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Recensione di The Witcher 3: Wild Hunt

Titolo: The Witcher 3: Wild Hunt

Genere: Fantasy RPG/Action Open World

Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: CD Projekt RED

Publisher: Namco Bandai

Data di uscita: 19 maggio 2015

Il fascino dello Strigo

Quando nel lontano 1990 lo scrittore Andrzej Sapkowski iniziò a delineare le avventure di Geralt di Rivia, forse nemmeno lui avrebbe pensato che il “brand” poi sarebbe arrivato a venticinque anni di distanza invecchiato nel miglior modo possibile, con quel fascino assoluto frutto di un mix di età, esperienza, qualità e fama. Innegabile che in tutto ciò ci sia anche il merito di CD Projekt RED che dal 2007, trasferendo il nero su bianco su un’opera videoludica, ha permesso anche ai profani della lettura di interessarsi alle vicende fantasy di Geralt. Certo, vien da chiedersi anche come sia possibile non amare lo Strigo, un “badass” caratterizzato per essere quasi perfetto: forte, saggio, carismatico e sexy. Ed è così che passando per The Witcher e The Witcher 2: Assassins of Kings, in un crescendo di hype, si è arrivati all’attuale Wild Hunt, primo gioco della serie ad approdare su tre piattaforme differenti: PlayStation 4, Xbox One e PC. Proprio in relazione a quest’ultimo dettaglio, s’inserisce l’incognita che ha dovuto affrontare il team polacco: è possibile conquistare una nuova fetta di pubblico, quella che non aveva mai giocato a The Witcher in precedenza? Saranno state sufficienti una campagna mediatica importante e la fama della saga? Oppure sarà necessario utilizzare la magia e il Segno Axii (vi spiegheremo nel corso della recensione) per conquistare tutti?

Beh, vi anticipiamo che CD Projekt RED ha fatto un buon lavoro in senso assoluto, dimostrandosi capace di “stregare” anche i neofiti del genere e della saga (o almeno gran parte di essi). Vediamo assieme come, analizzando i vari aspetti del gioco, convinti che in cotanta vastità probabilmente tralasceremo di descrivere qualcosa.

Una ragnatela spettacolare di quest, side quest, sub quest, sub sub quest

La saga The Witcher, come detto sopra, nasce e si sviluppa da un’eredità letteraria e quindi non c’è da sorprendersi che uno dei principali pregi di Wild Hunt sia proprio la trama. Non è però da considerarsi un fatto scontato. L’altro lato della medaglia di questo tipo di opere è quello che, in un videogame, a lungo andare, una narrazione troppo elaborata potrebbe renderlo stucchevole, lento e poco interessante. Questo in The Witcher 3 non succede mai: gli sviluppatori (e in particolare il team che si è occupato della story-line), non solo hanno fatto un lavoro enorme sulla quantità dei contenuti, ma anche sulla qualità. L’architettura di missioni principali e secondarie posta in essere da CD Projekt RED, salvo qualche minima eccezione, mantiene una credibilità assoluta, pur diramandosi in un’infinità di “strade narrative” differenti. Quest, side quest e sub quest sono spesso collegate tra loro, anche quando non ce lo si aspetta. Ne consegue un mondo vivo e pulsante, come detto prima una ragnatela in cui il player rimane piacevolmente intrappolato per molto tempo. Poco importa poi se, a livello di gameplay, spesso ci si ritrova a svolgere le diverse missioni in modi simili: attiva quest principale, indaga usando i sensi di Witcher, segui i PNG, sblocca sub quest collegate, risolvi sub quest, risolvi quest principale.

Inoltre il team polacco è riuscito a rendere il copione adatto sia a chi ha giocato i primi due capitoli della saga, sia ai neofiti delle avventure di Geralt. Non mancano, infatti, riferimenti e ritorni importanti ma allo stesso tempo tutto è presentato in modo così chiaro e scorrevole da essere fruibile al 100% anche per chi vede e sente determinate storie o personaggi per la prima volta. 

Andando a parlare della trama vera e propria le vicende sono ambientate cronologicamente dopo The Witcher 2 e vedono Geralt alla ricerca della “discepola” Ciri, in pericolo e braccata dalla Caccia Selvaggia, ebbene sì, proprio quella Wild Hunt che dà il titolo al gioco. Senza voler anticipare altro, nell’intento di lasciarvi vivere in prima persona il tutto, possiamo però dirvi che tale “indagine” dà vita a una serie di avventure a cui lo Strigo deve andare incontro, sfoderando il meglio di se. 

Vi sono infine i veri e propri “contratti di caccia” da Witcher e un “un gioco nel gioco”, il Gwent. Si tratta di un elaborato e piacevole card game che potrebbe benissimo essere uno stand alone per dispositivi mobile.

La longevità è ottima e per vedere i titoli di coda sono richieste in media sulle 50 ore di gioco, ma molte di più (oltre 100) per portare a termine tutti gli incarichi.

Combat System ben elaborato ma poco funzionale: il punto debole dello Strigo

Se la trama è il punto forte del gioco, è nel gameplay che ne localizziamo invece il tallone d’Achille. Precisiamo fin da subito che non stiamo parlando di un giudizio negativo in senso assoluto, bensì di elementi che nell’ottima qualità complessiva lasciano un po’ di amaro in bocca. Andiamo per gradi. Partendo dal combattimento corpo a corpo, il titolo utilizza meccaniche action piuttosto semplici ma, allo stesso tempo, corredate da imprecisioni che ne minano l’efficienza. Da un lato il combat system si mostra molto più fluido e rapido rispetto ai capitoli precedenti. In questo ci guadagnano l’azione e il divertimento pad alla mano. Troppo presto però si nota che le meccaniche di gioco negli scontri, portano sempre allo stesso tipo di azioni: attacco–balzo, attacco–schivata di nuovo attacco-balzo e così via per la gran parte dei duelli. Parata e counter attack si utilizzano ben poco per via di imprecisioni che affliggono sia la telecamera che il tempismo, di difficile lettura, quando si deve realizzare il contro attacco. Che si tratti di bestie, non morti, spettri o umani (e in parte anche boss-fight) la ripetitività si fa sentire. A questo contribuisce un’intelligenza artificiale discreta,  con nemici che hanno un buon pattern di attività anche se purtroppo circoscritto ad una determinata area di appartenenza. Spesso e volentieri sarà sufficiente allontanarsi per salvare la pelle anche nelle situazioni all’apparenza piuttosto complesse, per affrontare poi i nemici attirandoli “in trappola” uno alla volta. Fortunatamente a spezzare la monotonia contribuiscono i Segni, in altre parole le magie del Witcher, e gli oggetti. Geralt può, infatti, utilizzare:

Segno Axii – Forse il più accattivante, permette di controllare la mente per qualche secondo. Può essere utilizzato anche nei dialoghi per influenzare, a proprio vantaggio, l’andamento di una conversazione.

Segno Igni – Basato sulla manipolazione delle fiamme, crea danni “fuoco” e impedisce per un certo tempo l’azione degli avversari.

Segno Aard – Permette di utilizzare lo spostamento dell’aria per atterrare e danneggiare i nemici.
Segno Quen – Crea una barriera difensiva che protegge il Witcher e infligge danni, a chi la attacca, nel momento in cui viene infranta.

Segno Yrden – Crea un campo “trappola” che rallenta l’azione di mostri e umani, particolarmente utile con avversari rapidi e creature spettrali.

Per quanto riguarda la gestione dell’equipaggiamento CPR ha fatto un buon lavoro. Il gioco mantiene elementi RPG, come le caratteristiche danno, usura, peso, etc. di armi e armature (alcune potenziabili tramite specifiche rune) ma allo stesso tempo è accessibile e semplice, senza richiedere particolari attitudini al “gioco ruolistico” vero e proprio. Pozioni e oggetti utilizzabili negli scontri si devono creare sfruttando l’alchimia. Una volta completato uno schema alchemico, sarà sufficiente avere alcuni materiali e la meditazione per rigenerare il tutto e riottenerlo nell’equipaggiamento.

Un piccolo appunto lo vogliamo fare al sistema di sviluppo del personaggio. Molte abilità acquisibili sono davvero interessanti, in primis l’evoluzione dei Segni, ma come detto sopra, il Combat System rende l’evoluzione piuttosto fine a se stessa.

Scarsa inoltre è la gestione dei salti e delle arrampicate di Geralt, innaturali e anche piuttosto brutte da vedere.

Tralasciando ora tutte le piccole critiche, dobbiamo però esaltare l’essenza Open World e Free Roaming del game. La mappa di gioco è ENORME con regioni completamente esplorabili, caratterizzate e ben delineate, in cui ci si può muovere a piedi, in sella a Rutilia, in barca o tramite gli spostamenti rapidi. Stiamo parlando di un territorio di circa 150 Km2, circa 25 volte più ampio di quello di The Witcher 2. Insomma, questo, oltre alla suddetta complessità della trama, offre ai giocatori un mondo, che pur nel suo contesto fantasy, è sulla soglia del reale.

Uno spettacolo di luci illumina orizzonti immensi con qualche contro importante

L’immensità del mondo di The Witcher 3 si traduce anche in un comparto tecnico davvero buono. Avendo lavorato alla recensione sulla versione PlayStation 4 del titolo si potrebbe erroneamente confrontare il colpo d’occhio complessivo con quello di un The Order: 1886 che attualmente rappresenta la vetta “estetica” più alta raggiunta dalla console Sony. E’ tuttavia un paragone che non sta né in cielo né in terra. Era pressoché impossibile che Wild Hunt potesse avere il livello di dettaglio e la qualità quasi cinematografica del lavoro di Ready at Dawn, per il semplice fatto che il Red Engine 3 deve gestire una quantità di contenuti tremendamente più ampia, cosa che fa comunque benissimo. Un depth-on-field impressionante, con un orizzonte visivo ricco e quasi privo di fenomeni pop-up e pop-out. Il comparto tecnico dà il meglio di se sulla gestione delle luci e delle ombre: alba e tramonto, meteo variabile, incantesimi e fiamme danno vita a giochi di colori stupendi e verosimili. Le shadows/soft shadows sono tantissime e ciò nonostante realizzate davvero bene, sia per la loro fisica che per la loro qualità visiva. Anche i particellari sono buoni e realistici: ceneri, nebbie, polveri, pioggia e neve sono assolutamente credibili. 

Tutto questo ha però un prezzo. A risentirne è prima di tutto il frame rate. Non c’è nemmeno bisogno di misurarlo: in alcune situazioni le scene procedono a scatti e ci si trova ben al di sotto di quelli che dovrebbero essere i 30fps stabili. Anche la gamma cromatica delle texture risulta a tratti piatta ad altri eccessivamente brillante e poco realistica, soprattutto quando si parla di fogliame e di interni in legno, con un parallax mapping quasi assente.
Un altro problema è quello riguardante le compenetrazioni poligonali, fenomeno purtroppo molto diffuso in tutto corso del gioco.
Nel complesso la qualità è molto buona e confidiamo che il team di sviluppo lavorerà a future patch per correggere alcuni dei suddetti aspetti che non funzionano.
Niente da dire invece sul comparto audio, pregevole per quanto riguarda le musiche, gli effetti sonori e i doppiaggi inglesi, praticamente perfetto.

In sintesi.

CD Projekt RED ha portato ad un livello di qualità superiore una saga già degna di nota, dandole un meritato open world, enorme e ricco di contenuti. Stiamo parlando di un gioco con un plot narrativo che non ha nulla ad invidiare alle principali opere letterarie fantasy (e non solo), con una longevità ottima. Esteticamente molto bello con dei limiti ipotizzabili e, per certi versi, comprensibili. Un acquisto imprescindibile per gli affezionati a Geralt e un buon investimento anche per tutti gli altri.

Pro: 

  • Una trama ricchissima, ben strutturata che tiene incollati allo schermo, quest varie ma…
  • Open world enorme completamente esplorabile, ricco e credibile.
  • Combat System divertente ma…
  • Ottime profondità di campo e gestione di luci e ombre ma…

Contro:

  • …che comportano una certa ripetitività pratica nel loro svolgimento
  • Sviluppo del personaggio non troppo funzionale.
  • …poco profondo e piuttosto ripetitivo.
  • …con un frame rate instabile e compenetrazioni poligonali diffuse.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8,5

La recensione di The Witcher 3: Wild Hunt è stata scritta e curata da Gabriele.Eltrudis per GameStorm.it, pubblicata il 04-06-2015

Commenti sulla recensione (3)

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Commenti
avatar di -Viso-
25-11-2017
-Viso-

Stupendo, penso che sia anche migliore di GTA V. Ottima trama, mondo aperto veramente grande, grande quantità di armi e oggetti e una storia veramente coinvolgente.

0
avatar di G-PqV
12-04-2016
G-PqV

Un voto più alto di 8,5 al lancio non era fattibile. Ora con tutte le patch correttive darei anche 9,5.

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avatar di urlex
01-08-2015
urlex

Recensione profonda e ben strutturata. Darei, comunque un voto più alto perché gli elementi positivi superano nettamente, a mio parere, gli aspetti problematici del gioco (soprattutto tecnici, ma che CDP sta risolvendo progressivamente, ed una certa insistenza nel costringere i giocatori a vagare molto spesso in buie caverne o edifici per cercare vie d'uscita od oggetti (ma il gioco è lungo anche per questo...). Ci sono momenti di vera emozione, dialoghi brillanti, personaggi indimenticabili: a mio parere rappresenta un punto fondamentale nella storia degli RPG, e con esso dovranno confrontarsi le altre software house.

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Valutazione del gioco 9.3

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