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Recensione di Wolfenstein: Cyberpilot

Titolo: Wolfenstein Cyberpilot
Genere: FPS
Piattaforma: PlayStation 4 (VR), PC
Sviluppatore: Arkane Studios, Machine Games
Publisher: Bethesda
Data di uscita: 25 luglio 2019

VR: Virtual Reich

Nel lontanissimo 1992 i giocatori scoprirono per la prima volta il fascino del soldato William "B.J." Joseph Blazkowicz guidandolo, a suon di uccisioni, nella sua fuga dal Castello Nazista. Wolfenstein 3D (crudo, ansiogeno, soddisfacente e “scorretto”) era, soprattutto ben realizzato, tanto che, ancora oggi, è ricordato come il capostipite del genere FPS. Certo, ai tempi in pochi avrebbero pensato che il Capitano (no, fortunatamente non quello che spopola sui social ora…) sarebbe stato ancora attuale ben 27 anni dopo. Invece, grazie agli sforzi fatti da Bethesda e Machine Games con Wolfenstein: The New Order e Wolfenstein II: The New Colossus, l’indomito BJ Blazkowicz ha mostrato ancora la propria tenacia, il suo essere inarrestabile nel combattere il potere del Reich.

Dopo due capitoli pienamente riusciti, i piani alti hanno tentato di dare nuova linfa al franchise, cercando di soddisfare gli attuali interessi del pubblico e di sfruttare nuove tecnologie. Ecco, così, un episodio che esalta il Gioco in Cooperativa e un altro che azzarda con la Realtà Virtuale.

Nelle righe che seguono, vi raccontiamo come, grazie al supporto di Arkane Studios, in Wolfenstein: Cyberpilot è possibile contrastare l’Armata Nazista anche attraverso un’immersione totale in VR.

Potete consultare qua, invece, la nostra Recensione di Wolfenstein: Youngblood.

Blitzkrieg - Guerra Lampo

Completare l’avventura alla difficoltà “normale” richiede poco meno di TRE ore. Ebbene sì, quattro missioni per un totale di nemmeno 180 minuti e, di fatto, non possiamo non parlare di “guerra lampo”.

L’esperienza VR nel mondo di Wolfenstein pone il giocatore nei panni, appunto, di un Cyber-Pilota nella Parigi del 1980 occupata dai tedeschi. La resistenza francese è riuscita a trovare una falla nel sistema informatico Nazista garantendosi la possibilità di hackerare le temibili macchine da guerra nemiche e di utilizzarle a proprio vantaggio: guidate da Maria e Jemma (che “adora la poesia e spaccare la faccia ai nazisti”) le azioni del protagonista sono finalizzate all’infiltrazione nel Centro di Ricerca Brother 3.

In concreto la prima missione è legata all’hacking del Panzerhund, nella seconda si controlla un Drone, nella terza l’imponente Zitadelle e nella quarta si utilizzano, a turno, gli strumenti bellici già proposti nelle prime tre.

La narrazione, tutt’altro che elaborata, non regala momenti particolarmente memorabili e procede su cicli che si ripetono, ad eccezione di qualche variante, di missione in missione: “abbiamo recuperato tale macchina, sistemiamola, controlliamola, testiamola, utilizziamola sul campo”.

Una prima fase è quindi basata sulle interazioni permesse dalla tecnologia VR, una seconda sul testare i comandi tramite addestramento virtuale, con l’ultima dedicata all’azione vera e propria.

Come detto, al netto di un pseudo plot-twist sul finale e di interessanti “trovate” di contorno (ad alcune sono legate dei trofei), il tutto scorre via, su binari, in pochissimo tempo e lo fa senza mai trasmettere quel pathos o quell’adrenalina ludica che i principali capitoli di Wolfenstein erano riusciti ad offrire.

Sul piano del gameplay, innanzi tutto, sconsigliamo l’utilizzo del DualShock 4 e suggeriamo di avvalersi dei due PS Move che, nelle fasi di preparazione, permettono di gestire indipendentemente le due mani del Cyberpilot. Alla “guida” delle macchine da guerra la differenza tra le due possibilità di controllo si assottiglia, i Move risultano meno intuitivi rispetto al DS4 ed è necessario fare un po’ di pratica extra (niente, però, di proibitivo).

Panzerhund, Drone e Zitadelle non hanno meccaniche troppo elaborate: godono di un attacco primario, di uno secondario, di un’abilità speciale e della possibilità di riparare i danni subiti durante l’azione (avvalendosi di piccoli droni di supporto).

Per quanto riguarda la varietà delle missioni, soltanto l’utilizzo del Drone cambia leggermente le carte in tavola, dando a quelle fasi di gameplay un’impostazione stealth.

Per il resto… Beh… è richiesto di bruciare, schiacciare, mitragliare e bombardare gruppi di Soldati e Macchine del Reich che non brillano per intelligenza artificiale e attaccano in modo troppo statico (dei birilli armati che aspettano solo di essere buttati giù).

Wolfenstein: Cyberpilot, divertente, con meccaniche pensate per sfruttare la tecnologia VR ma troppo breve e scriptato ha, insomma, più le caratteristiche di una Tech-Demo.

Conachtung

L’impatto visivo offerto da Cyberpilot è buono, testimonianza della qualità complessiva offerta da un prodotto VR realizzato da un team esperto che può contare su un budget adeguato. Sia nelle fasi che fungono da collegamento che in quelle d’azione, la scena è ricca di elementi spesso sistemati ad-hoc per mettere in risalto una gestione della fisica piuttosto credibile.

Le sequenze scorrono sul visore con buona fluidità, addirittura troppa. Specialmente nella missione in cui si controlla il Drone, il moto orizzontale a 360° unito a quello verticale, porta ad un’eccessiva chinetosi. L’immersione è alta, le impostazioni di controllo sono funzionali, è vero… ma è necessario fare pause frequenti per tenere a bada la motion-sickness.

Ci sono, a tal proposito, impostazioni che consentono di variare la gestione della rotazione (da quella completamente scorrevole a quella a scatti di tot. gradi) e di selezionare una vignettatura che limita il campo visivo durante lo spostamento della visuale orizzontale. Abbiamo provato tutti i settaggi possibili per limitare l’effetto nausea, inutilmente: staccare temporaneamente dal VR è stata l’unica soluzione.

Nel complesso l’estetica è buona ma il visore di Sony la penalizza con una risoluzione più bassa rispetto a quella dei “colleghi PC” di fascia alta: anti-aliasing non pervenuto, texture poco definite e gestione dell’illuminazione un po’ “piatta”.

Segnaliamo, infine, la presenza di molteplici easter-egg inerenti sia al franchise che al team Arkane.

Buono il comparto audio che vanta anche un piacevole doppiaggio in lingua italiana.

In sintesi:

Wolfestein: Cyberpilot è un piacevole intrattenimento per una serata. Si completa in circa tre ore: se si tralascia la conquista di tutti i trofei (la maggior parte dei quali si può ottenere in una sola run), la rigiocabilità si limita a ripetere le medesime quattro missioni ad una difficoltà differente. Si tratta, essenzialmente, di una buona tech-demo che dimostra le potenzialità della realtà virtuale quando è curata da team di sviluppo importante. Peccato, però, che scivoli via troppo rapidamente e che la buona componente ludica venga penalizzata da un’elevata motion-sickness.

Pregi:

  • È l'universo di Wolfenstein...
  • La narrazione è piacevole...
  • Il gameplay è ben strutturato, dalla mappatura dei comandi alle azioni sul campo...
  • Esteticamente su livelli elevati rispetto ad altri colleghi VR...

Difetti:

  • ... ma non lo stesso carisma.
  • ... ma l'avventura dura troppo poco e ha una scarsa rigiocabilità.
  • ... ma causa un'eccessiva motion-sickness.
  • ... ma il PlayStation VR non lo valorizza a dovere.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6,8

La recensione di Wolfenstein: Cyberpilot è stata scritta e curata da G-PqV per GameStorm.it, pubblicata il 30-07-2019

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Wolfenstein: Cyberpilot

  • Immagine della copertina del gioco Wolfenstein: Cyberpilot per PlayStation 4
  • Data di uscita:
    26-07-2019
  • Categoria:
    sparatutto
  • Disponibilità per:
    PS4
  • Popolarità:
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Valutazione del gioco 8

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