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Recensione di Dollhouse

Titolo: Dollhouse
Genere: Survival Horror
Piattaforma: PlayStation 4 (testata) - PC
Sviluppatore: Creazn Studio
Produttore: Soedesco
Data di uscita: 24 maggio 2019

Benvenuti nella Casa delle Bambole

Negli ultimi anni, è innegabile, il numero di titoli a tema horror ha superato i livelli di guardia, affollando gli scaffali con titoli più o meno validi e saturando il mercato (ultimi, ma non per importanza, i nuovi Resident Evil e Outlast). Crazn Studio ha deciso comunque di sfidare questa marea di produzioni sfornando un suo indie. Stiamo parlando di Dollhouse, gioco dalle forti tinte noir e, appunto, sovrannaturali. Saranno riusciti a proporre qualcosa di nuovo, ben scritto e ben gestito, oppure Dollhouse finirà nella pila delle “occasioni sprecate” che purtroppo sempre più è cresciuta nel recente passato? Scopriamolo insieme. 

“Questa storia è basata su fatti realmente accaduti”. Circa...

La premessa narrativa di Dollhouse prende a piene mani dal bagaglio culturale delle pellicole cinematografiche anni '50 a tema Noir: vestiremo i panni di Marie, famosissima detective, in una vicenda che, come viene esplicitamente detto ad inizio gioco, è basata su fatti realmente accaduti. Questo espediente aiuta il giocatore ad immergersi, svolgendo il suo lavoro tutto sommato bene. Marie, dicevamo, è una detective di fama mondiale, ma è anche vittima di una profonda amnesia. Starà al giocatore, quindi, percorrere letteralmente i corridoi della mente di Marie, alla ricerca dei ricordi perduti e quindi ricostruire la sua memoria. Tutto questo, andando a risolvere anche uno spinoso caso. Purtroppo la nostra investigatrice è perseguitata da una entità maligna che le darà la caccia e le renderà più difficoltosa la ricerca di sé. La narrazione fa perno sulla suspense per colpire il giocatore, funzionando piuttosto bene. A patto che, ovviamente, appreziate i jump scare, perchè ce ne saranno parecchi. Lungo il suo cammino, il giocatore dovrà compiere delle scelte legate alla memoria di Marie: potrà decidere di ricordare o di dimenticare, andando ad influenzare anche di molto gli avvenimenti, rendendo l'esperienza di gioco personalizzabile e diversa ad ogni “run”. 

Ma...ma quel manichino si è mosso?

Il fulcro del gameplay di Dollhous risiede nella risoluzione di una serie di enigmi sparsi per le varie aree di gioco: esse sono generate randomicamente ad ogni run, aumentando il tasso di rigiocabilità. Gli indizi per risolvere gli enigmi non sono segnalati, ovviamente, e per trovarli, Marie dovrà usare una tecnica detta “Focus”: questo potere speciale permetterà alla nostra eroina di vedere il mondo attraverso i manichini che infestano i corridoi delle varie zone, compreso quello che ci starà inseguendo, rivelando gli indizi e gli oggetti chiave. Si tratta però di una vera e propria arma a doppio taglio, in quanto un uso continuativo del Focus aumenterà le chances per il mostro di trovarci e ucciderci, costringendoci ad una continuo gioco del gatto col topo. E qui iniziano le note dolenti: gli sviluppatori, infatti, non hanno operato nessuna scelta particolare per facilitare gli spostamenti del giocatore, proponendoci ambienti dal level design davvero poco ispirato.
Gli oggetti più importanti da raccogliere sono senza dubbio le memorie: si tratta di bobine da film, che necessiteranno di particolari macchine per essere visionate. Queste macchine, però, andranno a modificare i filmati contenuti nelle bobine in diversi modi, fino addirittura a cancellarli. 
Una volta raccolti tutti gli oggetti chiave, ci verrà richiesto di recarci in una safe room in cui dovremo risolvere un puzzle per poter proseguire al livello successivo. I puzzle, tutto sommato, non sono difficili da risolvere, ma la presenza dei manichini assassini rende davvero spinosa la situazione. Lungo i livelli si troveranno anche delle chiavi per aprire stanze contenenti documenti e filmati che ci spiegheranno elementi dell'ambientazione e della trama. 
Dovremo anche stare attenti a trovare kit di riparazione e pile per la torcia. Quest'ultima, più di ogni altra cosa, sarà la nostra principale alleata perchè (giustificabile solo in parte) gli sviluppatori hanno deciso di usare pochissima illuminazione artificiale nei livelli, rendendo tutto molto buio e claustrofobico: se da una parte questa scelta aiuta ad aumetare l'ansia nel giocatore, dall'altra causerà alla lunga alcuni fastidi. La torcia, inoltre, fungerà da unica “arma” nel gioco: il suo flash, che andrà a consumare una intera carica, eliminerà i nemici base e stordirà quelli più forti, permettendoci di scappare.
Alla torcia si unisce anche un albero della abilità, sbloccabili col progredire dell'avventura. Si tratta di una serie di abilità che aiuteranno la sopravvivenza di Marie nei livelli, ma la loro gestione è poco intuitiva e a tratti confusionaria. 
Nei vari stage ci muoveremo in labirinti generati proceduralmente, in cui sarà davvero facile perdere l'orientamento. In nostro soccorso arriveranno dei gessetti che ci permetteranno di marchiare dove siamo già stati e quindi evitandoci di visitare la stessa stanza mille volte. 

Alla campagna single player si affianca una modalità multiplayer in cui potremo vestire i panni di uno fra 14 personaggi, tutti caratterizzati in stile noir, in arene da massimo 8 giocatori: il nostro obiettivo sarà eliminare la nostra preda mentre raccogliamo il maggior numero di memorie e sfuggiamo a nostra volta al nostro predatore e a svariati manichini sparsi per il livello.

Grafica “anni '50” nel vero senso della parola

Il vero punto negativo di Dollhouse, va ammesso, è il comparto grafico. Sappiamo bene che si tratta di un indie, ma ciò non giustifica una grafica così scadente e arretrata. Gli sviluppatori hanno deciso di adottare un filtro granuloso, stile pellicola, che funziona solo in parte: gli ambienti sono spogli, piatti e privi di mordente. I modelli poligonali sono in genere scarni e con texture pixellose e poco definite. Le animazioni, inoltre, risultano davvero legnose e poco naturali. Un vero peccato. 
Il comparto sonoro, invece, è davvero buono: gli effetti sono curati e rendono bene l'atmosfera. I dialoghi sono interamente in inglese e ben recitati e rendono giustizia all'ottima scrittura. Purtroppo, lo stesso non si può dire della traduzione in italiano dei testi: essa è parziale e generalmente poco curata. 

In sintesi:

Dollhouse è un titolo con delle ottime premesse e un buon gameplay, che però soffre di un comparto grafico davvero arretrato, che mina l'esperienza di gioco. Non ci sentiamo di bocciare del tutto l'ultima opera di Crazn Studio, perchè la trama risulta interessante e i dialoghi sono ben scritti. Anche la longevità non è delle migliori, si parla di circa 4 ore, ma l'alta rigiocabilità permetterà sicuramente di allungare l'esperienza. Se siete incuriositi dalle avventure di Marie e volete scoprire cosa si cela dietro al suo misterioso passato, date un occhio a questo indie a forti tinte Noir. 

Pregi:

  • Trama ben scritta.
  • Ottima atmosfera ansiogena.
  • Buon comparto sonoro.

Difetti:

  • Grafica davvero arretrata.
  • Animazioni legnose.
  • Traduzione in italiano solo parziale.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6

La recensione di Dollhouse è stata scritta e curata da dust94 per GameStorm.it, pubblicata il 19-06-2019

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