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Recensione di Assassin's Creed Syndicate

Titolo: Assassin’s Creed Syndicate
Genere: Action/Stealth Open World
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: Ubisoft
Publisher: Ubisoft
Data di uscita: 23 ottobre 2015

Il bivio di Ubisoft: la scelta più semplice

Correva l’anno 2014… Ah ma stiamo parlando di un solo anno fa… Del resto Ubisoft ormai ci ha abituati a un’IP dalla cadenza annuale. Avrete capito di cosa stiamo parlando: ovviamente della ormai celebre saga che vede contrapposti Assassini e Templari, bene e male, in un’eterna lotta che si protrae nelle epoche tra fede, storia, menzogne, tradimenti, enigmi, occulti poteri, discendenze, frutti dell’Eden e soprattutto tanto sangue versato in nome del proprio ideale. Ma torniamo nuovamente al 2014: il 13 novembre dello scorso anno la software house francese lanciò sul mercato l’acclamatissimo Unity per le console di nuova generazione e, nascosto dalla sua ombra, il quasi sconosciuto (al tempo) Rogue per PS3 e Xbox 360 (su PC il 10 marzo). Unity fece il ruolo della “prima donna” nelle diverse passerelle video ludiche mondiali, come accadde ad esempio in occasione dell’E3 di Los Angeles. Del secondo, invece, si parlava veramente poco e pareva che il team avesse paura di mostrare un prodotto sviluppato solo per old-gen, considerato per questo da molti addirittura un contentino per gli appassionati della saga che non avevano ancora compiuto il salto generazionale. In realtà, le cose sono andate in modo diverso da quanto preventivato: Unity ha tentato di innovare da un punto di vista tecnico e sotto l’aspetto del gameplay ma è stato proprio Rogue, basato sui “vecchi” e collaudati assests di Black Flag a emergere come il più rivoluzionario e, probabilmente, il più riuscito dei due. Come potete leggere nella nostra recensione, le avventure di Shay Patrick Cormac hanno dato respiro alla serie e riuscendo a instillare, nei videogiocatori, il dubbio sulla bontà del Credo, spingendoli a rivalutare (almeno in parte) le azioni dell’Ordine dei Templari.

Nel mentre, nonostante le corposissime patch, Unity, nel complesso comunque sufficiente, continuava a galleggiare tra critiche e ancora qualche bug di troppo, retaggio di un prodotto immesso sul mercato ancora acerbo.

A distanza di un altro anno ecco quindi il bivio di Ubisoft: meglio continuare a sperimentare sullo story-line seguendo il filone, più fresco, dei Templari o tornare fortemente sulla sponda degli Assassini per far dimenticare le delusioni delle “avventure francesi”?

Come vedrete nella recensione, Assassin’s Creed Syndicate rappresenta una scelta ben precisa che, a nostro parere, è nel complesso riuscita. Scopriamo insieme perché.

I due gemelli e le due facce della Rivoluzione Industriale

I protagonisti del gioco sono i due gemelli Jacob ed Evie Frye, Assassini già “formati” da addestramenti ed esperienze passate, nonché figli di un uomo appartenente al Credo. Le vicende si aprono con un doppio prologo, che funge da tutorial, ci presenta i due fratelli e funge da premessa per le avventure che si spostano, concluse le due missioni iniziali, dalla periferia al centro di una Londra Vittoriana del 1868, in piena rivoluzione industriale. La crescita economica, però, maschera e si nutre di una grave situazione sociale, caratterizzata dallo sfruttamento dei lavoratori, dalla manodopera minorile, da un netto stacco tra la borghesia e gli altri ceti, dalla corruzione e dalla conseguente delinquenza che si riversa sulle strade. Sono ancora una volta i Templari, guidati dal Gran Maestro Crawford Starrick a reggere i fili si questo spettacolo. I due gemelli scoprono inoltre la presenza in città di altri frutti dell’Eden e, guidati da Henry Green, a capo dell’organizzazione londinese, decidono di estirpare le radici dell’Ordine dalla città. Non vogliamo raccontare ulteriormente i fatti del gioco per evitarvi spiacevoli spoiler ma ci teniamo a dirvi che farete la conoscenza di personalità illustri del periodo come Charles Darwin, Charles Dickens, Alexander Graham Bell e Karl Marx.

Nel corso del dipanarsi del filone narrativo i personaggi di Jacob ed Evie vengono caratterizzati abilmente: il primo più istintivo e avventato, spiritoso, sarcastico e sbruffone, la seconda più saggia e pacata, memore degli insegnamenti del padre. Questo dualismo è certamente funzionale e contribuisce a dare carisma a una trama che nel complesso è buona e godibile ma purtroppo orfana di momenti veramente memorabili.

Inoltre, il carattere free-roaming ha certamente dei pregi nel sistema di gioco ma la struttura delle missioni che seguono la storyline principale è debole ed eccessivamente frammentata: questo, da un lato aumenta la longevità, incentivando il giocatore a portare a termine le tante sub-quest presenti, in qualche modo comunque collegate alla trama principale, dall’altro “assassina” il ritmo del titolo e il conseguente coinvolgimento del giocatore.

Le avventure degli Assassini nella nebbiosa Londra vi terranno impegnati per almeno dodici ore, che chiaramente saranno certamente superiori se si prende in considerazione tutto il corollario di attività secondarie offerte dal game.

Le sotto missioni, infatti, sono veramente tante e abbastanza diversificate e, se si considerano anche i molti collezionabili, Syndicate vi fornirà veramente tante ore di gioco extra.

Ubisoft va sul sicuro: innovazioni ma senza coraggio

Il lavoro di perfezionamento realizzato da Ubisoft in Assassin’s Creed Syndicate è evidente. Purtroppo però è altrettanto chiara la volontà del team di mantenersi sui concept caratteristici della saga, osando il meno possibile e sfornando un prodotto che, da un punto di vista del gameplay, non sorprende né in positivo né in negativo. Le novità introdotte, se si escludono le correzioni doverose al sistema di gioco di Unity, per quanto alcune siano funzionali, sono di scarsa entità (e quantità) per rappresentare un vero tentativo d’innovazione. La principale differenza rispetto ai predecessori è l’introduzione dei due protagonisti, giocabili entrambi. Come detto sopra, Jacob ed Evie sono ben delineati ma tale caratterizzazione non s’infonde anche nel sistema di gioco: un personaggio più action e l’altro più stealth hanno uno skill-tree praticamente identico ad eccezione di poche abilità personali. Salvo alcune missioni da portare a termine con un gemello in particolare, è veramente difficile apprezzare una differenza in termini di gameplay e si finisce per utilizzare quello che maggiormente aggrada a livello estetico e di carisma.

Inoltre il sistema di switch per passare da Jacob a Evie (e viceversa) è assolutamente da rivedere. Non assistiamo in concreto mai alla presenza di entrambi nella scena free-roaming: scegliere uno significa “posteggiare” l’altro fino a una nuova scelta e non rischieremo mai di incontrarlo mentre agisce in modo indipendente nella mappa. Per intenderci siamo ben lontani da quanto visto con la gestione perfetta dei tre personaggi di GTA V. Un vero peccato perché l’idea era davvero buona, ma, in fin dei conti, è stata sviluppata a metà.

Vi abbiamo fin ora raccontato quello che non funziona ma, in realtà, Syndicate diverte. Ubisoft ha migliorato in particolare la gestione degli scontri: ora i nemici non aspettano più il proprio turno per attaccare e diventa necessario apprendere tempistiche e comandi per il counter-attack per evitare di essere sconfitti anche da quello, che nei vecchi capitoli, sarebbe stato un gruppetto innocuo di avversari. L’albero delle abilità fornisce volta dopo volta elementi aggiuntivi utili sia nelle sezioni più concitate sia in quelle più stealth. Per quanto riguarda l’armamentario troviamo l’introduzione del Bastone Animato, ovvero un bastone dotato di lama con alto potere stordente ma anche efficace per l’uccisione. Più letale è, invece, il Kukri, un coltello ricurvo di origini nepalesi ma è possibile gettarsi nella mischia anche utilizzando un semplice tirapugni. Vi sono poi le armi di supporto quali coltelli da lancio, pistole, bombe fumogene, dardi e così via. Anche il vestiario può essere personalizzato nei suoi vari elementi: abito, guanto dell’Assassino, cintura e mantello. Ogni oggetto ha le proprie caratteristiche e, progredendo nella storia, se ne possono sbloccare e forgiare altri dotati di valori più alti. Inoltre è possibile aumentarne la qualità attraverso un livello di potenziamento.

Altre due novità importanti sono rappresentate dalla presenza delle carrozze, che permettono di spostarsi rapidamente per le strade di Londra, e ad esse sono legate diverse attività secondarie, e dal rampino che consente di scalare alte strutture e edifici in breve tempo e sfruttando meno il parkour.

I compromessi: quando il “lavoro sporco” fa il suo dovere

Analizzando il titolo da un punto di vista tecnico si può tranquillamente dire che complessivamente ci troviamo davanti ad un lavoro migliore di Unity. Precisiamo subito una cosa: abbiamo usato il termine “complessivamente” per un motivo ben preciso. Se si prende infatti in esame la pura qualità dell’immagine, in molti frangenti (un buon 90%), notiamo una Londra inferiore, se pur di poco, alla Parigi di Unity. Non si tratta di un passo indietro, anzi. Ubisoft ha fatto tesoro dell’esperienza passata e, volutamente, ha ridotto la qualità dei dettagli con espedienti furbi e funzionali: texture meno definite sono coperte egregiamente da effetti particellari, d’illuminazione e atmosferici quali polveri e foglie, pioggia, nebbia, bellissimi effetti controluce e accattivanti colori cupi tipici di un’uggiosa Londra. A che pro? Ci guadagna la fluidità: ai motori AnvilNext (grafico) e Havok (fisico) viene così permesso di lavorare meglio e Syndicate gode, al netto di qualche calo sempre presente, di un frame-rate a 30fps decisamente più stabile di quello del suo predecessore e la scena risulta più naturale e meno condizionata dai pesanti bug francesi. Il tutto è alleggerito anche da un numero minore di PNG su schermo. Purtroppo rimangono sempre presenti evidenti fenomeni di pop-up che penalizzano quello che sarebbe un affascinante Depth of Field. Nelle fasi di movimento rapido sulle carrozze, in altre parole quando vi è una maggiore necessità di caricare rapidamente gli elementi della mappa, il team di sviluppo ha inserito un uso sapiente del motion blur, che funge da ulteriore “filtro”, rende meno nitida la scena e meno evidenti i suddetti problemi, con il pretesto di fornire al giocatore un senso di velocità.

I bug come detto sono minori rispetto a Unity ma comunque presenti: personaggi bloccati, icone che scompaiono misteriosamente dalla mini-mappa, quest che non si attivano una volta raggiunto il punto indicato e altre che non si concludono e che costringono, alle volte, a ricaricare dall’ultimo checkpoint.

Per quanto riguarda la qualità dei protagonisti siamo su livelli analoghi a Unity con piccole imprecisioni nelle ombreggiature, ancora condizionate da qualche sfarfallio eccessivo, e capigliature troppo “finte” sia come colorazione che come struttura.

I componenti delle bande dei nemici e degli alleati sono invece abbastanza deludenti, non tanto per il modo in cui sono realizzati ma perché i pochi modelli presenti vengono riproposti in modo ossessivo in tutta la mappa. Questo, spesso e volentieri, genera scontri con (e tra) personaggi assolutamente identici.

Ritornando sul tema della gamma cromatica riteniamo che, in una città così ampia e densa, alcuni edifici siano stati realizzati con meno cura di altri e dotati di texture notevolmente più piatte sia per quanto riguarda i colori che in termini di bump-mapping.

Ottima ancora una volta la riproduzione digitale dell’acqua, come sempre è accaduto negli ultimi lavori di Ubisoft (da Black Flag a Far Cry 4 passando per Watch Dogs). Le acque “melmose” del fiume Tamigi sono di qualità eccezionale.

Entrando nel merito del comparto audio possiamo dire che Syndicate è supportato da buona e coinvolgente soundtrack ed effetti sonori realistici e credibili mentre è meno riuscito il doppiaggio, apprezzabile solo per i personaggi principali e, alcune volte, risulta fuori sincro. Rimane ancora la fastidiosa presenza della “doppia lingua” parlata dai PNG mentre si passeggia per le strade di Londra.

In sintesi

Abbiamo aperto la nostra analisi raccontandovi del “bivio di Ubisoft”. La software house ha scelto di proseguire per la strada principale che ha avuto in Unity la sua ultima tappa. Syndicate si basa sul prodotto dello scorso anno e punta, però, a correggere i numerosi problemi delle vicende di Arno, riuscendoci. Il nuovo Assassin’s Creed non è certamente un prodotto perfetto ed è ben lontano dall’essere considerato una svolta per la saga ma è assolutamente buono. In sostanza ha il pregio di fare molto meglio dove ha clamorosamente fallito Unity. Gli appassionati del brand lo giocheranno con enorme piacere mentre chi si è stancato di una struttura generale, sostanzialmente analoga da anni, troverà difficoltà a digerirlo. Il contesto storico e l’ambientazione sono indiscutibilmente affascinanti.

Pregi: 

  • Contesto storico e ambientale molto affascinante e curato.
  • Gameplay che si rinnova in alcune caratteristiche ma…
  • Graficamente valido, ottima gestione dell’illuminazione del meteo e dei particellari…

Difetti:

  • Trama eccessivamente frammentata.
  • …Ubisoft ha paura di osare di più.
  • …Rimangono diversi bug e alcuni elementi stonano a causa di una cura inferiore rispetto al resto.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7,5

La recensione di Assassin's Creed Syndicate è stata scritta e curata da Gabriele.Eltrudis per GameStorm.it, pubblicata il 14-11-2015

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