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Recensione di Far Cry 4

Titolo: Far Cry 4
Genere: FPS / Free Roaming / Stealth

Sviluppatore: Ubisoft Montreal

Publisher: Ubisoft

Data di uscita: 20 novembre 2014

L’eredita di Vaas.

Partiamo da un presupposto: Far Cry 3 fu capace di conquistare tutti, pubblico e critica, su questo non si può discutere. Nella ricetta del titolo Ubisoft le dosi dei componenti si mescolavano al punto giusto: azione, dinamiche FPS, elementi stealth trama importante e un buon comparto tecnico. Inoltre non dobbiamo escludere l’ingrediente segreto, quel Vaas Montenegro terribilmente folle e carismatico in grado di oscurare in parte tutti gli altri protagonisti. 

Il lavoro di Ubisoft nel sviluppare un quarto capitolo doveva quindi per forza di cosa tener conto di questi precedenti. Infatti, a partire dai primi trailer del gioco, nella community si è parlato del nuovo “cattivo” e subito si è infiammato il duello Vaas Montenegro VS Pagan Min. Noi pensiamo che vedere Far Cry 4 nell’ottica di un nuovo villain sia però riduttivo e forse addirittura sbagliato. A nostro giudizio la software house francese, consapevole di correre un grosso rischio di deludere le aspettative, ha invece voluto impostare il tutto su una filosofia differente, su un’idea in cui forse l’antagonista viene volutamente ridimensionato dalle scelte morali e dall’etica del protagonista e dei comprimari.

E se il vero “nemico” fossero le nostre stesse scelte?

Far Cry 4 non è certo un diesel: la trama parte subito molto forte, in modo diretto e crudo. Le vicende si svolgono nel Kyrat, immaginaria regione Himalayana, luogo dove il giovane protagonista Ajay Ghale deve riportare le ceneri della defunta madre. Tuttavia, già dal prologo, le cose si complicano terribilmente: Pagan Min, l’eccentrico e stravagante antagonista, si presenta con il suo “discutibile” completo rosa, catturando Ajay e la sua guida, tra battute ed uccisioni a sangue freddo. Non passa troppo tempo per scoprire che la figura del protagonista è infatti importante (da un punto di vista più che altro simbolico) per la guerra civile in atto: si tratta del figlio e quindi discendente diretto di Mohan Ghale fondatore del Sentiero d’Oro, movimento rivoluzionario che si oppone alla dittatura di Pagan Min. Grazie proprio ai ribelli, Ajay riesce a fuggire, dando origine alle sue avventure tra i monti del Kyrat. 

Riprendendo il discorso fatto nell’introduzione, ci sentiamo di dire che il carisma del nuovo villain, figlio di un boss della droga di Hong Kong, è sicuramente forte ma è la sua presenza a mancare nel corso del gioco, anche in senso fisico. Min, dopo la gloriosa entrata in scena, si nasconde per gran parte dell’avventura, facendosi sentire via radio e nemmeno troppo frequentemente, per riapparire nelle fasi finali. Certo, stiamo parlando di una figura comunque forte e certamente carismatica, ma ben lontana da quanto ha rappresentato la meravigliosa follia di Vaas. 

Pensiamo però che questa scelta di Ubisoft sia voluta, sia per evitare paragoni pericolosi (tra i cattivi dei due capitoli), sia per dare maggior risalto alle vicende che legano il protagonista ai comprimari, in primis ai luogotenenti del Sentiero d’Oro Amita e Sabal, due leader che hanno una visione diversa del conflitto, la prima più machiavellica, il secondo più etica. Senza volervi rovinare l’evolversi della trama possiamo dirvi che Ajay viene spesso messo di fronte a delle forti scelte morali, che lo porteranno a schierarsi con l’una o con l’altro generando degli scenari differenti che aumentano la longevità del titolo in termini di rigiocabilità.

Come contorno di tutto ci sono poi i personaggi secondari, ognuno dei quali è caratterizzato da un pizzico di stranezza. Segnaliamo in particolare “il profeta delle armi” Longinus e Yogi e Reggie che daranno vita alle affascinanti missioni nello Shangri-La in cui il giocatore deve guidare Kalinag  un eroe mitologico del Kyrat, armato di pugnale e arco, e accompagnato da una tigre bianca, nella sua caccia ai demoni.

Insomma se, a nostro parere sbagliando, si confronta Far Cry 4 con il suo predecessore focalizzandosi sull’antagonista principale allora sì nota un passo indietro per la serie: Vaas vince assolutamente su Pagan Min per presenza e carisma. Considerando però tutto l’insieme di personaggi, principali e secondari, e gli “intrighi” morali che caratterizzano tutta l’avventura fino alla fine, allora il giudizio è più che buono, e il nuovo capitolo se la gioca alla pari con Far Cry 3.

Un parco giochi tra le montagne dell’Himalaya.

Ridurre Far Cry 4 ad un mero sparatutto in prima persona è assolutamente ingiusto. Il titolo, infatti, eredità la varietà del gameplay del predecessore e lo arricchisce ulteriormente. Innanzi tutto ci troviamo davanti ad un open-world enorme e ricchissimo, completamente esplorabile, dal punto più basso alla cima innevata più alta, grazie all’utilissimo girocottero. Vi troverete a passare ore semplicemente a curiosare per la mappa del Kyrat, cacciando, combattendo, guidando, collezionando, senza necessariamente svolgere missioni principali e secondarie. 

Detto questo, le dinamiche shooter FPS sono un mix tra l’action e la simulazione, leggermente sbilanciato verso il primo carattere, in modo da rendere il tutto al tempo stesso divertente ma anche piuttosto “tecnico”. Non è eccezionale il sistema di mira, facilitato dall’auto-aim, ma a volte impreciso: abbiamo più volte costatato che i colpi che pensavamo “perfetti” non vanno in realtà a buon fine, anche se si utilizza un fucile di precisione. Questo non sarebbe un grosso problema tuttavia Ubisoft ha inserito missioni puramente stealth in cui farsi scoprire, per un colpo non a segno, equivale al fallimento. Ci sentiamo di segnalare in queste circostanze un abuso forzato del “try and error” ovvero la ripetizione, a volte frustrante, della stessa quest, necessaria per avere una chiara idea delle posizioni del nemico. 

Le armi a disposizione, divise in primarie e secondarie (queste utilizzabili anche alla guida di un veicolo), sono piuttosto varie e bilanciate: pistole, archi, shotgun, mitragliette, mitra pesanti, lanciarazzi, fucili da cecchino etc. sono inoltre personalizzabili e potenziabili. 

Per quanto riguarda gli spostamenti lungo la mappa si può contare su diversi veicoli. Il team di sviluppo ha deciso di offrire il girocottero in modo da permettere ai players di sfruttare al massimo la nuova verticalità del level design. A questo si affiancano ATV, furgoni, auto, moto carrozzelle, barche e soprattutto elefanti. Questi rappresentano un “overpower” del titolo: cavalcandoli, infatti, non solo si può sparare con l’arma secondaria (come negli altri mezzi), ma si possono sfruttare le caratteristiche dell’animale eseguendo cariche e attacchi.

Nel Kyrat sono presenti avamposti nemici, che una volta conquistati possono essere riattaccati dagli uomini di Min, e torri radio da conquistare per sbloccare le varie zone oscurate della mappa.  La presenza di un elicottero penalizza tuttavia quest’ultimo aspetto del gameplay poiché permette di raggiungere i luoghi con maggiore facilità aggirando le minacce avversarie.

L’evoluzione di Ajay Ghale, ovvero il carattere RPG del titolo, si sviluppa tramite un albero abilità suddiviso in due “pagine”, Tigre ed Elefante, che gestiscono rispettivamente le capacità offensive e quelle curative/difensive del protagonista. 

L’intelligenza artificiale è buona sia nelle fasi shooter che in quelle “tranquille” a piedi, un po’ meno quella dei “piloti”: bisogna stare attenti per evitare di essere investiti dall’auto di un alleato che percorre le strade della zona in cui ci troviamo.

Nel complesso la sensazione generale che offre Far Cry 4 è quella di un mondo vivo e plausibile, con atteggiamenti dei PNG sempre credibili e diversificati.

Andando ad analizzare il reparto multiplayer, segnaliamo che alcune missioni (molte) sono giocabili anche online in Co-Op, sia da ospitanti che da ospiti. Nel primo caso la “nostra” trama proseguirà, nel secondo invece si possono considerare come delle quest secondarie utili per accumulare esperienza.

E’ presente anche la modalità PvP, in cui i giocatori sono divisi in due squadre da cinque elementi. Da una parte il Sentiero d'Oro con a disposizione tutto l’arsenale di armi già utilizzate nella campagna, dall’altra i Rakhshasa armati solo con arco e diverse tipologie di frecce ma con tante abilità come quella di cavalcare elefanti e evocare animali e soprattutto di essere invisibili quando accovacciati.

Il Kyrat e le sue ambientazioni spettacolari.

Il colpo d’occhio offerto da Far Cry 4 è nell’immediato spettacolare: scenari ampi e un orizzonte visivo che si estende anche in verticale, molto profondo e dettagliato. Se, ad esempio, in lontananza scorgiamo una “piccola torre”, grande quando un puntino, state certi che avanzando tale torre continuerà ad esistere e sarà effettivamente un punto raggiungibile della mappa. Il ciclo giorno notte da inoltre vita a spettacolari giochi di colori, soprattutto in presenza di acqua: Ubisoft si dimostra in questo senso, ancora tra i top team, proseguendo quanto di buono visto nei diversi titoli in cui erano presenti mari, laghi e corsi d’acqua (Watch Dogs e Black Flag in primis). 

La scelta di mantenere il frame rate sui 30 e non sui 60fps si dimostra azzeccata, in quanto i cali sono praticamente assenti e la stabilità è garantita. Certo, un occhio fiscale ed attento qualche imprecisione e mancanza la nota: come si può camminare nella soffice neve senza lasciare un’impronta? E’ possibile saltare sulle pozzanghere senza creare la minima increspatura dell’acqua? Inoltre i riflessi, in alcuni (molti) casi rimangono un punto debole del team di sviluppo. Abbiamo notato anche qualche effetto pop-up seppur minimo e limitato alle fasi a bordo del girocottero (comprensibilmente perché salendo di quota l’orizzonte visivo si apre in modo importante e gli elementi da caricare su schermo si moltiplicano in modo esponenziale). 

Per quanto riguarda i personaggi, siamo più lontani dal realismo rispetto a quanto visto sulle ambientazioni. Nonostante un buon lavoro di texturizzazione e di shading, la sensazione di vedere un “videogioco” e non un film è netta. Le animazioni e i doppiaggi sono buoni, con una recitazione italiana finalmente ai livelli di quella originale. 

La soundtrack accompagna i vari momenti di gioco in modo ottimale, alternando musiche “zen” ad altre più movimentate. 

In sintesi.

Far Cry 4 è un titolo da giocare: divertente, vasto e completo. Ubisoft prosegue sulla linea di Far Cry 3, perdendo qualcosa in termini di “carisma” generale, ma arricchendo il nuovo capitolo con una serie di attività che lo rendono un parco giochi a cielo aperto. La trama, per apparire originale e piacevole, deve essere vista nell’ottica delle scelte morali e non della guerra al nemico. Certo, una minima sensazione di Déjà Vu la si avverte ma questo non toglie nulla al divertimento. Era da tanto che non lo dicevamo: “GG Ubisoft”.

Pro  

  • Divertimento assicurato.
  • Esteticamente a livelli incredibili, soprattutto per le ambientazioni.
  • Ottima longevità in un open world ampio e ricco di attività.
  • Multiplayer in PvP e Co-Op piacevole.
  • Buona rigiocabilità.

Contro

  • Pagan Min è meno affascinante di Vaas, ma questo era ovvio.
  • Qualche “dimenticanza” estetica.
  • Chi ha amato Far Cry 3 può accusare un forte senso di Déjà Vu.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8,5

La recensione di Far Cry 4 è stata scritta e curata da Gabriele.Eltrudis per GameStorm.it, pubblicata il 02-01-2015

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