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Recensione di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots


Titolo:
Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots
Genere: Giochi d'azione
Console: Playstation 3
Sviluppatore: Kojima Productions
Publisher: Konami
Data di uscita: 12-06-2008


Il ritorno finale di Solid Snake: l'esaltazione e l'iscrizione dell'eroe alla storia videoludica.

Sicuramente proclamato come uno dei titoli più attesi ed importanti per la console targata Sony, fosse anche solo per il peso del brand che si porta sulle spalle, non ha deluso a distanza di tempo la massa di fans della saga.
La storia dietro al fenomeno “Metal Gear Solid” è strana, tanto strana quanto affascinante: non di rado vi troverete in discussioni tra amici, appassionati e, magari, esperti del settore a definire questo titolo come “di nicchia”; una nicchia però che ha visto evoluzioni ed ha saputo allargarsi per poter accogliere un numero incredibilmente alto di giocatori.
Il lavoro di Hideo Kojima, al quarto capitolo della serie “Solid”, è l'estremizzazione e l'acutizzazione di tutto quel che erano i precedenti, dimostrandosi un capolavoro che, come il miglior cavallo allo stato brado, accosta potenza e fascino ad una difficoltà intrinseca già solo ad avvicinarvisi: appartiene insomma a quella particolare cerchia di titoli che se si ama probabilmente rimarrà tra i titoli più significativi nella generazione, altrimenti un normale titolo in grado di dire poco a conti fatti.
Quel che è certo è che, dovendo fare un discorso generale, con questo nuovo capitolo Kojima ha portato il suo protagonista, Solid Snake, nell'olimpo dei personaggi storici: una quantità di carisma accumulata nel corso di capitoli e spin-off vari viene qua esaltata nella rinnegazione della sua natura eroica, un'umanizzazione sentimentale e psicologica che ben si accompagna a quella più fisica ed immediata espressa da rughe, un mai assente mal di schiena e dall'ingrigirsi di capelli e baffi.

 

 

 

Il ritorno finale di Solid Snake: l'esaltazione e l'iscrizione dell'eroe alla storia videoludica.

Sicuramente proclamato come uno dei titoli più attesi ed importanti per la console targata Sony, fosse anche solo per il peso del brand che si porta sulle spalle, non ha deluso a distanza di tempo la massa di fans della saga.
La storia dietro al fenomeno “Metal Gear Solid” è strana, tanto strana quanto affascinante: non di rado vi troverete in discussioni tra amici, appassionati e, magari, esperti del settore a definire questo titolo come “di nicchia”; una nicchia però che ha visto evoluzioni ed ha saputo allargarsi per poter accogliere un numero incredibilmente alto di giocatori.
Il lavoro di Hideo Kojima, al quarto capitolo della serie “Solid”, è l'estremizzazione e l'acutizzazione di tutto quel che erano i precedenti, dimostrandosi un capolavoro che, come il miglior cavallo allo stato brado, accosta potenza e fascino ad una difficoltà intrinseca già solo ad avvicinarvisi: appartiene insomma a quella particolare cerchia di titoli che se si ama probabilmente rimarrà tra i titoli più significativi nella generazione, altrimenti un normale titolo in grado di dire poco a conti fatti.
Quel che è certo è che, dovendo fare un discorso generale, con questo nuovo capitolo Kojima ha portato il suo protagonista, Solid Snake, nell'olimpo dei personaggi storici: una quantità di carisma accumulata nel corso di capitoli e spin-off vari viene qua esaltata nella rinnegazione della sua natura eroica, un'umanizzazione sentimentale e psicologica che ben si accompagna a quella più fisica ed immediata espressa da rughe, un mai assente mal di schiena e dall'ingrigirsi di capelli e baffi.

I'm no hero, never was, never will be!

Questo incredibile titolo riporta a pieno splendore la capacità narrativa di un Hideo Kojima in realtà mai perso, puntuale, preciso: il numero di citazioni memorabili in grado di riassumere lo stato d'animo evocato nel corso di questa esperienza videoludica sono innumerevoli.
Snake non è un eroe, non si sente tale: la vita lo ha tradito, quella vita che aveva scoperto dapprima essere una copia ma che, successivamente, era riuscito con grande forza d'animo a fornire di propri colori, vivi, unici; ebbene, quando credeva di essere riuscito a comporre il proprio quadro, è la tela a tradirlo, svelandone una natura precaria tradotta in un invecchiamento rapido, anticipato ed inesorabile: la morte, lo si sa sin dall'inizio dell'avventura, è un traguardo a cui Snake sta correndo incontro in discesa.
E' anziano, lento e bisogna di sostegni tecnologici vari per provare essere quello che un tempo era, Solid Snake: fallisce, trovandoci infatti di fronte ad Old Snake, un personaggio di una profondità inaudita.
Non è solo Snake ad essere cambiato: come non citare l'iniziale e splendida “war has changed”, una verità che è lo stesso Snake a propinarci. La guerra è cambiata e lo potremo notare sia nella “storia” del gioco che per quel che riguarda il gameplay, reso meno statico grazie alla presenza di fazioni in scontro; una sorta di resistenza infatti si scontrerà contro le CMP – compagnie militari private -, militari al soldo di Liquid-Ocelot, dando vita ad uno scenario bellico in cui potremo intervenire, aiutando i rivoltosi, oppure proseguire nella più pura tradizione stealth.
Liquid-Ocelot vuole infatti estendere il suo potere mediante l'uso delle nanotecnologie, grazie alle quali è possibile monitorare e controllare eserciti, economie e tanto altro; anche le armi dovranno interagire con queste nanomacchine, portando alle stelle i prezzi del mercato nero (armi “pulite”): in questo ci aiuterà Drebin, uno stravagante personaggio di colore, capelli ossigenati, sempre accompagnato da una scimmia atta ai peggiori vizi umani; nel suo fantastico furgone potremo infatti rivendere le armi “bloccate” che troveremo in giro per il gioco, eventualmente sbloccarle o comprarne di nuove, così come munizioni e qualche oggetto particolare. Drebin è solo uno dei tanti personaggi che compariranno tra nuovi e tantissimi coprotagonisti del passato.
Lo scontro quindi si configura in questo continuo inseguimento da parte di Snake di Liquid-Ocelot, nel tentativo di impedirgli possa entrare nel sistema di controllo delle nanomacchine: in questa disperata corsa contro il tempo c'è la seconda corsa contro il tempo, quella di Old Snake contro la morte, generando una sfida epocale in grado di regalare riflessioni, emozioni e brividi.
Il nostro eroe sarà aiutato in questa impresa da un Otacon indirettamente sempre più presente, grazie all'MK-II, un robottino che comparirà la prima volta per fornirci un'arma e qualche razione; potremo prenderne il controllo e usufruirne per sistemare qualche guardia grazie all'octocamo e alla possibilità di dare scosse elettriche.
Anche Snake potrà beneficiare dell'octocamo, potendo assumere una colorazione del tutto simile a quella su cui appoggia (quindi se appoggiato ad un muro grigio crepato la tuta assumerà questa colorazione); ultimo ma importantissimo è il Solid-Eye, una speciale tecnologia ottica che permetterà al giocatore di controllare e progettare il proprio piano stealth grazie al binocolo, al sensore infrarossi e a delle mappe tridimensionali consultabili.
Stealth ed azione tra scontri a fuoco e combattimento corpo a corpo ravvicinato (CQC) si sostituiranno continuamente ai celebri – anche qua, amati od odiati – filmati nel confezionare un'esperienza che vi inviterà più volte ad essere rigiocata.

Quello che Hideo non dice!

Un'analisi dei vari comparti tecnici è doverosa ma in un titolo quale Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots – che punta maggiormente invece su aspetti quale trama e complessità nella gestione emotiva – rischia di relegare il commento ad un giudizio troppo distaccato (ben oltre il giusto distaccamento che la professionalità ed il buon senso impongono).
La grafica presenta alti e bassi a riprova del fatto che non è nelle corde di Hideo la nota della potenza grafica a pieno regime: i volti e le animazioni quali la ricarica dell'arma sorprenderanno in positivo, qualche texture qua e là invece stonerà ai più attenti. L'impatto visivo è comunque di altissimo livello, soprattutto grazie ad un uso sapiente e professionale della regia e di scelte artistiche eventualmente anche non condivisibili ma comunque sempre rispettabili: un uso della fotografia cinematografica ben nota agli amanti dei film si riscopre valente, palpabile e di uno spessore importante anche in un videogioco.
Alle musiche hanno lavorato gli ottimi Harry Gregson-Williams (Metal Gear Solid 2, 3, 4) e Nobuko Toda (Metal Gear Acid 1, 2), generando una colonna sonora sublime, perfettamente evocativa; va inoltre citata la possibilità, grazie ad un Ipod virtuale, di poter sentire le canzoni trovate lungo gli scenari bellici, tutte inerenti Metal Gear Solid (anche brani dei capitoli passati).
Ma ciò che più colpisce – non sorprende, a dire la verità, considerato che a dirigere ci sia un certo Hideo Kojima – è la regia, ossia come tutti questi ottimi ingredienti siano stati coordinati in una perfetta combinazione tra riprese, colonna sonora, citazioni e sguardi: Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots riesce a suggestionare, coinvolgere e travolgere con la sua forza narrativa ed espressiva.

Old Snake impara ad andare online: i capelli bianchi mentono, se la cava benissimo.

In questo quarto episodio viene però introdotta una importantissima novità nel concept della saga: compare infatti Metal Gear Online, nel quale potremo darci battaglia su varie mappe e tantissime modalità – comunque tutte varianti più o meno pesanti dei più classici DeathMatch, Team DeathMatch, Capture The Flag e Basi.
Le meccaniche del gioco – chi ha provato un MGS sa bene che il sistema del controllo tipico del marchio è diverso dagli altri giochi, più legnoso, anche se raddolcito in quest'ultimo episodio – non vengono mutate ed è attorno a queste che sono state costruite le varie modalità.
Non mancheranno anche classiche chicche come la rivista osé da appoggiare per terra per attirare ingenue prede e molto altro: sarà infatti possibile impersonare online anche personaggi della serie (a seconda delle modalità), ormai praticamente quasi tutti grazie anche alle espansioni uscite, ognuno con particolari abilità in grado di fare la differenza (a chi andrà l'uso del personaggio speciale sarà random).
Se da un lato bisogna complimentarsi con Konami e Kojima Productions per la strutturazione di livelli, skill (ognuna con vari gradi) e personalizzazione del personaggio, dall'altro va denotata un'inesperienza che nel primo periodo di MGO (Metal Gear Online) ha portato a qualche episodio di lag, ormai comunque sporadico; rimane scomoda comunque la registrazione da effettuare al sito di Konami mediante browser per avere accesso all'online quando ogni altro titolo, esclusiva o multi-piattaforma che sia, non necessita di altro se non l'account PSN; anche qua, comunque, i maggiori problemi sono stati riscontrati al lancio del gioco e al rilascio delle espansioni, ovvero quando il sito si colmava di presenze ed impediva un rapido usufrutto.
Ultima chicca da denotare è la possibilità di formare clan e di organizzare quindi scontri organizzati che trovano il massimo spessore nella strategia che l'azione coadiuvata di persone in carne ed ossa – grazie anche alla chat vocale – riescono a formare.
L'online non verrà sicuramente ricordato come uno dei migliori o dei più variegati, potendo ben contare per questi aspetti altri titoli maggiormente centratisi; nonostante ciò, se pur si configura come una nota minore, non è un banale accompagnamento, bensì un armonico duetto col single player in inevitabile rilievo a delineare una splendida melodia.

Conclusione: nella scena iniziale c'è tutto.

Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots si conferma un titolo imperdibile per gli appassionati e che anche coloro che non hanno giocato i precedenti capitoli dovrebbero provare – andrebbero persi alcuni riferimenti ma a questo Kojima Productions è venuta incontro fornendo, sul PSN in forma gratuita, un database con tutte le informazioni, i collegamenti, le date utili riferite alla storia dietro questa enorme saga.
Il riferimento del titolo di questa conclusione non vuole indicare una povertà di trama (anzi!), bensì come già dalla prima immagine, dal menu, si possa percepire che questo titolo è qualcosa di qualitativamente diverso dal normale, dalla media.
Imperdibili alcune chicche – che volutamente non verranno qua rivelate – in grado di riportare l'utente a ricordi storici della vita di Solid Snake (anche durante i filmati tramite opportuna pressione di tasto indicato a schermo, dando quindi una possibilità di interazione negli stessi: potremo infatti vedere istantanee provenienti da ricordi di Snake oppure avere per qualche secondo la sua stessa visuale, aumentando quindi il grado di immedesimazione); a queste si sommano gli eventi plurimi della trama, riuscendo a regalare momenti di coinvolgimento emotivo che non tutti i brand possono vantare in questo campo, comunque non arido come lo si vuol far tristemente passare: rivincita.

Pro

- Uno dei più carismatici personaggi di sempre torna per affascinare un'ultima volta
- resenza di un online gradevole, novità per la serie

Contro

- Le qualità puramente tecniche potrebbero non soddisfare un utente alla ricerca della grafica perfetta più che di una narrazione profonda
- Senza aver giocato i precedenti capitoli rimane un ottimo titolo ma si perderebbero alcune chicche: il database aiuta ma non può ovviamente sostituire le emozioni che le tre fatiche antecedenti di Kojima hanno saputo regalare

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 9.2

La recensione di Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots è stata scritta e curata da Edodo per GameStorm.it, pubblicata il 02-07-2009

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Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots

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Valutazione del gioco 9.6

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