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Recensione di Dead Island Riptide

Titolo: Dead Island: Riptide
Genere: Survival Horror
Console: Xbox 360
Sviluppatore: Techland
Publisher: Deep Silver
Distributore: Koch Media
Data di pubblicazione: 28 aprile 2013

Il genere degli zombie, quando si parla di videogiochi, non sembra proprio volerne sapere di morire. E per carità, trattandosi di creature tornate dall'aldilà ci può anche stare, ma in quanti modi oggigiorno possiamo raccontare uno scenario apocalittico colmo di carne non morta mossa dal desiderio di assaggiarne un po' di viva e succulenta? Considerando il successo recente di The Walking Dead tanto in TV quanto nel gaming o quello passato di serie intramontabili quali Resident Evil o Dead Rising, verrebbe da pensare che la risposta a questo quesito non esista, o che quantomeno coincida con un numero parecchio alto. Ma tant'è, e finché il pubblico non da segni di noia, meglio approfittarne. Questo o qualcosa di molto simile dev'essere stato il pensiero di Techland e Deep Silver, che tornano sotto i riflettori con un nuovo gioco pieno zeppo di cadaveri affamati (e abbronzatissimi) che cerca di bissare il discreto successo del proprio predecessore. Ma sì, l'avrete capito che stiamo parlando di Dead Island: Riptide!

Tanto publisher quanto sviluppatore hanno messo le cose in chiaro sin da subito, sottolineando caparbiamente come Riptide non sarebbe stato IL sequel del titolo uscito nel 2011. Il che tutto sommato è un'idea azzeccata, considerando che chiunque si aspetti da Riptide un sequel nel senso stretto del termine rischierebbe di uscirne particolarmente scottato. Da un'ottica di gameplay, i cambiamenti sono davvero minimali. Tornano la maggior parte dei protagonisti e annessa gestione delle abilità, e i combattimenti sono al limite della fotocopia, incentrati interamente sulla lotta con armi bianche. Controlli, locations, quest, skill tree e chiaramente zombie ci attendono allo stesso posto dove li avevamo lasciati in Dead Island. Persino la sceneggiatura riparte dal precedente epilogo, ma sia chiaro: non aspettatevi novità significative nella sua evoluzione.

Premesso questo, non vi stupirete dunque se affermiamo che Riptide sembra più un DLC corposo che un titolo boxato vero e proprio. La longevità è significativa, seppur più contenuta di quella del primo capitolo, ma dove quest'ultimo soffriva di evidenti problemi di ritmo (e tutti ricorderete che la seconda metà dell'avventura non brillava certo come la prima) Riptide ha l'invidiabile pregio di non scadere quasi mai nel banale o nel noioso per tutte e 10 le ore di gioco.

In termini tecnologici le analogie col predecessore sono palesi, seppur l'impianto grafico appaia lievemente migliorato. La modellizzazione dei personaggi non fa gridare al miracolo nemmeno questa volta, ma impossibile non notare un netto miglioramento nel reparto animazioni e nella texturizzazione, a fianco di un calo sensibile dei fenomeni di tearing che affliggevano il precedente titolo Deep Silver.

Il frame rate tuttavia si dimostra spesso ballerino e, pur non rappresentando un ostacolo insormontabile, ci sono momenti in cui il titolo rallenta tanto da sembrare uno screenshot. Generalmente questo problema si verifica in concomitanza di situazioni climatiche particolari o di effetti particellari/volumetrici (fuoco in primis) quando sullo schermo ci sono più di cinque zombie, evenienza non troppo frequente ma oltremodo fastidiosa. La patch al Day 1 avrebbe dovuto fixare alcuni di questi impicci, ma oggettivamente non sembra esserci riuscita appieno. Rimangono infatti ancora alcuni bug incomprensibili, come zombie intrappolati tra i muri o magicamente fluttuanti a mezz'aria, un rilevamento delle collisioni non proprio encomiabile e una fisica per il ragdoll dei corpi spesso parossistica, che lascia spazio ad inattesi momenti di ilarità.

Fa un po' storcere il naso la scarsa attenzione riservata ai dialoghi e allo stesso voice over, che sembra provenire direttamente da una cornetta telefonica e lascia trasparire ben poche emozioni. Tralasciando la tamarrissima ma gradevole "Who Do You Voodoo, Bitch?" che ritorna dal primo Dead Island, pochi aspetti del cast, della narrazione o dello stesso universo di gioco restano davvero memorabili. Il che è per certi versi assurdo, trattandosi di un titolo pesantemente fondato su meccaniche standard RPG che solitamente richiedono sceneggiature e testi di alto livello.

Chiudendo ambo gli occhi sulle citate imperfezioni tecnologiche, Riptide è comunque divertente. Ben riuscita è la componente offensiva, che rende il titolo Techland uno dei pochi (se non pochissimi) action/RPG capace di offrire delle meccaniche di combattimento melee in prima persona davvero ben fatte. Altri giochi ci sono andati vicini, come ad esempio la serie Condemned di Sega, ma nessuno ha nemmeno sfiorato quella natura viscerale e selvaggia in cui Dead Island: Riptide eccelle. Quando colpirete uno zombie, sia che siate a mani nude o stringiate una mazza da baseball, un bastone infuocato o un'accetta, avrete davvero la sensazione di colpire un corpo solido e organico. Potrete spezzare gli altrui arti, farne brandelli o tagliarli, modificando così il modo in cui i non morti combattono e reagiscono.

Allo stesso modo, è interessante il modo in cui Riptide alterna il classico zombie dall'incedere lento e claudicante (alla George Romero, per capirci) a quello più veloce e letale apparso in una grande varietà di pellicole recenti, dal remake de L'alba dei morti viventi all'ottimo 28 Giorni dopo. Questa miscela regala esperienze al cardiopalma, specie quando si è convinti di avere tutto il tempo del mondo per affrontare uno zombie "che cammina" per poi essere sopraffatti alle spalle da una schiera di "corridori" rimasti nell'ombra sino all'ultimo secondo.

Altro aspetto positivo è la possibilità di esplorare liberamente l'intera mappa. Ci sono sezioni di gioco obbligatorie perché correlate direttamente alla trama principale, ma sin quasi dall'inizio sarà possibile esplorare molte più aree di quanto si possa pensare. Maggiore sarà la porzione visitata, maggiori saranno le quest secondarie rese disponibili al giocatore. La loro qualità è altalenante, saltando senza continuità dal davvero complesso al poco più che scarso: alcune sono troppo semplici e si concluderanno nell'arco di un paio di minuti, ma altre (poche, purtroppo) ruoteranno attorno ad affari che, se seguiti, condurranno a location uniche regalando ulteriori obiettivi.

A fianco dell'immancabile avventura solitaria, Riptide offre una modalità cooperativa interamente online. Basta connettersi con tre amici da qualsiasi punto dell'avventura e il gioco è fatto, purché abbiate iniziato una partita accessibile da Xbox Live (sia essa pubblica o privata previa inviti). Qualora connessi, riceverete nel corso della partita corrente eventuali notifiche sulla presenza di giocatori nelle vicinanze, permettendo così di entrare nella loro partita con la semplice pressione di un tasto. La transizione è fluida e dal caricamento tempestivo, e dalle nostre prove non sono emersi fenomeni di lag o problemi di connessione.

Tale componente cooperativa presenta solo un grande svantaggio: una volta dentro, verrete immediatamente a conoscenza della cronologia delle quest svolte dal giocatore che ha iniziato l'incontro. Se da un lato il match-making fa di tutto per affiancare giocatori collocati grossomodo allo stesso punto nella storia principale, dall'altro il rischio di spoilerarsi qualche dettaglio su quest secondarie non è così remoto. Magari può tornare utile per i cacciatori di achievements, ma per quei perfezionisti che non vogliono rovinarsi la sorpresa questo potrebbe rappresentare un serio ostacolo.

Tirando le somme, Dead Island: Riptide incarna più una sorta di "transizione temporanea" della serie che un sequel vero e proprio. Alcuni elementi avrebbero meritato un'attenzione maggiore nello sviluppo, come personaggi e storia, e un pizzico di innovazione (o fantasia) in più non avrebbe sicuramente guastato. Certo, ci sono un paio di skill aggiuntive, un nuovo personaggio e scenari inediti, ma la differenza dell'esperienza di gioco nel suo complesso è appena percettibile.

Sia chiaro, Dead Island: Riptide è godibile e divertente, e questo rappresenta un notevole punto di forza quando si parla di videogiochi. L'isola gode di dimensioni generose, giovando sensibilmente al fattore longevità qualora il vostro obiettivo fosse stanare anche l'ultimo segreto, quest secondarie incluse. La modalità coop aggiunge inoltre un pizzico di varietà al tutto, permettendo di sperimentare vere dinamiche di gruppo non aventi riscontro nel single player. Di cose da fare ce ne sarebbero, insomma, ma se solo fossero state presentate con un propria personalità e non "riutilizzando" gran parte di quella del capostipite (da cui sono stati ereditati pure gran parte dei bug) il risultato finale sarebbe stato notevolmente migliore. Anche per un sequel-non-sequel come questo.

Pro

  • È Dead Island in tutto e per tutto, quindi se avete amato il primo adorerete anche questo
  • Il combattimento ad armi melee è realizzato con cura e profondità
  • Buono l’impianto rolistico, migliori le possibilità di escursione offerte dall’isola

Contro

  • È Dead Island in tutto e per tutto, con pochissime novità e gran parte delle idee riciclate. Sapete già cosa fare se il primo non vi ha soddisfatto
  • Tecnicamente avrebbe meritato molto di più (grafica migliorata di pochissimo, voice acting imbarazzante, bug fastidiosi e frequenti). Idem per la sceneggiatura.
  • Nelle 10 ore di gioco offre meno di quanto ci si possa aspettare, riutilizzando idee, situazioni e cliché del predecessore.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6,5

La recensione di Dead Island Riptide è stata scritta e curata da ozzo per GameStorm.it, pubblicata il 10-05-2013

Commenti sulla recensione (1)

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Commenti
avatar di pasu
27-05-2013
pasu

Questa recensione non mi sembra molto appropriata perché questo è un titolo che sta facendo molto successo. Merita una valutazione più alta sicuramente.

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Dead Island Riptide

  • Immagine della copertina del gioco Dead Island Riptide per Xbox 360

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Valutazione del gioco 8.6

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