Titolo: Odin Spere Leifthrasir
Genere: action rpg
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: Vanillaware
Publisher: NIS America
Data di uscita: 24 giugno 2016
Era il lontano 2007 quando Villanware sfornava l’ultima sua fatica, quel Odin Spere che alcuni di voi ricorderanno come uno degli ultimi action rpg sfornati per l’allora decadente PS2, ormai rimpiazzata da una lanciatissima PS3.
La notizia sarebbe fine a se stessa, se non fosse che oggi siamo qua ad accogliere Odin Spere Leifthrasir (da qui in poi condensato in OSL), il quale altro non è che il remake in alta definizione per PS3, PS4 e PsVita del titolo poco fa menzionato. Oggi testiamo la versione PS4.
Come da tradizione,un titolo giapponese che si rispetti concentra molte delle risorse disponibili nel plot narrativo. E questo OSL non fa eccezione, dimostrando come i luoghi comuni riguardo alla cura maniacale nella ricostruzione della narrativa siano fondati. Durante l’evoluzione delle vicende verrà raccontato di un mondo popolato delle classiche figure mitologiche, come fate, demoni e nani, tutti perennemente in guerra tra loro, fino a rischiare l’armageddon. Tra i protagonisti che dovrete impersonare figurano la figlia del re Gwendolyn, il principe Cornelius, le principesse Mercedes e Velvet, infine il rinnegato Oswald, ciascuno dei quali avrà una vicenda da raccontare e un motivo per scagliare un fendente con le proprie armi contro i cattivi di turno.
Ciascuno dei personaggi appena menzionati sarà inoltre caratterizzato dal proprio modo di combattere, che porta a una varietà di gioco piuttosto pronunciata, mitigando l’apparente monotonia generale.
Il gioco in sé consiste nel classico titolo a scorrimento orizzontale, in cui dovrete girovagare per i cunicoli fino al raggiungimento delle stanze in cui verrete assaliti da vere e proprie orde di nemici, che dovrete ovviamente debellare, magari inanellando interminabili combo piuttosto che farlo nel minor tempo possibile. Adempiendo a queste richieste riuscirete nell’intento di aggiudicarvi i fozoni, che come vedremo tra poco sono la moneta utile per salire di livello.
Infine dovrete approcciare la stanza con il boss di fine livello, che non deluderà le vostre aspettative in termini di challenge offerto.
L’impiego dei fozoni può essere effettuato in molteplici modalità: potrete dedicere di piantare dei semi e di nutrirli con i fozoni in moto tale da ottenere velocemente i frutti che a loro volta potranno essere mangiati immediatamente (ottenendo subito punti pochi esperienza) piuttosto che essere sfruttati in combinazioni utili a ottenere pozioni curative, piuttosto che golosi piatti da sfruttare successivamente avvantaggiandovi così di un maggior avanzamento.
Oltre alla parte gestionale appena menzionata, va detto che il gameplay si rivela piuttosto tecnico. scoraggiando immediatamente il button smashing, il quale si rivela davvero poco efficace sin dalle prime battute. Vi accorgerete ben presto di come un approccio ragionato, unito a una discreta prontezza di riflessi e al classico colpo di… fortuna si rivelano indispensabili per poter proseguire spediti verso i titoli di coda.
Questo è tanto vero nella modalità remake, ma soprattutto nella modalità Modalità classica (dedicato ai nostalgici, disponibile nel menu iniziale sin dalle prime battute) che ricalca esattamente il gioco di nove anni fa, con la sola eccezione della nuova veste grafica in alta definizione. Viene quindi riproposta la barra energetica che si svuoterà inesorabilmente dopo poche battute condannandovi ad interminabili secondi in cui stazionerete inermi sotto gli attacchi dei nemici, costringendovi quindi a ripercorrere decine di volte gli stessi dungeon alla ricerca del colpo di fortuna utile a proseguire nel gioco.
La grafica in alta definizione, l’ottimo character design, gli splendidi sprite bidimensionali animati in modo superbo, che si muovono davanti a fondali renderizzati in modo eccelso, il tutto disegnato rigorosamente a mano sotto la sapiente direzione del maestro Gorge Kamitani, il tutto ovviamente garantendo l’assenza di qualsiasi forma di calo di frame rate che aveva assillato il titolo originale.
Anche il sonoro svetta grazie alla sontuosa composizione di Hitoshi Sakimoto (noto ai più per titoli del calibro di Final Fantasy Tactics, Vagrant Story e Valkyria Chronicles, giusto per menzionarne un paio), il tutto condito da un doppiaggio di ottima qualità disponibile sia in inglese, sia in giapponese.
In conclusione Odin Spere Leifthrasir corregge i difetti di gameplay che assillarono la versione immessa sul mercato nel lontano 2007, proponendo sia la versione remake, sia quella classica (adatta ai giocatori nostalgici che rimpiangono il livello di difficoltà del tempo che fu), e migliora inoltre ogni aspetto del comparto tecnico, portandolo al passo dei tempi moderni e cancellando ogni forma di rallentamento che hanno assillato il gioco originale.
La recensione di Odin Sphere Leifthrasir è stata scritta e curata da monsteruno per GameStorm.it, pubblicata il 20-08-2016
Elenco degli utenti collegati in questo momento su gamestorm
×