limitata ad alcune casse da distruggere o alcuni muri che verranno sforacchiati dal nostro incedere. Gli ambienti sono ricchi di particolari ma, non ci hanno convinto. Lo consideriamo come un banco di prova per il capitolo successivo. 

E’ un continuo bombardamento

Si, si, il bombardamento è continuo. Sonorità fragorose ma, soprattutto, mal calibrate sovrasteranno, per quasi tutta la partita, le voci dei protagonisti; spesso sarà davvero arduo capire gli scambi tra i personaggi del gioco. L’unica è abilitare i sottotitoli, oppure ci perderemo parecchi dialoghi e gli avvenimenti visti dagli occhi dei protagonisti. Il parlato non sarà l’unica cosa a essere nascosta dagli effetti speciali; potremo godere delle musiche d’accompagnamento solo ed esclusivamente durante i periodi di raccordo tra una vicenda e l’altra. Purtroppo i rumori di fondo annullano le battute degli attori, che pur sono interpretate in maniera molto convincente; le voci sono davvero degne di menzione perché convinte. Un ottimo doppiaggio e un’epica colonna sonora rovinate da una pessima gestione dei livelli sonori del tutto sbilanciati in favore di rumorosità ambientali; considerando che ci troviamo sempre in zone di guerra ci perderemo almeno l’ottanta percento del restante comparto audio. Un peccato perché le poche tracce udite, ci hanno toccato proprio per un senso di epicità e malinconia struggente. 

Ein, zwei, drei

Titolo di raccordo tra l’old-gen e la nuova, non mostra particolari muscoli grafici ne’ evidenzia una giocabilità nuova, fresca, attuale. Certe texture grezze appiccate con troppa semplicità fanno da contraltare a città in rovina, nel complesso ben strutturate ma che nulla vien fatto per sfruttare le potenzialità delle nuove console. Forse ci hanno creduto poco, durante lo sviluppo, perché certe meccaniche possono sembrare (forse) troppo usate; c’è il tentativo, solo abbozzato di fasi stealth sacrificato in favore di un gameplay facile facile: si avanza e si annichilisce tutto quello che si muove. Per questo, comunque, pur non brillando, possiamo affermare che il divertimento è assicurato e gli scenari abbastanza aperti lasciano pure il tempo per raccattare oggetti ed extra che servono per approfondire meglio la trama. Non abbiamo speso parole per il comparto sonoro…lasciamo stare.

Pro

  • gameplay
  • caricamenti velocissimi

Contro

  • sonoro impossibile
  • new-gen “sprecata”

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

La recensione di Wolfenstein: The New Order è stata scritta e curata da FranX per GameStorm.it, pubblicata il 08-06-2014

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