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Recensione di One Piece: World Seeker

Titolo: One Piece: World Seeker
Genere: Azione, Avventura, GDR
Piattaforma: PlayStation 4 (Testata), Xbox One, PC
Sviluppatore: Ganbarion
Produttore: Bandai Namco
Data di uscita: 15 marzo 2019

Una saga ventennale

One Piece è un manga nato nel 1997 dalla mente di Eiichiro Oda che vede protagonista Monkey D. Rufy (e la sua ciurma) il cui sogno è diventare Re dei Pirati. Nel corso degli anni l’opera ha ricevuto tantissime trasposizioni su vari media, anime e videogiochi compresi.

Il primo esponende videoludico risale al lontano 2000 e nel tempo sono state coinvolte praticamente tutte le piattaforme di gioco.

One Piece: World Seeker nasce dalla volontà di festeggiare il ventennale della prima messa in onda della serie TV giapponese. Il cambio di rotta intrapreso rispetto ai capitoli più recenti si vede subito dallo stile adottato per il gioco. Bandai Namco, infatti, ha affidato lo sviluppo a Ganbarion, team già apparso in Unlimited World Red, abbandonando la formula Musou e approcciandosi ad un genere Action Adventures con elementi GDR. Il tutto è condito dalla collaborazione dello stesso Oda per la stesura della trama, e da tante componenti fan service.

Annunciato il 2 novembre 2017, One Piece: World Seekerè finalmente disponibile; abbiamo analizzato i singoli aspetti del game, non vi resta quindi che salpare assieme a noi.

All’arrembaggio!

Come anticipato poche righe fa, la sceneggiatura del titolo vede la collaborazione di Eiichiro Oda ed è completamente inedita. Proprio per questo motivo, pur mantenendo alcuni elementi della storia classica, non si ripercorre un passaggio specifico dell’opera originale.

Spinti dalla continua ricerca di nuovi tesori, i Mugiwara si recano sull’Isola Carceraria, sulla quale, secondo le leggende, sono presenti ricchezze incredibili. Molto presto i pirati si rendono conto che in realtà si tratta di una trappola della Marina e, dopo un violento scontro con i Marinai e l’Ufficiale Isaac nella Prigione Celeste, si ritrovano sparpagliati per tutta l’isola. Rufy, fortunatamente, viene salvato da Jeanne, la ragazza che copre il ruolo di leader Anti-Marina dell’isola e ha il compito di proteggerla. Senza cadere in eccessivi spoiler, la trama del gioco fa fatica ad ingranare nelle prime ore, salvo poi aumentare di intensità negli ultimi archi narrativi. Nonostante le prime fasi un pochino arrancanti, la storia mantiene comunque i tratti distintivi dell’opera originale, con tanti misteri da risolvere e gag, sicuramente merito della cura di Eiichiro Oda. Se si vuole fare un parallelo con le altre opere, la trama di World Seeker si può paragonare a quella di un film.

Data la sua caratteristica di Open World, il gioco non propone solamente la missione principale, ma è anche possibile compiere incarichi secondari, risolvere piccoli rompicapi e collezionare Ricette e Progetti per equipaggiamento e tenute. Questo, ovviamente, incrementa le ore di gioco in modo esponenziale ma, purtroppo, le missioni secondarie diventano molto presto troppo ripetitive e perdendo il loro lato interessante. Inoltre, è possibile controllare solamente Rufy, un fattore che sicuramente farà storcere il naso a tutti i fans della serie che magari desideravano giocare almeno nei panni degli altri membri della ciurma.

Il Re dei Pirati!

Sotto il punto di vista del gameplay, One Piece: World Seeker propone tante features ma, alla fine dei conti, questa componente è la più deludente del gioco. Il primo approccio in realtà è molto positivo, ma con il passare del tempo tutto l’entusiasmo va a calare.

Il sistema di combattimento di cui può avvalersi Rufy è troppo semplicistico e si limita alla continua pressione del tasto Quadrato per gli attacchi, del tasto Cerchio per schivare/parare, X per saltare e, infine, della combinazione L1 + uno dei tasti a destra del pad per selezionare l’attacco speciale. Per spezzare questa monotonia, pur mantenendo la stessa mappatura dei tasti, è possibile switchare tra Stile Busoshoku e Stile Kenbunshoku (Haki/Ambizione dell’Armatura e della Percezione). In questo modo lo stile di combattimento cambia leggermente, offrendo delle combo differenti e la possibilità di parare nel primo caso o schivare nel secondo.

Per migliorare e potenziare il capitano entra in gioco l’elemento ruolistico del titolo grazie ad un apposito skill-tree. Sfruttando questo menù, infatti, è possibile sbloccare nuove mosse, potenziare i parametri e migliorare alcune statistiche. Per farlo è necessario spendere i Punti Abilità che si ottengono sconfiggendo i nemici e completando le varie missioni. Purtroppo questa features è poco profonda e, specialmente ai livelli di difficoltà più bassi, poco utile. I boss veramente impegnativi sono pochi e, per la gran parte del gioco, si può facilmente avanzare anche con il personaggio base.

Restando in tema di meccaniche RPG, un elemento fondamentale è quello dell’esplorazione. Anche in questo aspetto sono riscontrabili delle evidenti mancanze e, purtroppo, lo si nota sin da subito.La carenza maggiore, infatti, risiede nella quasi totale assenza di veri e propri punti d’interesse nell’isola e nella bassa densità demografica di NPC utili. Non è raro, infatti, girovagare per la mappa senza una meta e la maggior parte dei personaggi è presente esclusivamente nelle città. Quelli realmente utili, inoltre, sono ancora di meno, in quanto i punti d’interesse delle missioni secondarie sono segnati della mappa (non si ha la soddisfazione di cercare un personaggio per ricevere un incarico).

Le missioni secondarie molto spesso si traducono nel semplicistico recuperare un oggetto per portarlo al richiedente, o nel vincere uno scontro con un piccolo gruppo di avversari. Durante le fasi esplorative è anche possibile eliminare i nemici di pattuglia sfruttando elementi stealth. Anche in questo caso, però, la meccanica è poco sviluppata e si limita alla semplice pressione del tasto Quadrato in prossimità dei nemici. A volte questi mostrano un’intelligenza artificiale scarsa (ad esempio non notando Rufy anche a pochi centimetri di distanza): ne scaturisce una altrettanto minima soddisfazione nelle eliminazioni. Inoltre, a livello narrativo questa feature non ha niente a che fare con lo stile del personaggio Rufy che, come visto nell’opera originale, predilige sicuramente un approccio più diretto.

Per spostarsi nell’isola, oltre al viaggio veloce che si sblocca proseguendo con la storia, Rufy può sfruttare le caratteristiche del suo Frutto del Diavolo. Essendo fatto di gomma, infatti, il capitano può allungare le sue braccia e utilizzarle come delle liane (o come fossero le ragnatele di Spider-Man), in modo da velocizzare gli spostamenti. Anche in questo caso le imprecisioni non mancano: il tutto è limitato dall’incapacità del personaggio di agganciarsi alle sporgenze rocciose che costringe il giocatore a compiere dei giri molto più lunghi quando in realtà si potrebbe scavalcare molto facilmente. In parte, questo problema viene “bypassato” con l’utilizzo, forse l’unico veramente utile, dell’Albero delle Abilità, grazie al quale è possibile sbloccare nuove funzioni (come il Razzo GomGom o il Mulinello che permette di percorrere un breve tratto volando).

Un altro aspetto negativo è sicuramente quello che riguarda la raccolta degli oggetti. Sulla mini-mappa, infatti, vengono indicati i punti dove si trovano tutti gli oggetti, vanificando quindi un’eventuale gioia o delusione per aver faticato nella ricerca di un materiale particolare.

L’ultimo paragrafo riguarda le abilità della propria ciurma. I pirati di Cappello di Paglia, infatti, non rimangono ad osservare le fatiche di Rufy in modo passivo, ma riescono ad offrire un aiuto importante sfruttando le loro abilità.

Ad un certo punto dell’avventura, Sanji fornirà il suo supporto come cuoco creando dei pranzi al sacco per i propri amici, in modo che questi possano rifocillarsi durante le Missioni Esplorative. In questo modo è possibile inviare i compagni per l’isola alla ricerca di oggetti: ogni membro riesce a trovare una determinata categoria e, in base al pranzo scelto, aumenta la rarità del bottino. Queste missioni si svolgono in parallelo al gioco normale e sono gestite dalla CPU, per cui ci si può dedicare alle altre attività in attesa del ritorno del proprio compagno.

Oltre all’Albero delle Abilità, è possibile potenziare Rufy attraverso l’equipaggiamento. Usop e Franky, presenti sulla Thousand Sunny, offrono i loro servizi per creare equipaggiabili e tenute. La creazione è molto semplice: una volta ottenuto il relativo progetto completando missioni o aprendo i forzieri, basta offrire i materiali necessari ai due compagni. Inoltre, è possibile smantellare l’equipaggiamento in nostro possesso per ottenere un oggetto in cambio.

Fa il minimo indispensabile risultando esteticamente piacevole 

One Piece: World Seeker offre di certo un colpo d’occhio piacevole ma, anche in quest’ottica, non è esente da difetti.

Il mondo di gioco è stato curato nel dettaglio e lo stile richiama a mani piene quello del manga e dell’anime. Certo, non si può certo gridare al miracolo per la qualità grafica, ma è piacevole vedere come, pur trattandosi di un’isola inedita, non sia stato stravolto il lato artistico originale.

Purtroppo il comparto tecnico non aiuta a tenere uno standard elevato a causa di caricamenti molto lunghi, alcuni modelli poligonali a volte troppo spigolosi e sporadici cali di frame-rate. Inoltre, gli NPC sono stati riutilizzati tante volte e, considerando che non sono nemmeno tantissimi, in breve tempo il tutto causa eccessivamente l’effetto Déjà Vu. Questi problemi sono per certi versi inspiegabili, considerando che nel 2019 la PlayStation 4 è, molto probabilmente, nel suo ultimo ciclo di vita e, in teoria, gli sviluppatori dovrebbero ormai essere in grado di tirare fuori il meglio dal suo hardware.

La soundtrack del gioco richiama al massimo quella dell’anime, così come i vari effetti sonori di mosse e delle armi nemiche. Le musiche, però, alla lunga diventano troppo ripetitive e avremmo gradito qualche brano in più. Il doppiaggio è stato curato da Toei Animation, per cui le voci sono le stesse dell’anime. Fortunatamente questo è un punto molto positivo, e aiuta i giocatori che guardano la Serie TV ad avere un’immersione maggiore.

In sintesi:

One Piece: World Seeker propone tante idee interessanti ma, purtroppo, quasi tutte poco approfondite o appena accennate. La trama, se pur originale per via del lavoro di Eiichiro Oda, decolla solo nel finale “farcita” da missioni troppo ripetitive. Il sistema di combattimento è troppo semplice ed è minato dalla difficoltà troppo bassa, la quale rende anche inutile il sistema di progressione di Rufy. In generale, quindi, il titolo è consigliabile prevalentemente ai fan dell’opera originale,mossi dalla grande curiosità di rivedere i propri beniamini e di vivere pad alla mano le loro avventure. Devono, però, essere consci del fatto che si tratta di UN gioco di One Piece e non DEL gioco di One Piece.

Pregi:

  • Trama originale ma …
  • Gameplay ricco di features ma …
  • Lato artistico che richiama l’anime.

Difetti

  • … decolla solo nel finale.
  • … tutte poco approfondite.
  • Difficoltà bassa e Sistema di combattimento troppo semplice.
  • Missioni troppo ripetitive.
  • Diversi problemi tecnici.
  • Modelli poligonali e soundtrack alla lunga sanno già visto e sentito.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6

La recensione di One Piece: World Seeker è stata scritta e curata da Albert91 per GameStorm.it, pubblicata il 20-03-2019

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One Piece: World Seeker

  • Immagine della copertina del gioco One Piece: World Seeker per PlayStation 4
  • Data di uscita:
    14-02-2019
  • Categoria:
    picchiaduro
  • Disponibilità per:
    PS4 XONE
  • Popolarità:
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Valutazione del gioco 7

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