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Recensione di The Order: 1886

Titolo: The Order: 1886
Genere: Action TPS
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: Ready at Dawn
Publisher: Sony
Data di uscita: 20 febbraio 2015

Al cinema con il pad in mano: The Order è difficile da inquadrare

Presentato all’E3 del 2013, The Order: 1886 è stato sicuramente uno dei giochi più attesi della nuova generazione di console, in questi anni oggetto di considerazioni altalenanti, vittima delle community, esaltato, criticato e fondamentalmente spesso etichettato come la “demo tecnica di PS4”.  

Analizziamo per un momento quello che abbiamo scritto nel titolo di questo paragrafo: “The Order è difficile da inquadrare” cosa significa? E’ la somma dei sentimenti che il gioco di Ready at Dawn ci lascia dentro dopo averlo concluso e teniamo a precisare che in tale affermazione non c’è nulla di negativo. Piuttosto è una considerazione enigmatica, come il gioco stesso che danza elegantemente in un limbo tra opera cinematografica e uno shooter in terza persona e risulta per questo difficile da definire. Proveremo ad analizzarne tutte le sfaccettature anticipandovi che, forse contro corrente (rispetto alla moda della “negatività” sempre più diffusa), siamo rimasti piacevolmente soddisfatti dal lavoro di un team che prima d’ora aveva realizzato progetti sì validissimi, ma soprattutto su console “minori” vedi Daxter, God of War: Ghost of Sparta e God of War: Chains of Olympus. Una cosa vogliamo però precisarla subito, ovvero che sarebbe riduttivo considerare The Order: 1886 una mera prova di forza delle qualità di PlayStation 4.

Un mash-up di leggende tra i fascinosi e “ordinati” incastri di Ready at Dawn

La storia che The Order ci vuole raccontare non è certo qualcosa di già visto. Il team ha in questo senso compiuto una vera impresa: rendere appetibili leggende “vecchie” che, pur mantenendo un loro indiscutibile fascino, avrebbero rischiato di annoiare se riproposte nella loro veste classica. Stiamo parlando di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, stiamo parlando di Jack lo Squartatore, del Sacro Graal, di Licantropi e Vampiri. A tutto ciò si aggiungono personaggi storici come Nikola Tesla e riferimenti illustri ad esempio a Charles Dickens, Thomas Edison e altri che arricchiscono tutto il contesto che fa da contorno agli eventi principali.

Fondamentalmente il plot narrativo è una storia di certezze che vengono a mancare, d’intrighi e cospirazioni, di giochi di potere, un susseguirsi incalzante di situazioni ambigue e misteriose che generano nel player un lecito dubbio: alla fine, cosa è giusto e cosa è sbagliato? “Noi” da che parte stiamo?

Analizzando quella che è la trama vera e propria, possiamo dirvi che le vicende sono ambientate in una timeline alternativa del 19° secolo, nella Londra del 1886 appunto. In quest’epoca esiste un Ordine di Cavalieri fondato secoli prima da Re Artù, con lo scopo di contrastare la minaccia dei “mezzosangue”, Lycan e Vampiri, fondamentalmente quindi “umani” in grado di mutare e di ottenere un’incredibile forza. I membri dell’Ordine sopravvivono alle epoche grazie alla Black Water, il Santo Graal, che conferisce a chi lo beve la capacità di rigenerare rapidamente le ferite e di prolungare la propria vita nei secoli rallentando l’invecchiamento. 

Non volendo parlar troppo della storia, in modo che possiate gustarvela pienamente, vi sveliamo solo che il protagonista, Sir Grayson Galahad, è uno dei più importanti tra i Cavalieri e come appare chiaro fin dai primi capitoli sì trova coinvolto in un susseguirsi di vicende che hanno l’incipit nella rivolta di Whitechapel e che causeranno l’evoluzione, per certi versi “obbligata”, del suo personaggio. Accanto a lui troveremo principalmente altri appartenenti all’Ordine, Sebastian Mallory alias Sir Percival, il marchese de Lafayette e Isabeau D'Argyll ma anche uomini “comuni” che non vi elenchiamo lasciandovi il gusto della sorpresa “in game”. 

Nel complesso il gioco alterna fasi pacate ad altre più frenetiche risultando credibile e soprattutto splendidamente cinematografico. Il finale a noi è piaciuto, è quello tipico di un prodotto che punta su un sequel, innalzando l’hype per un “ipotetico” secondo capitolo, già dalla conclusione del primo.

In merito alla longevità la nostra prova a livello difficile ci ha portato ai titoli di coda in circa 10 ore. Ammettiamo però che tanto tempo lo abbiamo perso ad ammirare la spettacolarità di tutte le ambientazioni. Una seconda run, o una prima “sbrigativa”, dovrebbe richiedere intorno alle 6 o 7 ore totali.

L’abuso del Cover System per un gameplay che poteva dare qualcosa in più

Il gameplay, pur essendo complessivamente più che positivo, è forse la parte meno riuscita del lavoro di Ready at Dawn. Le fasi di gioco shooter, condite da quick time events, da fasi stealth e da sezioni puramente esplorative (anche se indirizzate su binari ben precisi), sono impostate su un cover system che non ha nulla di particolarmente innovativo. Non consideriamo negativa l’assenza di novità in senso stretto, quanto il ripetersi di situazioni simili per tutta la durata dell’esperienza video ludica. Gli scontri, anche se offrono nemici diversificati, dal soldato semplice al fuciliere passando per il “corazzato” ecc., finiscono per assomigliarsi tutti: stare riparati e sparare alla cieca o uscire dalla copertura per colpire in modo più preciso sono state le azioni che abbiamo ripetuto più spesso, alla fine in modo quasi meccanico, perdendo parte del sentimento che invece avrebbe dovuto caratterizzarle.

Al di là di questo l’anima shooter del gioco è comunque divertente, grazie ad armi, primarie e secondarie, abbastanza varie: tra queste, il Fucile a Termite e la Lancia a Induzione rappresentano le più particolari e offrono al player quel pizzico di varietà che serve a spezzare la suddetta monotonia. 

Un piccolo problema a essere sinceri l’abbiamo trovato anche qua: non c’è un bilanciamento ben realizzato e quando ci viene data la possibilità di scegliere tra più bocche da fuoco, ci troviamo a usare quasi sempre le solite, nonché le più affidabili, il Revolver M4 “Dragon” tra le secondarie (ogni colpo a segno è una kill) e il Fucile M2 Falchion tra le primarie.

Alle fasi TPS si alternano, come anticipato prima, sezioni stealth, o per meglio dire, forzatamente stealth. Pur essendo interessanti da fare e belle da vedere, non c’è libertà di scelta. Si deve agire obbligatoriamente in incognito per evitare che la missione fallisca e di rincominciare quindi dall’ultimo checkpoint. Certo, è anche vero che in determinati frangenti è la storia a “comandare” e tutto ruota in funzione di essa, per renderla il più credibile possibile.

Segnaliamo inoltre alcune fasi in cui si sente la totale assenza di libertà, dove, ad esempio, non si può nemmeno scegliere la propria andatura, se camminare o se correre.

Come già saprete, non è presente nessuna modalità secondaria single player o multi player.

Curato nei minimi dettagli e un realismo mai visto prima … ma anche The Order non riflette

Iniziamo subito dall’unico aspetto negativo relativo al comparto tecnico. Anche nel lavoro di Ready at Down mancano le immagini speculari del nostro personaggio (e degli altri) nelle superfici riflettenti. Specchi, pozzanghere e vetrate mostrano solo immagini delle ambientazioni.

Lasciando da parte questa piccolezza, The Order: 1886 è di certo la prima vera dimostrazione dell’estetica che la nuova generazione può raggiungere. Ogni minimo dettaglio è curato in modo incredibile con un connubio tra texture e poligoni ai limiti del fotorealismo. I personaggi primari e secondari sono perfettamente realizzati e mossi da animazioni facciali ottime. Le ambientazioni della Londra alternativa sono un mix tra lo steampunk e il vittoriano e pur nel loro anacronismo, appaiono davvero credibili. Quando il paesaggio si apre e ci mostra l’orizzonte sembra quasi doveroso impiegare dei minuti ad ammirare il tutto: una palette cromatica mai piatta, giochi di luci e ombre, effetti particellari e filtri sono veramente impressionanti. Il frame rate è decisamente stabile sui 30fps. Vogliamo condividere con voi un commento “ignorante” a caldo che abbiamo rilasciato su Facebook a chi ci chiedeva com’era il colpo d’occhio del gioco:

“Esteticamente è da frantumazione istantanea della mascella che si spiaccica per terra nell'atto di lasciarti a bocca aperta”. (G-PqV)

Il motore fisico si comporta bene nelle dinamiche degli scontri a fuoco, con scenari spesso colmi di elementi distruttibili che ne aumentano il realismo. Un po’ meno riuscita è l’interazione con gli oggetti caduti sul suolo, come ad esempio bottiglie o piatti, che si spostano con troppa leggerezza al minimo contatto.

A rendere il tutto ancora più cinematografico ci pensa il comparto audio: i rumori ambientali sono ricreati in modo quasi perfetto, dal miagolio dei gatti, allo scricchiolio di un pavimento in legno. 

I doppiaggi in lingua italiana, stranamente, non hanno nessuna caduta di stile e i dialoghi sono davvero bene interpretati e carichi di sentimento. 

Infine, la soundtrack, caratteristica e delicata, varia dal toccante all’incalzante in base alla situazione di gioco.

In sintesi:

C’è poco da girarci intorno, The Order: 1886 è una grande produzione. E’ indiscutibile che i ragazzi di Ready at Dawn abbiano fatto un buonissimo lavoro, sotto tutti i punti di vista. Qualche sbavatura soprattutto in certi elementi del gameplay c’è, è ovvio, ma crediamo che siano comunque delle ottime fondamenta su cui lavorare per eventuali seguiti. Peccato per la longevità non eccessiva che unita a un prezzo importante di Day One (70€), mettono più di un dubbio sull’acquisto immediato del gioco. In ogni caso lo consigliamo assolutamente, soprattutto quando il prezzo sarà più appetibile. Del resto, l’assenza di un multiplayer non spinge certo ad averlo subito.

Pregi:

  • Un mix di leggende “vecchie” rese intriganti tramite espedienti davvero originali.
  • Gameplay divertente ma…
  • Cinematografico in tutti i suoi aspetti audio/video.
  • Esteticamente sublime, una dimostrazione di forza di PS4.

Difetti:

  • I “binari”  si sentono e a volte sono troppo limitanti.
  • …troppo impostato su un cover system che ha poco di innovativo.
  • Rigiocabilità scarsa e longevità non eccezionale.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 8

La recensione di The Order: 1886 è stata scritta e curata da Gabriele.Eltrudis per GameStorm.it, pubblicata il 28-03-2015

Commenti sulla recensione (4)

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Commenti
avatar di Superluca89
09-11-2015
Superluca89

Fantastico a dir poco. Si aspetta con ansia il due perché di punti negativi su questo gioco credo di non esserne riuscito a trovare, forse l'unica pecca è riguardo al multiplayer, ma niente è perfetto

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avatar di _Salvo_
15-04-2015
_Salvo_

un gioco bellissimo, chiunque deve averlo nella propria collezione, grafica cinematografica; il gioco ti prende in una maniera incredibile...unica pecca la longevità e i troppi video...resta per adesso il miglior gioco!!

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avatar di xReDThunder
08-04-2015
xReDThunder

Giocato su play di un amico. Gioco con moltissime potenzialità, indubbiamente il miglior gioco su ps4 (momentaneamente, speriamo..) Sembra di essere in un cinema, mamma mia che grafica !! Purtroppo a parer mio è un pò corticino (sono andato circa 3-4 volte a casa del mio amico e ci ho giocato per circa 2 ore a ''seduta''), però tuttavia se dovrei consigliarlo a qualcuno direi assolutamente di prenderlo, bellissimo. Quoto con la recensione, voto finale 8 ;)

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avatar di mungimungi
28-03-2015
mungimungi

Sono sostanzialmente d' accordo con la recensione . Ci gioco da un po di tempo e devo dire che tutto sommato mi riesce a divertire. Peccato per il multiplayer.

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The Order: 1886

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Valutazione del gioco 8.4

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