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Recensione di Assassin's Creed: Origins

Titolo: Assassin’s Creed: Origins
Genere: Action / Stealth / RPG
Piattaforma: PlayStation 4 (testata), Xbox One, PC
Sviluppatore: Ubisoft
Produttore: Ubisoft
Data di uscita: 27 ottobre 2017

Nulla è Reale, Tutto è Lecito… Se riparti dalle Origini

“La pittura mi piace, ma ogni tanto mi pare che al mio lavoro manchi... non lo so... uno scopo, capisci cosa intendo? Non mi accontento di riprodurre il mondo, voglio cambiarlo.”

Così parlò Leonardo da Vinci in Assassin’s Creed 2. Da allora, per fare un parallelismo con la citazione, Ubisoft ha continuato a “dipingere”, proponendo ben sette capitoli che, con leggere variazioni e contesti storici differenti, si limitavano a essere delle “riproduzioni” (dal risultato altalenante, spesso comunque buono), e non un effettivo “cambiamento”, senza mai raggiungere lo stesso appeal offerto dalle avventure del carismatico Ezio Auditore da Firenze.

Dopo Syndicate, così, l’azienda francese, pur presente sul mercato videoludico con Watch Dogs 2 prima e Ghost Recon: Wildlands poi, ha deciso di concedere alla saga con cadenza annuale un 2016 sabatico, necessario sia per consentire agli sviluppatori di portare a termine un lavoro più prolungato e accurato, sia per ragioni di marketing.

Le ultime critiche al brand, principalmente indirizzate verso la scarsa innovazione dei contenuti, iniziavano ad arrivare anche dai fedelissimi, dagli adepti al Credo. Le riteniamo comprensibili.

Facciamo un esempio: qualora vi offrissero, quotidianamente, il vostro cibo preferito, pur insaporito con qualche condimento differente, prima o poi, finireste per non gradirlo più. Ma quella pietanza, comunque, vi piace, nonostante l’abbiate mangiata fino alla nausea. E se ve la togliessero per parecchio tempo? Finireste per desiderarla nuovamente.

Assassin’s Creed: Origins rappresenta quel piatto, servito dopo un periodo di digiuno. La strategia di Ubisoft è saggia e funzionale: privare dell’Animus i giocatori per poi concedergli un nuovo accesso, arricchito da un’ondata di feels. Per farlo era necessario raccontare come tutto ebbe inizio, come nacque il Credo e quali furono i primi scontri con l’Ordine, ripartire dalle origini, o meglio… da Origins.
Questo, però, non bastava: serviva un cambiamento per riportare la saga ai fasti di un tempo. C’è stato? Analizziamo nel dettaglio i singoli aspetti del game.

L’Ultimo dei Medjay, il primo degli Assassini

Iniziamo con il precisare che si tratta dell’unico episodio, fin ora, ad essere collocato temporalmente prima della nascita di Cristo. Il contesto storico è quello dell’Egitto Tolemaico, 46 a.C.: il paese si trova nel pieno della guerra civile tra il “Faraone-Bambino” Tolomeo XIII e la correggente Cleopatra, sua sorella.

Bayek è un Medjay, ruolo di grande importanza: non solo si occupa della sicurezza del Faraone ma s’impegna per garantire la giustizia e il benessere del suo popolo.

L’incipit è crudo e drammatico: una misteriosa organizzazione, nel tentativo di accedere a una cripta nascosta nel cuore di Siwa, città natale del protagonista, minaccia quest’ultimo e suo figlio Khemu. Il buon “Walker Egypt Ranger”, però, è all’oscuro delle modalità d’ingresso e, a farne le spese, dopo un gesto di coraggiosa ribellione, è proprio Khemu, vittima di un involontario e mortale fendente sferrato dallo stesso padre durante la lotta.

È così che ha inizio il cammino dell’ultimo Medjay, quello di un uomo travolto dal senso di colpa, assetato di vendetta contro tutti i responsabili della tragedia, l’Ordine degli Antichi.

Il viaggio alla ricerca dei colpevoli ha una struttura piramidale e presenta costanti deviazioni dal filone principale: una miriade di incarichi secondari tramite cui Bayek tenta di risanare le sorti dell’Egitto e di placare i propri incubi.

Trama e sceneggiatura, pur partendo con il botto, perdono ben presto intensità e, per via di sub-quest varie ma dispersive, il ritmo cala notevolmente d’intensità per tutta la fase centrale dell’avventura. Completare un mini-arco narrativo, d’importanza minore, che spesso ha le meccaniche di una “caccia al tesoro”, costringe il giocatore a spostarsi costantemente nell’affascinante mappa di gioco: l’interesse, così, migra troppo di frequente dalla storia all’ambientazione, provocando una situazione generale di stallo che influenza negativamente il pathos.

Superata la parte intermedia, si assiste, però, ad un climax costante, arricchito da una successione incredibile di momenti “feels” ben raccontati: il termine Origins assume, gradualmente, un senso concreto, le main-quest diventano consequenziali e il ritmo accelera, traghettando il coinvolgimento del player verso un epilogo esplosivo.

Degne di nota sono le caratterizzazioni di alcuni personaggi secondari, in particolar modo della co-protagonista Aya, compagna di Bayek, probabilmente la figura femminile più carismatica dell’intera saga: emotiva, collerica, passionale, matura, determinata, coerente, in una sola parola, credibile.

Non vogliamo aggiungere altro, evitando di incappare in inutili spoiler: sappiate solamente che, l’intreccio narrativo non coinvolge solamente l’Egitto ma si estende anche alla potente Antica Roma.

Vi sono, infine, alcune (poco convincenti) sezioni nel presente, al di fuori dell’Animus, nei panni di Layla, dipendente dell’Abstergo che, di pari passo con il dipanarsi del plot principale, inizia ad aprire gli occhi e a dubitare dell’etica dell’organizzazione.

Abbiamo raggiunto il termine dell’avventura in circa 35 ore, tralasciando gran parte degli incarichi “di contorno”, salvo quelli necessari per l’evoluzione RPG delle statistiche del personaggio.

Assassin’s Creed ha dato, Assassin’s Creed prende

È indiscutibile che Assassin’s Creed, con i suoi primi capitoli, abbia fornito idee innovative per il genere, recuperate, a più riprese, da altri esponenti del panorama videoludico. Ora, in un momento difficile per la saga, Ubisoft ha deciso di invertire il trend, facendo tesoro del lavoro dei colleghi (e di caratteristiche di altre proprie IP) per svecchiare un sistema di gioco che, col tempo, era diventato il principale tasto dolente del brand. In Origins troviamo una base di Assassin’s Creed arricchita da elementi di The Witcher 3, di Far Cry Primal, di Skyrim, di Shadow of Mordor, dell’ultimo Zelda, di Horizon: Zero Dawn, di Watch Dogs 2, di Ghost Recon: Wildlands, di The Division e così via. Nessun plagio effettivo ma un semplice adattarsi alle richieste di un giocatore che, oramai, ha alzato i propri standard o che, più banalmente, si è stancato delle medesime meccaniche riproposte ad ogni capitolo della saga degli assassini.

Innanzi tutto, l’Egitto rappresenta un open-world incredibilmente vasto e denso. Non immaginatevi infinite dune di sabbia e qualche piramide. L’ambientazione è tanto ampia quanto diversificata, suddivisa in oltre trenta zone, con città vive e articolate come Alessandria e Menfi.

Non è più presente la mini-mappa nell’interfaccia, sostituita dall’indicatore a giroscopio che, meno invasivo, propone la distanza degli obbiettivi sui quattro punti cardinali.

L’Aquila Senu controllabile tramite la pressione del direzionale alto, sostituisce il precedente Occhio dell’Aquila, e consente di evidenziare i punti d’interesse, i nemici e tutto ciò che ha un’effettiva utilità per Bayek.

Rimangono i punti di sincronizzazione nelle strutture verticali, utili sia per potenziare la “percezione” di Senu che per il viaggio rapido.  Ci si può muovere anche in sella a cavalli e cammelli (con cavalcature acquistabili presso i mercanti) e con le barche sul Nilo e sulle altre distese acquose.

Anche il parkour è stato rimodernato: non c’è più la necessità di trovare particolari appigli e, quasi come in TLoZ: Breath of the Wild (ma senza il consumo di stamina), viene proposto un sistema “climbing-everywhere” meno realistico che in passato ma sicuramente più comodo e funzionale.

Il combat system è stato totalmente rivisitato: prendete le meccaniche di The Witcher 3 e shakeratele con un pizzico di For Honor. Attacco leggero e attacco pesante (caricabile per rompere la guardia nemica) impostati sul dorsale e sul grilletto destri, tasto quadrato/X per schivare, dorsale sinistro per parare, tramite lo scudo o l’abilità della doppia arma leggera, e cerchio/B per eseguire le parry.

Caricando una relativa barra, è possibile, inoltre, eseguire un attacco speciale (o una serie di colpi in stile berserk).

Le diverse tipologie di armamentario offrono pattern offensivi differenti, alcuni più utili per la breve distanza altri per i nemici corazzati, altri ancora per gli attacchi ad ampio raggio.

Sono stati completamente eliminati gli attacchi “a turni” e i simil quick-time events. Le fasi di lotta richiedono uno studio del numero e della posizione dei nemici (per tentare di affrontarli singolarmente), abilità e tempismo.

Tramite diversi tipi di arco e frecce, e alcuni potenziamenti di Senu, è possibile ingaggiare il combattimento a distanza.

Qual è però la caratteristica principale degli Assassini? Quella di agire nell’ombra. Le fasi stealth sono quelle meglio riuscite e le più utili per ripulire le aree dagli avversari: una volta scoperto, il solitario Bayek, viene, infatti, circondato da un gran numero di soldati (possono chiamare ulteriori rinforzi, accendendo un braciere, vi ricorda qualcosa?), complicando notevolmente il buon esito della missione.

Ma la vera e propria novità di Origins è l’impostazione su un complesso sistema RPG, nel quale assumono un’importanza fondamentale la gestione del personaggio, il suo livello e quello dei nemici, l’evoluzione delle abilità tramite il relativo skill-tree, il farming, il crafting e il looting.

Ne vien di conseguenza che, per progredire e affrontare le quest principali, è necessario accumulare, tramite le missioni secondare e l’esplorazione, risorse e punti esperienza da investire nel potenziamento delle caratteristiche del protagonista, dell’equipaggiamento e dell’armamentario.

Addentrarsi in zone ostiche (segnalate in rosso), "sottolivellati" rispetto all’avversario, si traduce spesso in “desincronizzazione”.

È possibile anche, scegliere la fase più opportuna per l’infiltrazione: grazie al ciclo giorno-notte e la feature che consente di far scorrere il tempo in modo rapido (The Witcher 3 e The Phantom Pain insegnano), ad esempio, si può sfruttare il variare delle ronde delle guardie, in alcuni casi impegnate a fare un sonnellino e facilmente eliminabili.

Non è ovviamente tutto rose e fiori, o Piramidi e Sfingi, per stare in tema… ciascuna novità, pur interessante, è acerba: riteniamo che la scelta di Ubisoft di stravolgere completamente il gameplay sia stata saggia. Allo stesso tempo, è doveroso evidenziare la presenza di alcuni problemi che accompagnano le suddette novità: i combattimenti in mischia diventano spesso troppo caotici a causa di una gestione della telecamera non ottimale e imprecisa che frappone troppi elementi tra l’occhio del giocatore e la zona di conflitto. Il lock-on sui nemici è poco pratico, soprattutto quando si è circondati. Le animazioni non brillano e spesso il feedback dei colpi inflitti non è soddisfacente (per intenderci, è quello che succedeva nei combattimenti corpo a corpo su Horizon: Zero Dawn).

Anche le meccaniche RPG, in alcuni frangenti, stonano con le situazioni: l’uccisione istantanea con la lama celata, sui nemici di livello elevato, non ha effetto, così com’è bene scordarsi gli headshot con arco e frecce. A farne le spese sono le dinamiche stealth.

Inoltre, la progressione “obbligatoria” delle caratteristiche/skills del Medjay, costringe spesso a deviare dalla trama principale a quelle secondarie, minando il ritmo della narrazione.

 Per quanto riguarda gli extra, infine, i collezionabili, le tombe/piramidi esplorabili (con semplicissimi enigmi ambientali), le battaglie da gladiatore nell’arena, conflitti navali e le corse sulla biga (e altre attività ancora) arricchiscono l’esperienza di gioco, nonché la longevità, in puro stile free-roaming.

Il fascino del lontano Egitto… O dell’Egitto da lontano

Il colpo d’occhio offerto dall’ultima opera di Ubisoft è incredibile. Il lavoro artistico del team di sviluppo è, senza dubbio, quello meglio riuscito di tutta la saga. Il level-design che si estende tanto in orizzontale quanto in verticale è vivo e dettagliato, con un’ottima caratterizzazione delle singole regioni della mappa.

Ma “non è tutto Horus quello che luccica”: la gestione di una mole di contenuti così ampia richiede dei sacrifici, visibili nella qualità delle texture e nella modellazione poligonale degli elementi di contorno e dei PNG.

Per intenderci, Origins non raggiunge la qualità grafica di Unity e non scende a compromessi ed escamotage com’è accaduto in Syndicate: tecnicamente è paragonabile ad una via di mezzo tra i due episodi ma, nel complesso, risulta ben più apprezzabile di entrambi.

La gestione del frame-rate, su PlayStation 4 Standard (versione testata) è problematica. I 30 fps calano leggermente nelle fasi di gioco più concitate e in modo esagerato nelle cutscenes (situazione che fa pensare più ad un problema del codice che alle ormai limitate capacità di gestione della console).

Continuano (meno che in passato) a essere presenti effetti pop-up delle texture ma non si tratta di qualcosa di particolarmente apprezzabile.

Degna di nota è, invece, la gestione dell’illuminazione e degli shader che da sfoggio a luci vibranti e pattern cromatiche pregevoli, soprattutto nelle fasi di crepuscolo.

La soundtrack è sempre piacevole e coerente con il variare delle situazioni di gioco, mai pesante, così come le sonorità.

Non possiamo essere altrettanto positivi per quanto riguarda il doppiaggio: è buono quello dei protagonisti e dei comprimari (quasi esclusivamente di Bayek e Aya), diventa, invece, insufficiente e poco credibile la recitazione nelle story-line di contorno. Il discorso è valido sia per le impostazioni in italiano (scaricabili gratuitamente e non presenti sul disco) che per quelle in inglese.

In sintesi:

Con Assassin’s Creed: Origins Ubisoft ha cambiato e l’ha fatto nel modo giusto. Le avventure di Bayek sono assolutamente godibili in termini di narrazione e divertenti per quanto riguarda il gameplay. Riteniamo che il titolo possa ampiamente ottenere il consenso del giocatore “comune”. I puristi della saga, invece, potrebbero restare inizialmente spiazzati e apprezzarlo (eventualmente) con il proseguire dell’avventura, quando si palesano i tratti distintivi di un Assassin’s Creed. Le novità inserite,talvolta ancora acerbe,devono necessariamente rappresentare un punto di partenza e non d’arrivo. Solo così, il conflitto virtuale tra Credo e Ordine potrà continuare ad esistere riottenendo il giusto carisma che spetta a una saga di tale importanza.

Pregi:

  • Trama matura, cruda e coinvolgente…
  • Tantissime interessanti novità relative al gameplay…
  • Un Egitto vivo e artisticamente stupendo.
  • Buon lavoro sulla soundtrack, sulle sonorità e per quanto riguarda la recitazione dei protagonisti…

Difetti:

  • … Troppo frammentata a causa delle “obbligatorie” missioni secondarie.
  • … Sicuramente da perfezionare negli eventuali prossimi capitoli.
  • Alcune texture e modelli poligonali che stonano rispetto alla qualità complessiva e Frame-Rate instabile.
  • … con doppiaggi “secondari” di scarsa qualità.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8,2

CONTENUTI/TRAMA 8,5 / 10

GAMEPLAY  8 / 10

COMPARTO TECNICO-SONORO 8 / 10

La recensione di Assassin's Creed: Origins è stata scritta e curata da G-PqV per GameStorm.it, pubblicata il 08-11-2017

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Valutazione del gioco 8.6

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