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Recensione di Onimusha: Warlords

Titolo: Onimusha: Warlords Remastered
Genere: Hack ‘n Slash / Survival Horror
Piattaforma: PlayStation 4 (Testata) / Xbox One / Nintendo Switch / PC
Sviluppatore: Capcom
Produttore: Capcom
Data di uscita: 15 gennaio 2019

Dal 2001 con furore, con tutte le conseguenze del caso

Quello di Capcom è un nome che, per sua stessa natura, desta in una vasta e nutrita compagine di giocatori tutta una serie di ricordi che, per un motivo o per un altro, non possono che essere considerati tra i migliori della propria infanzia o adolescenza. La casa giapponese si è resa la preferita di diversi videogiocatori grazie ad una interminabile scorta di titoli di successo che, per più di trent’anni, ha trovato rifugio proprio nelle collezioni di ragazzi e ragazze in possesso delle console (per l’epoca) di ultimissima generazione. Partendo dai leggendari Mega Man e DuckTales per Nintendo Entertainment System, passando per Super Street Fighter 2 Turbo per Super Nintendo, Sega Genesis e innumerevoli altre piattaforme, Capcom ha continuato a sfornare giochi di qualità e successo senza pari, non senza alcuni… piccoli intoppi (Street Fighter 2010 per NES, ad esempio).

La quinta generazione di console è stata per Capcom la culla di una nuova serie di successo, Resident Evil, che arriva alla vigilia della sesta generazione di console con tre titoli principali e uno spin-off dalla dubbia qualità, Resident Evil Survivor. Alla luce di quest’ultimo prodotto, all’annuncio di un secondo spin-off della rinomata serie zombie, sono stati in diversi a storcere il naso. Eppure, nel 2001, dopo diversi cambiamenti anche piuttosto radicali, Onimusha: Warlords vide la luce su PlayStation 2. Inutile dire che fu un successo.

Quasi diciotto anni dopo, Capcom decide di dare una svecchiata al primo capitolo di una saga che, ormai, è divenuta un culto tra gli appassionati. Sia per ingraziarsi i giocatori di vecchia data, sia per tastare il terreno dell’attuale panorama videoludico, la casa giapponese ci propone dunque una versione rimasterizzata di un titolo appartenente agli albori della sesta generazione di console. Due generazioni dopo, nel momento in cui pubblico e critica già strizzano gli occhi per cercare di mettere a fuoco, sull’orizzonte, le ombre sfuggenti della prossima iterazione di console, quanto Onimusha: Warlords riesce effettivamente a rivendicare sul terreno di gioco dell’ottava generazione videoludica?

Samurai, Folklore e magia nel Giappone Feudale

La premessa di Onimusha: Warlords, se al lancio ha potuto fregiarsi senza problemi dell’appellativo “unica nel suo genere”, oggi deve accontentarsi, complice alcuni titoli che hanno recentemente esplorato una simile combinazione di fattori in vari casi (tra i più recenti potremmo, ad esempio, citare Toukiden 2), di un “piuttosto originale”. L’idea di esplorare un Giappone Feudale attraverso gli occhi di un Samurai, con l’aggiunta di personaggi ed entità appartenenti al Folklore popolare e alla storia della lontana isola del sol levante resta oggi un piacevole e gradito punto di partenza per un titolo che, nonostante il passare degli anni, può ancora vantare di essere l’unico nel proprio genere sull’ultima generazione di console.

Complice l’impronta survival horror, ereditata dalla serie Resident Evil, il gameplay di Onimusha: Warlords risulta piuttosto appagante e si accompagna ad una trama che, almeno nella versione in giapponese, si fregia di una recitazione credibile e ben studiata.

Proprio a proposito della trama, senza incorrere nel rischio spoiler per le nuove leve, ci limitiamo a riportare la missione del protagonista, Samanosuke. Insieme alla kunoichi Kaede, l’impavido samurai affronta un esercito di demoni, alla conquista del castello Inabayama e delle zone limitrofe, con l’obiettivo di salvare la principessa Yuki. Nel corso di una campagna, a dire il vero, piuttosto breve, Samanosuke mieterà demoni più o meno gargantueschi (e, di conseguenza, più o meno letali) con l’aiuto delle sue fide armi bianche e di un misterioso artefatto, il guanto Oni.

Quadrato, Quadrato, Triangolo.

Le radici Resident-Evil-iane (passi il neologismo) di Onimusha: Warlords sono palesi ed evidenti già nella versione rimasterizzata per console di ultima generazione e PC: il protagonista, i suoi alleati e i vari nemici, modelli tridimensionali dalle fattezze tutto sommato discrete in rapporto agli standard moderni (sebbene vistosamente datate), si stagliano contro fondali bidimensionali di fattura che, a seconda degli scorci e delle inquadrature, spazia tra il discreto e il sorprendentemente poetico. Leggermente meno evidente è la pesante eredità che l’engine di Resident Evil comporta in tema di controlli: se nella versione originale per PlayStation 2 il movimento del personaggio era assegnato alla croce direzionale, che restituiva il classico feeling “tank” dei vecchi capitoli della storica serie survival horror, nella versione rimasterizzata è possibile controllare il buon Samanosuke tramite la levetta analogica sinistra. Può sembrare una piccolezza, ma questo apparentemente minuscolo cambiamento nello schema di comando rende il movimento del personaggio molto più naturale e meno “legnoso”, cambiando al tempo stesso il modo in cui i vari scontri con gli Oni vengono affrontati dal giocatore.

Non si tratta certo di un cambiamento radicale: il gameplay resta ancorato a diversi capisaldi ereditati da Resident Evil (un nutrito inventario di oggetti curativi, accessori, armi e suppellettili varie, porte o varchi attraversabili solo se in possesso di un determinato oggetto o power-up e così via), ma introduceva, già nel 2001, diverse meccaniche che stuzzicano l’attenzione e l’interesse del giocatore. Prima e la più importante, la presenza del guanto Oni, in grado di assorbire le anime dei nemici per gli scopi più disparati (Blu per il recupero del mana, Rosse per i potenziamenti, Gialle per il recupero della salute). Le tre katane di cui giocatore entrerà in possesso nel corso della campagna presentano, a loro volta, un differente approccio al nemico: se con Shippuu i fendenti di Samanosuke saranno rapidissimi, con Enryuu sferrerà colpi più lenti, ma devastanti.

Il sistema di combo offerto da Onimusha: Warlords, ancora lontano, per tempi e limitazioni di engine, dalla complessità di God of War, si presenta comunque semplice da imparare e altrettanto facile da mettere in pratica. Con il tasto quadrato si innesca, con triplice pressione, la combo di base. A due pressioni del tasto quadrato è possibile alternare il tasto triangolo per un devastante attacco magico, diverso a seconda della katana impugnata da Samanosuke, che però consumerà il nostro mana. Con un sistema di parry a dir poco particolare, attaccando il nemico prima di essere colpiti è possibile innescare un contrattacco, spesso, letale. Al termine del combattimento, tenendo premuto il tasto cerchio, il guanto Oni assorbirà tutte le anime lasciate libere dai demoni caduti in battaglia, permettendoci dunque di ripristinare la nostra salute e il nostro mana, oltre a rifornirci di preziose anime rosse per poter potenziare le nostre armi e magie elementali.

Le inquadrature fisse del gioco, presenza necessaria e dovuta all’eredità lasciata dall’engine, contribuiscono a rendere ancora più palpabile la tensione negli scontri con l’armata demoniaca. Al contempo, purtroppo, dà luogo a situazioni poco ideali, come è possibile constatare nell’immagine sottostante. Non è difficile immaginare come una telecamera di questo tipo possa rivelarsi un alleato poco disponibile alla collaborazione negli scontri più concitati, complici alcuni nemici che, più o meno aggressivamente, non si faranno remore ad attaccare il prode samurai dalla comodità del “fuori inquadratura”. Si tratta forse di uno dei connotati dell’intera opera che più stride con ciò che i videogiocatori si sono abituati ad affrontare nel corso degli ultimi anni, certo, ma non è comunque in grado, da solo, di inficiare il gameplay e l’esperienza di Onimusha: Warlords in modo tale da raggiungere il punto di non ritorno.

Una Remastered con qualche "ferita" ma ancora in forze

Tornando ad occuparci del comparto tecnico, non possiamo non ripetere quanto già affermato sulla fattura dei fondali bidimensionali: oggi come allora, la fattura della maggior parte di questi resta indiscussa. Ciò che però non riesce assolutamente a colpire, superato il colpo d’occhio generale, è il quadro d’insieme. Superato lo stupore inziale dovuto ad alcuni scorci particolari, non si può non notare la scarsità poligonale dei personaggi, un sistema di illuminazione che impallidisce di fronte agli standard moderni e un’interfaccia che fa davvero poco per nascondere la propria età.

Sul fronte della stabilità, nulla da obiettare: il titolo non fa fatica a restare ancorato ai 60 frames per secondo nella versione testata (PlayStation 4), e trattandosi di una versione rimasterizzata di un titolo per PlayStation 2, va detto che ci sarebbe stata sorpresa solo nello scoprire il contrario. Il titolo mostra il fianco solamente per questioni legate alla sua originale destinazione, una console con ormai diciannove anni sulle spalle e sulla quale fondali e modelli poligonali rappresentavano, nel 2001, uno dei migliori esempi possibili nel campo della grafica in tempo reale.

Complici i fondali bidimensionali e un gameplay che, tutto sommato, resta intrigante anche a diciotto anni dalla sua prima apparizione, Onimusha: Warlords non porta con sé la stessa delusione che, qualche mese fa, ha colto i fan di Shenmue nel rigiocare le vecchie avventure di Ryu. Potendo contare su un gameplay più immediato e coinvolgente, per via di un genere completamente diverso da quello a cui Shenmue I & II appartengono, il titolo Capcom sopravvive, pur con profonde ed evidenti ferite, allo scontro con l’avversario più impietoso possibile: il tempo.

Niente da eccepire sul comparto sonoro, completamente rieditato e di pregevole fattura sia per quanto concerne il doppiaggio sia per la soundtrack che accompagna l'avventura di Samanosuke.

In Sintesi:

La versione rimasterizzata di Onimusha: Warlords è un prodotto particolare. Il gameplay immediato e intrigante del titolo ha appassionato una generazione intera di giocatori: non è difficile pensare che diversi esponenti delle nuove leve possano cimentarsi nel completamento dell’avventura di Samanosuke, a patto di armarsi di pazienza e tolleranza nei confronti di sistemi di gioco e di inquadratura che, diciotto anni dopo, cominciano a mostrare i segni del tempo.

La campagna, di per sé, non è esattamente longeva. La possibilità di affrontarla nuovamente a difficoltà più alte o più basse, insieme ad un trofeo platino che, a quanto pare, non è poi così difficile da ottenere, potrebbero però stuzzicare l’attenzione dei “completisti”.

Il comparto tecnico, pur in generale di buona fattura, non riesce assolutamente a nascondere le proprie rughe e imperfezioni. A fondali bidimensionali splendidi e di ottima fattura si accompagnano modelli tridimensionali scarni e un sistema di illuminazione non all’altezza. Probabilmente un remake avrebbe reso più giustizia al titolo, ma la versione rimasterizzata si propone come un ottimo (e, soprattutto, economico) punto di partenza per chiunque voglia avvicinarsi alla serie.

Pregi:

  • Gameplay e sistema di combattimento che, ancora oggi, riescono a catturare il giocatore.
  • I fondali bidimensionali sono splendidi…
  • Scontri con gli Oni accompagnati da una tensione palpabile, regalata dal sistema di telecamere fisse…
  • Il comparto tecnico, pur minato da alcuni elementi, resta godibile e solidamente ancorato a 60 FPS.
  • Prezzo di lancio di soli 19,99€.

Difetti:

  • Campagna dalla breve durata.
  • …ma sono accompagnati da elementi di contorno in grado di minarne gravemente le fondamenta.
  • … telecamere che però, spesso, finiscono per generare frustrazione in diversi momenti.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7,5

La recensione di Onimusha: Warlords è stata scritta e curata da KentuckyFriedG per GameStorm.it, pubblicata il 21-01-2019

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