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Recensione di Assassin's Creed Rogue

Titolo: Assassin’s Creed: Rogue
Genere: Action / Free Roaming / Stealth
Piattaforma: PlayStation 3
Sviluppatore: Ubisoft Sofia
Publisher: Ubisoft
Data di uscita: 13 novembre 2014

La svolta che non ti aspetti e che forse non si aspettava nemmeno Ubisoft.

Lanciato in contemporanea con il più blasonato Assassin’s Creed: Unity, Rogue rappresentava nell’immaginario collettivo un gioco che Ubisoft, con la sua filosofia dei giochi “a cadenza annuale”, doveva produrre più che altro per esigenza di marketing e per placare i malumori dei possessori della sola old-gen, orfana del capitolo “francese”. Chi pensava questo o che Rogue fosse uno spin-off della saga privo di senso concreto, però, deve prepararsi a restare piacevolmente stupito: per assurdo, un gioco immesso “silenziosamente” sul mercato, e travolto dall’hype per Unity, rischia di essere addirittura più appetibile di quest’ultimo, non di certo in termini di gameplay quanto di trama. Peccato però che alcune scelte discutibili della software house francese, come pre-annunciare il principale colpo di scena della storia, abbiano in parte limato l’interesse della community. In ogni caso i fan della saga (e non solo) si troveranno davanti ad una rivoluzione, che non sarà quella francese, ma che farà vacillare le certezze raggiunte con i precedenti capitoli e con la quale il team di sviluppo pone le basi per una possibile svolta, rendendo il tutto più affascinante di quanto ci si aspettasse. 

Rogue fa vacillare l’associazione “Assassini = Bene e Templari = Male”.

Le vicende di Assassin's Creed: Rogue si svolgono tra il 1752 e il 1761 e si incastrano in quella che possiamo definire la “trilogia americana” che comprende AC III e Black Flag. Shay Patrick Cormac è un giovane appartenente alla setta degli assassini che, fin da subito, si mostra ribelle e indisciplinato e forse per questo più incline al radicale cambiamento che caratterizzerà l’intera avventura e che, come detto in precedenza, potrebbe dare nuova linfa vitale all’intera saga. Non pensiamo di rovinarvi la sorpresa, né di effettuare un qualche tipo di spoiler (ci ha già pensato Ubisoft), dicendovi che la svolta suddetta si svolge in quel di Lisbona e consiste nel passaggio del protagonista dalla fazione degli Assassini a quella dei Templari. Una missione non andata a buon fine farà infatti vacillare il suo credo e lo porterà a combattere contro la stessa fratellanza dove si trovano ancora i suoi amici e i suoi compagni di avventure. 

Certo, in passato con il terzo capitolo avevamo vestito i panni del templare Haytham Kenway (figlio di Edward), ma in Rogue ci si trova ad impersonare il “nemico” per quasi tutto il corso dell’avventura, al punto da far sorgere, nei giocatori, i primi dubbi sul rapporto bene/male (assassini/templari) proposto ripetutamente negli Assassin’s Creed precedenti.

In quest’ottica lo sfondo storico caratterizzato dalla guerra dei sette anni, le guerre franco indiane, le colonie, le battaglie navali, e quello che potevamo aver già visto in Black Flag e nel III, assumono una connotazione nuova grazie ad un punto di vista opposto e per certi versi piuttosto affascinante. Si rivedono anche volti noti come il già citato Haytham Kenway, Adéwalé (Black Flag) e Achille Davenport (AC III).

Abbiamo detto “per certi versi affascinante” perché non è tutto rose e fiori. Shay è, infatti, un personaggio poco carismatico che si lascia trascinare dagli eventi in modo troppo lineare e la narrazione non raggiunge mai livelli spettacolari, con cutscenes brevi e piatte che lasciano ampio spazio al carattere open world del titolo. Sembra quasi che Ubisoft per prima non abbia capito di aver tra le mani un grande potenziale e paradossalmente l’abbia sprecato per dedicare l’attenzione quasi esclusivamente ad Unity e ad i possessori di next-gen. 

“Niente di nuovo sul fronte occidentale” o quasi: meccaniche identiche a quelle di Black Flag.

Da un punto di vista del gameplay Rogue può assolutamente considerarsi come un’estensione di Black Flag, di cui ricalca in modo quasi perfetto pregi e difetti. Innanzi tutto ci si trova davanti ad un mondo esplorabile più vasto e vario delle isole caraibiche del capitolo “piratesco”, che spazia dall’oceano Atlantico del nord, ad alcune zone europee come Lisbona, Parigi e Versailles, passando per la città di New York. Sono assenti ovviamente tutte le novità proposte in Unity e la differenza sostanziale rispetto agli altri capitoli “old” risiede fondamentalmente nelle “attività da Templare”. Alcune missioni saranno quindi strutturate in modo inedito: ci troveremo ad esempio a proteggere l’Ordine dall’attacco degli Assassini, in un’inversione di ruoli ben realizzata e accattivante che coinvolge il player offrendogli sfide più tattiche e complesse contro quelli che un tempo erano gli ex-compagni di battaglia. Gli Assassini, infatti, hanno le stesse abilità che avevano i “nostri” personaggi dei passati AC: possono ad esempio nascondersi nelle ombre per dare la caccia a Shay, costringendoci ad utilizzare l’occhio dell’aquila al fine di stanarli e sconfiggerli. Ciò nonostante, i duelli corpo a corpo rimangono praticamente analoghi a quelli del predecessore: il sistema di attacchi, parate e contro attacchi è leggermente più fluido ma conferma i soliti problemi di assets ormai superati, soprattutto quando questi si fondono con un’intelligenza artificiale degli “ostili” ancora lontana dalla sufficienza. Aspettatevi al massimo due attacchi per volta (in rari casi), con il terzo (quarto/quinto etc.) nemico che mantiene l’abitudine di mettersi in coda aspettando il proprio turno. 

Per quanto riguarda le armi, quelle a corto raggio sono le solite spade e lame celate mentre l’appartenere all’ordine dei Templari porta i suoi benefici sulla lunga distanza: in particolare abbiamo a disposizione un fucile silenziato ad aria compressa che prende il posto della cerbottana di Black Flag, una serie di oggetti che hanno lo scopo di creare diversivi (bombe fumogene etc.) e una maschera anti-gas (più simile ad una bandana legata davanti alla bocca in realtà) utile per attraversare le coltri di fumo create appositamente dalle sentinelle del Credo. 

La fase stealth risulta piuttosto marginale e poco efficiente sia per via della già citata scarsa IA sia a causa di comandi a tratti imprecisi che finiscono per far saltare, spesso e volentieri, la copertura del nostro Templare. Presto il gameplay si riduce ad un susseguirsi di scontri meccanici impostati sul contro attacco.

Il tutto è condito ovviamente da spostamenti e battaglie in mare a colpi di cannone, speronamenti e abbordaggi, dall’evoluzione della stessa Morrigan (nave che utilizzeremo), dai progressi del personaggio e del suo equipaggiamento, da una serie di minigiochi, da tanti collezionabili e da un sistema di ricostruzione di New York che ricorda tanto quello dei capitoli con Ezio Auditore protagonista.

Le sezioni in prima persona all’esterno dell’Animus consistono essenzialmente nel raccoglimento dei collezionabili e in alcuni enigmi da risolvere.

Luci e ombre (fatte male) per un comparto tecnico che mostra i limiti old-gen.

Da un punto di vista puramente estetico, Rogue non porta nulla di nuovo rispetto a quanto visto nel suo predecessore Black Flag. Sono evidenti i limiti di un hardware ormai superato e si notano in modo particolare nella gestione delle ombre, imprecise, brutte e in alcuni casi addirittura assenti. A questo si aggiungono problemi di sovrapposizioni poligonali, texture di “contorno” piatte e sgranate, flickering (effetto sfarfallio di alcune immagini), effetti pop-up e un frame rate non sempre stabile a 30fps. In generale, comunque, il colpo d’occhio è buono e nel complesso il gioco è molto piacevole da osservare, con Ubisoft che offre i massimi qualitativi nella rappresentazione dell’acqua e degli effetti particellari.

Decisamente brutte le sezioni in prima persona nel mondo “reale” rese meno terribili da qualche simpatica easter egg.

Anche il sonoro è un copia-incolla dei predecessori e offre ai players una sensazione piuttosto marcata di déjà-vù. Il doppiaggio nel complesso è buono ma non ci ha troppo convinto il timbro vocale di uno Shay che necessitava sicuramente di maggior carisma.

In sintesi.

Assassin’s Creed Rogue non è da intendersi come una commercialata/contentino per chi non ha ancora compiuto il salto “della fede” da old a next gen. E’, in effetti, un capitolo completo che propone una trama innovativa e accattivante e gli associa un gameplay consolidato (nel bene e nel male).Vestire i panni di un templare può inoltre rappresentare uno spunto per un futuro in cui la linea di separazione tra bene e male e tra Credo e Ordine non sarà più tanto marcata.

Pro: 

  • Trama accattivante ma…
  • Buon colpo d’occhio generale…
  • Buona longevità in un open world ampio.

Contro:

  • ...lo scarso carisma dei personaggi ne riduce il fascino.
  • …che mostra tutti i limiti della old gen.
  • Il gameplay non offre novità eccezionali.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7

La recensione di Assassin's Creed Rogue è stata scritta e curata da Gabriele.Eltrudis per GameStorm.it, pubblicata il 08-12-2014

Commenti sulla recensione (1)

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Commenti
avatar di G-PqV
11-11-2015
G-PqV

Bello... Il filone che Ubisoft ha fatto soltanto per mercato si è rivelato il più promettente. Tanto spreco però visto che, in Syndicate, poi si è scelto di seguire il filone meno innovativo, quello di Unity. PECCATO.

0
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Assassin's Creed Rogue

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Valutazione del gioco 8.2

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