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Recensione di Pro Evolution Soccer 2019

Titolo: Pro Evolution Soccer 2019
Genere: Sportivo
Piattaforma: PC, Xbox One, Playstation 4 (testata)
Sviluppatore: Konami
Produttore: Konami
Data di uscita: 30 Agosto 2018

Testa o croce?

Con la stagione calcistica nuovamente nel vivo assistiamo, anche quest’anno alla solita diatriba su quale trasposizione videoludica dello sport più seguito (e forse più amato) al mondo, sia la migliore: quella di Konami o quella di Electronic Arts? Vi è stato un periodo in cui lo scettro e il trono erano in mano a PES (soprattutto ai tempi di Winning Eleven e della versione occidentale ISS Pro) e uno seguente in cui la situazione, stando alla critica e ai dati di mercato, sì è ribaltata. Come ricorderete avevamo già potuto provare una demo di PES (qualche giorno prima del rilascio globale della suddetta versione dimostrative) e ne rimanemmo piacevolmente colpiti. Vediamo ora se tali prime impressioni hanno trovato conferma, pad alla mano, nella build finale del game.

Un deciso passo avanti

Quest’anno Konami propone un Pro Evolution Soccer pensato e sviluppato nativamente per la current-gen e questo vogliamo metterlo in risalto da subito. Scordatevi quindi di cercare la versione per Playstation 3 o Xbox 360. Diciamoci la verità: è vero che si parla di console che hanno ancora un ampissimo bacino d’utenza, ma se si vuole progredire nello sviluppo è più che fisiologica la scelta di dare un netto taglio al passato e, con questa ultima versione del simulativo calcistico di Konami, finalmente è stato reciso il cordone ombelicale di collegamento alle vecchie piattaforme.

Ora è possibile arrivare a livelli altissimi di simulazione. Finalmente è ora possibile vedere ogni più piccolo dettaglio fino ad arrivare a contare il numero di cuciture sulle maglie dei giocatori della Juventus o del Real Madr...ah! Un momento...mi pare di vedere qualcosa di...wait...PM Black White e... MD White! Beh, almeno gli stadi ci saranno tutti! No, anche in questo caso c’è un numero alquanto risicato di arene reali; addirittura solo due quelle italiane ovvero San Siro (anche in veste “Meazza”) e l’Olimpico. Come licenze in effetti non siamo esattamente al top e anche la perdita della Champions League non aiuta affatto: si fa sentire pesantemente la mancanza delle licenze di una competizione così importante e prestigiosa che, negli scorsi anni, inutile nasconderlo, rappresentava un’esclusiva di vanto della simulazione Konami. Segnaliamo l’aggiunta di campionati come quello Russo e di altre leghe minori europee e sudamericane.

Per quanto riguarda il gameplay vero e proprio? Come stiamo messi sotto questo aspetto?

Si può stare più che tranquilli poiché il risultato è davvero di pregio. Iniziamo subito con il dire che quelle che sono state le nostre prime impressioni durante la prova sono state non solo confermate ma addirittura sono migliorate dal momento che il Fox Engine appare in grande spolvero e si comporta egregiamente soprattutto a livello di fisica della palla. L’impatto con essa, infatti, non ne dà per scontato il pieno controllo e, a seconda dell’area d’impatto con il corpo del giocatore, la responsività è quindi soggetta anche alla direzione d’arrivo della palla. I progressi rispetto al predecessore si avvertono soprattutto grazie al nuovo sistema di “ricezione della sfera” denominato First Touch Control, grazie al quale si nota un più realistico risultato nei momenti in cui si entra in possesso del pallone, con atteggiamenti differenti a seconda anche delle skills del giocatore. Nessuno “stop” è identico: questo risultato è stato possibile grazie proprio all’abbandono del supporto delle macchine old gen e ad un conseguente miglior sfruttamento del motore di gioco che si può permettere di gestire meglio le risorse delle console current-gen.

Ne vien di conseguenza che lo sviluppo complessivo delle azioni non sia più così scontato e, anzi, viene stimolato il gioco di squadra e non più l’azione singola alla Maradona di Argentina - Inghilterra dell’86.

In PES 2019 si gioca a calcio. Non si tratta, infatti, neanche della forzatura di un pesante Tiki Taka, piuttosto del saper sfruttare al meglio un team che manovra, con e senza palla, con un’IA migliorata rispetto al passato: sa schierarsi meglio sul campo e soprattutto sa muoversi meglio leggendo in maniera decisamente più credibile il movimento del giocatore in controllo del player.

Certo, permangono alcune sbavature e, purtroppo, queste si riscontrano principalmente nelle decisive fasi di difesa.

Discorso un po’ complesso quello dei portieri che, alle volte, sembra abbiano chiuso le porte con cazzuola e mattoni, altre volte li si vede uscire a cercare funghi increduli del fatto di star partecipando ad una competizione sportiva con migliaia di persone sulle gradinate che si aspettano addirittura la loro partecipazione ad essa. Non fraintendiamoci, in linea di massima gli estremi difensori si comportano bene ma, ogni tanto, pare che debbano trovare il modo di scaricare la tensione, facendolo nel modo che è a loro più congeniale, tra un ricamo sul fazzoletto e l’osservare il match sul tablet, seduti in disparte (“Non sapevo di Essere in Porta” prossimamente su Real Time).

Poc’anzi si parlava della difesa e del fatto che è la parte più debole della squadra e, in effetti, anche qui abbiamo a che vedere con trovate piuttosto “baldanzose”:  dato un uso talvolta eccessivo della forza o del fuorigioco, è possibile notare un certo dispiegamento “alla Trapattoni” che, pur disordinato, trova un suo perché: ci si può godere meglio la fase di attacco.

Non ci sono molte licenze importanti, ok, ma i giocatori ci sono tutti e con essi il loro particolare stile di gioco. Tutti vogliono fare gli attaccanti e lo stesso Buffon - per sua ammissione - aveva iniziato la sua carriera in una posizione ben più avanzata per poi infine trovare il proprio ruolo fra i tre pali (senza il terzo palo orizzontale si potrebbe giocare a Rugby -NdR-), ma non tutti gli attaccanti hanno le stesse caratteristiche, ed ecco che in particolar modo qui il First Touch Control trova la sua giusta dimensione. Stoppare la palla come fa Ronaldo o come fa Icardi è ben diverso e si “sente”. Lo stile ricreato egregiamente di ogni calciatore produce dinamiche di approccio alla sfida diverse per chiunque decida di provare a giocare con una squadra che non sia la propria solita “prima scelta”; questo amplia, non di poco, la percezione del “realismo” e le possibilità ludiche.

Come detto in precedenza PES 2019 da maggior attenzione alla globalità della squadra che alla mera abilità del singolo giocatore (Addio caro International Superstar Soccer Deluxe... non sei più il mio preferito… -NdR-) e questo fa bene alla simulazione calcistica nella sua totalità.

Certo, una certa forzatura verso i cross bassi c’è e una conseguente certa limitazione ai gol di testa c’è, ma non è nulla di completamente scriptato e fastidioso. Mettiamola così: il peso di alcuni campioni si sente sempre, ma se si impara bene ad utilizzare la squadra si può, giustamente, arginare chiunque (Trapattoni su Pelé docet -NdR-).

Anche la gestione dell’arbitraggio ci ha sorpresi: i giudici di gara sono meno “timidi” e, quindi, più marziali: giusti. Si può fare di meglio per carità, ma si nota un netto stacco rispetto al passato, e di questo si può solo gioire.

Dal punto di vista dell’online si può dire che PES 2019 non ha appunti da farsi fare: tutto funziona egregiamente e non si sono notati lag o problemi di sorta lasciando che l’utente si possa godere appieno le proprie sfide in rete.

Specialmente se giocato con un amico (online e offline), PES 2019 offre un'ottima simulazione calcistica anche migliore di quella vivibile attraverso la modalità single player.

Infine, la modalità “My Club” appare come una sorta di extra che funge da “nemesi” al FUT del rivale FIFA: riesce comunque a dire la sua regalando un discreto intrattenimento ma, almeno dal canto nostro, non risulta estremamente “viva” in termini di coinvolgimento, dandoci sempre la sensazione di qualcosa che “avrebbe dovuto esserci questo/quello”. Si, ok, la modalità in sé è migliorata rispetto al passato, ma vi sono ancora eventi di mercato che sanno un po’ di randomico. 

Ricreazione maniacale

Tecnicamente PES 2019 è davvero sontuoso. Il Motion Capture è stato applicato alla perfezione e anche la modellazione 3D dei giocatori - almeno quelli più importanti - è davvero encomiabile. Stesso dicasi per le animazioni degli stessi in game: davvero d’impatto e assolutamente realistiche. Il Fox Engine è stato sfruttato in maniera egregia e lo si può notare anche nella ricostruzione degli stadi - pochi - che si possono ammirare.

PES 2019 sfoggia inoltre un uso eccellente dell’illuminazione che sfocia in ombre dinamiche decisamente realistiche, anche se, l’effetto pioggia andrebbe un poco rivisto.

Quello che risulta essere sottotono, rispetto al resto della produzione, è il comparto sonoro: decisamente limitata. Non che sia campionata male, quello no, ma nell’insieme risulta piuttosto piatta e monotona. Spesso si arriva sotto porta con azioni combinate e ben orchestrate che normalmente accenderebbero camini a distanze siderali e... nulla... l’environment reagisce in modo analogo per una palla calciata in fallo laterale dal più sconosciuto dei giocatori del Colo Colo.

Caressa e Marchegiani - è evidente - non hanno passato più di tre ore a registrare i propri commenti e, comunque, tutti con la stessa vigorosa passione di un panda quando mangia il bambù. Viene da chiedersi come risulterebbe la stessa telecronaca fatta da Malgioglio e dalla Lecciso... forse meglio. Per il resto siamo su risultati “giusti”. Gradita ma non eccezionale la tracklist la quale comunque gode di ottima campionatura.

In sintesi:

PES 2019 è un vero distacco a livello tecnico con il passato. I miglioramenti al Fox Engine si fanno sentire e spingono i player a giocare davvero a calcio e non solo a portare sotto porta i soliti nomi noti. Ne beneficia il gioco di squadra e lo fa senza forzare il giocatore, accompagnandolo in un’esperienza vera di gestione della team e dei momenti della partita.

Tecnicamente il prodotto è davvero impressionante per la modellazione 3D e per l’uso dinamico delle luci oltre che per il supporto al 4K e all’HDR: in certi momenti, PES 2019 lascia quasi senza fiato. Sì, è vero, mancano licenze importanti - Champions League in primis - ma il tutto è perdonabile, visti gli evidenti progressi rispetto al capitolo dello scorso anno.

Pregi:

  • Modellazione poligonale più che ottima.
  • Ricreazione delle movenze e degli stili dei giocatori al limite della perfezione.
  • Ottimo uso dell’illuminazione.
  • IA decisamente migliorata.

Difetti:

  • Mancanza di licenze importanti.
  • Sonoro e commenti decisamente sottotono.
  • Difesa migliorabile.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA 8,5

La recensione di Pro Evolution Soccer 2019 è stata scritta e curata da Lian165 per GameStorm.it, pubblicata il 12-09-2018

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Pro Evolution Soccer 2019

  • Immagine della copertina del gioco Pro Evolution Soccer 2019 per PlayStation 4
  • Data di uscita:
    30-08-2018
  • Categoria:
    calcio
  • Disponibilità per:
    XONE PS4
  • Popolarità:
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