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Recensione di Uncharted: L'Eredità Perduta

Titolo: Uncharted: L’Eredità Perduta
Genere: Action/Adventure (DLC standalone)
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: Naughty Dog
Produttore: Sony
Data di uscita: 23 agosto 2017

 

Può esistere Uncharted senza Nathan Drake?

Quando si parla di icone videoludiche è normale credere che i protagonisti e le serie a cui appartengono, siano inscindibili e che la forza di tale brand sia la coesione tra i due elementi: può essere difficile anche solo pensare che uno di questi possa andar avanti senza l’altro.

È il caso di Uncharted e Nathan Drake. Nate è stato Uncharted (e Uncharted è stato Nathan) per ben quattro ottimi capitoli (principali) di una serie dall’indubbia qualità, guadagnandosi, con merito, un posto nell’elite dei simboli di PlayStation.

Uncharted: The Lost Legacy, in italiano L’Eredità Perduta, è stato rivelato in occasione della PlayStation Experience, nel dicembre 2016, come contenuto aggiuntivo di Uncharted 4: A Thief’s End.

I lavori sul DLC sono iniziati subito dopo la pubblicazione del quarto capitolo, nonostante i “Cagnacci”, inizialmente, fossero ancora indecisi: realizzare un quinto episodio o un’espansione del quarto? Con in programma The Last of Us Parte II (rivelato in seguito) la seconda scelta è stata quella, più comoda e funzionale, presa dal team di sviluppo.

“La Fine di un Ladro” aveva, tuttavia, concluso egregiamente le peripezie del buon Nate e, che si trattasse o meno di un “semplice” DLC, sarebbe stato comunque necessario voltar pagina, affidarsi ad una nuova figura che raccogliesse l’eredità del celebre e carismatico, quasi eroico, Nathan Drake.

Chloe Frazer è stata scelta per questo difficile compito e, modificando leggermente il titolo dell’espansione, vi anticipiamo che “L’Eredità non è Perduta”.

Può quindi esistere Uncharted senza Mister Drake? La risposta è ASSOLUTAMENTE NO.

Ma non preoccupatevi, Nate c’è… Semplicemente è di sesso femminile.

Dotata di charme, ironica e pungente, a tratti egoista, ha bellissimi capelli neri, occhi chiari, pelle ambrata, discendenze indiane e un gran bel cul… un’incredibile cultura storica: Ladies and Gentlemen, ecco a voi Chloe Frazer.

Ma ora “passiamo alle cose formali” (cit.).

 

Da Frazer a Chloe: evoluzione di un’amicizia (?)

Avevamo lasciato Chloe nella sua “comparsata” nel terzo Uncharted, quando, dopo essere scampata alla minaccia di Talbot, si separa da Nate e Sully, abbandonando la scena. Soprattutto, però, è stata un personaggio chiave di Uncharted 2 e, tra l’altro, è indelebile la sua frase “My turn to walk away. But admit it. You're gonna miss this ass (È il mio momento di andar via. Ma ammettilo. Ti mancherà questo sedere)” in risposta alla rivelazione dell’amore tra Nathan ed Elena… Come darle torto?

Avevamo lasciato una Nadine “sconfitta” da Nathan e Sam nelle avventure di Uncharted 4. Mercenaria a capo della Shoreline, carica ereditata dopo la morte del padre, fondatore dell’azienda, ha un background narrativo piuttosto oscuro, ma sappiamo di certo che non le mancano determinazione e forza.

Le vicende di “L’Eredità Perduta” non hanno un collegamento diretto con quelle di “La Fine di un Ladro” e la trama è godibile anche qualora si decidesse di giocare il DLC Stand-Alone, senza aver recuperato qualsiasi altro capitolo della saga. Ovviamente lo sconsigliamo: la story-line si colloca temporalmente in seguito agli eventi di Uncharted 4 e i riferimenti al passato non mancano e vestono il ruolo di intrigante contorno.

L’obbiettivo di Chloe è “semplice”: recuperare la Zanna di Ganesh, reliquia perduta dell'Impero Hoysala, ma non è l’unica sulle sue tracce. È per tale motivo che ingaggia Nadine. Il rapporto tra le due donne, all’inizio, è esclusivamente lavorativo.

Come sì è già appurato con il quarto episodio, Naughty Dog ha fatto tesoro dell’esperienza “The Last of Us” raggiungendo una maturità narrativa importante. Pathos e Climax ne beneficiano nettamente e, senza volervi spoilerare assolutamente nulla (godetevelo, ne vale la pena), sappiate solamente che assisterete ad un susseguirsi di avvenimenti che vanno al di là di una “banale” caccia al tesoro, ad un’ottima rappresentazione di Chloe e che vedrete una Nadine diversa, umana, talvolta fragile.

Ci soffermiamo un secondo su quest’ultima; quella che può sembrare scarsa caratterizzazione, dev’essere vista in un’ottica differente: l’ex capo della Shoreline, dura, diffidente e scontrosa, è la spalla ideale per la forte presenza della protagonista. Si tratta di un curato espediente che conferisce ancora più importanza al carisma di una Chloe capace di “ammorbidire” perfino Nadine.

Eravamo effettivamente preoccupati che i Cagnacci volessero portare avanti il brand in modo forzato. Paure scacciate già dai primi minuti di gioco: The Lost Legacy è molto più che un DLC e Chloe, sexy, irriverente, sarcastica, sensibile e machiavellica allo stesso tempo, è ben più che un rimpiazzo. Miss Frazer ha tutte le carte in regola per raccogliere la pesante eredità lasciatagli dal quel bell’imbusto di un ladro.

Quindi, ricollegandoci alle nostre parole iniziali, può (e deve) esistere Uncharted senza Nathan Drake.

 

Reliquia che vende non si cambia

Il gameplay di L’Eredità Perduta ricalca, quasi completamente, quello di Uncharted 4. Le fasi di esplorazione si alternano a quelle action, stealth e cover-system shooter. Non mancano, come da prassi, enigmi ambientali ben strutturati e diversificati.

Fanno da contorno i quick-time-events, specialmente durante le boss-fight, i combattimenti corpo a corpo e le sezioni platform.

La principale novità riguarda l’abilità di Chloe nello scassinare le serrature: aggiunta non troppo utile e a tratti dispersiva, ma è sempre complesso inserire meccaniche inedite su un prodotto che già funziona perfettamente.

La realizzazione delle bocche da fuoco si mantiene buona e permette al giocatore di testare armi dalla gittata e dal potere d’attacco differenti. Per evitare sbilanciamenti, quando si impugnano quelle più letali, si ha a disposizione una quantità di munizioni più limitata (vedi la pistola Desert, il lanciagranate, il lanciarazzi, etc.).

Infine, un intero capitolo è impostato in stile free-roaming e offre la possibilità di esplorare un’ampia mappa, alla guida di una Jeep e alla ricerca di tesori. In questo frangente, tra il raggiungimento di un obbiettivo e l’altro, è possibile completare una sorta di sub-quest ottenendo un oggetto bonus che, nelle fasi successive del game, consente di localizzare più agevolmente le reliquie nascoste negli scenari.

Oltre ai pregi, è doveroso riscontrare il ripetersi di un problema già visto in The Last of Us e nei precedenti Uncharted. L’IA e la gestione del co-protagonista, in questo caso Nadine, è deficitaria: specialmente nelle sezioni in incognito, rimanere imboscati mentre si vede il PNG scorrazzare davanti ai nemici non è piacevole e mina la credibilità di tali fasi. Buona, invece, l’intelligenza artificiale dei nemici, soprattutto se si selezionano le difficoltà più elevate.

Per quanto riguarda la longevità, certamente non siamo ai livelli di un “Blood and Wine” di The Witcher 3, ma tenendo in considerazione la tipologia di gioco non ci si trova davanti, assolutamente, ad un’avventura breve. Si raggiungono i titoli di coda in circa dieci/undici ore.

Ad arricchire l’offerta ludica ci pensano la modalità Sopravvivenza, nella quale i giocatori devono resistere alle ondate di avversari e/o completare determinati obiettivi, e la possibilità di accedere al multiplayer di Uncharted 4, con degli elementi extra relativi, ovviamente, al DLC.

La difficoltà di limitarsi a semplici screen: l’arte di Naughty Dog

Fin da primo Uncharted la qualità estetica e artistica offerta dai ragazzi di Naughty Dog è sempre stata invidiabile, in particolare se si analizza la cura riposta nella realizzazione degli scenari. Anche nel DLC le ambientazioni sono vive, realistiche, maestose, dense di elementi, animazioni e di colore.

Il fatto che, su dieci ore e venti minuti di avventura, abbiamo passato oltre un’ora e mezza fermi ad ammirare i paesaggi, la dice lunga sulla bellezza che, stage dopo stage, si palesava dinnanzi ai nostri occhi.

Certo, scegliendo come location la zona Ovest dell’India, il team di sviluppo ha potuto spaziare in tutto il panorama offerto dai Ghati Occidentali che staccano sul Mar Arabico: mare, montagne, foreste e rovine di civiltà antiche si alternano e, talvolta, fondono all’orizzonte, trasmettendo il fascino, quasi reale, della natura incontaminata.

È evidente che il team abbia fatto un grosso lavoro sul level design, funzionale oltre che bello.

I Cagnacci hanno ha dimostrato, ancora una volta, di voler fare le cose in grande, riuscendoci perfettamente.

Parlando di prestazioni, sono rari i cali di frame-rate, praticamente stabile sui 30fps (sulla versione PS4 Standard testata). Nel corso della nostra esperienza i bug si limitano al manifestarsi di compenetrazioni ma solamente in particolari situazioni di “testing” (forzate dal player) e ad alcuni momenti in cui la gestione della fisica e delle conseguenti animazioni appare al di sotto del livello qualitativo medio.

Per quanto riguarda il comparto audio, il campionamento dell’effettistica è sublime, che si tratti di uno sparo, di un ronzio, dello scroscio d’acqua di una cascata etc. e facilita l’immersione del giocatore all’interno dell’avventura.

La soundtrack presenta sonorità che ricordano, in parte, quelle di The Last of Us, più cupe e adrenaliniche rispetto a quanto sentito in altri episodi della saga, quasi a sottolineare la suddetta maturità narrativa raggiunta da Naughty Dog.

Buono il doppiaggio originale, molto meno quello in lingua italiana, poco “sentito”, talvolta fuori-sincro e di volume troppo basso rispetto alle musiche e agli effetti (è stato necessario regolare l’audio del mixer tramite il menu opzioni).

In sintesi:

Uncharted: The Lost Legacy è più di un contenuto aggiuntivo. Lo si può intendere come un vero e proprio capitolo della serie, quasi identificabile come un sondaggio realizzato da Naughty Dog per capire quanto potesse piacere, ai destinatari del media, il proseguimento della saga Uncharted senza lo storico protagonista Nathan Drake. Un “Esperimento” riuscito alla perfezione, sotto tutti i punti di vista: la qualità del DLC non si può discutere e Chloe Frazer può assolutamente colmare il vuoto lasciato da Nate ed evitare che la sua Eredità vada Perduta.

Pregi:

  • Trama ben strutturata, con ritmo, pathos e sentimento crescenti.
  • Gameplay vario che unisce meccaniche action, stealth, shooter, platform e puzzle-solving.
  • Tecnicamente e artisticamente ottimo.

Difetti:

  • Il villain non è di certo il più memorabile della serie.
  • Problemi relativi all’Intelligenza Artificiale degli alleati.
  • Doppiaggio italiano di qualità inferiore rispetto al resto della produzione.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8,8

TRAMA 8,5 / 10

GAMEPLAY  8,5 / 10

COMPARTO TECNICO-SONORO 9,5 / 10

La recensione di Uncharted: L'Eredità Perduta è stata scritta e curata da G-PqV per GameStorm.it, pubblicata il 05-09-2017

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