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Recensione di Bayonetta

Titolo: Bayonetta
Genere: Giochi d'azione
Console: Playstation 3
Sviluppatore: Platinum Games
Publisher: Sega
Data di uscita: 08/10/2010

Sin dai tempi della mia lontana infanzia - quando l’alta definizione era incarnata dal Commodore 64 e il massimo della libidine videoludica consisteva nel leggendario Defender of the Crown, l’archetipo della strega (quello che, per intenderci, andava per la maggiore tra noi giovani virgulti degli anni ‘80) era rappresentato da una poco simpatica vecchiaccia gobba, avente un grosso naso bitorzoluto e dei capelli sporchi di un colore vagamente grigiastro sovrastati da un cappello nero rigorosamente a punta. Nonostante la soglia dei trenta si avvicini a grandi passi, mi sono sempre chiesto cosa mai ci trovasse il vecchio Satana in queste “bruttezze” dotate di scope volanti: non che il sindaco dell’Inferno sia storicamente una gran bellezza, per carità, ma perché non circondarsi di adoratrici ben più giovani e aventi un briciolo di sex appeal in più? Cosa sarebbe successo se, ad esempio, le streghe fossero delle meravigliose fanciulle alte come giocatori di NBA, con gambe chilometriche ed espressioni sensuali ed ammalianti da togliere il fiato? Queste, a quanto pare, devono essere state le domande principali a cui hanno cercato di rispondere i talentuosi ragazzi di Platinum Games con Bayonetta, l’attesissimo action 3D che porta dritta dritta nei nostri salotti la strega più sexy che si ricordi a memoria videoludica. E state tranquilli: sotto le interessanti (e succinte) vesti della bambola demoniaca più accattivante dell’inverno c’è davvero molta, molta sostanza.

Streghe di nuova generazione

Che lo si voglia o no, Bayonetta non è certo un titolo capace di passare inosservato: vuoi per la provocante malizia di un’eroina “diabolica” che fa di tutto (e di più) per farsi notare, vuoi per l’eccezionale ritorno sulla scena di un certo Hideki Kamiya (il cui invidiabile curriculum vanta, tanto per intenderci, titoli del calibro di Resident Evil 2, Devil May Cry e Okami) alla redini della produzione, l’IP di casa Platinum Games - sin dalla sua prima apparizione sul palcoscenico internazionale - è stata capace di attrarre a sé la curiosità morbosa dei principali media (così come quella dei giocatori) come il miele con le api, al punto di divenire una killer application annunciata ancor prima di raggiungere gli scaffali. E in effetti l’ultima fatica dei genitori del tanto discusso Madworld è una vera perla all’interno del panorama dell’action 3D più frenetico ed estemporaneo, capace di fondere in una grafica di prim’ordine la quintessenza della giocabilità con una storia accattivante e pregna di un brillante senso dell’umorismo. Certo, la mano del buon vecchio Kamiya si vede lontano un miglio, specie se avete avuto la fortuna di giocare ad un qualsiasi episodio della saga di Devil May Cry (per chi non l’avesse ancora fatto: vergogna!): ma lungi da noi etichettare le avventure della sprezzante strega come una sorta di rivisitazione in gonnella delle gesta del famoso Dante. Stile, cura del personaggio e dello storyboard, attenzione certosina al gameplay trovano in Bayonetta una nuova dimensione: dallo spessore del nostro alter ego digitale alla cura del dettaglio narrativo in un plot ben delineato e foriero di interessanti rilevazioni, passando per un sistema di gioco sì semplice ed intuitivo ma allo stesso tempo capace di regalare lunghe combo (e grandissime soddisfazioni) senza mai cadere nel banale button mashing, l’evoluzione della concezione videoludica del designer nipponico è sin troppo evidente. Dante e Devil May Cry hanno sicuramente giocato un ruolo di prim’ordine nella realizzazione di Bayonetta, sin qui non v’è dubbio, ma quest’ultima rimescola le carte in tavola dando vita ad un’esperienza di gioco semplicemente unica. Da provare assolutamente.
La trama di Bayonetta, almeno nelle battute iniziali di gioco, non sembra riproporre concetti così esageratamente innovativi: la vita dell’intero universo risiede nell’ordine e nell’equilibrio di tre regni, quello della Luce (associato ai Saggi Lumen), quello dell’Oscurità (simboleggiato dalle Streghe di Umbra) e quello del Caos (facente riferimento, guarda un po’, agli esseri umani). Svegliatasi dopo un sonno lungo oltre cinquecento anni nelle profondità di un lago, la strega Bayonetta dovrà intraprendere un intricato viaggio nel tentativo di mantenere intatto questo delicato equilibrio (che, manco a farlo apposta, minaccia pericolosamente di vacillare) cercando di fare luce su oscuri misteri che annebbiano il proprio passato dimenticato. Il suo cammino sarà ostacolato da potenti creature angeliche armate sino ai denti, intenzionate a far dormire una volta per tutte l’eterna nemica, e da una misteriosa strega dotata degli stessi poteri con la quale pare essere rimasto più di qualche conto in sospeso. E, come se tali problemi non bastassero, la nostra eroina dovrà pure badare ad una innocente fanciulla di nome Cereza, il cui ruolo all’interno dell’intera vicenda sembra essere tutt’altro che quello di semplice comparsa. Detto così, in effetti, il canovaccio narrativo non sembra offrire spunti nuovi, limitandosi a riproporre alcuni cliché del genere sotto un diverso punto di vista: ma passerà davvero poco tempo prima di osservare come la trama si approfondisca notevolmente, dando adito a nuovi dubbi e offrendo situazioni “nebbiose” che soltanto nell’epilogo troveranno una giusta esplicazione. Nelle circa undici ore che caratterizzeranno l’esperienza ludica a livello Normale, assisteremo infatti ad un climax ascendente di eventi frenetici e situazioni spasmodiche, a colpi di scena degni della migliore cinematografia attuale che daranno progressivamente sostanza all’intricato puzzle narrativo. Estremamente importante all’interno di tale narrazione è la figura della nostra protagonista: Bayonetta è un personaggio plurisfacettato e dalla personalità complessa, ben più profondo di quanto possa trasparire dalle semplici apparenze. Certo, la sua vocazione per l’eccesso e un animo totalmente sprezzante del pericolo (al punto da riuscire a deridere nemici che difficilmente riescono a stare dentro lo schermo) sono le prime “doti” che saltano all’occhio (al di là dell’aspetto più strettamente femminile e provocante, che non sarà sicuramente passato inosservato al pubblico maschile). Risulta però palese, nel progredire della vicenda, una profonda cura introspettiva del personaggio, volta a evidenziare ulteriori aspetti del carattere della strega che esulano completamente dalla componente più psichedelica e “guerraiola”: basta osservare l’evoluzione del rapporto che la lega alla piccola Cereza o al goffo Cheshire, oppure - in maniera del tutto analoga - il profondo legame con la strega Jeanne.

Angels may cry!!

Ma il vero protagonista dell’ultima fatica dei ragazzi di Platinum Games è il gameplay: un action 3D nudo e crudo nella sua più pura incarnazione, frenetico ed estemporaneo come pochi e, soprattutto, con un’innata tendenza all’esagerazione. Bayonetta, sin dalle primissime fasi di gioco, è un delirio di attacchi letali, una raffica di combo chilometriche capaci di eliminare qualsiasi cosa ostile si pari sul nostro cammino: e se la gestione del personaggio, almeno inizialmente, rischia di spaventare il giocatore (che si vede quasi obbligato a memorizzare enormi sequenze di tasti per dar vita all’attacco desiderato), essa in realtà finisce per diventare automatica e pressoché naturale ancora prima di accorgersene. Al di là dell’esagerata gamma di attacchi e di armi a disposizione della nostra strega (molti dei quali saranno sbloccabili e/o potenziabili all’interno del Gates of Hell - il “locale” del tamarrissimo Rodin - in cambio di una certa quantità di aureole lasciate dai nostri defunti nemici), vale la pena concentrarsi per un attimo sugli aspetti fondamentali legati alla nostra sopravvivenza durante gli scontri. Si parte dalla schivata (attivabile con il dorsale destro del pad in entrambe le versioni PS3 e Xbox 360), punto nevralgico della nostra strategia offensiva: se compiuta al momento opportuno (intuitivamente, pochi istanti prima di essere colpiti), essa attiverà il cosiddetto Sabbath Temporale, una sorta di bullet time che immobilizzerà temporaneamente i nostri antagonisti rendendoli più vulnerabili agli attacchi. E data la ragguardevole mole di creature angeliche che saremo chiamati ad eliminare, padroneggiare tale tecnica in tempi rapidi si rivelerà vitale. Ugualmente interessante è la presenza di un vasto parterre di attacchi “Torturatori“, che permetteranno di eliminare più rapidamente anche gli angeli più agguerriti consumando parte del nostro potere magico (indicato da un’apposita barra), e delle Apoteosi, vere e proprie fatality con le quali toglieremo di mezzo i moltissimi (e mastodontici) boss che incontreremo. La fantasia dei designers ha trovato qui terreno assai fertile, dando vita a sequenze esilaranti e dalle tinte più gore che vedranno i poveri angeli alle prese con Iron Maiden, patiboli d’esecuzione, enormi corvi (nati dai capelli della protagonista) dalle fauci assai capienti e quanto di più grottesco possa venire in mente: mai mettersi contro una strega!

Il calderone della strega

Da un punto di vista più squisitamente tecnico, la versione per l’ammiraglia Microsoft non tradisce affatto quando di buono raggiunto in ambito di gameplay e narrazione. I personaggi principali sono realizzati alla perfezione, con texture ad elevata risoluzione equipaggiate con un numero di poligoni da capogiro: le animazioni di Bayonetta sono precise e efficaci, estremamente fluide e prive di grossolane imprecisioni quali compenetrazioni e clipping vari. Allo stesso modo, i modelli dei nemici (dai più “classici” angeli alle enormi Virtù, passando per i restanti e numerosi boss - tutti elencati in un apposito “libro” consultabile nel menù di pausa) sono incredibilmente dettagliati ed estremamente vari, forti di una testurizzazione ineccepibile trattandosi comunque di personaggi secondari. Non mancano alcune piccole sbavature (quali ad esempio una gestione degli effetti particellari non sempre in sintonia), ma nel complesso l’esperienza di gioco si assesta a 60 fps pressoché costanti (esclusion fatta per le scene più concitate, dove comunque non si nota l’ombra di un rallentamento) con un ritmo serrato e incalzante. Discorso drasticamente diverso in casa Sony, dove la conversione attuata dal team di Sega sembra fallire (miseramente, se paragonata al lavoro di Platinum Games) raggiungendo un risultato soltanto accettabile: la presenza di fenomeni di tearing marcati pesa notevolmente sull’impatto visivo, così come un frame rate più danzerino della stessa Bayonetta (che sembra più ancorato ai 30 fps piuttosto che ai fasti dei 60) finisce per rendere più palesi parecchi innegabili rallentamenti. Paragonando le due versioni, quella per PS3 appare cromaticamente più inappagante, quasi più scialba e sbiadita: certo, ciò influisce in minima parte sul fattore giocabilità, ma il celebre assioma “anche l’occhio vuole la sua parte” continua a valere. Da sottolineare comunque (per entrambe le versioni) la cura estrema nella realizzazione dei settings e delle locations (sia interne che esterne), capaci di alternare scorci visivamente infiniti ad ambientazioni goticheggianti e particolareggiate da togliere il fiato. Applausi scroscianti anche per il comparto sonoro, assolutamente perfetto sotto qualsiasi punto di vista. Il doppiaggio in lingua inglese è pieno di frasi idiomatiche, slang e esilaranti doppi sensi difficilmente esprimibili nella nostra lingua: la presenza dei sottotitoli in italiano farà comunque tirare un sospiro di sollievo a chi l’inglese lo mastica ancora poco. Voci e comparto FX svolgono ottimamente il proprio lavoro, regalando effetti precisi e puntuali che un impianto surround saprà esaltare adeguatamente. Assolutamente fantastica la colonna sonora, che mescola sonorità di provenienza differente (dalla jPop più gettonata alla rivisitazione di ost di vecchie glorie videoludiche di casa Sega) che accompagnano nel migliore dei modi l’evolversi della situazione. Una su tutte, la celeberrima Fly me to the Moon (già sigla di chiusura dell’edizione italiana di Neon Genesis Evangelion): l’accostamento delle dolci melodie swing e patinate della canzone sembrano cullare soavemente la frenesia del combattimento di Bayonetta contro l’ennesima orda angelica. Un antitesi soltanto apparente, per un risultato assolutamente unico.

Apoteosi

Lo ammettiamo, con questa analisi ci siamo dilungati davvero parecchio: ma se siete riusciti ad arrivare sino a questo punto e, soprattutto, se vi siete già addentrati - pad alla mano - nel cuore dell’azione, capirete da soli quante cose ci sarebbero ancora da dire su questo Bayonetta. Un titolo assolutamente sopra le righe, che crea nuovi schemi per distruggerli l’istante successivo con una classe e una cura artistica che non sempre trova spazio in questa next-generation. La bella Bayonetta è temeraria, a volte persino arrogante nei confronti del nemico, ha la lingua tagliente come una spada e l’espressione arguta di chi la sa più lunga degli altri: è un combattente agguerrito nel corpo suadente e morbido di una “giovane” donzella, pronta a torturare nel peggiore dei modi chiunque le si pari di fronte, con un sorriso soddisfatto e beffardo stampato sulle labbra. Ciò nonostante, questa ricerca del proprio passato (a suon di spade, pistole e apoteosi di vario genere) non scade mai nel banale e, soprattutto, nei più infimi cliché di cattivo gusto: un’avventura frenetica sul filo del rasoio, dove l’azione più estrema viene ironicamente alternata da siparietti maliziosi patinati della carismatica protagonista. Gli amanti dell’action più puro non dovrebbero farsi scappare questo titolo per nessuna ragione al mondo, ritagliandosi in qualunque modo possibile quelle 11-12 ore di gioco richieste per sconfiggere l’ultimo boss e, finalmente, dipanare le ombre sull’oscuro passato della strega. Tanto di cappello a Platinum Games e al caro vecchio Hideki Kamiya per questo capolavoro: se tutte e streghe fossero come Bayonetta, noi popolo di videogiocatori avremmo di che festeggiare.

Pro

- Tecnicamente meraviglioso, sia in ambito grafico che sonoro

- Humour a volontà dall’inizio alla fine dell’avventura

- Gameplay ai massimi livelli, ritmo di gioco frenetico ed incredibilmente addictive: non vedrete l’ora di trovare ulteriori angeli da torturare solo per sfoggiare nuove e letali combo

- Nella versione per Xbox 360, se non sono 60 frame costanti davvero poco ci manca

Contro:

- Tecnicamente “incomprensibile” la versione per PS3

- Alcuni boss risultano piuttosto ostici da eliminare, obbligandoci a più tentativi e facendo così calare

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 9

La recensione di Bayonetta è stata scritta e curata da alberto_dex per GameStorm.it, pubblicata il 28-01-2010

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