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Recensione di Fallen Legion: Rise to Glory

Titolo: Fallen Legion Rise to Glory
Genere: JRPG, Action
Piattaforma: Playstation 4, PC, Playstation Vita, Nintendo Switch (testata)
Sviluppatore: YummyYummyTummy
Produttore: Nis America
Data di uscita: 1 Giugno 2018

Due storie sono meglio di una

Quante volte ci siamo chiesti come sarebbe potuto essere vivere una determinata avventura vista con gli occhi di un personaggio diverso da quello del protagonista? Come sarebbe potuto cambiare il nostro approccio emotivo se visto con gli occhi di Smaug invece che con quelli di Bilbo? O Come si sarebbe vissuto il temibile attacco alla Morte Nera si si fosse interpretato un povero, e pessimamente addestrato, clone invece del solito noioso Luca “CamminaCielo”? Peggio ancora: come vivreste l’angoscia di essere un croccantino fra tanti all’interno di una ciotola aspettando di essere logorati dalle fauci da un temibilissimo gatto domestico, magari osservando impotenti i vostri compagni venire divorati uno ad uno? Con gli anni, diversi sviluppatori hanno posto l’accento su questo tipo di narrativa e hanno sfornato svariati titoli a tema. Esempio facile facile, rimanendo in ambito Nintendo, lo si può fare con Fire Emblem che, nelle versioni Fates ed Awakening, presentava la stessa battaglia ma vissuta dal punto di vista di entrambe le fazioni in guerra, o ancor meglio dai vari Super Mario in cui si poteva cercare di salvare la scriteriata Peach con Mario, il quale aveva nobili scopi, oppure con Luigi, che invece voleva rubare la ragazza a Mario. Fallen Legion Rise to Glory è il tentativo di YummiYummiTummy di raccontare una storia utilizzando questo tipo di dualismo narrativo. 

Combattere sì, ma ognuno a suo tempo

Cecile è una dolce e pericolosissima ragazza dai poteri arcani che ha ereditato un Grimorio - leggasi libro parlante piuttosto inquietante - che le dispensa consigli su come agire per cercare, poco per volta, di reclamare il di lei diritto al trono di Fenumia ed è, quindi, uno dei nostri primattori. Altro protagonista è, invece, Laendur, un comandante al servizio del suddetto Regno che però, ora che il reggente è venuto a mancare, desidera diventare egli stesso il nuovo sovrano a beneficio della sua terra natia caduta precedentemente sotto il dominio di Fenumia.

Nulla di particolarmente fantasioso, quindi, ma l’intreccio narrativo risulta comunque sufficientemente interessante... per lo meno all’inizio. Durante l’avventura, infatti, viene data l’occasione di fare alcune scelte che possono potenzialmente cambiare il risultato della storia ma ci si accorge presto che, in realtà, queste possibilità non spostano affatto alcun equilibrio, limitandosi semplicemente a dare diversi tipi di bonus al nostro party. Abbiamo, infatti, la possibilità di controllare fino a tre combattenti, oltre al personaggio principale,il quale funge da evocatore e combatte sempre e solo dalle retrovie lanciando incantesimi di guarigione, di attacco e di resurrezione, senza mai entrare direttamente nel vivo della battaglia. Gli Exemplar, questo il nome delle evocazioni-soldato, ricordano un po’ i Gladius di Xenoblade Chronicles 2 essendo di fatto una rappresentazione umana di armi mitologiche. I bonus offerti dalle predette decisioni prese in combattimento sono limitati allo specifico stage che si sta affrontando e, come detto, non sono affatto incisivi sull’andamento della storia; al contempo, tali scelte hanno un peso diretto sul morale e questo viene tradotto in una maggior efficacia dei vari spell a nostra disposizione.

Il sistema di combattimento naturalmente non si limita solamente a questo e permette di poter attaccare utilizzando i tasti Y, A e B, e di creare, così, diverse combo; ogni attacco paga un costo di punti attacco i quali necessitano di una certa quantità di tempo per poter essere ricaricati. Il vero punto di forza del combat system risiede infatti nel coordinare il tempismo di ogni offensiva di ciascun personaggio controllato. Questo potrebbe far pensare ad una sorta di rhythm game e in parte non è azzardato il paragone, con un risultato, però, ben diverso: si ha più la sensazione di avere a che fare con un gioco in cui il button-mashing selvaggio la fa da padrone. Con la giusta dedizione e la necessaria pazienza si può anche arrivare a padroneggiare tale sistema di combattimento ma si tratta di dover soprassedere anche su una certa confusione generale a schermo, specie se il titolo viene giocato in handheld, questo per via di un utilizzo di icone troppo piccole alla vista. Abbiamo a disposizione anche un sistema di parata che, se effettuato con il giusto tempismo premendo il tasto R1, permette di ridurre di molto il danno subito nonché di infliggere dei malus ai nostri avversari. I dialoghi sono unicamente in inglese e, anche se non particolarmente complessi, possono essere una bella nota negativa per chi non è avvezzo all’idioma di Sua Maestà; inoltre, la trama, oltre a non essere per nulla avvincente e fondamentalmente semplicistica, è raccontata in maniera frammentata. Certo la natura “doppia” del titolo porta ad un naturale ritmo incostante ma si poteva sicuramente cercare di donare un ambiente più simbiotico al dualismo narrativo.

Quasi bello da vedere...un po’ meglio da sentire

Dal punto di vista tecnico abbiamo a che fare con una produzione piuttosto altalenante. Partiamo con il dire che l’impatto generale è piuttosto buono grazie alla cura data al character design di ispirazione molto manga e davvero ben disegnato. I fondali, però, spesso risultano solo abbozzati e decisamente semplicistici. Le animazioni sono limitate a pochi frame ma adeguate allo stile della produzione. Sarebbe stata molto apprezzata l’aggiunta di sequenze d’intermezzo in stile anime piuttosto che semplici disegni statici, seppur ben fatti. Una parte davvero buona la fa la campionatura del comparto sonoro: limpida e ben calibrata dinamicamente, nonché particolarmente azzeccata nelle tempistiche e ottimamente riprodotta anche dalle piccole ma potenti casse della console in modalità portatile. Se proprio vogliamo trovare un difetto al sonoro allora possiamo dire che la tracklist è piuttosto limitata.

In sintesi:

Fallen Legion Rise to Glory si propone come un JRPG dal combat system, sulla carta, complesso e stratificato ma che, invece, risulta oltremodo ostico e difficile da padroneggiare. Dal punto di vista narrativo cade più volte in risvolti più che attesi, ai quali va aggiunta la semi inutilità delle scelte fatte durante la run. Non è un gioco di ruolo puro e non è un action puro... quindi cos’è? Si tratta di un titolo con un’idea interessante di base ma che dimostra una certa immaturità da parte dei programmatori in questo genere di produzioni.

Pregi:

  • Due storie...
  • Molto buono il character design...
  • Sonoro davvero ben fatto...

Difetti:

  • ... raccontate maluccio.
  • ... meno la resa dei fondali.
  • ... ma anche un po’ limitato nelle tracce audio.
  • Combat system troppo confusionario.
  • Presto la ripetitività prende il sopravvento.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6,2

La recensione di Fallen Legion: Rise to Glory è stata scritta e curata da Lian165 per GameStorm.it, pubblicata il 26-06-2018

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