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Recensione di Danganronpa 2: Goodbye Despair

Titolo: Danganronpa 2: Goodbye Despair
Genere: Avventura grafica/RPG
Console: PlayStation Vita
Sviluppatore: Spike Chunsoft
Publisher: NIS America
Data di pubblicazione: 11 settembre 2014

L’invasione (è proprio il caso di dirlo) dei titoli targati NIS America non ha fine: dopo una luna sfilza di titoli, dopo  soli sette mesi da Dangranronpa: Trigger Happy Havoc (da qui in poi DTHH), eccoci ad accogliere anche questo  sequel, intitolato Danganronpa 2: Goodbye Despair (analogamente, da qui in poi D2GD).

Il poco tempo intercorso tra il prequel e questo D2GD lascia qualche fondato dubbio sull’effettiva evoluzione del gioco rispetto al suo predecessore. Cercheremo di analizzare nel dettaglio il nuovo titolo alla ricerca di novità e evoluzioni in questa recensione. Ma andiamo con ordine.

More of the same

Quando un titolo propone lo stesso comparto tecnico, lo stesso gameplay, gli stessi meccanismi lasciando assaporare al giocatore stesso feeling senza mostrare alcuna ambizione di apportare modifiche o innovazioni significative ma solo cambiando location, nuovi personaggi e una nuova trama, viene catalogato nell’insieme dei “more of the same”. È questo il caso di D2GD, il quale è ora ambientato sull’isola tropicale di Jabberwock, una location (per fortuna) nettamente differente dalla claustrofobica scuola di Hope's Peak Academy. In questo D2GD vestirete i panni dello smemorato Hajime Hinata, in quale insieme ai suoi 15 compagni di scuola, potrà dimenticarsi i cunicoli e le aule con le finestre sbarrate che hanno caratterizzato il prequel, per allietarsi invece alla vista di spiagge ricche di palme, cocco e drink con ombrellino, senza dimenticare Usami, la vostra tutor che dall’aspetto sembra una via di mezzo tra una coniglietta rosa e una fata.

Peccato, però, che a guastare questa atmosfera di apparente vacanza ci sia di nuovo Monokuma, lo stesso diabolico orsacchiotto contraddistinto dalla duplice personalità, come il suo stesso inquietante aspetto non manca di evidenziare.

Al suo arrivo, Monokuma  stabilisce di nuovo le regole che si erano viste nel prequel DTHH, ovvero tutti gli studenti rimangono sull’isola finchè uno di essi non riuscirà nell’intento di uccidere un compagno senza essere scoperto dagli altri. In tal caso l’omicida sarà libero di lasciare l’isola deserta, mentre tutti gli altri saranno condannati ad una cruenta morte. Nel caso, invece, che gli studenti sopravvissuti riescano a smascherare l’omicida, sarà quest’ultimo a subire la condanna a morte.

Vita da spiaggia

Il gameplay, come nel prequel, è sudiviso in tre differenti sezioni: Daily Life, Deadly Life e Class Trial.

Il primo è una sezione in cui vi sarà concesso di esplorare l’isola, dialogare con i vostri compagni per addentrarvi nelle loro personalità, nonché scoprire le loro particolari attitudini. I vostri compagni, infatti, sono tutti contraddistinti da capacità uniche, tra cui figurano l’Ultimate Gamer, l’Ultimate Chef, l’Ultimate Photographer, l’Ultimate Musician e così via. 

Durante i dialoghi con in vari personaggi apprezzerete l’umorismo del team di sviluppo, i quali spesso e volentieri riusciranno nell’intento di strapparvi un sorriso.

Il passaggio alla Deadly Life avviene a mezzo del rinvenimento di un cadavere, evento che contraddistinguerà l’inizio della fase investigativa, dove voi in prima persona dovrete raccogliere prove, testimonianze, ascoltare i vari compagni per esaminare i loro alibi e così via. In questa fase l’atmosfera si trasforma in un simil romanzo di Agata Christie, dove avrete il vostro bel daffare nel scoprire depistaggi e incongruenze tra le ricostruzioni dei vostri compagni.

Infine si arriva alla terza fase, la Class Trial, ovvero il processo. In questa sezione, mai banale, avrete a che fare con differenti minigiochi attraverso i quali dovrete ricostruire i fatti, mettere insieme gli indizi raccolti e quindi incolpare l’omicida. Qui il ritmo si eleva dal torpore (forse eccessivo) delle precedenti fasi a un ritmo finalmente apprezzabile, scandito dai vari minigiochi a disposizione.

Trama intrigante

Tra i vari minigiochi vanno menzionati Rebuttal Shodown, in cui dovrete effettuare un duello con uno studente che non concorda con la vostra ricostruzione, Hangman Gambit che vi impegnerà a completare le vignette con una delle cinque immagini disponibili, Logical Dive in cui dovrete districarvi in una discesa di snowboard in una sorta di slalom tra i vari pericoli, mentre in Panic Talk Action dovrete premere i vari pulsanti a suon di musica. L’elenco non è esaustivo (Bullet of Truth e NoStop Debite testimoniamo l’abbondanza e la varietà dei minigiochi a disposizione), tutti più o meno divertenti e curati nella loro realizzazione.

Il tutto è condito da una trama molto intrigante, ricca di colpi di scena al limite dell’inverosimile, che arricchiranno l’esperienza di gioco.

Insomma, tutto quanto proposto da questo D2GD è più o meno uguale a quanto proposto nel prequel, quel DTHH che abbiamo recensito a febbraio, per cui in soli sei mesi era lecito non aspettarsi travolgimenti.

Poco tempo a disposizione

Anche il comparto tecnico risente dell’esiguo intervallo di tempo che ha separato il prequel da questo D2GD, che si rivela praticamente identico al suo predecessore. Anche in questa produzione i personaggi sono rappresentati in stile manga 2D, con fondali che categorizzeremmo 2,5D grazie alla possibilità di ruotarli leggermente.

Le musiche sono piacevoli e calibrate all’atmosfera, mentre il doppiaggio (in lingua originale, giapponese, oppure in inglese) è piuttosto curato, anche se si nota qualche riciclo di troppo tra le voci.

Peccato, ancora una volta, per la mancata localizzazione in lingua nostrana, che rende la comprensione del titolo ostica a chi non mastica adeguatamente l’idioma anglosassone. Questa rappresenta la più grave pecca di D2GD, in quanto la maggior parte del tempo la passerete a leggere sottotitoli in inglese (o se preferite in giapponese), con ripercussioni dirette sulla vostra capacità di apprezzare il titolo.

Concludendo

In conclusione, Danganronpa 2: Goodbye Despair ripropone lo stesso gameplay del prequel recensito soli 6 mesi fa, con la stessa splendida caratterizzazione dei personaggi e con una nuova curata trama, ricca di colpi di scena, che vi impegnerà per una ventina di ore prima di mostrare i titoli di coda. Un comparto tecnico discreto (senza alcun cambiamento rispetto al prequel, così come il gameplay) fa da contorno al titolo, che tuttavia risente della mancata localizzazione in italiano e dell’assenza di veri e proprie novità. Peccato, ancora una volta, per l’occasione persa. 

Pregi

  • Trama intrigante e colma di colpi di scena
  • Personaggi ben caratterizzati

Difetti

  • Solo in inglese e giapponese
  • Senza novità di rilievo

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6,5

La recensione di Danganronpa 2: Goodbye Despair è stata scritta e curata da monsteruno per GameStorm.it, pubblicata il 12-09-2014

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