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Recensione di Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato

Titolo: Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato
Genere: JRPG
Piattaforma: Nintendo 3DS
Sviluppatore: ArtePiazza
Publisher: Square-Enix
Data di uscita: 16 settembre 2016

Il ritorno di un RPG vecchio stile, con veste moderna

L’oggetto della recensione odierna è il tanto atteso Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato, pubblicato nel 2013 in Giappone e finalmente giunto anche in Europa. Si tratta del remake su Nintendo 3DS del titolo rilasciato originariamente nel lontano 2000 per la prima PlayStation, all’epoca però, il sottotitolo era “I Guerrieri dell’Eden” e il gioco fu distribuito da Enix. Come i più anziani sapranno, la serie “Dragon Quest” è una delle più apprezzate in Giappone, sua terra natia ma, in occidente, ha impiegato diverso tempo prima di convincere un pubblico già “stregato” da Final Fantasy, pur essendo, la prima, nata un anno prima.

Forse non tutti sanno che il gioco, in America, era conosciuto come Dragon Warrior, titolo scelto inizialmente dai creatori per non incappare in problematiche di copyright. Il primo capitolo della saga fu ideato nel 1985 grazie al genio di Yujii Horii dello studio Armor Project e alla collaborazione di Akira Toriyama, famoso per Dragon Ball e Dr. Slump. Di ogni capitolo sono stati pubblicati in seguito diverse edizioni e remake, con l’intento di permettere ai giocatori più giovani di apprezzare ugualmente la saga. Il settimo capitolo, originariamente, non sarebbe nemmeno dovuto uscire sulla storica console Sony ma, il maggiore spazio di dati disponibile sui CD-ROM, ha pesato notevolmente sulla scelta finale. Gli sviluppatori, in quel periodo, invece di sfruttare quindi la maggior potenza offerta dalla piattaforma, scelsero di mantenere uno stile grafico classico, aumentando esponenzialmente il numero di eventi disponibili, dando così vita a un gioco immenso. Per questo motivo i giocatori americani non riuscirono ad apprezzare appieno il titolo, d’altronde attendere diverse ore tra un combattimento e l’altro per via dei numerosi dialoghi, rendeva l’esperienza molto frustrante.

Quando si decide di sviluppare un remake di un titolo con diversi anni alle spalle, come in questo caso, si cerca sempre di non snaturare completamente l’opera originale ma anzi, di mantenere l’impronta e unire il classico al moderno. Saranno riusciti gli sviluppatori di ArtePiazza nell’intento di riproporre uno storico capitolo senza annullarne la magia? 

 

Viaggio nel tempo

La trama di Dragon Quest VII ha un background di milioni di anni ma, come tanti giochi di ruolo, inizialmente è proposta nella maniera più semplice possibile. La leggenda narra che Estard, isola di partenza delle vicende narrate, sia l’unica zona presente nel mondo. L’avventura del protagonista, cui possiamo assegnare noi il nome, comincia dal piccolo villaggio di Baia Sardina che, come si può intuire dal nome, basa la sua vita sulla pesca. Proprio a causa della leggenda di cui vi abbiamo accennato poco sopra, l’eroe principale, insieme al suo amico Kiefer principe di Estard, decide di esplorare le rovine dell’isola per scoprire i segreti del mondo. I due giovani, ai quali si aggiunge Maribel, figlia del sindaco, scoprono nel Tempio dei Misteri un passaggio per esplorare nuove isole ma, soprattutto, un varco che permette di viaggiare nel tempo. Il pianeta, nelle epoche passate, era occupato da tante isole: gli “avventurieri” attraverso i frammenti di tavoletta recuperati durante l’avventura “a spasso nel tempo”, riescono, così, a sbloccare nuove location, facendo in modo di dar a esse nuova “vita” anche durante il presente. Proprio a tal proposito, il nome del gioco è “Frammenti di un Mondo Dimenticato”: più son numerosi i pezzi di tavoletta recuperati, maggiori saranno le isole sbloccate. Senza perderci in troppi spoiler, è comunque necessario rilevare che ogni isola sbloccata, non ha un collegamento diretto con la precedente ma, sommando ogni singola sottotrama (a volte autoconclusiva), si arriva dopo tante ore, allo scopo finale.

Per quanto riguarda la longevità, come ogni JRPG che si rispetti, anche DQVII mantiene la tradizione: parliamo di oltre 100 ore di gioco per poter completare il titolo al 100%. Naturalmente, oltre all’esplorazione libera del mondo di gioco, sono presenti diverse attività secondarie che non sono fini a loro stesse ma possono apportare anche dei privilegi nel gameplay (oltre, ovviamente, al piacere personale per i fan accaniti e i più minuziosi). E’ disponibile, ancora una volta, il casinò con i suoi minigiochi, la possibilità di catturare mostri, di potersi addentrare in dungeon esclusivi (attraverso delle tavolette specifiche) e ancora personalizzare i villaggi. Insomma, come avevamo anticipato in sede d’introduzione, Dragon Quest VII si presenta come un titolo davvero immenso.

 

Tra classico e moderno

Square-Enix e ArtePiazza hanno sicuramente corso il rischio di offrire ai giocatori uno stile di gameplay che non si vedeva da qualche tempo, rivisitandolo in chiave moderna: esso rappresenta la croce e delizia del titolo. Il primo combattimento del gioco si affronta dopo qualche ora di gioco e, sicuramente lascia il giocatore interdetto, almeno in un primo momento. Il motivo è molto semplice e ne abbiamo già parlato prima: dopo ogni combattimento, soprattutto inizialmente, passa diverso tempo per poterne fare un secondo e non esiste uno stacco netto fra le fasi narrative e di gioco, come succedeva in passato. Di certo, questo è un merito che va dato agli sviluppatori perché, effettivamente, se si fosse fatto un semplice remake grafico, il titolo sarebbe stato appetibile solamente per una stretta cerchia di giocatori. Rendendolo più omogeneo, il team ArtePiazza ha tentato di coinvolgere anche a chi è abituato a giocare solamente con i giochi di ruolo più moderni, per intenderci, quelli che vantano una spiccata componente action.

Probabilmente, nel 2016, parlare di un combat system basato solamente su turni, pare quasi strano ma, la vecchia impronta del titolo è rimasta e si sente eccome. Infatti, il giocatore ha la possibilità di scegliere quali azioni far compiere al protagonista e ai suoi compagni, se pur questi ultimi possono anche essere controllati dall’intelligenza artificiale con delle azioni programmate e durante il periodo nel quale si devono prendere decisioni, come un attacco etc., il tempo si “ferma” e il nemico non ha la possibilità di eseguire azioni fino all’arrivo del suo “momento”. Solamente dopo che il giocatore ha completato le sue scelte, una per personaggio in ogni turno (ad eccezione di qualche abilità particolare), ha inizio il combattimento vero e proprio: il player e il nemico si danno battaglia e l’ordine delle azioni è stabilito dalla velocità dei due combattenti. Naturalmente, contro i nemici più deboli i propri personaggi sono avvantaggiati e, probabilmente, riescono a eseguire le mosse una dopo l’altra ma, contro quelli più ostici, è necessario studiare la programmazione dello scontro per capire quale strategia adottare per poterli sconfiggere.

Se, ad esempio, ci si trova ad affrontare un nemico molto forte e veloce, senza aver ben pianificato lo scontro e subendo un feroce attacco al primo turno, si rischia di capitolare presto. Il giocatore deve, quindi, tentare di porre subito rimedio alla situazione, con mosse strategiche adatte a contrastare l’avversario al meglio già nel secondo turno.

Alla fine di ogni combattimento si ottengono punti esperienza e denaro: questi sono utili, rispettivamente, per il livellaggio dei personaggi e per l'acquisto di nuovi elementi dell'equipaggiamento. Il ritmo cadenzato dell'avventura si nota anche in tali passaggi: XP e Denaro non vengono rilasciati in abbondanza ed è necessario dedicare del tempo al farming, prima di racimolarne le quantità necessarie.

Questo schema di gioco va avanti per diverse ore e, alla lunga, potrebbe stancare. A spezzare la monotonia ci pensano le classi e le invocazioni che si possono ottenere durante l’avventura. Senza perderci in spoiler che potrebbero rovinare l’esperienza, dopo un certo quantitativo di ore sarà possibile cambiare le classi di combattimento di ogni singolo personaggio. Questo oltre a modificare i costumi standard, conferisce una maggiore profondità all’intero sistema. Se agli inizi dell’avventura, ci si basava unicamente sull’attacco, fosse esso fisico o magico, con la variazione delle classi l’esperienza muta profondamente. In principio, sono disponibili delle classi base, come ad esempio Mago e Lottatore ma, raggiungendone il livello massimo, sono sbloccate quelle più avanzate che racchiudono l’insieme delle precedenti. Queste intriganti possibilità di variazione del personaggio e la scoperta di nuove magie e tecniche, permettono plasmare, di volta in volta, il gruppo di eroi in base ai nemici che s’incontrano nelle diverse aree di gioco.

Tramite le invocazioni invece, è possibile prendere le sembianze del mostro selezionato e giocare nei suoi panni, imparando, talvolta, delle tecniche uniche.

Prima vi abbiamo accennato il discorso concernente l’equipaggiamento, che si può sia acquistare che trovare nei vari forzieri o vasi sparsi nelle aree di gioco. Purtroppo, però, la personalizzazione e la gestione dell’equipaggiamento sono un punto debole dell’opera: il team di sviluppo ha voluto mantenere lo stile classico del genere. I menù sono parecchio pesanti da gestire e soprattutto complicati per quanto riguarda l’assegnazione dell’equipaggiamento.

Infatti, oltre ad essere presente una borsa che funge da inventario generale, ogni personaggio può trasportare oggetti extra, dando così luogo a un minimo di confusione quando si va a ricercare nello specifico un determinato elemento. Il vero tasto dolente sta nel fatto che nella maggior parte dei casi non è possibile trasferire grandi quantità di oggetti contemporaneamente ma, tale l’operazione, deve essere eseguita singolarmente un item alla volta. Per di più, ogni qualvolta si decide di cambiare arma o armatura di un personaggio, non è sufficiente entrare nella personalizzazione dello stesso, ma è necessario, prima, trasferire l’oggetto selezionato nell’inventario adatto. Tutto questo rende, nel complesso, tali operazioni troppo macchinose, poco intuitive e dispersive.

Per quanto riguarda l’esplorazione libera e i dungeon, ci si trova di fronte quasi a due situazioni contrapposte. L’area di gioco libera permette di esplorare la world-map alla ricerca di oggetti e allo scopo di acquisire esperienza contro i nemici ben segnalati sullo schermo. Quest’ultimo accorgimento è fondamentale, per chi vuole godersi l’avventura principale tutta d’un fiato, perché permette di ignorare gli avversari ed evitare il combattimento.

 I dungeon, invece, sono più complicati da affrontare anche per via della loro struttura quasi lineare, della loro lunghezza e suddivisione in livelli. Inoltre, in alcune circostanze ci si ritrova in stretti corridoi nei quali non è possibile sottrarsi al combattimento. A proposito di dungeon, è doveroso citare le “Tavolette del Cercatore” con le quali ci si può dedicare ai livelli secondari. Grazie alla funzione street-pass inoltre, è offerta la possibilità di scambiare le tavolette con altri player che si trovano nelle vicinanze, in modo da potersi dedicare a situazioni differenti: insomma una variazione dalla solita routine, fondamentale per rendere meno pesanti alcune meccaniche di gioco. Purtroppo, tale funzione, non è possibile tramite Internet ma solamente in locale.

 

Frammenti 3D

Il cambiamento che è subito evidente del remake è sicuramente la nuova veste grafica. Gli sviluppatori hanno fatto davvero un ottimo lavoro, trasformando lo stile rozzo e poligonale dell’opera originale, ricostruendo città e ambientazioni arricchendole di un’ottima tridimensionalità. La visuale la possiamo definire come se fosse un mix di tridimensionalità e isometria, facilmente controllabile grazie ai tasti dorsali della console. Per quanto riguarda bug e glitch, a parte qualche effetto pop-up nelle aree aperte e più ampie, il tutto è molto godibile, e scorre lineare senza spiacevoli “manifestazioni”.

Un encomio va espresso per il maestro Akira Toriyama che, come già accennato in sede d’introduzione, ha collaborato in questo ennesimo capitolo. Lo stile “Manga” ricreato da Toriyama è, infatti, sicuramente un punto a favore del gioco: questo, grazie anche al restyling dei personaggi, permette ai player di immergersi maggiormente nelle avventure del titolo.

Non illudetevi, non abbiamo avuto a che fare solamente con “rose e fiori”: anche in questa produzione si possono riscontrare determinate imperfezioni e/o scelte discutibili. Vi facciamo un esempio: alcuni personaggi secondari, sono assolutamente identici ad altri incontrati in precedenza che, però, hanno svolto un ruolo importante nella trama.

Questo è un problema da attribuire non ad una volontà degli sviluppatori ma, molto probabilmente, all’hardware della console che limita le possibilità di variazione delle skins dei vari personaggi. In ogni caso, avremmo gradito vedere delle figure diverse tra loro, almeno quando si ha a che fare con i personaggi più importanti, in modo che la caratterizzazione di questi ultimi non vada a perdersi nel corso dell’avventura.

Per quanto riguarda invece l’utilizzo dello schermo touch, è doveroso informarvi che il pennino non viene quasi mai utilizzato. Lo schermo inferiore svolge il ruolo di mappa e di consultazione per le varie statistiche: da un punto di vista grafico è molto semplice, diretto ed efficace ma avemmo gradito se fosse stato arricchito con l’implementazione di alcune funzioni pratiche, magari in sede di personalizzazione e gestione dell’inventario.

 Un bel complimento agli sviluppatori va fatto invece per quanto riguarda l’effetto 3D per lo schermo superiore. Qualora si decidesse di attivarlo non risulta mai essere di troppo, anzi, è abbastanza piacevole: anche utilizzandolo alla massima potenza, non reca alcun fastidio e addirittura, si può affrontare l’intera avventura con il 3D attivato, non solamente per alcune cutscenes come, spesso i giocatori di 3DS sono abituati a fare in altri giochi.

Per quanto riguarda la colonna sonora del gioco, possiamo dire che è senza dubbio molto curata e si sposa perfettamente con le diverse aree di gioco e le scene visualizzate. Chi ha già giocato alcuni titoli della saga, sarà sicuramente travolto dai “feels” grazie alle musiche di Koichi Sugiyama, compositore storico.

Forse, a essere pignoli, alcuni motivi sono troppo ripetitivi e, in un gioco così corposo a livello di ore di gameplay, sarebbe stato maggiormente piacevole poter ascoltare qualche brano in più.

 

In sintesi:

Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato rappresenta di certo un capostipite del genere JRPG. La scelta di riportare in vita, in chiave moderna, un classico di tale importanza, è stata una grossa sfida per gli sviluppatori. Esame superato, pur con qualche riserva. Il restyling grafico, le aggiunte apportate al gameplay e la scelta di rivedere la divisione tra quest’ultimo e la pura narrazione, sono il giusto input che mancavano al titolo. Allo stesso tempo alcuni elementi potevano essere migliorati ancora o quantomeno rivisti ma parliamo pur sempre di un gioco di ruolo di stampo nipponico: è altresì complicato snaturarne completamente l’impostazione classica mantenendo credibilità. Pur avendo un approccio molto semplice e particolarmente adatto a una console portatile, per chi si avvicina per la prima volta a questo genere, è giusto consigliare di resistere alle prime ore di gioco (particolarmente pesanti), poiché nelle successive sessioni si noteranno tutti i miglioramenti. In ogni caso il “nuovo” Dragon Quest VII costituisce, non solo un acquisto adatto per veterani della saga e degli RPG in generale, ma anche una buona avventura per chi ha bisogno di qualcosa di diverso rispetto ai numerosi giochi di ruolo moderni presenti nel corposo catalogo della piccola di casa Nintendo.

Pregi:

  • Remake fedele all’originale.
  • Veramente immenso.
  • Battle system molto profondo grazie al sistema delle classi.

Difetti:

  • In alcuni frangenti troppo frustrante.
  • Menù da rivedere.
  • In alcuni casi potrebbe sembrare troppo “vecchio” ai novizi degli RPG.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8,5

La recensione di Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato è stata scritta e curata da Albert91 per GameStorm.it, pubblicata il 16-10-2016

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Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato

  • Immagine della copertina del gioco Dragon Quest VII: Frammenti di un Mondo Dimenticato per Nintendo 3DS
  • Data di uscita:
    16-09-2016
  • Categoria:
    giochi di ruolo
  • Disponibilità per:
    3DS
  • Popolarità:
    1.79 %

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