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Recensione di Resident Evil 3

Titolo: Resident Evil 3
Genere: Survival horror
Piattaforma: Xbox One (versione testata), PlayStation 4, PC
Sviluppatore: Capcom
Publisher: Capcom
Data di pubblicazione: 3 aprile 2020

Correva il 1999 quando sull'intramontabile PlayStation approdavano Dino Crisis (di cui si spera sempre in un remake) e Resident Evil 3: Nemesis. Quest'ultimo un rifacimento lo ha invece ricevuto ed è stato rilasciato proprio nel corso di questo mese per Xbox One, PlayStation 4 e PC. Come negli anni '90, la storia si ripete e purtroppo con tutti i contro del caso: la terza trasposizione della serie giungeva proprio a seguito di quell'opera eccezionale che è Resident Evil 2, apparendo quasi come una sua espansione piuttosto che come vero nuovo episodio. Nonostante non sia affatto un brutto gioco, il divario qualitativo era comunque enorme, elevando Resident Evil 2 spanne sopra al suo successore.

Secondo voi Capcom ha sfruttato l'occasione di rilanciare Resident Evil 3, annichilendo quel divario tanto potente che c'era tra le due produzioni negli anni '90? Se il vostro pensiero è incentrato sul "sì, dai, sicuramente ce l'hanno fatta stavolta", duole darvi un dispiacere. Non solo gli eventi si ripetono e dunque il remake di Resident Evil 2 risulta di tutt'altra caratura rispetto a quello del 3, ma la produzione Capcom non riesce nemmeno a far centro proprio come operazione in sé, rivelandosi pure un gradino sotto l'originale. È chiaro che in un remake vengano apportati degli accorgimenti, delle modifiche e una reimmaginazione di alcuni momenti o sequenze di gameplay, ma con Resident Evil 3 la situazione è un po' sfuggita di mano. Abbiamo infatti giocato remake ed originale in contemporanea e ciò che n'è scaturito è che si abbia come la sensazione di trovarsi dinanzi a due giochi diversi, non tanto per l'incipit quanto per la struttura.

Anche Resident Evil 2 dello scorso anno vantava una marea di differenze rispetto alla release del 1998, eppure lo spirito dell'originale è rimasto intatto e cristallino con tanto di momenti iconici sapientemente replicati sotto una nuova luce. Resident Evil 3 prende invece proprio un'altra direzione, il che poteva anche non essere necessariamente un male, sebbene allontanarsi troppo dall'opera di riferimento non sia del tutto corretto a nostro modo di vedere. Il problema sorge soprattutto se allontanandoti riesci a fare anche peggio rispetto all'originale. È questo che principalmente non funziona nel remake di Resident Evil 3. Non solo si ha quasi per tutta la campagna la sensazione di star giocando non un remake, bensì un titolo che richiami ed omaggi l'originale quando può, ma ciò che è stato aggiunto è pure di qualità ben inferiore rispetto a tutta quella serie di elementi che resero caratteristica la versione del 1999, nonostante fosse l'anello debole della serie.

Resident Evil 3 sbaglia quindi sia come remake che come in gioco in sé, risultando da entrambe le prospettive un prodotto ben inferiore rispetto al suo prequel il quale, al contrario, funziona invece sia come operazione nostalgica che proprio ludicamente parlando. Ma quindi è un titolo da buttare? Non vale la pena investirci dei soldi? In realtà a questa domanda è molto difficile rispondere con un banale 'sì' o 'no'. Non funzionando al 100% come operazione inevitabilmente non accontenterà tutti. Sicuramente non è un prodotto da buttare, tuttavia se qualcuno cerca (giustamente) da un remake un qualcosa che pur con le sue diversità mantenga lo spirito dell'originale, potrebbe restarne ampiamente deluso. Chi invece pretende un buon survival horror e magari si è avvicinato alla serie Resident Evil con il VII e il remake del 2, anche qui c'è il rischio di non essere del tutto soddisfatti. E chi vuole semplicemente un buon gioco action per passare il tempo? Premettendo che abbia diverse criticità, questa potrebbe essere la fetta di utenza più adatta all'acquisto, perché le meccaniche di gameplay di Resident Evil 3 funzionano e lo rendono un titolo davvero piacevole da giocare.

"S.T.A.R.S."

Nonostante le molteplici diversità, l'incipit narrativo di Resident Evil 3 è rimasto immutato: il gioco si sviluppa parallelamente al suo predecessore e le vicende iniziano un giorno prima e terminano un giorno dopo rispetto a quest'ultimo. È il 28 settembre del 1998 e a Raccoon City regna il caos più totale a causa dell'epidemia zombie che l'ha colpita. I responsabili del Virus-T appartengono alla Umbrella Corporation, una multinazionale britannica con svariate filiali operanti in diversi settori. La protagonista è la bella Jill Valentine, ex-agente della S.T.A.R.S. (Special Tactics And Rescue Service), il cui volto è stato prestato dalla modella russa, Sasha Zotova, la quale si ritroverà braccata dal Nemesis (che vuole morti tutti i membri della S.T.A.R.S.); un esperimento, un'arma biochimica creata proprio dalla Umbrella. La base del racconto che fa da sfondo alle vicende narrate in Resident Evil 3 Remake è rimasta invariata. A cambiare sono però tutti gli eventi (o quasi) che hanno subito una totale reinterpretazione e riscrittura, ma soprattutto delle modifiche. Questo rende il rifacimento di Capcom un'opera che si allontana parecchio dall'originale, tant'è che le sezioni sono o diverse oppure reimmaginate (prevalgono le differenze). Come ribadito poc'anzi, ad eccezione di alcuni momenti che sembrano citare l'originale piuttosto che reinterpretarlo in chiave moderna, il remake prende una direzione totalmente diversa, sia nella sceneggiatura che proprio nella struttura di tutto il game design, al punto tale che sono stati tagliati diversi contenuti dalla release del '99 (in particolare la Torre dell'Orologio e il Parco) a favore di altri però meno entusiasmanti.

Un elemento senza dubbio positivo del lavoro riguarda la caratterizzazione dei personaggi; assumono finalmente un tratto più serioso con dialoghi di maggior qualità. Stesso dicasi per recitazione e doppiaggio, davvero ben fatti (perlomeno in inglese; in italiano è sconsigliato). Certo, non aspettatevi i valori di un The Last of Us, ma siamo comunque su livelli interpretativi più alti rispetto agli standard a cui ci aveva abituati la serie e quindi anche rispetto a Resident Evil 2 Remake che, nell'essere più fedele all'originale, manteneva anche l'essenza tipica da B-Movie. Un personaggio però completamente rivisitato non solo negli atteggiamenti ma anche nell'estetica è Carlos Oliveira, al quale viene dato molto più spazio rispetto all'opera originale e, paradossalmente, le sezioni di gioco più belle sono proprio quelle in cui lo impersoniamo (il che lascia riflettere sul processo creativo del titolo). Non da meno la regia che dona a Resident Evil 3 Remake un taglio decisamente più cinematografico, rendendo l'esperienza molto accattivante. Unica criticità è che Capcom abbia voluto imprimere proprio in tutta la produzione questo tipo di approccio, ed ecco quindi che ci si ritrova tra le mani un Resident Evil dai ritmi molto più frenetici, maggiormente lineare e sprovvisto dello spirito esplorativo della serie. Ma soprattutto, le apparizioni del Nemesis sono diminuite per lasciar spazio a fughe scriptate (soltanto una realmente fatta bene) a favore del taglio cinematografico succitato. Eppure questa scelta Capcom non l'ha presa con decisione e lo dimostrano proprio le sezioni giocate nei panni di Carlos in cui la produzione prova ad essere un Resident Evil più classico. Quando lo fa, non dispiace, ma è troppo poco e soprattutto lascia basiti l'appiattimento complessivo del level design che raramente si mostra ben solido e intricato. Per la maggior parte, esclusi tre segmenti specifici del remake, ci si ritroverà in zone poco ispirate e non del tutto accattivanti.

Già l'originale Resident Evil 3 era più action e meno dispersivo rispetto agli standard a cui eravamo abituati, ma riusciva comunque a non perdere la vena esplorativa e quel pizzico di tensione che hanno reso tanto caratteristico il brand. Con il remake in questione Capcom ha voluto incentrare l'essenza dell'esperienza sulla fuga dal Nemesis, anche per cercare di non rendere quest'ultimo troppo simile a Mr. X del predecessore; gli intenti risultano senza dubbio ammirabili sulla carta, ma nella messa in scena qualcosa è andato storto: se è pur vero che nell'originale la figura di Nemesis non era altro che un'evoluzione del Tyrant (con le dovute differenze), va anche sottolineato quanto funzionasse a dovere (essendo più veloce stava maggiormente col fiato sul collo, enfatizzando appunto la fuga). Il motivo che aveva reso tanto riuscito l'antagonista dell'originale Resident Evil 3 è però la presenza delle scelte multiple durante alcune sue apparizioni, capaci di incrementare la tensione per il semplice fatto che il giocatore era chiamato a prendere una decisione in pochissimo tempo. Queste sono state semplicemente rimosse a favore delle fasi scriptate poco riuscite a cui facevamo riferimento poc'anzi. L'errore di Capcom non è tanto l'aver voluto dare a Resident Evil 3 un imprinting maggiormente cinematografico per donare enfasi alle fughe, bensì il modo: nella ricerca eccessiva della spettacolarizzazione, scappare non crea quel brivido che tanto dovrebbe essere forte in un survival horror. E se pensate che la colpa sia da affibbiare alle sequenze scriptate, bisogna ammettere che non sia così, poiché l'introduzione dimostra il contrario, avvalorando quindi la critica sulla gestione stessa delle fughe. Va però anche evidenziato quanto le multi-scelte fossero un elemento caratteristico dell'originale e che potevano giovare non poco a quelle non scriptate del remake. Peccato invece che quando il gioco prova a farci scappare tramite il puro gameplay non riesca a garantire chissà quale qualità e soprattutto lo fa davvero troppo di rado.

Non stiamo quindi dicendo che il remake di Resident Evil 3 avrebbe dovuto disporre della profondità esplorativa dell'originale (nel quale ‒ ricordiamo ‒ cambiavano una marea di eventi e cutscene persino in base a dove si decideva di andar prima), ma quantomeno di gestire meglio le fughe e le apparizioni del Nemesis; e soprattutto garantire un level design più curato, proprio come nelle sezioni dove l'opera dà il meglio di sé. Non per l'altro l'arcinemico della produzione non solo appare già poco nelle fasi iniziali, ma dopo l'orribile seconda forma sparisce totalmente per tornare in scena solamente nel finale. Considerando inoltre che Resident Evil 3 Remake non sempre vuole essere pimpante e incentrarsi sulla fuga, ma propone pure sezioni di gioco (poche) in linea con gli standard della serie, non riusciamo a capire il taglio dei piccoli rompicapo e della Torre dell'Orologio, questa persino menzionata in alcuni file. Se l'esclusione del Parco può avere una sua logica, quella della Torre non trova invece senso e si avverte proprio come la sensazione di un qualcosa inizialmente previsto e poi rimosso in corso d'opera. Riguardo invece i famigerati enigmi, comprendiamo la scelta da parte di Capcom di rimuovere tutti quelli presenti nel prodotto originale, in quanto per la maggior parte poco adatti in un contesto più realistico, ma altri invece funzionavano e soprattutto non vuol dire che non fosse possibile crearne di inediti per il remake. La scusante non può infine essere il voler dare all'esperienza un ritmo più one-shot e totalmente cinematografico, siccome il titolo per le sue esigenze narrative propone momenti meno frenetici e non incentrati sulla fuga, ergo potevano starci tanto i piccoli rompicapi quanto la Torre dell'Orologio, soprattutto se ciò è stato rimosso a favore di sezioni poco ispirate e prive di mordente (Sotterranei in particolare).

Quando il gameplay salva un remake (in parte) sbagliato

Resident Evil 3 Remake ha diversi difetti o scelte non sapientemente sfruttate, ma in due aspetti funziona davvero alla grande: tecnicamente è pura gioia audiovisiva e da giocare risulta godibilissimo, facendo quasi chiudere un occhio sulle sezioni e sui momenti poco ispirati. Peccato quindi che gli manchi proprio l'elemento più importante che avrebbe reso maggior giustizia a questa operazione, potendo garantire la qualità del suo predecessore. È vero che Capcom si sia concentrata più sul renderlo un prosieguo del remake del 2 piuttosto che avvicinarsi al 3 originale (i forti collegamenti con il prequel lo dimostrano), ma bastava davvero quel pizzico di impegno in più per la buona riuscita complessiva di questo rifacimento. Detto ciò, Resident Evil 3 Remake si lascia giocare, grazie al suo ritmo più frenetico scorre liscio e le sue meccaniche di gameplay offrono comunque tanto divertimento. L'infrastruttura è quella del suo predecessore, ma migliorata con tante piccole rifiniture ed aggiungendo una feature già presente pure nell'originale, ovvero la schivata. Essa risulta una vera e propria chicca, anche se una volta padroneggiata a dovere potrebbe rendere le cose un tantino più semplici (a meno che non si giochi alle difficoltà sbloccabili quali 'Incubo' e 'Inferno'). In alcuni rarissimi casi risulta un tantino imprecisa e talvolta la telecamera non aiuta, ma in linea di massima fa il suo dovere e rende l'esperienza decisamente più accattivante, donandole quel pizzico di pepe in più che non guasta affatto.

Se Jill esegue la schivata, Carlos vanta invece una mossa differente: la spallata. Permette di stendere i nemici se eseguita col giusto tempismo. Ottimo pure il feedback dei colpi, ancora più percettibile e pesante rispetto a Resident Evil 2 Remake, donando allo shooting una verve notevole, garantendo gusto ed adrenalina nelle sparatorie. Ogni arma è inoltre sapientemente curata, così da rendere le meccaniche action una vera e propria gioia pad alla mano. Nonostante l'esser consci delle svariate problematiche, la produzione si lascia giocare con disinvoltura ed appagando tantissimo il fruitore, creando quella sorta di amore e odio nei confronti dell'opera. Da una parte tanta qualità e goduria scaturite dal puro gameplay, dall'altra la scarsa gestazione di buona parte delle idee e i tagli immotivati. Difatti è proprio grazie al gameplay che Resident Evil 3 Remake lascia comunque il segno. C'è del buono nell'ultima fatica targata Capcom, solo che il retrogusto amaro non rende giustizia ad un lavoro che su carta poteva essere semplicemente straordinario. Un gran peccato, specie se si pensa che rispetto al remake del 2 ritroviamo persino boss battle ludicamente migliorate e più profonde. Ma quindi perché abbiamo definito orribile la seconda forma del Nemesis? Il problema non sono le battaglie in sé, che nell'insieme funzionano pure (a parte un piccolo riciclo), ma il modo in cui vengono affrontate e soprattutto per il contesto: in un survival horror è lecito aspettarsi boss fight un minimo attorniate dal brivido e dalla tensione, ricreando un'atmosfera di lieve panico. E invece dopo la prima, in parte anche riuscita, non si riesce più a prendere il tutto troppo sul serio, ridicolizzando un bel po' la figura dello spietato antagonista.

Spietato antagonista che, ricordiamo, nella prima fase urbana prova a seguirci, ma a differenza di Mr. X ‒ dove in questi momenti il confronto risulta un tantino inevitabile ‒ non riesce a trasmettere le stesse sensazioni di angoscia. Addirittura capita di entrare in un negozio e vederlo fuori dalla vetrina in attesa che noi usciamo, distruggendo tutto il pathos che dovrebbe invece essere ricreato in questi momenti. Le fughe contro il Nemesis per il resto funzionano, anche quelle scriptate (tranne una di pochi secondi, molto inutile), sebbene come ribadito in precedenza solamente la prima trasmetta angoscia vera e coinvolgimento; le altre sembrano invece fuoriuscire da una pellicola hollywoodiana. La sensazione è che si potesse fare comunque un po' di più, a prescindere dall'orrore un po' mancante, mentre della gestione mal riuscita dell'arcinemico ne abbiam parlato poc'anzi e non ci dilungheremo ulteriormente. Durante le poche fasi in cui il Nemesis ci segue ed il controllo è totalmente nelle nostre mani, abbiamo la possibilità di affrontarlo nonché di farci droppare succosi potenziamenti o altro, proprio come succedeva nel capitolo originale (anche se lì alcune cose venivano rilasciate in base alla scelta eseguita).

Come già detto, il comparto tecnico di Resident Evil 3 Remake è veramente splendido e sfrutta nel migliore dei modi il RE Engine, facendoci vedere il massimo (per ora) che questo motore è in grado di tirar fuori. La cura nei dettagli è semplicemente minuziosa, le animazioni molto solide e i volti dei personaggi e in generale di tutti gli zombie davvero incredibili. Un vero e proprio piacere da vedere ed anche solo per tale aspetto potrebbe valere il prezzo del biglietto. Capcom ha sicuramente fatto centro con il suo engine e anno dopo anno mostra sempre più di cosa sia capace. Lo avevamo visto con il remake del 2, nonché con lo stesso Devil May Cry 5, ma qui si sono ancora una volta superati, lasciando così tanti buoni propositi e speranze per il futuro e per la next gen. Certo, Resident Evil 3 Remake non gestisce comunque la fisica come nel quarto meraviglioso capitolo, ma se quest'ultimo è davvero il prossimo remake in lavorazione ed uscirà sulle nuove console, allora potrebbe farci ammirare ulteriormente le capacità del RE Engine, evolvendo ancora una volta il gameplay. Dal punto di vista sonoro è stato fatto un lavoro notevole, peccato solamente per alcune musiche non del tutto riuscite (soprattutto per il discorso riguardante atmosfere e tensione), ma in linea di massima ritroviamo brani musicali di buon livello e adatti nel contesto ricreato (che sembra proprio volutamente meno survival horror e più action cinematografico, sebbene provi non benissimo a fondere le due cose).

All'interno del pacchetto troviamo infine pure Resident Evil Resistance, l'esperienza multiplayer online che potrà donare (negli intenti) ore di divertimento aggiuntivo oltre alla campagna principale un po' breve. Tuttavia Resistance è un semplice riempitivo che nulla aggiunge e nulla toglie all'opera nel suo complesso. È lì e purtroppo dopo averlo provato per semplice curiosità rischia seriamente di essere dimenticato. Dubitiamo possa fare realmente centro, anche perché i contenuti offerti non sono così entusiasmanti. In sostanza possiamo decidere di vestire i panni dei sopravvissuti o quelli del Mastermind. Nel primo caso, si gioca in squadre da quattro (su 6 personaggi con caratteristiche diverse) dovendo superare gli obiettivi e le orde di trappole, enigmi e nemici piazzati dal giocatore che controlla il Mastermind; nel secondo si è appunto protagonisti di quanto appena ribadito con la possibilità di passare anche al controllo dei vari sistemi di sicurezza o sui numerosi zombie, potendo controllare addirittura l'implacabile Tyrant. Sebbene sia la modalità più difficile, poiché richiede una certa dimestichezza e conoscenza delle varie mappe (non molto ispirate) di Resident Evil Resistance, quella nei panni del Mastermind è indubbiamente la più divertente ed appagante. Giocare come sopravvissuto ha comunque il suo perché, soprattutto se in compagnia di amici con cui si riesce bene a coordinare le avanzate offensive e il "gioco di squadra", ma ludicamente risulta la modalità più debole anche perché non garantisce la qualità delle meccaniche shooting vista nel prodotto principale. Rimane senza dubbio un qualcosa in più e non guasta affatto, ma non è capace di dare gli stimoli giusti a rendere questa modalità multiplayer veramente efficace.

In conclusione

Resident Evil 3 Remake è un titolo difficile da analizzare. Un prodotto con tante problematiche e piccolezze, ma che al contempo riesce ad essere ugualmente solido grazie a dei valori produttivi pazzeschi. Il gameplay, la grafica, la regia e la recitazione dei personaggi (in lingua inglese) sono senza dubbio gli elementi di punta dell'opera Capcom e fanno chiudere un occhio sulle mancanze e sbavature che l'attanagliano, soprattutto da chi non pretende troppo e cerca proprio un action di questo tipo. Tuttavia non si può far finta che quanto evidenziato di negativo in sede di recensione non esista, specie considerando si tratti di un Resident Evil arrivato dopo due capitoli riuscitissimi come il VII e il remake del 2. Qualcosa è andato storto, è innegabile, ed è un vero peccato, soprattutto considerando che poteva essere l'occasione giusta per dare finalmente giustizia al capitolo originale, con la possibilità di arricchirlo ed espanderlo come avrebbe meritato. Invece, per certi versi, pur funzionando meglio come action rispetto agli intenti del 3, lo è meno come Resident Evil; l'originale rimane dunque una spanna sopra da questo punto di vista. Non aiuta la longevità che risulta piuttosto scarsa; non che la serie abbia mai offerto chissà quali campagne longeve (ad eccezione del 4) e lo stesso capitolo originale era il più breve tra tutti, ma quantomeno offriva un mare di differenze che lo rendevano gustoso da rigiocare per vedere tutti i bivi e le cutscene o piccole porzioni di mappa mancate nella prima run e soprattutto per leggere i vari epiloghi dei personaggi. Qui lo si rigioca per puro gusto e per le difficoltà avanzate che possono essere un piacere, ma non certo per tutti. L'aggiunta di Resistance non vale inoltre quanto la modalità Mercenaries, introdotta proprio in Resident Evil 3 del 1999, e poteva essere anche qui riproposta, specie con un gameplay action così bello ed entusiasmante. La campagna con Jill dura invece un po' meno rispetto a quelle del 2 e persino rispetto al capitolo originale; soprattutto si avverte proprio che alcune sequenze siano state meno approfondite rispetto ad altre e il taglio della Torre dell'Orologio è palpabile, sembrando proprio qualcosa di rimosso (come il terzo dungeon di Zelda The Wind Waker, per capirci). E se nel 2 il tutto è impreziosito dalla presenza della campagna di Claire e della Nuova Partita (2) dedicata sia a lei che a Leon, Resident Evil 3 Remake sfoggia soltanto la campagna di Jill, con tutti i pro e contro del caso messi in discussione durante l'articolo. Ancora una volta si pone quasi più come espansione di Resident Evil 2 piuttosto che come vero nuovo capitolo. In questo possiamo proprio dirlo: Capcom è stata fedelissima. Nel modo sbagliato, però. Come espansione del 2 sarebbe sicuramente stato più accettabile, senza il bisogno dell'opinabile Resistance, oppure avrebbe potuto contenere quantomeno una campagna dalla prospettiva di Carlos, così da arricchire il tutto. Anche perché le basi per crearne una con lui ci son tutte e non è poi così impensabile che la compagnia giapponese non vada ad aggiungerla come DLC gratuito tra un po' di tempo. Resident Evil 3 Remake rimane senza dubbio un titolo valido e bello da giocare, ma non riesce a garantire gli standard qualitativi degli ultimi capitoli e soprattutto non riesce a centrare il bersaglio come operazione di rifacimento. È adatto giusto per chi cerca un solido action game; chi vuole però un survival horror o un Resident Evil più puro o semplicemente qualcosa più in linea con il 3 originale, forse è meglio che investa i suoi soldi altrove.

Pregi

  • Ottimo gameplay action 
  • Tecnicamente sontuoso (gran prova del RE Engine)
  • Buona caratterizzazione dei personaggi e toni più seriosi
  • Quando prova ad essere un puro Resident Evil lo fa molto bene (l'Ospedale lo dimostra)
  • Nonostante tutto, si lascia giocare con estremo piacere 

Difetti

  • Gestione del Nemesis da rivedere e scarsa presenza nel complesso
  • Appiattimento del level design in più occasioni
  • Tagli ingiustificati (Torre dell'Orologio) e scelte non del tutto azzeccate
  • Operazione di remake mal riuscita che non accontenta né i nostalgici né chi da Resident Evil cerca il brivido della tensione
  • Atmosfere da survival horror troppo poco presenti
  • Sembra quasi un altro gioco rispetto all'originale, cambiando in negativo nella maggior parte dei casi

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7,3

La recensione di Resident Evil 3 è stata scritta e curata da Isma92 per GameStorm.it, pubblicata il 17-04-2020

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