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Recensione di Metal Gear Solid V: Ground Zeroes

Titolo: Metal Gear Solid V: Ground Zeroes
Genere: Stealth / Action
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: Kojima Production
Publisher: Konami
Data di uscita: 20 marzo 2014

Hideo Kojima, un “fenomeno” dell’hype.

Sono passati ormai quasi sei anni dall’ultimo Metal Gear Solid, ovvero dal grande successo riscosso dell’avventura di Old Snake in MGS4, che, ai tempi, si ipotizzava fosse quella conclusiva. In realtà, il 30 agosto 2012, in occasione del 25esimo anniversario della saga, Hideo Kojima e Kojima Production annunciarono il nuovo capitolo della serie, Metal Gear Solid V, basato sul Fox Engine con ambientazioni open world, effetti atmosferici e cicli giorno/notte. Chiaramente tutto ciò ridiede al brand un hype enorme, un’ondata di entusiasmo che il maestro Kojima è riuscito a cavalcare con stile e maestria fino alla data di lancio di GZ, passando per le dichiarazioni dell’ipotetica software house Moby Dick Studio gestita da Joakim Mogren, proseguendo con la conferma alla Game Developers Conference 2013 di un progetto costituito da due titoli separati: The Phantom Pain, e appunto un prologo di nome Ground Zeroes.

Un Metal Gear sempre più cinematografico, duro e portatore di sentimento di rivalsa.

Andando ad analizzare la trama di GZ non possiamo dilungarci troppo perché finiremmo per descrivervi, in poche righe, tutto quello che accade nel gioco. La brevissima storia, seppur di pregevole fattura, è stata il bersaglio di numerose critiche, tanto che sul web si è arrivati addirittura a definire il titolo una DEMO. Si tratta essenzialmente di una missione di recupero dei due prigionieri principali, Paz e Chico entrambi già noti per la loro presenza in Peace Walker, prima che essi possano rivelare troppe informazioni sulla Mother Base e sull’organizzazione Militaires Sans Frontières, creata da Big Boss e Kazuhira Miller. Più precisamente, le vicende si svolgono nel 1975 nei pressi di Cuba dove Paz, spia di Cipher (il Maggiore Zero), è detenuta nella struttura carceraria Camp Omega. Qui è stato rinchiuso anche Chico, catturato dopo un maldestro tentativo di salvataggio della ragazza.  Nel mentre la AIEA (Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica) ha dato il via ad un'ispezione presso la base militare dei Caraibi per la verifica della presenza dell’armamento nucleare. Ovviamente nel corso degli eventi ci saranno delle complicazioni ma riteniamo sia giusto non aggiungere altro per non privarvi della magia e del sentimento che solo le sequenze di gameplay e le cut-scenes riescono a trasmettere, grazie alla solita incredibile teatralità, posta in essere da Hideo Kojima nei suoi lavori. A tutto questo fanno da corollario alcune sub-missions, ognuna a sé stante ma con una piccola storia che contribuisce ad arricchire le informazioni sull’organizzazione militare di Big Boss, e qualche simpatica easter-egg. Vi sono infine una missione specifica per piattaforme Sony chiamata “Deja Vù” ed una per quelle Microsoft dal nome “Jamais Vù”. La prima è una sorta di flashback alternativo per tutti gli appassionati della saga, con grafica pixellata e richiami dal primo Metal Gear Solid. La seconda invece pone i players nei panni di Raiden, il quale dovrà scoprire chi sono i “Body-Snatcher” che hanno preso il posto di alcuni militari del campo. 

In generale se si vuole analizzare in termini emotivi questa intensa e breve avventura,  la si può definire seria, cruda e struggente, con un finale “difficile” e forse sconfortante, che contribuirà a tenere altissimo l’entusiasmo fino all’uscita del vero e proprio Metal Gear Solid V.

Camp Omega: un assaggio di open world.

L’aspetto veramente innovativo riguardante il gameplay è la struttura open world del titolo. Nei Metal Gear precedenti si aveva a che fare, infatti, con scenari vasti ma nei quali il movimento del protagonista era pressoché obbligato su binari che portavano all’obbiettivo o alla zona successiva. Camp Omega, nonostante sia un piccolo assaggio di quello che sarà The Phantom Pain, offre una libertà di approccio e di esplorazione incredibile. 

Passando al gameplay vero e proprio ci si trova davanti a qualcosa che elimina alcuni elementi classici in favore di un maggiore realismo e offre tante novità pur continuando a basarsi sulle meccaniche che hanno reso celebre il marchio. In ambienti così ampi risulta fondamentale l’utilizzo del binocolo che, permettendo di marchiare i soldati, consente di definire un quadro generale della situazione e di avere maggiori informazioni per pianificare una strategia di infiltrazione stealth. 

Le novità sono diverse e consentono ai giocatori una sempre più ampia gamma di azioni per affrontare un determinato momento della missione. Ad esempio la possibilità di guidare veicoli (anche da combattimento) permette di raggiungere zone lontane della mappa in tempi notevolmente inferiori o di affrontare una divertente battaglia a bordo di un carro armato. In merito allo scontro con i soldati nemici Big Boss può sempre contare sulla CQC (Close Quarter Combat), che include nuove movenze utili per disarmare l'avversario o metterlo KO per un determinato di tempo; avvicinandosi silenziosamente alle spalle del “malcapitato” gli si può intimare di gettare l’arma a terra rendendolo così inoffensivo per poi interrogarlo o costringerlo a richiamare altri soldati in quella zona. Inoltre è possibile accecarlo con la luce della torcia puntandogli l'arma contro. Quest’ultimo aspetto è importante anche in chiave “passiva” nelle missioni in notturna. I militari nemici si servono infatti di torrette di avvistamento e di torce che, se puntate contro il protagonista, complicheranno le operazioni di mira. Un altro elemento inedito è costituito dalla “modalità riflesso”, una sorta di “bullet time in slow motion” più tipico di un action game, attivabile quando si viene scoperti dal nemico. In questi pochi secondi il player ha così la possibilità di neutralizzare l’avversario prima che sia in grado di lanciare lo stato di allerta. Si tratta di un’opzione disattivabile, in modo che venga preservata la natura stealth della saga. Alcune modifiche riguardano il sistema di gestione dell’equipaggiamento: Snake può equipaggiare due armi primarie, una secondaria e quattro di supporto (granate, esplosivi, caricatori etc.). 

Anche in Ground Zeroes come in Peace Walker si possono salvare i prigionieri secondari (oltre a Paz e Chico), questa volta non tramite il sistema di recupero terra-aria Fulton, ma caricandoli direttamente sull’elicottero, che può essere richiamato nelle postazioni di atterraggio, tramite appositi bengala, oppure via radio. 

Per quanto riguarda invece l’intelligenza artificiale si notano progressi importanti, ma minori rispetto alle attese: il comportamento dei soldati è nel complesso più realistico e porta la meccanica stealth ad un livello più competitivo ma rigiocando più volte il titolo è possibile notare come, ad esempio, i percorsi di pattugliamento, anche in seguito ad azioni di disturbo, siano ancora un po’ troppo scriptati. Anche nel duello corpo a corpo e nelle sparatorie si assiste saltuariamente alla scarsa efficienza delle truppe nemiche.

Il FOX ENGINE: colpo d’occhio incredibile ma forse sì poteva fare di più.

Abbiamo analizzato la versione PS4 di Ground Zeroes, quella basata su una risoluzione di 1080p e su un frame rate di 60fps. Il colpo d’occhio nei primi momenti di gioco è davvero incredibile. Il Fox Engine sembra lavorare alla perfezione: cura incredibile dei particolari, livello di dettaglio impressionante, ottima realizzazione del modello di Big Boss ed in genere di tutti i personaggi, gioco luci/ombre realizzato in modo perfetto e simulazione atmosferica dinamica con sistema particellare eccellente. Ma perché abbiamo detto “sembra lavorare” e non “lavora”?  Perché osservando attentamente, dietro cotanta bellezza, si notano alcuni aspetti negativi che non ci saremmo aspettati di trovare nella versione di nuova generazione. Ci riferiamo, ad esempio, ad alcuni casi di texture con effetto pop-up o a elementi secondari che si mostrano ancora troppo “poligonali”. A questo si aggiunge una gestione non ottimale della fisica delle collisioni, che spesso porterà il protagonista a spostare i cadaveri nemici come fossero leggerissimi, semplicemente camminandoci sopra. Inoltre si verificano alcune sovrapposizioni dei modelli, come ad esempio quando si effettua lo scatto con un corpo sulle spalle. Per il resto la ricostruzione di Camp Omega e della struttura di prigionia che rappresenta, è realizzata in modo impeccabile e assolutamente plausibile.

Il comparto audio è davvero pregevole per quanto riguarda il doppiaggio, con un Kiefer Sutherland superlativo, ma anche gli effetti sonori sono su un livello eccezionale. La ciliegina sulla torta è la splendida soundtrack made in Italy: Here's To You di Ennio Morricone.

In sintesi

Se andiamo a considerare solamente la longevità della missione principale stiamo parlando di un prologo, che è quello che effettivamente rappresenta Ground Zeroes. Per fare un’analogia con il passato potremmo paragonarlo al capitolo Tanker di MGS2. Il tutto potrebbe essere definito come una parte di un gioco completo e gli scarsi 4GB di contenuto del resto lo anticipavano. Ciò nonostante, la storia narrata è un concentrato di emozioni, che al di la della maturazione di Big Boss, offre l’evoluzione di due personaggi, Paz e Chico, totalmente stravolti rispetto a come apparivano in Peace Walker. In realtà la durata va oltre le tanto chiacchierate “due ore”, grazie a sub-missions varie e divertenti e ai collezionabili. Il gameplay è davvero interessante, aggiunge nuovi elementi ma perde qualcosa di "classico" a favore di un maggior realismo. Tecnicamente, pur con qualche difetto, stiamo su livelli notevolmente alti. L’aspetto negativo riguarda chiaramente il prezzo di vendita: 40€ per un prologo (di The Phantom Pain), anche se bellissimo, è davvero troppo. Un amante della saga di MGS deve ritenerla una spesa "necessaria" e piacevole, al contrario, chi si volesse avvicinare alle avventure dei diversi Snake con GZ ha decisamente sbagliato capitolo. 

Pregi: 

  • Sceneggiatura incredibile.
  • Esteticamente è un piacere per gli occhi.
  • Gameplay innovativo che punta ancora fortemente sullo stealth.
  • Impostazione Open World.

Difetti:

  • Prezzo troppo elevato.
  • Qualche piccola imprecisione tecnica: effetto pop-up e sovrapposizione di modelli.
  • Assenza di un duello con un boss nemico.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

La recensione di Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è stata scritta e curata da Gabriele.Eltrudis per GameStorm.it, pubblicata il 23-03-2014

Commenti sulla recensione (2)

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Commenti
avatar di bin laden
31-07-2014
bin laden

dura troppo poco, lo so che l'idea era di dare un assaggio del gioco ma se ci pensate in passato questo sarebbe stato una demo gratuita, ora invece ci mettono sopra un prezzo spropositato e lo vendono, non ci si comporta cosi, ormai il concetto di demo è scomparso, eppure con le demo si poteva valutare molte cose del gioco, konami non mi è piaciuto proprio come si è mossa stavolta.

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avatar di G-PqV
03-04-2014
G-PqV

<3 BIG BOSS. Kept you waiting huh?

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Metal Gear Solid V: Ground Zeroes

  • Immagine della copertina del gioco Metal Gear Solid V: Ground Zeroes per PlayStation 4

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Valutazione del gioco 6.8

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