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Recensione di Remothered: Tormented Fathers

Titolo: Remothered Tormented Fathers
Genere: Survival Horror Psicologico
Piattaforma: PlayStation 4 (testata), Xbox One, PC
Sviluppatore: Stormind Games / Chris Darril
Produttore: Darril Arts
Data di uscita: 30 gennaio 2018 (PC) / 25 luglio 2018 (PS4 - Xbox One)

“Prendi una buona idea e mantienila. Inseguila, e lavoraci fino a quando non funziona bene.” 

Così parlò Walt Disney e, considerando l’importanza attuale dell’impero Disney, la suddetta frase dovrebbe essere presa come “dettame” per ogni progetto a lungo termine.

Parliamoci chiaro, non sempre la dedizione paga (ma almeno serve ad aver la coscienza pulita) e no, non stiamo nemmeno sostenendo che, un giorno, Chris Darril potrà rivisitare Star Wars in chiave horror…

Volevamo semplicemente utilizzare una citazione d’effetto perché ci permette di sottolineare un aspetto importante della produzione di Darril Arts e Stormind Games: quando alla base di un progetto ci sono idee, impegno e perseveranza il risultato non può essere che buono (- autoironia mode on - e poi, di questi tempi le citazioni illustri “fanno molto figo e radical chic”… ma alla fine l’ho trovata su Google… - autoironia mode off -).

In origine, Remothered fu pensato come erede spirituale (e tributo) del celebre Clock Tower ma, circa due anni dopo, lo stesso Darril annunciò di aver l’intenzione di proporre una storia originale “muovendola” con un nuovo motore grafico, l’Unreal Engine 4.

Così, Remothered: Grave Torments divenne Remothered: Tormented Fathers, ovvero il progetto che fu mantenuto, elaborato e perfezionato, con coerenza e sacrificio fino al lancio su PC, avvenuto in data 30 gennaio 2018.

Gli apprezzamenti giunti dalla critica e dai giocatori hanno spinto il team a realizzare il porting console (PlayStation 4 e Xbox One) di un prodotto che, ve lo anticipiamo, entra di diritto tra gli “orgogli” nostrani.

Tornando alla citazione iniziale, Remothered “funziona bene” e vi spieghiamo perché analizzando i vari aspetti dell’opera.

L’ignoto è portatore di angoscia

Instabilità mentale, senso d’impotenza, oscurità, vuoti di memoria, ambiguità, riferimenti religiosi, fobia per gli specchi e per le falene, traumi passati che tormentano il presente: si tratta di alcuni dei principali ingredienti amalgamati perfettamente dal team di sviluppo italiano in una vicenda horror thriller dai tratti psicologici che ha il pregio di concedersi al destinatario del media in modo graduale.

La totale confusione che pervade le prime fasi di gioco viene progressivamente scacciata dal dipanarsi del filone narrativo: tutti i dettagli che sembrano poco importanti e situazioni apparentemente inspiegabili e forzate si uniscono, pezzo dopo pezzo, a formare una ragnatela narrativa coerente e credibile.

Alcuni elementi come i collezionabili presenti, se analizzati al meglio dal giocatore, possono consentire di “intuire qualcosa” già agli inizi dell’avventura ma per capire a fondo Remothered è necessario arrivare agli eventi finali. Trattandosi del primo episodio di una trilogia, inoltre, alcuni quesiti otterranno una risposta nei sequel del game.

Non abbiamo la minima intenzione di rovinarvi il trip mentale ricco di colpi di scena architettato dalla mente di Chris Darril e, quindi, ci limiteremo a introdurvi la trama, permettendovi di scoprirla personalmente.

La protagonista è una donna sulla trentina, la “dottoressa” Rosemary Reed, giunta presso la Magione dei Felton per verificare le condizioni dell’ex notaio Richard Felton, affetto da una misteriosa malattia e soggetto ad una psiche altamente instabile. Inoltre, la figlia di Richard, Celeste, risulta scomparsa ed è proprio una serie di domande della Reed in merito a tale sparizione a innestare l’incubo tra le mura dell’abitazione.

Quali segreti nascondono Richard Felton e sua moglie Arianna Gallo? E quali Rosemary Reed? Chi è realmente Gloria, l’infermiera che si occupa del signor Felton?

C’è una chiara risposta a queste domande e a quasi tutte le altre che inevitabilmente s’innestano con lo sviscerarsi della tormentata vicenda. Una storia nella quale non vi è nulla di “soprannaturale”, ma è tutto spiegabile in ottica terrena se si prendono per buone le necessarie forzature del genere horror.

Quello che possiamo dirvi con certezza è che l’ignoto e la confusione iniziali sono parte fondamentale del riuscito clima ansiogeno del prodotto.

I silenzi sono colmi di rumori delle cose vissute: indaga e sopravvivi

Il gameplay di Remothered è quello tipico di un survival-horror vecchio stampo, con visuale in terza persona: si indaga, si fugge, ci si nasconde e si risolvono enigmi ambientali. Niente di così sorprendente se non fosse per il fatto che potremmo fare tanti esempi del genere mal realizzati, in ultimo il problematico Agony.

Il lavoro di Stormind Games, nel suo “piccolo” e pur con qualche imperfezione principalmente legata alla gestione della fisica, funziona alla grande.

Le meccaniche stealth permettono di muoversi in silenzio, di sfruttare le zone buie della mappa, di celarsi dietro agli ostacoli visivi posti ad hoc nel level-design, di utilizzare nascondigli (gestiti da immediati mini-game) e di sfruttare diversivi di varia tipologia: si va dalla corda per legare le porte e bloccare il nemico all’interno di una stanza, all’oggetto da lanciare per creare rumore attirando le attenzioni della minaccia in una posizione congeniale alla propria fuga o al raggiungimento di una precisa destinazione.

A conferma della volontà della software house di dar vita ad un contesto reale, anche il puzzle-solving è basato su elementi della quotidianità: non si riesce ad attivare un meccanismo perché sprovvisto di pile? Si va alla ricerca delle batterie. Queste si trovano all’interno di un oggetto sigillato? Si cerca l’attrezzo che permette di aprirlo.

Gli enigmi sono spesso concatenati, facili nella comprensione ma complessi da risolvere perché si è sempre braccati dagli Stalker, ovvero gli “antagonisti” che si frappongono tra Rosemary Reed e il compimento dei suoi obiettivi.

Durante la fuga è possibile urtare il nemico, solo se si ha sufficiente energia, per sbilanciarlo e procedere oltre, oppure utilizzare, qualora si venga presi, degli oggetti di difesa come forbici, cacciaviti e coltelli (hanno di base un solo utilizzo), che permettono di divincolarsi e di proseguire nella propria fuga.

L’unico problema riscontrato, come anticipato in precedenza, è quello legato al lancio dei diversivi, impreciso e gestito dal motore fisico in modo non ottimale. Si tratta, però, di una piccolezza piuttosto trascurabile che non intacca il riuscito sistema di gioco di Remothered.

Luci e ombre di una cura al dettaglio

L’Unreal Engine 4 non ha bisogno di presentazioni, ma è necessario saperlo sfruttare. Stormind Games l’ha fatto in modo ottimale, “spingendo” dove è stato possibile, senza strafare. Il risultato è un prodotto dal buonissimo impatto visivo che “brilla” nella gestione dell’illuminazione, non solo come riuscito ornamento estetico, ma anche come elemento fondamentale del gameplay, capace di enfatizzare l’atmosfera in modo funzionale. La Magione dei Felton gode di texture di ottima fattura con un parallax-mapping degno di nota, rarità in prodotti indie “low-budget”.

Il compromesso di tale qualità lo si nota in animazioni poco naturali e nella realizzazione dei modelli dei personaggi, buoni ma non sullo stesso livello visivo del resto della produzione.

Splendido il comparto sonoro in tutte le sue sfaccettature, dall’effettistica al doppiaggio.

La ciliegina sulla torta è la collaborazione per la soundtrack di Nobuko Toda, acclamata musicista internazionale che ha lavorato su Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots, The Evil Within, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, Halo 5: Guardians.

In sintesi:

Se avete amato le atmosfere della saga horror Clock Tower o i cult nipponici Rule of Rose, Forbidden Siren e, perché no, anche il più celebre Silent Hill, ritroverete in Remothered: Tormented Fathers quel sentimento caratteristico dei survival-horror vecchio stampo. Nonostante una longevità scarsa, di circa 5-6 ore (si tratta del primo episodio di una trilogia… e si nota), l’opera di Darril Arts e Stormind Games riesce a spiccare nel panorama videoludico attuale, offrendo una riuscita atmosfera che, negli anni, in tanti hanno provato a proporre ma con scarso successo. Forte di un’ottima trama e di un buon comparto tecnico, aggiunge, in modo intelligente e senza strafare, meccaniche di gameplay extra al semplice hide & seek. Insomma, tornando all’inizio della nostra analisi, Remothered: Tormented Fathers è la dimostrazione che l’impegno e il lavoro pagano.

Pregi:

  • Trama blow-mind ben strutturata e ricca di colpi di scena.
  • Gameplay da survival-horror vecchio stile con interessanti aggiunte.
  • L’Unreal Engine 4 sfruttato a dovere.
  • Comparto sonoro fenomenale.

Difetti:

  • Longevità scarsa.
  • Piccoli problemi legati alla fisica.
  • Modelli dei personaggi e animazioni qualitativamente al di sotto del resto dell’opera.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8,2

La recensione di Remothered: Tormented Fathers è stata scritta e curata da G-PqV per GameStorm.it, pubblicata il 26-07-2018

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19-08-2018
Marsel

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Remothered: Tormented Fathers

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Valutazione del gioco 8

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