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Recensione di Metro Exodus

Titolo: Metro Exodus
Genere: Sparatutto in prima persona
Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One (testata), PC
Sviluppatore: 4A Games
Produttore: Deep Silver (distribuito da Koch Media)
Data di uscita: 15 febbraio 2019

The dayafter

Metro Last Light ampliò le location disponibili e allargò la regione teatro delle vicissitudini di Artyom oltremisura. Le attese della nuova creatura dei 4A Games riguardano un’area ancora più vasta e un gameplay non puramente FPS ma con influenze survival. E cosi, dopo il finale del precedente Metro, Exodus prende piede, due anni dopo.

Mockba

L’aggancio alla storia, iniziata da Metro 2033 è dovuto; Artyom e la sua gang ci condurranno questa volta, fuori da Mosca e soprattutto sulla superficie, all’esterno della metropolitana. Questo è sempre stato il sogno del muto protagonista, quello di poter di nuovo respirare all’aria aperta, rivedere il sole, riassaporare la vita di una volta. Le speranze mai sopite l’hanno costantemente messo in pericolo e in cattiva luce con il popolino della metro che spesso ha dovuto soccorrerlo e medicarlo, sprecando sangue prezioso.

Le cose iniziano ad andare male (o bene, a seconda del punto di vista) quando scopre che il Col. Miller, il padre di sua moglie, è invischiato in loschi affari con una ancor più strana forza paramilitare, l’Hansa. Lo stesso alto ufficiale, resosi conto di alcune dinamiche poco chiare, abbraccia la causa del genero e, con il suo drappello di professionisti lo aiuta, seguendolo con un treno, l’Aurora, attraverso gli Urali. Dimenticheremo presto le vecchie ambientazioni sotterranee; finalmente si sale in superficie, ove è basata la maggior parte del gioco (il quale avrà dinamiche da falso open world) fino a raggiungere la nostra meta, ultima “fermata” della saga ludica Metro basata sul best-seller di Dmitrij Gluchovskij.

Non aspettiamoci, cosi, aree dispersive poiché ci muoviamo in regioni vaste ma delimitate da muri invisibili, per questo lo abbiamo definito un “falso free-roaming”; ogni ambientazione è esplorabile liberamente e permette di intrecciare la vita del protagonista con quella di altri personaggi; ma è con il treno che ci si sposta di zona in zona e di stagione in stagione. Le avventure di Artyom occupano l’arco di un anno, dall’inverno moscovita all’estate desertica, con i vari cicli giorno e notte e le differenti aberrazioni che popoleranno il paesaggio a seconda del preciso momento giornaliero modificando il tipo di approccio al gioco: di notte, per esempio, i criminali dormono ma ci sono in giro ben altri mostri.

Inverno nucleare

Si parte sempre da ciò che è rimasto di Mosca, città coperta da un manto candido di neve ma che ci vede in fuga nel sottosuolo da terribili mutanti che ci braccano. L’inizio è tragico, come abbiamo ormai imparato; quello che però Gluchovskij ci riserva, nella sua storia, sarà solo da scoprire e sicuramente non lo troverete così “catastrofista” come può sembrare a prim’acchito. Dopo numerosi titoli di questo periodo da giocare rigorosamente online, ne arriva uno che punta tutto sulla modalità in singolo e, oltre al simil open-world, Exodus introduce nuovi nemici e diversi tipi di crafting; modifiche operabili su armi e armature, cambiando anche in corsa i vari componenti per dotare gli armamenti di elementi differenti, snaturandone pure l’uso previsto per adattarli alle nostre velleità: con i giusti accorgimenti una pistola può diventare un letale fucile sniper oppure essere carrozzata per gli scontri a distanza ravvicinata. Gli slot disponibili per le modifiche sono pochi, per cui è indispensabile attrezzarsi per essere equipaggiati con un’arma a corto raggio e una da cecchino in modo da affrontare oppurtunamente le diverse avversità a cui si va incontro nello svolgersi dell’opera; la dotazione dovrebbe poter tenere conto anche del ciclo giornaliero: ad esempio, di notte è possibile sfruttare il buio per cercare di non dare troppi punti di riferimento ai nemici, procedendo con furtività. La varietà di situazioni tiene sempre vivi, sul pezzo, poiché ci si imbatte in dinamiche d’attacco del tutto differenti: gli umanimali aggrediscono forti di un numero importante di elementi e tendono a mimetizzarsi (a volte con effetti comici); i predoni invece utilizzano svariate strategie, dai tentativi di pugna selvaggia ad aggiramenti o, ancora, il fuoco incrociato. Nulla di eclatante ma rende bene l’idea della situazione critica che Artyom deve fronteggiare; il gameplay ne attinge a piene mani, magari a volte esagerando sia in bug (compenetrazioni impossibili o elementi che ci bloccano senza motivo) che in sbilanciamenti di difficoltà improvvisi. Fa, tuttavia, parte del gioco, che si lascia “abbordare” facilmente e scorre via senza patemi particolarmente penalizzanti per l’esperienza di gioco, a patto, però, di sorvolare su tali problematiche.

Un lungo viaggio in treno

La strada ferrata è il filo conduttore che trasporta il giocatore fin dall’inizio dell’avventura. Procede, così, fino alla fine del lungo pellegrinare che mette in moto il manipolo di soldati e fa loro visitare terre inimmaginabili, dopo l’esplosione  nucleare che ha isolato Mosca. L’itinerario permette di esplorare ambientazioni differenti e in condizioni estreme; una volta l’inverno gelido, poi il sole cocente, ma anche luoghi dove poter vivere in pace. Il design grafico segue molto da vicino la trama narrata dagli sviluppatori; ogni situazione vede i sopravvissuti vivere in baraccopoli, tra sporcizia e cadaveri le cui ossa si sbiancano al sole. I giochi di luce rientrano in un’effettistica sviluppata con grande attenzione: il titolo abbonda di situazioni vissute al lume di accendino o di fonti luminose in movimento; numerose sezioni “obbligano” a giocare con il fuoco e sembra quasi di respirare l’infausto destino della cerchia dei nostri beniamini.

Purtroppo l’aspetto tecnico, seppur ben implementato, è denso di problemi che, in parte, minano l’atmosfera; dai muri invisibili (come accennato) a textures caricate in ritardo, passando per un labiale fuori sincro che, soprattutto nelle sessioni dedicate ai dialoghi, rimarca alcune pecché nell’ottimizzazione del titolo.

Restando in tema di mero chiacchiericcio tra le parti, troviamo doppiatori in gamba che hanno reso bene l’idea dell’inferno che sta passando il manipolo di eroi, interpretando al meglio conversazioni tese, nervose e sempre pessimistiche; le solite gag per spezzare allentare la tensione si contano sulle dita di una mano. Musiche ovviamente ridotte all’osso a causa dei tragici eventi ed effetti sonori nella norma con i grugniti e l’incalzare delle tonalità musicali qualora siamo sotto minaccia, anche se indiretta.

In sintesi:

Il titolo ha la durata classica del genere, si attesta sulla quindicina di ore di media; non si fatica ad apprezzarlo a patto di essere ben predisposti e sorvolare alcune magagne tecniche. La storia tiene inchiodati alla sedia fino all’epilogo con una difficoltà che subisce alcune impennate solo in un paio di occasioni; l’avventura, nel complesso, risulta convincente e piacevole. Peccato per l’assenza di alcune rifiniture che avrebbero reso il tutto ancor più piacevole. Si tratta di una degna conclusione per le vicende di Artyom, iniziate qualche anno fa. È un titolo che certamente può far gola agli amanti (come noi) delle esperienze prettamente singleplayer, dei survival-horror e degli shooter in prima persona, tutti elementi che la produzione di 4A Games propone abilmente. Ovviamente, è immancabile nella collezione di chi ha seguito le avventure di Metro 2033 e Metro: Last Light.

Pregi:

  • Atmosfera “densa”.
  • Storia accattivante.
  • Si lascia giocare con piacere.

Difetti:

  • Parecchi bug presenti.
  • Labiale fuori sincro.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7,5

La recensione di Metro Exodus è stata scritta e curata da FranX per GameStorm.it, pubblicata il 05-03-2019

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