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Recensione di Kung Fu Rider

Titolo: Kung Fu Rider
Genere: Azione
Piattaforma: Playstation 3
Sviluppatore: SCEE
Publisher: Sony
Data di uscita: 24 Settembre 2010


Dicono che chi ben cominci sia a metà dell'opera: una frase che dovrebbe far riflettere molto in casa Sony, specie andando ad analizzare Kung Fu Rider. Nato tra le pareti dei celebri Japan Studios (genitori, tanto per citare alcuni illustri esempi, di serie quali Patapon, Ape Escape e Siren), questo piuttosto insolito "racing game" ha avuto un importante ruolo da apripista nella commercializzazione di Move, andando a rimpolpare la line-up iniziale della periferica. Ma nonostante il compito altisonante e - cosa non da poco - la "firma" di una delle software house più prolifiche ed efficienti dell'intero panorama, il titolo finisce per tradire gran parte delle aspettative, dimostrando un'innegabile peculiarità minata da una lunghissima serie di carenze tanto tecniche quanto di gameplay. Insomma, se questo è l'inizio della carriera di Playstation Move, c'è da rimboccarsi le maniche.

Pistaaaaa

Su una cosa Kung Fu Rider è imbattibile: l'originalità. Mai a memoria d'uomo s'era visto un racing game avente per protagonisti non bolidi super veloci, moddati e aerografati all'inverosimile, ma delle banalissime sedie da ufficio. Motori roboanti, elettronica futuristica e l'ormai abusato NOS vengono sostituiti da rotelline di pochi centimetri e un comodo sedile corredato di braccioli, pronto a sfrecciare lungo le strade di Tokyo e dintorni. Ammettetelo, l'idea è così incredibilmente folle da risultare persino interessante.
La meccanica di gioco di Kung Fu Rider è estremamente semplice: a cavallo delle fidate seggiole bisogna raggiungere un determinato traguardo prima dello scadere del tempo, sfrecciando attraverso stradine non propriamente comode della capitale nipponica - che, come da tradizione, abbondano di collectables e di bonus vari. Se l'enorme quantità di pedoni, autoveicoli e ostacoli di scena non fosse sufficiente a complicarci letteralmente la vita, a rendere il tutto ulteriormente più estremo ci pensa la Yakuza, costantemente sulle traccia dei protagonisti e intenzionata a bloccare una volta per tutte la nostra fuga urbana. L'imperativo, dunque, è quello di fare di tutto pur di non cadere dal "veicolo": un'impresa che, possiamo garantirvi, si dimostrerà facile solo a parole. Move alla mano, ci siamo dunque addentrati in questa "fuga per la vittoria" nei panni di Toby, un curioso investigatore privato dagli enormi occhiali, e di Karin, sua graziosa assistente: ma l'impatto provato una volta "in pista", superata la sorpresa iniziale, non è stato dei migliori.

Come anticipato alcune righe sopra, l'intera esperienza di gioco ruota intorno all'utilizzo del Move: tramite il gelato di casa Sony sarà possibile impartire i vari comandi al nostro alter ego, spiegati con cura da un esaustivo tutorial iniziale. Nel dettaglio, per accelerare dovremo agitare la periferica in modo sussultorio dall'alto al basso (a mo' di racchetta da sci), mentre con un rapido movimento verso l'alto effettueremo un salto: le manovre di sterzo, chiaramente, saranno effettuate piegando il controller nella direzione desiderata. Il pulsante Home è riservato all'attacco (che consiste nello sferrare pirotecnici calcioni volanti, molto indicati per eliminare i mafiosi nipponici), mentre il trigger posteriore T permetterà di effettuare uno "slide basso", molto utile per passare al di sotto di ostacoli critici (e per osservare le pose maliziose assunte dalla conturbante Karin) o per evitare gli attacchi nemici. Ma proprio quello che, almeno in linea teorica, dovrebbe presentarsi come il fiore all'occhiello dell'intera produzione, crolla miseramente come un castello di carte già dopo le prime sessioni di gioco a causa di una gestione dell'input troppo approssimativa (con lo stesso Move, generalmente assai preciso, incredibilmente fuori forma rispetto ai propri standard) che finisce molto presto per tradursi in frustrazione e noia per il giocatore: e bastano davvero pochi metri per accorgersi di come l'intera baracca vacilli pesantemente. La scelta dei comandi non è delle più felici: azioni avanzate - e spesso assai utili - come lo strafe sono associate a pulsanti difficilmente rintracciabili, specie quando lo sguardo è fisso sul televisore. Analogamente, l'eccessiva "somiglianza" dei comandi di accelerazione e salto non aiuta certo le nostre corse: capiterà moltissime volte di spiccare un balzo mentre si cerca di accelerare o, parimenti di schiantarsi a velocità supersonica contro una ringhiera. Nel complesso, la rilevazione delle azioni del giocatore non gode di eccessiva precisione, fattore che pesa come un macigno in un gameplay dove il tempismo è tutto: schivare gli attacchi della Yakuza, o attaccare preventivamente i vari nemici, diventa così un'impresa improba e irritante, capace di obbligare il giocatore a ripetere più e più volte un semplice passaggio nonostante la convinzione di aver effettuato la manovra corretta al tempo giusto. E, chiaramente, la frustrazione si impenna.
Come sempre, non possono mancare bonus vari (da raccogliere durante le nostre fughe) e altri lockables, tra cui la possibilità di modificare la propria vettura e pilotare.. un cavallo a dondolo! E se a questi aggiungiamo la presenza di un sistema di classifiche che tiene conto dei risultati ottenuti nei singoli circuiti percorsi, dobbiamo almeno apprezzare il tentativo degli sviluppatori di rendere più longevo e rigiocabile un titolo di per sé zoppicante: peccato che si tratti di un tentativo destinato a fallire, alla luce di un gameplay che fa acqua inesorabilmente da molte parti.

Tokyo drift

Da un punto di vista tecnico, il titolo degli Studios nipponici raggiunge risultati tutto sommato sufficienti, offrendo squarci piacevoli ma, indubbiamente, un po' sottotono se paragonati alle attuali produzioni disponibili per l'ammiraglia Sony. Graficamente parlando, la parte del leone è svolta dal comparto animazioni, che regala espressioni incredibilmente divertenti (prese in prestito da Pain, come avranno notato i più attenti) ogniqualvolta uno dei protagonisti finisca per schiantarsi contro qualcosa di imprevisto. I modelli dei personaggi principali sono buoni, realizzati con cura e dovizia di particolare anche se - a dirsela tutta - si sarebbero meritati qualche poligono in più. Le locations appaiono vive e brulicanti, costantemente piene di personaggi in movimento, di veicoli differenti e di mille altri tipi di oggetti: peccato che alla lunga l'effetto sorpresa decada, contribuendo ad alimentare una sensazione di monotonia e ripetitività. Da segnalare comunque un più che buono utilizzo delle routines di Havok, capace di gestire contemporaneamente un numero impressionante di modelli su schermo senza il minimo calo di frame rate. Sufficienza meritata anche dal comparto sonoro, che compie il proprio lavoro senza lode ne infamia regalando un doppiaggio di buona fattura e un sistema di effetti verosimile e puntuale.

In conclusione

Non tutte le ciambelle riescono col buco. Questo, purtroppo, è quanto emerge dalla prova su strada di Kung Fu Rider, un titolo coraggioso e dall'alto carico di ironia ma che fallisce tristemente in quello che doveva essere il suo valore aggiunto: il gameplay. Un comparto tecnologico sufficiente e alcune piccole chicche (quali, ad esempio, la possibilità di sbloccare veicoli ancora più assurdi) non riescono a risollevare un'esperienza di gioco disastrosa, caratterizzata da una meccanica ludica a dir poco incerta e da un sistema di rilevazione dei movimenti dall'alto tasso di errore. Un autentico peccato, visto il potenziale di tutto rispetto che contraddistingue l'ultima fatica dei Japan Studios. Sopravvivere agli attacchi della Yakuza, così come evitare uno dei mille ostacoli che ci si parerà dinnanzi,diventa presto una pura questione di fortuna più che di riflessi: e di fronte all'ennesima caduta immotivata, il rischio di spegnere brutalmente la console finisce per tramutarsi in realtà. Una partenza rallentata per il controller di movimento di Sony: per tenere il passo con la sempre più agguerrita concorrenza servono prodotti sì innovativi, ma - e soprattutto - anche robusti in quanto a gameplay. E kung Fu Rider, alla fine della fiera, non appartiene a questa categoria.

Pro

- Idea fuori dagli schemi e divertente
- Animazioni dei personaggi esilaranti

Contro

- Rilevazione dei movimenti discutibile: Move, che ci combini?
- Giocabilità ai minimi storici
- Alto tasso di frustrazione e scarsa rigiocabilità

VALUTAZIONE COMPLESSIVA  4

La recensione di Kung Fu Rider è stata scritta e curata da ozzo per GameStorm.it, pubblicata il 19-04-2011

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