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Recensione di Call of Duty: Modern Warfare

Titolo: Call of Duty: Modern Warfare
Genere: First Person Shooter
Piattaforma: Xbox One/ PlayStation 4 (Testata) / PC
Sviluppatore: Infinity Ward
Produttore: Activision Blizzard
Data di uscita: 25 ottobre 2019

Here we go again

Puntuale come ogni anno, il finire del mese di ottobre segna l’arrivo della nuova iterazione di una delle serie First Person Shooter più giocate al mondo. Quello di Call of Duty è un franchise che non ha bisogno di presentazioni: attraverso tre generazioni, negli ultimi sedici anni Activision ha prodotto altrettanti capitoli principali e ben sette titoli spin-off, alcuni tra i più apprezzati da critica e pubblico (basti pensare a titoli come Call of Duty 4: Modern Warfare e Call of Duty: Black Ops), altri piuttosto disprezzati (come, ad esempio, lo sfortunato Black Ops Declassified per PlayStation Vita) ed altri che, invece, sarebbe più opportuno non nominare affatto.

Il 2019 segna, inoltre, il ritorno dell’ormai storica serie Modern Warfare: con un primo capitolo che, ormai, ha ben dodici anni sulle spalle e un ultimo titolo datato 2011 (se escludiamo il remake di Call of Duty 4 rilasciato, con pratiche a dir poco discutibili, nel 2016 e reso poi disponibile gratuitamente, nel corso di quest’anno, per i membri PlayStation Plus), la nostalgia ha preso il sopravvento ed è finalmente giunta l’ora di tornare a combattere il terrorismo al fianco del Capitano John Price. Curiosamente, in un’ottica di taglio netto con il passato, Call of Duty: Modern Warfare è sprovvisto di numero progressivo, col rischio di confondere i neofiti della saga (che, magari, hanno da poco messo mano al remake di Call of Duty 4: Modern Warfare) nel tentativo, dietro reboot, di attirare proprio questi ultimi. Ma bando alle ciance: tuffiamoci a capofitto in questo nuovo spaccato della moderna arte bellica ed andiamo a sviscerare ogni aspetto dell’ultima incarnazione della popolarissima serie Call of Duty.

Al-Qatala is the new ISIS

Novembre 2019. In un’operazione sotto copertura in pieno territorio sovietico, l’agente della CIA Alex ha il delicato compito di recuperare del pericolosissimo gas chimico destinato all’Urzikstan, nel Caucaso. La zona è presto assaltata da combattenti stranieri, che uccidono i Marine accompagnati da Alex e, dopo aver preso possesso del furgone che lo conteneva, fugge con il gas. Il superiore diretto di Alex, Kate Laswell, contatta il capitano della SAS John Price richiedendo assistenza nel recupero del gas chimico e nella de-escalation della situazione con la Russia. Nelle 24 ore successive, un gruppo di terroristi appartenenti all’organizzazione Al-Qatala si fa esplodere presso Piccadilly Circus, a Londra. Il sergente SAS Kyle Garrick, che seguiva la cellula da mesi, assiste quasi impotente al consumarsi dell’attacco terroristico. Mentre Alex viene inviato in Urzikstan per assistere Farah Karim, leader dei ribelli che ha accettato di unirsi alla ricerca del gas chimico, Price e Garrick seguono una pista che li porta in un sobborgo inglese occupato da Al-Qatala. Lo scopo è destabilizzare il dominio del leader dell’organizzazione, chiamato Il Lupo, e ottenere nel frattempo quante più informazioni possibili su di lui e sull’organizzazione medesima.

La campagna di Call of Duty: Modern Warfare è, in linea con il resto della serie, di durata piuttosto breve: nelle sette ore (alle difficoltà più basse: la longevità si impenna al selezionare di difficoltà come Veterano e Realismo)messe a disposizione da Infinity Ward non c’è modo di annoiarsi, in virtù di una variegata pluralità di scenari, di contesti, di situazioni in continuo susseguirsi. Ci sono, come ogni anno, diversi momenti controversi in cui è possibile scorgere la volontà di fare notizia a tutti i costi (basti pensare a quanto accade nel caso in cui il giocatore decida di sparare al neonato presente al terzo piano dell’edificio in Piazza Pulita, o al discutibile revisionismo storico operato in Autostrada della morte). Ciononostante, il continuo cambio di prospettive, di punti di vista e di scenario consente di tenere un ritmo serrato, fatto di tanti alti e pochi bassi, in grado di mantenere il giocatore incollato allo schermo. Si passa dall’oscura e fitta foresta nel cuore della Russia alla brulicante Piccadilly Circus, dalle deserte strade in rovina dell’Urzkistan all’interno di un’abitazione nei sobborghi inglesi nel corso del primo paio d’ore. E il cambio non avviene solo a livello di ambientazione, ma anche nelle fasi di gameplay vere e proprie.

Bravo Six, going dark

Ciò in quanto, nel passare da uno scenario all’altro, cambiano radicalmente anche gli obiettivi delle missioni. Se nella foresta russa la priorità numero uno è (almeno inizialmente) evitare l’allerta dell’armata locale e raggiungere inosservati il nostro bersaglio, nell’Urzkistan saremo chiamati ad aggirare le guardie che opprimono la popolazione, al fine di piantare del C4 che faccia da diversivo al nostro assalto al furgone blindato a disposizione del regime totalitario del Lupo. A Piccadilly Circus, la nostra priorità numero uno sarà limitare le perdite civili ed evitare di contribuire noi stessi, accidentalmente, al massacro. All’immersione nelle diverse missioni della campagna contribuiscono un feedback delle armi davvero soddisfacente. Abbattere silenziosamente i soldati russi nella foresta o i terroristi annidati nei sobborghi inglesi è un’operazione portata avanti in via metodica, sistematica. Reagendo ad un’imboscata dei soldati di regime, l’impulso è quello di soddisfare il nostro itchy trigger finger scaricando interi caricatori sul nemico.

In campagna come in multiplayer, dunque, la formula ormai classica di tutti i Call of Duty targati Infinity Ward è stata ripresa e raffinata, mantenendo la fluidità che abbiamo imparato ad apprezzare e restituendo un feedback appagante e soddisfacente. In tema di multiplayer, i toni più “tranquilli” e i momenti più ragionati che il giocatore ha avuto modo di far propri nel corso della campagna vengono completamente dimenticati. L’azione si fa frenetica e (con l’eccezione della modalità Deathmatch in notturna) la tattica può bellamente andare a farsi benedire. Nella modalità di gioco più riuscita in quest’ultimo capitolo, Guerra terrestre, il giocatore si ritrova nel bel mezzo di un caos su ampia scala, con l’obiettivo di conquistare i cinque punti di controllo presenti sulla mappa e, nel frattempo, decimare quanto più possibile la squadra avversaria. La presenza di diverse tipologie di veicoli, terrestri quanto aerei, rende questa modalità la più frenetica e divertente da giocare in multiplayer online. Il ritmo di gioco, in generale, è meno veloce rispetto ai predecessori appartenenti alla serie fantascientifica, col risultato di porsi come decisamente più facile da seguire e gestire. L’assenza di doppi salti, corse sui muri e amenità simili rende anche i momenti più frenetici facilmente leggibili e, dunque, fa in modo che il giocatore più navigato possa tranquillamente farsi strada attraverso orde di giocatori avversari assetati di sangue e, loro malgrado, di piombo.

Come diversi suoi predecessori, Modern Warfare fa proprio il sistema dei loadout, ritoccandolo con alcuni elementi di novità. Il punto focale dell’ultimissima iterazione riguarda le modifiche alle armi. Sarà possibile applicare ad ogni bocca da fuoco un enorme numero di componenti diversi: mirini laser, ottiche di precisione, caricatori estesi, inibitori di fiamma, calci speciali, silenziatori. Ogni singolo componente installato migliora determinate statistiche dell’arma, ma comporta anche effetti collaterali che ne modifica in peggio determinate altre. Starà a noi trovare ed impiegare la combinazione più adatta alle nostre esigenze. Nella schermata dei loadout sarà possibile scegliere tre perk per il proprio soldato, dai più classici (invisibilità agli UAV avversari, cambio arma più rapido e così via) a quelli volti ad un’apertura maggiore del sistema di gioco (seconda arma primaria, maggiori granate trasportabili e così discorrendo), il tutto a favore di una struttura di gameplay altamente personalizzabile e in grado di andare incontro a qualsiasi giocatore, a patto di dedicare abbastanza tempo al titolo. Si segnalano, infine, alcune piccole critiche relative al design delle mappe (che in diversi casi rendono lo spawn camping un problema piuttosto irritante), in diversi casi piuttosto anonimo. Ci sono alcuni esempi di buon design (come Rammaza e diverse mappe urbane, tra cui Piccadilly e San Petrograd) che, però, impallidiscono davanti a storici quanto leggendari esemplari dei capitoli precedenti.

Menzione d’obbligo va alla modalità cooperativa presente, Spec Ops, che ritornano dopo ben sei anni di assenza dalla scena Call of Duty. Le missioni presenti in questa modalità di gioco si collocano, narrativamente, dopo gli eventi della campagna principale e vedono quattro giocatori impegnati a portare a termine diversi obiettivi in mappe dall’estensione piuttosto apprezzabile. Si tratta di sequenze di gioco votate allo stealth, ma che trasleranno nel 99% dei casi in situazioni ai limiti dell’estremo, vista la presenza di ben 4 giocatori umani. Lo stealth è piuttosto rigoroso e il rischio di errore è decisamente alto. Si aggiunge al mix (tristemente, al momento in esclusiva PlayStation 4) la modalità Sopravvivenza, consistente nella classica esperienza ad orde con nemici pronti ad aggredirci da ogni parte. Resta da vedere quanto sarà necessario attendere per vedere anche questa modalità sulle versioni PC ed Xbox One del titolo.

Una PlayStation 4 Slim spremuta fino all’osso

Più di cento GB di download per PlayStation 4, versioni Base e Slim, rendono Modern Warfare uno dei videogiochi più massicci di questa generazione. Con dimensioni che fanno a gara con altri giganti del panorama videoludico, come Red Dead Redemption 2, lo spazio su disco è un cruccio che affligge, al tramonto di questa generazione, qualsiasi giocatore dal budget ristretto. Le dimensioni non sono solo un problema di budget, però: una quasi diretta conseguenza riguarda lo streaming delle texture che, proprio sui modelli base delle console, si traduce in diversi elementi caratterizzati da texture completamente fuori fuoco, che diventano definite nel corso di qualche secondo. Il classico fenomeno di pop-in appena descritto non si limita solo agli elementi dello sfondo: non sono rari i casi in cui, addirittura nelle cut-scene della campagna, al giocatore venga passato un oggetto non ancora completamente caricato in memoria.

Ed è un peccato, perché è proprio nella campagna che Modern Warfare dà il meglio di sé: illuminazione volumetrica di prim’ordine, effettistica avanzata ed un ottimo lavoro sia sul fronte texture (quando non si verifica pop-in, per l’appunto) che su quello della modellazione poligonale. E il tutto, su PlayStation 4 base e Slim, ad una risoluzione dinamica (sull’asse orizzontale: quello verticale non subisce modifiche in termini di pixel count) che ha come target il classico 1920 x 1080 a 60 FPS. Ci sono diversi momenti in cui, vuoi per l’esplosione di una molotov, vuoi per il crollo di un elicottero, risoluzione orizzontale e frame-rate cominciano irrimediabilmente a vacillare: visti i risultati, però, sono veramente inezie rispetto al resto degli elementi proposti in questa modalità, testimoni dell’ottimo lavoro svolto da Infinity Ward. Il prezzo da pagare, però, è piuttosto alto in termini di funzionalità del sistema: Modern Warfare è una sorta di strumento di tortura nei confronti della povera PlayStation 4 Base o Slim che, in fase di esecuzione, accusa diversi rallentamenti nell’UI di sistema e nel menu Share. In multiplayer, il discorso è leggermente differente: le impostazioni grafiche sono ritoccate verso il basso, puntando tutto sulla fluidità. I sacrifici commessi sono, tutto sommato, trascurabili considerato il frame-rate risultante e la totale assenza di incertezze in qualsiasi modalità multiplayer.

In Sintesi:

Call of Duty: Modern Warfare segna un ritorno sui propri passi per l’ormai storica serie di casa Activision. Abbandonando l’impronta futuristica, il titolo propone una campagna ambientata ai giorni nostri nel corso della quale, impersonando l’agente CIA Alex e il sergente SAS Kyle Garrick, dovremo porre fine agli schemi orditi dall’organizzazione terroristica Al Qatali.

La campagna, della durata di circa sette ore alle difficoltà medio-basse, è un alternarsi di situazioni dal ritmo diametralmente opposto in location altrettanto polarizzate. Il risultato è un’esperienza avvincente, in grado di tenere incollato il giocatore allo schermo per l’intera durata della trama. Le modalità multiplayer presenti sono variegate al punto giusto e il classico gunplay della serie è stato riveduto e raffinato, proponendo un’esperienza davvero soddisfacente. Il classico sistema di perk e loadout si affianca alla massiccia presenza di modifiche per le armi a disposizione del giocatore, aumentando esponenzialmente le possibilità di personalizzazione dell’esperienza.

Graficamente, il team ha svolto un lavoro magistrale per quanto riguarda la modalità campagna ed un lavoro, tutto sommato, buono anche sul fronte multiplayer. La risoluzione ed il framerate subiscono davvero pochi compromessi anche sulla versione base di PlayStation 4 e il titolo risulta, di conseguenza, incredibilmente stabile. Call of Duty: Modern Warfare è un titolo caldamente consigliato, a patto di puntare alla versione PlayStation 4 del titolo, che rappresenta il pacchetto più completo dell’esperienza. Le altre versioni del titolo, infatti, difettano di un’intera modalità di gioco.

Pregi:

  • Modalità campagna breve, ma intensa.
  • Comparto grafico di alto livello e con pochi compromessi sul fronte visivo...
  • Tornano le modalità Sopravvivenza e Spec Ops…
  • Altissimo grado di personalizzazione nel multiplayer.

Difetti:

  • Design delle mappe multiplayer leggermente carente.
  • … ma che spreme la PlayStation 4 base (o Slim) fino all’osso.
  • … ma la prima è esclusiva PlayStation 4.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7,8

La recensione di Call of Duty: Modern Warfare è stata scritta e curata da KentuckyFriedG per GameStorm.it, pubblicata il 04-11-2019

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