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Recensione di Gears of War Judgment

Titolo: Gears of War: Judgment
Genere: Action, Sparatutto
Console: Xbox 360
Sviluppatore: People Can Fly
Publisher: Epic Games
Distributore: Microsoft
Data di pubblicazione: 22 marzo 2013

Quando leggendo il nome di un sequel scopriamo che il numero scompare per lasciare spazio ad un sottotitolo vero e proprio, esistono solo due alternative. O il numero inizia a diventare davvero troppo grosso oppure, come nel caso di Gears of War: Judgment, l'amara impressione che l'attuale generazione di console sembri trascinarsi faticosamente un po' troppo a lungo è un'ancor più amara realtà. E ammettiamolo, sappiamo tutti che spremere un franchise sino all'ultimo bit disponibile non rappresenta certo la scelta migliore, specie nell'industria videoludica.

Ma che lo crediate o no, Judgment getta sulla bilancia qualcosa che difficilmente avremmo previsto all'inizio, quel pizzico di audacia che rende davvero difficile il non apprezzarlo. Che lo si ami o lo si odi, il brand di Gears of War è una delle icone storiche del panorama Microsoft; e questo Judgment, inaspettatamente, dimostra come mescolando una formula solida con un pizzico di follia, un tocco di intuito e qualche sana idea frizzante possono ancora uscire triple A degne di questo nome.

Gears of War: Judgment si configura come un prequel alla trilogia originale, che narra le avventure della Kilo e di due personaggi che i cultori della serie Epic dovrebbero conoscere a menadito, precisamente Damon Baird e Augustus “Cole Train” Cole. Assistere queste celebrità è compito di Garron Paduk, ex-sconfitto nella precedente guerra civile umana "costretto" a far squadra con i precedenti nemici contro una minaccia ancora peggiore e di Sofia Hendricks, ambiziosa soldatessa ostacolata dalla propria inclinazione alla disobbedienza. Non certo un cast delle grandissime occasioni destinato a rimanere nella testa del giocatore per molti anni a venire, ma che nel complesso esegue il proprio compito ben più che egregiamente.

Dove Judgment eccelle davvero, tuttavia, è nella narrazione. L'intera avventura è narrata attraverso una lunga serie di flashback, che si dipanano uno dopo l'altro raccontati alternativamente dai quattro Kilo, nel corso di un processo per crimini di guerra che li vede come principali accusati. Manco a farlo apposta, il titolo inizia proprio ad una manciata di metri dal traguardo, per riavvolgere completamente il nastro e far rivivere tutta la catena di eventi che ha condotto i quattro soldati dal campo di battaglia al banco della giuria. A seconda del personaggio narrante, che varierà più e più volte nel corso del gioco, cambieranno anche i panni indossati dal giocatore, che potrà dunque godere di un punto di vista quasi omni-comprensivo della narrazione stessa. Tutto scorre liscio e senza intoppi, grazie anche ad una lunghissima serie di dialoghi che iniettano il giusto quantitativo di storia nel combattimento nudo e crudo. La storia in sé non è nulla di inedito, per carità, ma il come viene narrata è indubbiamente spettacolare.

Ciò che rende questo Judgment una mosca bianca nel contesto della saga, tuttavia, è il suo stesso design. Stiamo parlando del primo titolo sviluppato da un team del tutto esterno, quei celeberrimi People Can Fly già creatori di Painkiller e dell'ottimo Bulletstorm. E inutile dirlo, quella concezione di azione anticonvenzionale, frenetica, fuori dagli schemi e per certi versi persino arcade-style brilla anche qui di luce propria. Un occhio distratto potrebbe non notare differenze così eclatanti dalla campagna in singolo di Judgment e quella di qualsiasi altro Gears of War, almeno sino a quando non entrano in gioco le missioni Declassified. In sostanza, avremo a che fare con una serie di modificatori che agiscono direttamente sulla dinamica delle missioni in itinere, modificandone sensibilmente determinati parametri (numero di munizioni, tipologie di armi disponibili, timer impietosi o, già che ci siamo, tempeste di sabbia che riducono quasi a zero la visibilità). Ciascun elemento, oltre ad integrarsi perfettamente nella narrazione, innalza ulteriormente il livello di sfida del gioco e, cosa non da poco, pesa decisamente sul sistema di punteggio.

Il cosiddetto "gioco nel gioco" (o meta-gioco, volendo darci una parvenza di serietà) per quanto intricato alle volte può essere divertente, e i People Can Fly l'hanno dimostrato più che abbondantemente con Bulletstorm. Judgment non vuole essere da meno, incentivando la sperimentazione sul campo di battaglia con un sistema di punteggio che valuterà il giocatore al termine di ciascuna sezione. Da una a tre stelle, affidandosi a parametri quali numero di esecuzioni, esplosioni, uccisioni melee e altro ancora.

Portare a casa un significativo gruzzolo di punti non permetterà soltanto di mettere le mani su nuove skin o nuovi personaggi per la controparte multiplayer, ma - e soprattutto - di sbloccare una seconda campagna per giocatore singolo, Aftermath, ambientata durante gli eventi del terzo Gears of War. Se da un lato quest'ultima può rappresentare un valido ponte di collegamento tra le avventure di Baird e soci e quelle della serie maggiore, dall'altro spiace assistere a come quelle dinamiche interessanti e uniche presentate sinora scompaiano inesorabilmente. Le sezioni Declassified spariscono in toto, e il level design sembra riabbracciare quegli scenari oscuri e claustrofobici presenti nelle precedenti iterazioni. Se l'obiettivo di People Can Fly era quello di rendere Aftermath quanto più simile ai vecchi Gears of War, inutile dire che ci sono riusciti alla grande. Il che non è affatto un male, anche se rischia di apparire come un passo indietro se paragonato alla frenetica sperimentazione della campagna principale.

Vale la pena sottolineare che l'intero control schema è stato riprogettato in modo da allinearsi col restante nugolo di shooter in terza persona disponibili oggigiorno sul mercato. I cambiamenti sono davvero minimi, ma si sentono tutti. Per selezionare una delle due sole armi disponibili al giocatore quest'ultimo dovrà soltanto premere il tasto Y (in luogo della meno pratica croce direzionale), oppure premere il bumper sinistro per il lancio di una granata senza doverla preventivamente selezionare. Il reload automatico rimane sul bumper destro, mentre il tasto A permetterà in base al contesto di sfruttare un'eventuale copertura (presenti in maniera molto minore rispetto ai precedenti episodi) o di accelerare la propria corsa mentre B fungerà da attivatore per l'attacco melee. Cambiamenti minimi, ok, ma che richiederanno un pizzico di pratica ai veterani della serie per essere sfruttati appieno.

Ma non esiste Gears of War senza una doverosa controparte online, e questo Judgment non è da meno pur presentando un'offerta ludica diversa dalle precedenti sotto parecchi punti di vista. Prima e più importante, tutte le modalità deathmatch saranno COG vs COG. Gli sviluppatori hanno infatti preferito un approccio più tradizionalista alla "blu contro rosso" senza Locuste, garantendo un maggior grado di customizzazione per ciascun team. Nessuno vieta di avere un intero team di Coles vestiti di blu che sparano come pazzi, anche se le possibilità offerte sono davvero numerose. In tutta onestà, si fa un po' sentire la mancanza dei vecchi nemici, nonostante la loro fosse soltanto una questione "cosmetica".

Il gameplay del multi rispecchia alla perfezione il frenetico cambio di ritmo che i People Can Fly hanno introdotto in questo episodio. A fianco delle intramontabili Dominion e Free For All, ben note agli aficionados del brand Microsoft, la dimostrazione più evidente è la scomparsa della leggendaria modalità Orda in favore di due attrazioni simili e complementari. La prima risponde al nome di OverRun, e non esageriamo dicendo che con buona probabilità siamo di fronte ad uno degli aspetti migliori dell'intera saga. Per la precisione, si tratta di una modalità simmetrica di attacco/difesa tra due fazioni distinte, i COG e - annuntio vobis gaudium magnum - le Locuste. I primi, chiaramente, dovranno riuscire a difendere specifici avamposti dall'attacco frontale delle seconde per un totale di quattro round, terminati i quali le posizioni si invertiranno. OverRun è basata su classi, ed offre ai giocatori dello schieramento umano quattro opzioni differenti (soldato, medico, scout e ingegnere) a fianco di un tier nutritissimo di mostri alieni, qualora doveste abbracciare la causa delle Locuste. Racimolare punti con uccisioni spettacolari, esecuzioni, attacchi melee o via dicendo sarà premiato con immancabili punti che permetteranno di accedere a nuove creature aliene o, nel caso dei COG, di impadronirsi di nuove classi caratterizzata da attacchi specifici.

OverRun è estremamente coinvolgente, senza dubbio la portata migliore nel menu multigiocatore. La seconda modalità chiamata a rimpiazzare Orda è Survival, che alla fine della fiera si configura come una OverRun in coop dove gli unici panni disponibili sono quelli dei soldati COG e dove l'attacco delle Locuste, prima gestito da altri giocatori, viene interamente demandato all'intelligenza artificiale. Ancor più che nella precedente, Survival richiederà un grandissimo lavoro di squadra, a fianco di una ragguardevole conoscenza delle mappe di gioco in maniera tale da sapere dove piazzare in modo fruttuoso ingegneri, medici, soldati e relative strumentazioni (torrette, fortificazioni). Difficile ma necessario, considerando il numero di attacchi da cui dovremo difenderci.

In definitiva, è davvero difficile non apprezzare quanto hanno fatto i People Can Fly con questo Judgment. Considerando che si tratta della quarta declinazione del brand in 6 anni, verrebbe più che naturale pensare di ritrovarsi di fronte ad una fisiologica morte del cigno. Non solo questa evenienza non si verifica affatto, ma al contrario lo sviluppatore è riuscito ad introdurre un serie di modifiche sostanziali che, pur senza minare irriverentemente le meccaniche "storiche" del gioco, finiscono per svecchiarlo e renderlo allo stesso tempo più frenetico e immediato.

Gears of War: Judgment ha un forte debito con Bulletstorm, è evidente, ma omaggia in maniera insindacabile una delle icone più longeve di casa Xbox 360. Con un comparto grafico sontuoso e affidabile, a meno di qualche sporadico calo di frame rate nelle situazioni più affollate, e una narrativa semplice ma avvincente, l'ultimo nato People Can Fly si configura come uno degli acquisti più interessanti di questo periodo. Se solo la modalità Aftermath avesse osato seguire la stessa strada della campagna principale probabilmente saremmo di fronte ad uno dei più probabili GOTY di questo 2013. Ma un po' come succede per la saga di God of War su PS3, quella che vogliamo da Gears of War non è certo la perfezione. E anche se sporco, rude, spesso spigoloso, a noi continua a piacere così.

Pregi

  • ritmo frenetico, come solo People Can Fly sa fare
  • narrazione avvincente e accattivante
  • la modalità OverRun non fa minimamente sentire la mancanza della leggendaria Orda in multigiocatore
  • le missioni Declassified sono un toccasana per il gameplay

Difetti

  • la campagna Aftermath è sì interessante, ma troppo legata agli standard passati della serie
  • l'introduzione dello Scoring System rischia di frammentare eccessivamente la continuità tra le varie missioni
  • a meno di non essere dei perfezionisti, la longevità è minore rispetto a quella dei precedenti episodi.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8.5

La recensione di Gears of War Judgment è stata scritta e curata da ozzo per GameStorm.it, pubblicata il 03-04-2013

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