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Recensione di Dragon Ball Evolution


Titolo: Dragon Ball Evolution
Genere: Picchiaduro
Console: Playstation Portable
Sviluppatore: Dimps
Publisher: Namco Bandai Partners
Data di uscita: 30 Luglio 2009

“Sette Dragonball devi trovare se l'intera umanità vuoi salvare. Contro il male potrai scagliarti e obbligare il Drago Shenron ad ascoltarti.”

Come fare a rinnovare un brand famoso e conosciuto in tutto il mondo? Ci vuole coraggio. E per rinnovare Dragon Ball, un vero e proprio simbolo generazionale condiviso da più paesi – nel bene e nel male che gli anime tutti siano rappresentati da quest'ultimo – ? Bisogna essere folli, dare un colpo netto e deciso alla propria salute mentale e rimanere lì, in posizione fetale, a coccolare quel che rimane delle proprie facoltà di ricollocazione del prodotto.

 

 

...zack!

Dragon Ball è infatti un brand stabile, ormai ascritto all'olimpo di quei simboli di una decade, come fu un Goldrake – per dirne uno – per quella precedente. Nuovi anime sono stati importati e dati in pasto ai nuovi giovani, forti della via marcata da Goku e compagni. La decisione di riadattare questa saga per un pubblico di nuova, nuovissima generazione parte nel campo filmico: è Dragon Ball Evolution, da subito icona dell'infelice stupro di un brand in virtù di un nome troppo, troppo carismatico.

Su questa base si sviluppa questo picchiaduro per la console portatile firmata Sony, chiarendo quindi che sia i personaggi che la trama sono assolutamente riferiti al film: ecco che Goku, quindi, si ritrova ad essere in ragazzino liceale che gira in motorino, il classico sfigatello dei film americani preso in giro da bulli di ogni sorta, pronti a deriderlo davanti a Chichi, studentessa ricchissima e apparentemente snob. Da qui si dipana la storia in un'involuzione tragicomica anche per chi non dovesse conoscere la storia originale del manga: ecco che Chichi si ritroverà bloccato l'armadietto e sarà il nostro eroe ad usare i suoi poteri speciali per sbloccarli, guadagnando un'ammirazione eccessiva in una ragazza splendida e ricca per un lavoro che un ferramenta avrebbe svolto con ugual risultato.

C'è poco da fare in tal senso: i personaggi e la trama sono decisamente fuori contesto nella ricerca di una improbabilissima contestualizzazione pop-urbana moderna, non verranno qui analizzati più di quanto fatto poiché dovrebbero ricadere decisamente di più nei pesi – leggasi difetti – del film, non del picchiaduro sviluppatosi.

 

 

Kamehameha!

Il gioco offre tante soluzioni, ormai classiche nei picchiaduro: si va dall'allenamento alla storia, dalla modalità arcade fino alla galleria con elementi sbloccabili (acquistabili tramite crediti guadagnati internamente al gioco).

Interessante anche l'introduzione, sicuramente interessante su PSP, di alcune “missioni” che tanto assomigliano ai trofei della sorella maggiore e delle altre console next-gen: avremo quindi degli scontri prestabiliti (come setting, impostazione e pg) in cui il nostro obiettivo sarà quello di esaudire una richiesta, ad esempio quello di effettuare correttamente due attacchi Ki sul nostro avversario; la missione fallirà allo scadere del tempo oppure nel momento in cui il nostro avversario ci batterà, prima del completamento della sfida.

Ogni personaggio ha i suoi colpi ed una lista di combo da padroneggiare per potersi adattare massimalmente ad ogni situazione: c'è da dire che la curva di apprendimento non sia niente di preoccupante, riducendo la quasi totalità delle combo alla pressione sequenziale di due tasti fino a cinque volte (quindi facilmente memorizzabili e riproducibili senza un allenamento che altri picchiaduro, citiamo qui un Re del campo come Street Fighter, richiedono).

Tuttavia, è bene ricordarsi dell'effetto che ogni combo riproduce: se in altri picchiaduro il tutto risulta essere troppo semplicistico, avendo ogni colpo comunque portato a segno, qua la grande profondità di campo (necessaria data la velocità degli scontri e degli spostamenti) decreta alcune combo efficaci sullo stretto come Ki sprecato se eseguite da lontano e così via per gli attacchi rivolti verso l'alto.

La velocità suddetta rende in maniera efficace la riproduzione degli scontri, offrendo come uniche pause alcuni momenti – tipici con la CPU come avversario – in cui sia voi che il vostro avversario sarete intenti, tramite il trigger sinistro (L1), a recuperare Ki per eseguire una certa combo (ogni combo ha infatti un livello di Ki necessario per essere utilizzata); il vostro Ki potrà essere speso anche per guadagnare un potenziamento a tempo per rischiare il tutto per tutto con il vostro avversario; al termine di questo potenziamento infatti, sarete a Ki esaurito, ossia affaticati e impossibilitati ad ogni movimento per qualche secondo.

 

 

La tecnica della Gru oscura

Tecnicamente il gioco porta a schermo poco, è bene dirlo: i personaggi sono relativamente semplici e, soprattutto, godono di poche animazioni (figlie delle comunque poche combo), anche se di discreta qualità (non si fanno odiare); è restituito invece abbastanza bene il feedback dei colpi sul nostro avversario, trovando gratificazione nel momento in cui un pugno impatterà sul corpo del rivale o lo si sbatterà a tappeto.

Gli sfondi sono inerenti la storia tratta dal film, a sua volta ispirata – vagamente, molto vagamente – all'anime (per evitare riferimenti al manga, probabilmente meno diffuso nel paese a forma di stivale) alla prima stagione, fino a quando Piccolo – Junior per noi – si identificherà come il nostro nemico (scordatevi tutte le diatribe con l'esercito del Red Ribbon, l'ispirazione è un qualcosa di molto vago). Avremo quindi la casa di Gohan (esterno, ndr) di giorno, di notte, successivamente distrutta e da qui diversi stage, con la presenza dell'immancabile ring del grande torneo di arti marziali.

La CPU non solo non brilla, fa fatica proprio ad accendersi: è vero che di tanto in tanto riuscirà a piazzare anche la combo finale del personaggio di turno, riducendo la differenza tra i vostri hp e quelli del rivale di molto; è anche innegabile che all'utente sarà necessario eseguire un forcing serrato con uno spam del tasto quadrato per evitare, nove volte su dieci, che l'avversario abbia modo di “comporre” la proprio combo.

Nota di merito è la possibilità di poter scendere sul ring nelle partite di rete, dando vita a scontri sicuramente più interessanti ma dal dubbio tatticismo, elemento di cui altri picchiaduro sicuramente godono.

Conclusione

Dragon Ball Evolution è un picchiaduro che risente in maniera atroce del brand che porta, qualcosa di così pesante nel momento in cui si è intenzionati a propinarlo in questa versione scabrosa alla Hannah Montana da teenager prepubere. Se si isola – non è facile è bene dirlo – questa responsabilità eccessiva, comunque, si disporrà di un picchiaduro che sicuramente non farà gridare al miracolo ma che, in ogni caso, non tradisce l'aspettativa di lanciarsi in un rapido combattimento ed eseguire una kamehameha come fugace divertimento da mini-game. Bisognerebbe chiedere piuttosto all'utente se è questo che cerca.

Pro

- Potete lanciare una kamehameha... non è molto, ma se vi accontentate, avrete modo di scatenare questo famigerato colpo con una combo di soli due tasti

Contro

- Semplicistico nelle meccaniche

- Tu quoque, storia: tradimento completo

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 4

  

La recensione di Dragon Ball Evolution è stata scritta e curata da Edodo per GameStorm.it, pubblicata il 13-11-2009

Commenti sulla recensione (1)

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Commenti
avatar di KINGGODMASTER00
02-01-2020
KINGGODMASTER00

SI DISTACCA COMPLETAMENTE DALLA STORIA DI DRAGOMBALL CHE SCHIFO PERO IL GIOCO E ANCHE CARINO UN POCHINO

0
Messaggio non inserito o troppo corto.
 
 

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Dragon Ball Evolution

  • Immagine della copertina del gioco Dragon Ball Evolution per PlayStation PSP
  • Data di uscita:
    30-07-2009
  • Categoria:
    picchiaduro
  • Disponibilità per:
    PSP
  • Popolarità:
    1.12 %

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Valutazione del gioco 4.3

L'ultimo voto è stato 2 dato da io97

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