GameStorm

Recensione di Borderlands


Titolo:
Borderlands
Genere: sparatutto
Console: Xbox 360
Sviluppatore: Gearbox Software
Publisher: 2K games
Data di pubblicazione: 23 ottobre 2009

Il vaso di Pandora

Desolazione, caldo, tanto caldo, coyote mutanti, banditi, assassini e pistole fumanti. Un western riletto in chiave moderna ed ambientato su un improbabile pianeta, Pandora, abitato dalla più terribile feccia (umana) alla disperata e perenne ricerca di un tesoro mitico, degno di El-Dorado e di armi aliene inimmaginabili. Chiunque riuscirà nell’improba impresa di trovare la Cripta di Pandora, tanto declamata dagli anziani abitanti del pianeta sicuramente otterrà ricchezza e poteri fuori dal comune; ma di quante terribili morti bisognerà morire prima di raggiungere l’agognato ipogeo? La mitologia classica non ha insegnato all’uomo che è sempre pericoloso scoperchiare il vaso di Pandora?

Cheeee mi prenda un colpo se quello non è il vecchio Tom

Non stiamo dando i numeri, non ancora almeno. Il classico vecchietto presente in ogni lungometraggio basato sul selvaggio west è presente anche in Borderlands, più o meno. Ve l’abbiamo detto: si tratta di una trasposizione ludica di vecchi western rivisti in chiave odierna; nel nostro caso si tratta di un corpo celeste ove oceani sono scomparsi, e le pianure hanno l’aspetto di desolati deserti…tuttavia la razza umana è sopravvissuta. La citazione è voluta fortemente perché l’ambientazione ricalca molto da vicino il caos, l’anarchia ed i fatiscenti avamposti ritratti in un famosissimo cartone animato che narrava le gesta delle persone sopravvissute all’olocausto, in un inverno nucleare. Qui è sempre estate ma le analogie sono sotto gli occhi di tutti, cominciando dallo scassato autobus/carovana che, pilotato da un irriverente “cocchiere”, ci depositerà gentilmente presso la sgangherata cittadina di Fyrestorm, ove avrà inizio l’addestramento e da lì in poi le nostre fumettose peripezie. Sempre a bordo della sbilenca corriera, un istante prima di posare i nostri stivali sulla polvere, l’autista del mezzo ci introdurrà gli alter ego che potremmo impersonare lungo il viaggio; i quattro mercenari differiranno oltre che nell’aspetto anche per abilità, ognuno richiamante una classe tipica dei GdR. Troveremo Lilith, la sirena in grado di utilizzare poteri speciali; Brick il nerboruto “barbaro” che in modalità berserker sarà a tutti gli effetti una devastante macchina da guerra. Mordecai, il cecchino, che avrà in suo soccorso un temibilissimo rapace da scagliare contro i nemici e, ultimo ma non ultimo, Roland il soldato che, coadiuvato da un mitragliatore da collocare come meglio crede, sarà in grado di scatenare una mortale tempesta di proiettili. Costoro aumenteranno di livello durante il prosieguo dell’avventura, proprio come fosse un “normale” gioco di ruolo; qui scatta la differenza rispetto ad essi: la commistione tra sparatutto in prima persona e GdR, ribattezzato RPS (Role Playing Shooter) dal team della Gearbox. E’ vero che solitamente i mix di generi hanno fatto storcere il naso alla maggior parte dei giocatori, ma aspettate prima di giudicare, se ne vedranno delle belle.

Caccia al tesoro

Il pretestuoso plot narrativo vagheggia di una caccia (all’uomo) al tesoro per diventare i signori incontrastati. Fortunatamente la trama non è l’elemento trainante del titolo ma funge piuttosto per dare il là a scorribande e sparatorie degne del miglior Sergio Leone: agguati ed imboscate pressoché ovunque ci accompagneranno lungo le missioni che saremo costretti a svolgere al fine di perseguire i nostri scopi attraverso sconfinate praterie tutt’altro che lussureggianti e prive di significativi corsi d’acqua. Gli incarichi per i quali verremo reclutati saranno la nostra scusa per pellegrinare da una parte all’altra di Pandora e si dipaneranno dalla quest principale (la ricerca delle proverbiali ricchezze) in compiti d’importanza secondaria, ma necessari a mettere insieme i pezzi del puzzle (per nulla complicato risolverlo) affinché possiamo trovare la via dell’oro. In cosa consiste tutto ciò? Nulla di cervellotico: si tratta per lo più di prendere oggetti da una parte e portarli a chi li reclama, riempiendo di piombo et similia qualsiasi cosa si muova, lungo il nostro cammino.

No pain no gain

La risoluzione degli enigmi (beh, dire enigma è un parolone) ed il massacro dei “poveri” banditi o skag (coyote mutanti) ci forniranno oltre che le consuete munizioni o soldini, anche preziosi punti esperienza da spendere migliorando le skills che più si confanno al nostro personaggio (o a seconda dello stile di vita scelto). E qui entra in gioco la componente ruolistica, seppur in versione davvero light e user friendly che ruberà solo qualche secondo al giocatore per decidere come scialacquare i vitali punticini d’esperienza. Senza paura, nulla di complesso, si punta all’azione senza perdersi in pianificazioni e strategie eccessive. Infatti, l’unico accorgimento possibile è semplicemente quello di non farsi circondare ed avere sempre qualcosa tra noi ed i nemici, meglio ancora se quel qualcosa è piombo rovente. Nessuna snervante strategia appunto per un titolo che, fin da subito, sarà estremamente giocabile e snocciolerà un gameplay classico, da FPS, di facile apprendimento; cosi come ben calibrato, risulterà essere l’avventuroso viaggio che ci attende. Criminali ed animalacci vari non brilleranno certo per acume, ma ci metteranno in difficoltà principalmente grazie alla quantità di elementi costituenti i branchi, umani o animali che siano (per la serie, “il mucchio selvaggio”). Il gameplay, non intaccato significativamente dall’intelligenza alquanto limitata dei cattivoni (sopperita da orde corpose), potrà essere messo a dura prova dalla ripetitività delle missioni e degli scontri a fuoco; anche se, va sottolineato, le armi sono veramente un godzilliardo e ci vorrà molto tempo per scoprirne la maggior parte. Come tentativo di rompere la leggerissima monotonia che subentra dopo parecchie ore di sparatorie, troveremo compiti da intraprendere con l’ausilio di un leggero mezzo corazzato; ma qui la giocabilità scema: la guida dello stesso è molto macchinosa e per nulla easy poiché per pilotarlo, si devono utilizzare entrambe le levette analogiche. Si poteva fare decisamente meglio.

Volendo poi aumentare il tasso di adrenalina e di divertimento, potremo scegliere di condividere l’esperienza con un amico in split screen o altri tre soci in rete, ridefinendo in questo modo il gioco in sé con un aumento vertiginoso dei nemici e l’introduzione di armi difficilmente presenti in modalità singola. E’ proprio utilizzando il live che il titolo da’ il meglio di se, dalla risoluzione delle missioni a “semplici” scontri all’ultimo sangue potremo perdere il sonno, anche se il gioco ce lo ricorderà indirettamente con lo scorrere del tempo atmosferico; dal giorno alla notte.

Notte e di’

L’incessante alternarsi tra notte e giorno altro non fa che accentuare la desolazione di queste disperate terre di confine: tutto il pianeta è una terra di confine. Di notte qualche fuoco sarà acceso e tale rimarrà anche con la luce; una costante, eterna, palette cromatica tendente all’ocra ci farà da compagna lungo praterie con cacti qua e là oltre a rottami facenti funzione di edifici. Atmosfera western post nucleare schizzata efficacemente sotto ogni aspetto: non c’e’ un rivo d’acqua, ogni cosa appare sgangherata e fatiscente, le baraccopoli sono delle vere e proprie bidonville di pura lamiera smaltata. Deve fare un gran caldo, sempre! Stessa resa grafica per le parti più remote, come le caverne. E’ data davvero bene l’idea di terre brulle, desolate ed aride; non è un posto per tutti. L’engine Unreal in cell-shading illustra e muove fluidamente fumettosi devianti, malati di mente, criminali ed aberrazioni animali rendendo la ricerca della Cripta, un viaggio a tratti volutamente comici: l’atmosfera vuole essere tutt’altro che seriosa e discostarsi nettamente dagli FPS di stampo classico. Gli stessi personaggi sono tratteggiati nervosamente, con modelli spigolosi e brutali, senza particolari degni di rilievo ma sempre “simpatici”, quasi delle macchiette (assassini e criminali simpatici?). L’unico appunto che ci sentiamo di muovere è che l’interattività con i fondali è quasi nulla: provate a tempestare una tenda di granate; non verrà scalfita minimamente; nessun segno di esplosioni o tacche di proiettili dinamiche. Inoltre a volte “facendo centro dentro qualcuno” inspiegabilmente questi verrà mancato; un piccolissimo bug d’imperfezione nelle collisioni. Nulla di trascendentale alla fine ma l’intramontabile “si poteva fare di più” salta fuori.

“Sto sanguinando, sto sanguinandoooo”

Provate a crivellare un pazzo scatenato del gioco e spesso urlerà istericamente cosi. Un plauso ai doppiatori, che hanno saputo interpretare magistralmente la feccia umana che abbonda sul pianetucolo…noi compresi. Frasi ad effetto, parolacce, provocazioni e facezie: quanto di meglio ci si poteva aspettare in un titolo cosi è stato fatto. Una chicca: gustatevi la simpatica follia dei robottini, davvero esilaranti. Oppure le intimidazioni che ci dedicheranno le folli gang durante un conflitto a fuoco, inappagabili. Desolante (in senso buono), inoltre, la colonna sonora; non ci si accorge nemmeno della presenza di tracce audio se non in momenti topici, con i criminali alle calcagna, come fosse per spronarci, per enfatizzare la mattanza. Davvero apprezzato perché altro non fa che rendere più credibile la storia, ambientata appunto in un mondo arido, desertico, avente come unici suoni quelli degli animali che lo popolano.

Ne resterà uno solo

Uno splendido western post apocalittico di un altro pianeta. Divertente e davvero gustoso sotto ogni punto di vista. Da soli fa faville e la longevità è davvero alta supera di gran lunga quella standard degli FPS di canonico stampo; parliamo di oltre 20 orette di gioco. Giocato in compagnia, rischia di essere eterno (fino all’avvento di Borderlands 2). Grafica ben fatta e sonoro e localizzazione italiana spassosa; da urlo. Grazie Gearbox.

Pro

- Giocabilità e longevità: divertente e scanzonato come pochi; prima di finirlo ne passerà d’acqua sotto i ponti

- Sonoro: musiche assenti, effetti sonori normali ma i dialoghi e le imprecazioni sono delle chicche.

- Grafica: il cell shading lo rende fumettoso e davvero fluido, paesaggi non da sogno ma desolati al punto giusto

Contro

- Avremmo visto davvero bene le ambientazioni interattive e distruggibili; purtroppo non ci sono state.

- Ripetitività delle missioni.

- A volte si manca il bersaglio anche se e’ perfettamente mirato

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

La recensione di Borderlands è stata scritta e curata da FranX per GameStorm.it, pubblicata il 17-11-2009

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Borderlands

  • Immagine della copertina del gioco Borderlands per Xbox 360
  • Data di uscita:
    23-10-2009
  • Categoria:
    sparatutto
  • Disponibilità per:
    PS3 X360
  • Popolarità:
    1.56 %

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Valutazione del gioco 9

L'ultimo voto è stato 8 dato da Andrem_Dusy

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