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Recensione di Danganronpa: Trigger Happy Havoc

Titolo: Danganronpa: Trigger Happy Havoc
Genere: Avventura grafica
Piattaforma: PSVita
Sviluppatore: Spike Chunsoft
Publisher: NIS America
Data di pubblicazione: 14 febbraio 2014

Due sono le tematiche , contrastanti,che saltano alla mente giocando a questo Danganronpa: Trigger Happy Havoc : il genere poliziesco e le avventure grafiche.

Mentre il primo è un sempreverde che è riuscito addirittura ad aggiudicarsi ulteriore successo negli ultimi anni e lo testimonia il successo delle varie serie televisive CSI, il secondo genere invece si è di fatto estinto dalla fine degli anni 90, decennio in cui ha toccato l'apice del successo con vere e proprie pietre miliari dell'industria videoludica come, giusto per fare un esempio, la serie Monkey Island che fino al terzo capitolo è riuscita a stare sulla cresta dell’onda anche se successivamente falli nell'impresa 3D nei primi anni 2000.

Ad entrambi i generi appartiene questo Danganronpa: Trigger Happy Havoc, che miscela il gameplay ragionato e basato sui dialoghi e sull'esplorazione con l'atmosfera del poliziesco.

Tutti contro tutti

Si comincia nei panni di Makoto Naegi, un apparentemente normale studente che si accinge ad affrontare la Hope’s Peak Academy, una scuola dedicata agli studenti più brillanti.

Appena entrato in accademia, si ritrova suo malgrado imprigionato dall'orsetto Monokuma, un inquietante orsetto metà diabolico e metà angelico che riesce a sottomettere 15 studenti, imponendo loro le sue regole del gioco tra cui spiccano il divieto di dormire al di fuori del letto, il coprifuoco, il divieto di ricorrere alla violenza, eccetera.

Ma la regola più sconcertante è l'unico metodo concesso agli studenti per guadagnarsi la libertà, ovvero compiere il delitto perfetto a discapito di uno dei propri compagni di scuola.

Da qui in poi a voi spetterà il compito di dialogare con gli altri 14 coinquilini della vostra nuova prigione, esplorare le scene dei crimini alla ricerca di ogni benché minimo indizio e quindi ricostruire l'accaduto a mezzo di minigames basati su velocità e riflessi.

Imprevedibile

Per quanto possa sembrare una situazione drammatica, il gioco comunque riesce a regalare sorrisi grazie all'atmosfera giocosa e scanzonata e alla caratterizzazione della personalità dei vostri nuovi compagni, ciascuno dei quali contraddistinto da particolari capacità (vanno menzionati tra gli altri l'ultimate bike gang leader, l'ultimate swimmer pro, l'ultimate pop sensation, la ultimate baseball star e così via) e da sfaccettature del carattere piuttosto accentuate. Sarà così particolarmente divertente imparare a conoscere ciascuno di essi poco per volta, fino a doverli poi accusare delle proprie malefatte dopo avere ricostruito la scena del crimine come il buon Horatio ci insegna nel suo CSI Miami.

Ad aggiungere soddisfazione ci pensa l'imprevedibilità della trama, capace in ogni circostanza di sorprendere il giocatore con evoluzioni delle vicende tutt'altro che scontate e mai banali.

C'è tuttavia una pecca che affligge pesantemente questo Danganronpa: Trigger Happy Havoc, ovvero la lingua dei dialoghi (e dei sottotitoli), che è rigorosamente in inglese (o se preferite in giapponese) senza localizzazione alcuna nell'italico idioma. E questo preclude inevitabilmente l'attenzione che si riesce a ritagliare dal giocatore medio: pur anche avendo una buona conoscenza della lingua inglese vi vedrete skippare i vari dialoghi perdendovi così passi importanti per apprendere la trama, ma anche per capire come proseguire nel gioco.

Sagome 2D

Tecnicamente il gioco si presenta discretamente, con un parlato nella media, musiche che tuttavia sono poco armoniose nell’amalgamarsi con l’atmosfera, mentre la grafica si rivela scarna e con sagome bidimensionali a prendere il posto dei personaggi popolanti la scuola, quest'ultima rappresentata in un discreto grumo di poligoni e textures.

Conclude la nostra analisi una longevità notevole, che garantisce una ventina di ore di gioco a chi avrà la forza di sorbirsi i dialoghi in lingua straniera.

Amara conclusione

In conclusione, Danganronpa: Trigger Happy Havoc si rivela un buon gioco seppur di nicchia, relegato a coloro che padroneggiano la lingua inglese (o giapponese) e che prediligono il genere delle avventure grafiche, ormai in estinzione assieme ai dinosauri. Peccato per la scelta assurda di non localizzarlo in lingua italiana, visto che ormai anche Angry Birds (che non ne avrebbe bisogno) viene tradotto perfettamente. Peccato perché se fosse stato tradotto in italiano sarebbe stato un gioco da consigliare a pieni voti!

Pregi

  • originale, divertente, mai banale

Difetti

  • incredibilmente tutto in inglese...
  • ...o in giapponese se preferite
  • tecnicamente migliorabile

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6,5

La recensione di Danganronpa: Trigger Happy Havoc è stata scritta e curata da monsteruno per GameStorm.it, pubblicata il 22-02-2014

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Danganronpa: Trigger Happy Havoc

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