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Recensione di Criminal Girls: Invite Only

Titolo: Criminal Girls: Invite Only
Genere: RPG
Console: PlayStation Vita
Sviluppatore: Nippon Ichi Software Inc.
Publisher: NIS America
Data uscita: 6 febbraio 2015

L’apertura delle frontiere orientali ha portato, negli ultimi tempi, a una vera e propria invasione di titoli quanto meno atipici (per dirla con un eufemismo), icone della cultura giapponese che vengono proposti con uno sforzo minimo di adattamento alle console attuali, pronti per affrontare gli immensi mercati occidentali, fino a poco tempo fa vergini a tale tipologia di giochi. 

È questo il caso di Criminal Girls, produzione targata NIS America, rilasciata in Giappone vari anni fa addirittura su PSP e riproposto per popolare la vostra collezione anche su PSVita. 

Appena avviato il gioco comincerete ad assaporare la stranezza di cui il titolo è intriso, a partire dalla trama. Immaginate di vivere in un universo parallelo, un mondo in cui il lavoro rappresenta la vostra massima priorità. Poi una narrativa tanto prolissa quanto carica di humor (così come NIS America ci ha abituato con le sue numerose produzioni) vi porterà in men che non si dica agli inferi, luogo tanto inospitale quanto adatto alla vostra nuova missione. È proprio qui, infatti, che dovrete prodigarvi per tentare di rieducare una schiera di ragazze decedute prima che il loro destino sia segnato per sempre.

Nove ragazze per me posson bastare

Dovrete quindi prendere confidenza, poco per volta, con ciascuna delle nove ragazze protagoniste di questo Criminal Girls, acquistare la loro fiducia e quindi trasportarle fuori dall’inferno, dove potranno approfittare appieno della chance che le viene data.

Il gameplay consiste principalmente nell’esplorare i classici dungeons, aprire forzieri, incontrare e sconfiggere mostri e boss, trovare il modo di sbloccare le porte mediante semplici puzzle e quindi potenziare il vostro party. Il tutto con il baricentro nettamente incentrato sulle fasi di combattimento, organizzato sostanzialmente nel classico sistema a turni, in cui tuttavia il giocatore non sarà libero di scegliere le azioni dei membri del party, bensì verrà chiamato a scegliere tra le poche opzioni disponibili, le quali dipendono dal personaggio impersonato in quel turno. L’unico grado di libertà disponibile è la possibilità di swappare una ragazza con un’altra, fornendo così al gruppo il contributo di un elemento magari più avvezzo all’attacco piuttosto che un’altra che predilige la difesa, oppure una specializzata nelle magie e così via. La selezione dei personaggi (tra i 9 disponibili, piuttosto ben variegati l’uno dall’altro) al momento opportuno, quindi, assume un aspetto strategico nell’affrontare i combattimenti. Purtroppo però tutto ciò si rivela quanto meno ripetitivo, guastando ben presto l’esperienza di gioco.

In infermeria

Un altro ambiente degno di nota è rappresentato dall’infermeria, dove sono disponibili (tra un dungeon e l’altro) numerose azioni, quali il salvataggio, il negozio dove potrete acquistare oggetti curativi, l’area di riposo e la modalità motivation. Quest’ultima consiste nel motivare (appunto) le ragazze che volete e dovete aiutare, insegnando loro a combattere mediante lezioni su disciplina e tecniche speciali. Durante queste fasi dovrete partecipare a minigiochi simpatici e curiosi, tanto curiosi da sfiorare l’erotismo: spesso e volentieri, infatti, dovrete impegnarvi ad eliminare mediante il touchscreen delle creature che compariranno sullo schermo, atte a rappresentare le tentazioni che stimoleranno le vostre predilette. Così facendo, poco per volta, riuscirete nell’impresa di liberare la visuale che mostrerà così la vostra protetta, la quale si rivelerà in abiti piuttosto provocanti (come la classica uniforme da liceale piuttosto che in costume da bagno) e spesso e volentieri impegnata in pose provocanti e al limite della censura. Vi capiterà inoltre di doverle imbavagliare, anche se va detto che tutto ciò non va mai oltre il limite del censurabile.

Per quanto questi minigiochi rappresentino un piccolo diversivo, anche questi risultano essere ripetitivi e privi di mordente, così come il gameplay principale.

Grafica a mano

Tecnicamente il gioco si presenta bene, forte di una grafica disegnata completamente a mano e piuttosto bella a vedersi, dungeon compresi, anche se questi ultimi si rivelano un po’ troppo simili gli uni agli altri. Anche le animazioni dei vari personaggi, statiche e poco varie, porgono il fianco alle critiche di rito.

Un tantino sopra la media il sonoro, caratterizzato da brani musicali orecchiabili, anche se dopo poche ore risulteranno fin troppo ripetitivi. Anche il doppiaggio si stanzia su buoni livelli, seppur in lingua giapponese.

Tutto ciò vi accompagnerà per una ventina di ore, a patto di riuscire a chiudere un occhio (e forse anche l’altro) per gli eccessivi difetti di un gameplay poco avvezzo ad ammaliare il giocatore.

In conclusione, Criminal Girls è la classica stramberia giapponese che difficilmente verrà compresa appieno qui da noi. Un gameplay piatto e ripetitivo, che non riesce ad approfittare di spunti originali e di una narrativa tutto sommato brillante e umoristica, e un comparto tecnico discreto sono il biglietto da visita di questo titolo, incapace di convincere.

Pregi

  • Grafica curata, realizzata a mano
  • Sonoro discreto

Difetti

  • Gameplay ripetitivo

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6,5

La recensione di Criminal Girls: Invite Only è stata scritta e curata da monsteruno per GameStorm.it, pubblicata il 28-03-2015

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