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Recensione di Lords of the Fallen

Titolo: Lords of the Fallen
Genere: RPG
Piattaforma: Xbox One
Sviluppatore: CI Games
Publisher: Namco Bandai
Data di pubblicazione: 30/10/2014

Dalla Polonia con furore

CI Games, o City Interactive, come preferite. Pressoché ignoti, ammettiamo che abbiamo dovuto spulciare la nota enciclopedia online per conoscerne gli albori e, cosa più importante, tutta la ludografia. Titoli sconosciuti, almeno per noi; anche leggendo la lista di quello che hanno creato la memoria non ci aiuta ad eccezione dei due FPS Sniper Ghost Warrios, tutto resta avvolto nelle nebbie. Probabilmente non hanno ancora sviluppato o prodotto nulla di veramente memorabile. Abbiamo voluto utilizzare la parola “ancora” per un motivo ben preciso: bene o male “Lords of the Fallen” sta gia’ facendo parlare di se’ quale nuovo Dark Souls.

Hardcore

Il nuovo filone degli action RPG si tinge di hardcore. Tutto più difficile, più incasinato e drammaticamente più tecnico. Reami fantastici rigorosamente oscuri e creature simil medievali richiamate a forza dagli incubi. Sono lontani i tempi del “leggero” Baldur’s Gate giocato sulle prime console; ora è tutto più maschio, più adulto, più dannatamente difficile. A scapito di darci la zappa sui piedi non stiamo dalla parte dell’hardcore puro, dei titoli smaccatamente feroci e quasi impossibili da terminare; abbiamo odiato l’estrema difficoltà di Dark Souls 2, non voletecene a male. Detto questo, con occhio critico, non vediamo l’ora di gettarci nuovamente nella mischia creata da CI Games…in attesa del “connazionale” The WItcher 3. Orbene, Harkyn un criminale in via di redenzione è la nuova spalla destra di un signore della terra, tale Antonidas, che è l’ultimo baluardo preposto contro i Rhogar, i demoni, che naturalmente vogliono distruggere l’umanità e dominarci. Il più classico dei cliché, per la più classica delle storie, narrata in un non imprecisato freddo e cupo medioevo vichingo di uno sconosciuto universo ove i peccati segnano i volti dei peccatori. Ne abbiamo troppi da farci perdonare e abbiamo troppo da capire di questo mondo; troppo perché non ci viene mostrato tutto subito, ma sveleremo le pieghe della trama durante la nostra avventura nel freddo inferno, leggendo papelli e scoprendo illuminanti (ma forse non troppo) filmati d’intermezzo che fanno luce (o, piuttosto, buio) sulle gesta del sicuramente poco nobile eroe per forza. Cosa ci spinge a scoprire le dinamiche che hanno spinto il pelato Harkyn a quest’avventura improba? La trama latita e la linearità della stessa ne riduce automaticamente le possibili sorprese e smorza i colpi di scena. Quindi, ripetiamo quale è il motore della nostra epopea ?

Dark Souls?

No, sicuramente non è il tentativo di riscontrare analogie con Dark Souls, quello che ci spinge a inoltrarci nei malevoli labirinti del santuario di Keystone. Nemmeno l’eccessiva difficoltà ci esorta alla missione di Harkyn. Forse la giocabilità assurda, che non si discosta dall’ormai pietra miliare degli hardcore rpg; quasi stesse combinazioni di tasti, ma identica difficoltà: bisogna sempre tenere d’occhio la Stamina perché una volta consumata tutta si lascia il fianco esposto agli attacchi dei gruppi di mostri presenti. Sempre la maledetta stamina. Il personaggio va creato e “cesellato” in maniera rigorosa; uno sbilanciamento delle caratteristiche e non saranno sufficienti 7 camicie per continuare a giocare: armi sbagliate consumano troppa resistenza e renderanno vane le capriole che dovremo eseguire se vorremo resistere il più a lungo possibile. In fase di creazione, avremo tre classi su cui basarci, ognuna non modificabile in-game e ciascuna con i propri punti forza e set d’attacco/difesa. Se volete l’arma perfetta, dovete finire il gioco tre volte, e ogni volta sbloccheremo una classe in più da assegnarci. Detto questo, menzioniamo a volo d’uccello la customizzazione delle abilità che bene o male accomuna tutti i GdR, con ogni talento declinato per il proprio avatar e la propria concezione del genere. Prestate sempre attenzione alla creazione dell’alter ego che ci rappresenta perché il gioco è ostico, non finiremo mai di ripeterci; gli enigmi da risolvere non saranno cervellotici, ne’ esagerati ma il parco nemici è tosto e tecnico e ognuno va affrontato in maniera diversa dal precedente. Ne bastano pochi di loro per farci terminare anzitempo la pugna: ci aggrediscono, ci accerchiano e, pur non facendo sfoggio di un’I.A. sopraffina, saranno estremamente coriacei da sconfiggere. L’oggetto che può fare la differenza è il maglio, che ci portiamo sempre appresso, che ci consente di colpire i mostri da lontano. E’ “upgradabile”, come molte armi che se infuse di poteri magici, elementali, conferiti da rune riesce a tenerci in vita un po’ di più che in Dark Souls. Proiettili incantati illimitati, a patto di non esaurire l’aura magica, barra che si ripristina con il tempo, cosi come quella della stamina; quella delle combo andrà riempita concatenando mosse che via via divengono sempre più letali e, quando brilla, dateci dentro con tempismo! Se da una parte troviamo oggetti potenti ed efficaci, dall’altra avremo mappe risicate e molte volte claustrofobiche, che ne inficiano il reale potere che sfoggerebbero in zone aperte, senza ostruzioni naturali o artificiali che, in qualche modo, compromettono maggiormente il nostro incedere verso il punto zero del male.

Oscure ripetizioni

Com’è da prassi, il titolo deve essere rigorosamente dark e, infatti, è accuratamente oscuro. Si respirano rovina e desolazione al punto giusto e le creature che popolano questo mondo corrotto ne rappresentano e sottolineano le asperità del parallelo demoniaco. Purtroppo lo sviluppo ambientale si ferma qui perché noteremo parecchi elementi riciclati oltre che una palese poca varietà di locazioni ove battagliare con le creature del male: labirintici corridoi e sparute lande desolate fanno da raccordo tra l’inizio dell’avventura e la sua (per ora) fine. Il taglio filmico della produzione spazia soltanto tra ricorrenti ambientazioni medievaleggianti quasi prive di elementi interattivi; è sempre piacevole tuffarsi in queste atmosfere cupe e pericolose. Gli effetti luce e sprazzi di scintille sembrano voler rimarcare il periodo buio che stiamo affrontando, enfatizzando un’oscurità mai celata, ma anzi, sempre presente e sottesa. Restando in tema di combattimenti e direzione cinematografica, vogliamo annoverare una non corretta gestione della telecamera che seguirà sempre i movimenti e le dinamiche di base, ma si perderà molte inquadrature importanti nascondendo parte dell’azione, faticando a tenere il ritmo degli eventi bellici. Bisognerà ritoccare spesso le “riprese” per aiutarla ad aiutarci nell’improbo compito. Oltre a questo, numerosi muri non verranno nemmeno scalfiti dalle nostre armi, ma possiamo dire che le dinamiche si svolgono fluidamente e i personaggi sono particolarmente curati, seppur molto simili tra loro, esclusion fatta per alcuni caratterizzati da un look demoniaco-medievale.  Sempre in tema ambientale, denotiamo diversi silenzi e rumori di sottofondo o clangori metallici che lasciano spazio a musiche d’effetto una volta ingranata una particolare dinamica o missione che però si spengono senza preavviso o ingranano con un errato tempismo. Incubo di tutti gli scaricatori di torrent, è il labiale non in sincrono con la voce, cosa  che non mancheremo di notare nemmeno in Lords of the Fallen.

This is the end

Ebbene sì, è la fine. Il momento del verdetto. Poche ambientazioni, telecamera da domare e combattimenti che, se da un lato mostrano un combat system migliore che in Souls, dall’altro risultano ostici e spesso confusionari per via delle inquadrature da ritoccare. Design appagante e medievaleggiante al punto giusto con sprazzi di luce e fumiganti ombre ben riprodotte (dobbiamo pur tessere le meritate lodi, no?). Parlato a volte fuori sincro completano il quadro di un gioco orientato alle mischie “tecniche” piuttosto che all’esplorazione, dogma di tutti i GdR finora conosciuti. Non è malaccio, ma da qui a definirlo capolavoro ce ne vuole; consigliamo, prima di prenderlo, di aver bene presente che è un RpG hardcore, quindi pensateci bene: non è per tutti.

Pro 

  • atmosfera e design accattivanti
  • combattimenti azzeccati, una volta appresi i controlli

Contro 

  • telecamera imprecisa
  • poca varietà di ambientazioni
  • hardcore

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7

La recensione di Lords of the Fallen è stata scritta e curata da FranX per GameStorm.it, pubblicata il 14-11-2014

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