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Recensione di Street Fighter 30th Anniversary Collection

Titolo: Street Fighter 30th Anniversary Collection
Genere: Picchiaduro
Piattaforma: PlayStation 4 (versione testata), Xbox One, Nintendo Switch PC
Sviluppatore: Digital Eclipse/Capcom
Produttore: Capcom
Data di uscita: 29 maggio 2018

 

Per giocare, inserire il gettone

Durante la fine degli anni’80, e l’inizio degli anni ’90, un periodo storico in cui la tecnologia iniziava a fare capolino nelle vite di tutti quanti, gli svaghi proposti alla popolazione, soprattutto a quella più giovane, variavano dal guardare Bim Bum Bam alla TV, o uscire con gli amici per tirare qualche calcio al pallone.

Fu l’arrivo delle sale giochi a dare una scossa non indifferente alle placide vite dei ragazzini, che al pomeriggio correvano a radunarsi coi propri amici per cambiare qualche in lira in preziosi gettoni, e passare ore e ore a cercare di fare un record migliore degli altri.

Tra i giochi che tanto hanno affascinato i giocatori in erba di quell’epoca c’è sicuramente Street Fighter II: The World Warrior, titolo picchiaduro targato Capcom, che dal Giappone portava una ventata di novità e una sana dose di competizione. Con otto personaggi giocabili, tra cui Ryu, diventato poi uno dei volti storici della serie, e il suo migliore amico Ken, si sfidavano gli avversari fino a sbaragliarli tutti e ritrovarsi faccia a faccia col boss finale: il temibile generale M. Bison.

Nei due decenni successivi a quel debutto del cabinato, si sono susseguiti tantissimi episodi della serie, alcuni di successo, altri un po’ meno, che però hanno innegabilmente fatto la storia non solo di un genere, ma dei videogame in generale. L’ascesa del brand è stata talmente travolgente, sia in terra natia che Oltreoceano, da dare vita a numerosi spin-off videoludici, e portare il franchise a debuttare anche su altri palcoscenici. Anime, fumetti, serie animate e film dalla qualità dubbia, ma che in qualche modo hanno fatto la storia a loro modo (Street Fighter - Sfida Finale era godibile, ma siamo d’accordo nello stendere un velo pietoso su Street Fighter - La leggenda, vero?).

Insomma, un successo su (quasi) tutti i fronti, e quale modo migliore di rendere omaggio ad un franchise del genere, se non con una Collection che racchiude 12 dei titoli più apprezzati dalla community e offrendo nuovamente quello che ha permesso alla serie di spiccare come uno dei picchiaduro più amati ma aggiungendo qualche tocco in più che svecchiasse e rendesse più “al passo coi tempi” Street Fighter?

L’onere, e l’onore, di sviluppare a quattro mani con Capcom la Street Fighter 30th Anniversary Collection è ricaduto sullo studio Digital Eclipse, che non è nuovo a creare raccolte del genere, dato che nel suo curriculum può vantare due Arcade's Greatest Hits: The Atari Collection (rilasciate su PlayStation, SEGA Genesis e SNES), la Namco Museum 50th Anniversary (su PS2, Xbox, Nintendo Game Cube, PC e Game Boy Advance) e soprattutto la Megaman Legacy Collection, che ha visto la sua ultima incarnazione nel 2018, quando ha debuttato anche su Nintendo Switch (dopo esser stata lanciata su PS4, Xbox One e PC qualche anno prima).

Disponibile dal 29 maggio su PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC, la Street Fighter 30th Anniversary Collection promette di riportarvi indietro nel tempo e regalarvi nuovamente la sensazione di competizione che si provava davanti ai cabinati. Ma mettete via i gettoni, perché questa volta non serviranno, e preparatevi a quella che è una vera e propria ode a Street Fighter.

 

Dodici titoli al prezzo di uno

Al costo di 39,99 euro, Capcom offre in totale 12 capitoli a partire dal primissimo Street Fighter (che seppur “ingiocabile” al giorno d’oggi, resta comunque la pietra miliare su cui si è basato il successo della serie), 5 varianti di Street Fighter II (The World Warrior, Champion Edition, SF2 Turbo: Hyper Fighting, Super SF2 e Super SF2 Turbo), i 3 capitoli di Street Fighter Alpha e 3 edizioni di Street Fighter III (New Generation, 2nd Impact e 3rd Strike).

Cosa si può dire di nuovo su questi titoli che non sia già stato raccontato ampiamente nel corso dei decenni passati dal loro debutto? Il primo Street Fighter è stato inserito più che altro per l’importanza che ha avuto nel far diventare la serie uno dei Picchiaduro con la P maiuscola, poiché al giorno d’oggi resta ingiocabile, con dei comandi legnosi che non rispondono adeguatamente agli input del giocatore, rendendo la sua importanza nel franchise inversamente proporzionale alla godibilità dell’esperienza di gioco.

Per quanto riguarda i titoli della serie Street Fighter II, sembrano essere invecchiati bene, confermando quel senso di “dipendenza” che teneva incollati per ore al joystick, e musiche sempre coinvolgenti che col tempo aggiungono quel tocco nostalgico di vitale importanza in un prodotto del genere.

Passando alla serie Alpha, forse vi troverete d’accordo con noi se sosteniamo che quelli che la compongono siano i titoli universalmente riconosciuti come i migliori della saga, un successo dovuto anche allo stile dei disegni che tanto ricorda gli anime, un roster di personaggi davvero corposo, degli stage ancora oggi memorabili, e l’immancabile soundtrack che resta ottima.

Concludiamo, infine, con i titoli di Street Fighter III, che negli anni si è meritato il vanto di titolo più hardcore della saga, grazie ad un gameplay adrenalinico basato molto sulla tecnica e maestria del player. Di questa tranche di giochi, non possiamo non citare in particolar modo Street Fighter: 3rd Strike, che a detta di molti, resta ancora oggi la migliore incarnazione del picchiaduro di Capcom, e soprattutto il miglior gioco della categoria in assoluto.

Spazio al multiplayer online e all’allenamento

Per svecchiare un po’ la serie, e permettere che la competizione non restasse confinata al salotto di casa, quattro di questi (i più apprezzati dalla community) si sono visti implementare anche il multiplayer online: Street Fighter II: Hyper Fighting, Super Street Fighter II Turbo, Street Fighter Alpha 3 e Street Fighter III: 3rd Strike.

I giocatori potranno darsele di santa ragione online accedendo (o creando) alle lobby, per poi scegliere tra i Match Casuali e quelli Classificati. Vincendo ogni partita, saranno assegnati dei punti al giocatore, che contribuiranno a farlo salire di livello e cambieranno così il colore della cintura indossata in base al progresso fatto.

Le opinioni sul netcode sono contrastanti, e vedono alcuni giocatori non riscontrare alcun tipo di problema, elogiando perfino Capcom per l’ottimo lavoro svolto, mentre altri se ne lamentano e ritengono che si potesse fare di meglio. Purtroppo non esiste un modo per dare ragione ad una, piuttosto che ad un’altra fazione, e, in base al nostro “provato”, possiamo confermare che dipenda dalla stabilità della connessione di cui si dispone.

Gli stessi giochi che offrono la componente online, presentano anche la tanto richiesta modalità Allenamento, un’aggiunta ottima, che offre al giocatore la possibilità di registrare i movimenti dei “manichini” e “studiare” la quantità di danni inferti al nemico, dettagli vitali per tutti coloro che vogliono migliorarsi e diventare una versione online moderna del “migliore del quartiere”.

I restanti titoli sono disponibili esclusivamente in locale e mantengono intatta la propria componente arcade nel senso più “puro” del termine. Si basano sulla sfida contro la CPU, o contro un amico di fianco a voi, proprio come accadeva nei titoli originali.

Filtri retrò e nessuna compatibilità con l’Arcade Stick

Passando al lato puramente tecnico della raccolta, Capcom ha cercato di smuovere un po’ le cose, a partire dalla scelta di tre diversi filtri con cui “abbellire” la schermata di gioco. Questi, danno un tocco retrò, e si può optare per una grafica da TV a tubo catodico, o quella che ricorda i pixel dei cabinati.

La personalizzazione della schermata non finisce qui, perché si potrà decidere se giocare con un formato in 16:9, schiacciando l’immagine e ottenendo un risultato a dir poco imbarazzante, o nella classica modalità in 3:4, accompagnata dalle iconiche bande nere laterali che possono essere “riempite” dagli abbellimenti grafici a disposizione.

Nonostante i controlli possano essere configurati a proprio piacimento, segnaliamo la (discutibile) scelta di Capcom che farà storcere il naso ai puristi dei picchiaduro arcade, ossia il non poter sfruttare una periferica che ha fatto la storia di titolo come questi: lo Stick. Prima che vi scagliate contro il publisher, specifichiamo che Capcom ha, infatti, deciso di non rendere compatibili gli Stick della passata gen, decidendo di lasciare da parte la retrocompatibilità e permettere l’utilizzo solo di quelli più moderni, o del pad della console.

E a proposito del DualShock 4, dato che abbiamo testato il titolo su PS4, nella configurazione standard il tasto “START” viene associato al touchpad, assente nei controller Stick. Come detto in precedenza, i comandi sono personalizzabili, ma richiedono una nuova configurazione per ogni titolo della Collection, così da renderla un’operazione a dir poco frustrante e tediosa.

 

Come si è evoluto l’Hadoken? Scopritelo nel Museo

Per completare questa “passeggiata nel viale dei ricordi”, Capcom ha inserito l’interessantissimo Museo, una sezione che permette di vedere come la serie si è evoluta negli anni, grazie a dei bozzetti in alta risoluzione che svelano il design originale dei personaggi, permettono di consultare dei documenti con tantissime informazioni e curiosità, spulciare le bio dei lottatori, scoprire le concept-art e tanto altro.

È presente anche una sorta di timeline interattiva che permette di vedere, in rigoroso ordine cronologico, tutti i titoli che hanno fatto parte della saga, dal 1987 ad oggi.

Per i fan più sfegatati, è possibile ammirare dei frame singoli per ogni personaggio, che mostrano come questo, e la fisicità delle iconiche mosse di ognuno di loro, si sia evoluta nel corso dei decenni. Va da sé che sono presenti i frame di mosse storiche come l’Hadoken di Ryu, o l’Hyakuretsukyaku di Chun-Li, ed è interessante vederne l’evoluzione, frame alla mano.

Insomma, il Museo è sicuramente uno degli aspetti più riusciti di questa Collection, dal punto di vista nostalgico, dato che permette non solo di rivivere gli albori di questa serie tanto apprezzata, ma anche perdersi ad ascoltare le musiche che hanno accompagnato ore e ore di combattimenti e record.

In sintesi:

Con la Street Fighter 30th Anniversary Collection, Capcom ha voluto rendere omaggio ad uno dei suoi franchise più famosi e apprezzati, colpendo in pieno petto i vecchi giocatori, con un “Hado di nostalgia”, e permettendo alle nuove leve di scoprire quello che viene ritenuto da molti il Picchiaduro con la P maiuscola.

Tra i 12 titoli presenti, 4 sono stati rinnovati con la modalità multiplayer online e l’Allenamento, mentre i restanti hanno mantenuto l’anima Arcade che li ha da sempre contraddistinti, favoreggiando lo scontro in locale, restando fedeli all’atmosfera da sala giochi.

La stabilità del multiplayer ha diviso la community, e l’impossibilità di ricorrere alle periferiche Stick classiche hanno fatto storcere un po’ il naso ai puristi, ma la Collection fa il suo dovere più che egregiamente, rendendo onore alla serie anche con la nostalgica sezione Museo.

Pregi:

  • 12 titoli in uno…
  • Possibilità di scegliere tra più filtri grafici retrò e vari formati d’immagine…
  • Netcode più che buono…
  • Il Museo permette di rivivere le origini del franchise.
  • Ore e ore di contenuti divertenti.

Difetti:

  • … di cui solo 4 permettono di giocare online.
  • … con quello in 16:9 che schiaccia l’immagine in maniera imbarazzante.
  • … che risulta altalenante a seconda della connessione di cui si dispone.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

La recensione di Street Fighter 30th Anniversary Collection è stata scritta e curata da dryily per GameStorm.it, pubblicata il 15-06-2018

Commenti sulla recensione (1)

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Commenti
avatar di ozzo
19-06-2018
ozzo

Tutto molto bello! Un sacco di capitoli, ovviamente mancano gli ultimi che sono ancora in vendita il voto 8 secondo me è fin troppo generoso perché nel titolo non si vede un vero sforzo per far apprezzare anche i primi episodi che ovviamente risultano fin troppo vintage! L'unica feature introdotta è la possibilita di ridimensionare lo schermo. Un minimo di "remastered" non avrebbe guastato. Ovviamente questa è stata una scelta purista voluta ma a mio avviso bisognava valorizzare di più. Non vado oltre al 7. Mi spiace.

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