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Recensione di Call of Duty Black Ops III

Titolo: Call of Duty Black Ops III
Genere: FPS
Piattaforma: PlayStation 4

Sviluppatore:  Treyarch

Publisher: Activision

Data di uscita: 23 ottobre 2016

Entusiasmo in calo per il brand CoD: il nuovo colpo di Treyarch andrà nuovamente a segno? 

Cambia il team di sviluppo, cambia il filone che si decide di seguire ma ormai è una tradizione fissa: a novembre ecco puntualissimo l’appuntamento annuale con la serie Call of Duty. Questa volta la palla passa nelle mani di Treyarch, software house, che nel corso degli anni e soprattutto grazie al successo di Black Ops II, si è ritagliata il ruolo di team più apprezzato dai fan della saga FPS. Dopo il deludente Ghosts del trio  Infinity Ward, Raven Software e Neversoft e il più positivo Advanced Warfare di Sledgehammer Games, il malcontento degli affezionati stava iniziando ad aumentare a causa sia di un peggior feeling con il sistema di gioco del multiplayer online ma anche per via di campagne single-player poco coinvolgenti (noi tuttavia abbiamo apprezzato quella di Advanced Warfare). In sintesi: la community voleva di più e il malcontento veniva incentivato, più che in passato, dalle voci di chi, non apprezzando il genere e le scelte dei produttori, lo etichettava come infantile, ripetitivo e commerciale, minando, per la prima volta, anche le sicurezze dei fanatici di CoD. 

Il lavoro del team californiano nasce e cresce in questo clima difficile, ma è comunque protetto dal forte e nostalgico legame con i giocatori instaurato nel 2012 con Black Ops II.

Sarà riuscita Treyarch a rialzare l’asticella della serie e, di pari passo, il morale dei fan?

Macchina e Uomo: per la guerra del futuro è “ibrida”

La campagna singleplayer di Black Ops III è ambientata nello stesso mondo del predecessore Black Ops II, ma a quarant’anni di distanza, nel 2065. In quest’epoca l’evoluzione tecnologica è arrivata a un punto tale da rendere in sostanza inefficaci gli scontri a distanza: la presenza di sofisticatissime difese anti-aeree ha portato alla rivalutazione delle truppe di terra, ritornate il principale punto di forza degli eserciti. Il fante del futuro dispone, infatti, di Abilità Tattiche Cyber Cores e Cyber Rigs, di nanotecnologie e del sistema D.N.I. ovvero una protesi cibernetica neurale  che interconnette tutti i soldati permettendo loro di ottenere, in modo immediato, informazioni sia dal centro operativo che dai propri compagni sul campo di battaglia. L’uomo e la macchina sono diventati un’unica entità, un soldato perfetto, in grado di decidere le sorti della guerra.
Il centro emotivo del plot narrativo è proprio la concezione di questa razza ibrida che va ben oltre il semplice essere umano non solo per quanto riguarda l’abilità in conflitto ma anche la morale. E’ da questo che si sviluppa, con alti (soprattutto sul finale) e bassi (un inizio piuttosto lento) una campagna suddivisa in undici missioni, tutte giocabili (per la prima volta nella saga) fin dall’inizio. Non vogliamo spoilerarvi assolutamente nulla sulla trama, ma possiamo dirvi con assoluta certezza che vi troverete davanti a dei contenuti diversi rispetto a quelli delle avventure passate, per certi versi più difficili da metabolizzare e forse orientati verso un pubblico più maturo rispetto a quello che è ormai il bacino di utenza medio dei CoD. A questo si aggiunge un finale “ambiguo” che farà sorgere, in molti giocatori, ulteriori domande sugli avvenimenti della story-line. Questo non significa che si tratti necessariamente di avventure più (o meno) coinvolgenti ma definibili in modo molto soggettivo e non facili da inquadrare con una valutazione assoluta. 

Per quanto ci riguarda, le scelte di Treyarch sono lontane dall’essere considerate epiche, ma rimangono comunque più che positive nel complesso: escluse le fasi iniziali pesanti in cui la storia non decolla, abbiamo giocato con piacere le circa dieci ore di campagna e affrontato in prima persona il dilemma etico proposto dagli autori (capirete giocandoci di cosa stiamo parlando). Peccato che in alcune fasi il coinvolgimento emotivo scenda a livelli molto bassi e si è portati a procedere in modo quasi meccanico.

Per quanto riguarda il protagonista c’è poco da dire: maschio o femmina (per la prima volta nella storia dei CoD) che sia, non ha un background narrativo e la sua evoluzione è la stessa vissuta dal giocatore in prima persona.

Terminata la campagna principale, si sblocca quella chiamata “Incubo”: stesso numero di missioni rivisitate in chiave Zombie, con ambientazioni analoghe ma uno sfondo narrativo differente, non morti al posto dei soldati e una gestione dell’equipaggiamento e delle abilità più vicina a quella della modalità Zombie vera e propria. Un’aggiunta divertente che rende più longevo il gioco ma che è comunque di poco peso ai fini di una valutazione finale.

Vi è un altro extra, un minigioco chiamato Dead Ops Arcade 2: Cyber’s Avengening, uno shooter isometrico infarcito di zombie che ricorda il Dead Nation di Housemarque, attivabile in uno dei terminali del rifugio.

Un’ulteriore novità introdotta da Treyarch è la possibilità di giocare la campagna in cooperativa online a quattro giocatori e locale a due giocatori. In questo frangente il lavoro del team però non brilla affatto. I giocatori sono, infatti, costretti a mantenere il ritmo del più rapido il quale, raggiungendo il checkpoint, teletrasporterà automaticamente i compagni nella propria posizione, causando, pergli altri, dei tagli di gameplay e di parti delle sequenze filmate anche piuttosto importanti, rendendo la loro percezione di ciò che sta succedendo veramente confusa.

Buona è la gestione dell’intelligenza artificiale, specialmente ai livelli più elevati.

Modalità Zombie

Come già capitato in passato anche in Black Ops III, la campagna Zombie questa volta chiamata “Le Ombre del Male” è da considerare completamente slegata da quella classica e rappresenta a tutti gli effetti, un gioco a se, con trama, ambientazioni e meccaniche alquanto differenti. Il background narrativo più leggero e diretto riporta i players indietro nel passato nella classica atmosfera noir degli anni ’30 (1930 ovviamente). Il giocatore, nei panni di uno a caso dei quattro protagonisti della storia, si trova ancora una volta a fronteggiare orde di zombie in una mappa ben caratterizzata e piuttosto ampia, condita da diverse zone e meccaniche da scoprire man mano che si prende confidenza con questa modalità. 

Coloro che sono in possesso della Limited Edition hanno a disposizione una seconda campagna Zombie intitolata  “The Giant” e si tratta essenzialmente di un remake di quella presente in CoD: World at War.

Modalità Corsa Free Run

Il player deve completare una serie di percorsi nel minor tempo possibile apprendendo così inizialmente i comandi di base e migliorando la propria abilità nel controllo dei movimenti offerti dagli innesti cibernetici. Insomma... Quando Mirror’s Edge incontra Call of Duty.

Corse e salti frenetici: nel multi di Black Ops III bisogna avere mani e riflessi rapidi

E’ inutile negarlo gran parte dei giocatori di CoD non vedono l’ora di possedere il gioco per potersi catapultare all’interno delle arene del multiplayer. Questa modalità è, infatti, una colonna portante per la serie e lo dimostra il fatto che il titolo per console old-gen è stato prodotto comunque, pur castrato della campagna, per permettere ai players che ancora non hanno affrontato il salto generazionale di godersi comunque le adrenaliniche sfide online di Black Ops III. 

Analizzando questa modalità ci è apparso subito evidente un cambio di ritmo importante rispetto all’ultimo lavoro di Treyarch. Se già Black Ops II risultava comunque rapido, il nuovo capitolo ne ricalca alcune dinamiche ma è assolutamente più frenetico grazie a un sistema di movimento rinnovato dal Thrust-Jump, ovvero un balzo prolungato dal jet-pack (più alla Destiny che all’Advanced Warfare) che permette di sfruttare il level design nella sua verticalità, dalla Wall-Run che ricorda quella di Titanfall e dalla Power-Slide, una scivolata lunga e veloce che consente di sorprendere gli avversari e di raggiungere velocemente le coperture. 

Oltre a questo BO III si differenzia dal predecessore per la presenza degli Specialisti ovvero nove categorie di “guerrieri” ognuno con le proprie skills caratteristiche che possono essere potenziate guadagnando XP, qualcosa di simile a quanto visto su altri giochi recenti come Destiny. Le nove classi di Specialisti sono: Ruin, Outrider, Prophet, Battery, Seraph, Nomad, Reaper, Spectre e Firebreak.

Abbiamo trovato i vari “super poteri” piuttosto squilibrati: alcuni sono effettivamente utili in tutte le tipologie di partite online, altri solo in determinate situazioni, altri ancora sono in concreto senza senso.

Giusto per fare qualche esempio queste abilità, che necessitano di essere caricate per poi essere utilizzate, variano dall’invisibilità alla super velocità, dalla vista a raggi X al raggiungimento più rapido delle score-streak, passando per l’utilizzo di armi speciali come l’arco in grado di uccidere con un solo colpo o le granate che scatenano sciami d’insetti cibernetici.

In ogni caso quello che caratterizza i soldati del multi di BO III è un’estrema mobilità a 360° anche nelle fasi “in aria” per via dei suddetti salto prolungato e corsa sui muri. Si può inoltre combattere sott’acqua per ulteriori approcci sia diretti che furtivi.

Se da un lato questo ritmo “indiavolato” è apprezzabile per i veterani della serie, dall’altro rappresenta un ostacolo per chi volesse entrare nel mondo di Call of Duty attraverso la porta “Black Ops III”. In questo episodio aumenta ulteriormente la differenza tra i pro-player e i casual gamers, con questi ultimi che passeranno più tempo a respawnare che a giocare e che necessiteranno davvero di molta pratica per allenare i riflessi, abituarsi a tenere sempre alta l’arma riducendo i tempi di puntamento e sparo e così abbandonare questa situazione.

Per quanto riguarda le bocche da fuoco Treyarch ha dato vita a sistema chiamato Gunsmith che piacerà sicuramente ai maniaci della personalizzazione. Le possibilità sono veramente tante e ben dettagliate sia per quanto riguarda la funzionalità che in merito all’estetica: ottiche, canne, mirini, caricatori aggiuntivi, slitte, freni di bocca da fuoco e tantissimi accoppiamenti di colorazioni delle singole parti o vernici integrali.

Il bilanciamento delle armi ci è sembrato piuttosto buono e forse, in base anche a quanto visto dagli avversari incontrati online, solamente il Man-of-War ci è apparso leggermente al di sopra delle altre. La gestione dell’equipaggiamento del personaggio è basata sul Pick 10: dieci slot sono quindi dedicati agli oggetti (bocche da fuoco comprese) mentre le score-streak sono gestibili a parte.

In merito alle modalità giocabili, oltre alle classiche, troviamo anche la nuova Safeguard: una squadra deve scortare un robot fino alla base degli avversari, i quali ovviamente devono impedirne l’avanzata. Non si tratta di un game-mode molto accattivante ma rimane comunque una possibilità di partita in più.

Concludiamo la nostra analisi del gameplay parlandovi delle mappe. Chiaramente il sistema di movimento rivisitato ha spinto il team di sviluppo a studiare bene un level design adatto che rendesse funzionali tutte le aggiunte introdotte in questo capitolo. Il risultato è accettabile, con mappe ben sviluppate sia in orizzontale che in verticale, vie di fuga, rifugi, punti elevati e zone in cui immergersi, corridoi stretti, piazze ampie e pareti senza pavimentazione per utilizzare le potenzialità della wall-run. In alcuni casi però sfruttando le ambientazioni in altezza, ci siamo trovati davanti a dei vincoli strutturali invisibili e invalicabili: in un gioco in cui è permesso realizzare un ampio balzo verticale grazie al “Thrust-Jump” ci è sembrato veramente contraddittorio non riuscire a superare strutture apparentemente facili da scavalcare (più basse di altre che invece abbiamo superato senza problemi). Per fortuna le situazioni di questo tipo sono state poche.   

Fluidità a 360° anche dal punto di vista tecnico

Call of Duty Black Ops III offre prestazioni grafiche condite da molti alti e pochi bassi. Tendenzialmente ci troviamo su un livello molto simile a quello di Advanced Warfare soprattutto per quanto riguarda la mole poligonale delle ambientazioni e dei personaggi anche se, questi ultimi, ci sono apparsi leggermente meno precisi (a causa anche di un carisma e una caratterizzazione inferiori), all’interno di un comunque ottimo lavoro di motion capture. Quando parliamo di bassi, non vogliamo intendere elementi insufficienti ma semplicemente non all’altezza con ciò che Treyarch ha invece realizzato in modo superbo. Sono spettacolari le fasi di gioco arricchite dall’effettistica, sia che si tratti di fenomeni atmosferici che dei giochi d’illuminazione dovuti a fiamme ed esplosioni, specialmente quando si combatte al chiar di luna. Alla luce del sole si nota qualche piccolo difetto relativo a texture meno dettagliate e a colori più piatti con la sensazione generale di un minor realismo.

Buono il sonoro con una soundtrack varia che enfatizza il mutare del sentimento durante il corso della campagna. Il team ha eseguito un buon lavoro anche per quanto riguarda il doppiaggio e gli effetti sonori. 

Perfetta la gestione del frame-rate con una fluidità costante a 60 fps: il titolo si comporta splendidamente anche nelle situazioni più concitate e cariche di elementi sullo schermo.

In sintesi:

Il nuovo lavoro di Treyarch era atteso con impazienza dai fan di una saga che certamente ha vissuto periodi migliori rispetto agli ultimi due anni. Il nuovo Black Ops doveva rappresentare una rinascita per il brand. Il gioco è certamente buono e piacevole, grazie a una quantità incredibile di contenuti e a una qualità tecnica ottima. Allo stesso tempo non riteniamo che possa però convincere tutti e tanto meno far appassionare i neofiti: la trama della campagna è meno diretta e scenica rispetto a quanto visto in passato e questo non la rende di facile accesso (ergo gradibile), soprattutto se osservata dai più giovani. Noi la riteniamo una scelta coraggiosa e ci è piaciuta: pensiamo che possa cogliere i propri frutti a lungo termine, piuttosto che nell’immediato. Il multigiocatore è ben strutturato con novità interessanti e un dinamismo esagerato (forse eccessivo) che premia i più abili. Rimane certamente un lavoro buono e sicuramente parliamo del miglior Call of Duty degli ultimi tre anni ma probabilmente non è abbastanza perché possa essere all’altezza di Black Ops II. 

Pregi:  

  • Campagna più matura e meno vittima di cliché ma…
  • Sistema di movimento rinnovato grazie a interessanti funzionalità.
  • Multiplayer adrenalinico e frenetico…
  • Tecnicamente molto valido...

Difetti:

  • …forse non apprezzabile da tutti.
  • Leggero sbilanciamento tra gli Specialisti.
  • …forse troppo frenetico.
  • …Soprattutto in presenza di giochi di luce. Nelle fasi restanti si “appiattisce”. Alcuni vincoli strutturali del level design.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

La recensione di Call of Duty Black Ops III è stata scritta e curata da Gabriele.Eltrudis per GameStorm.it, pubblicata il 23-11-2015

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Valutazione del gioco 8.4

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