GameStorm

Recensione di SUPERHOT

Titolo: SUPERHOT
Genere: Sparatutto in prima persona
Piattaforma: PlayStation 4 (versione testata), Xbox One, PC
Sviluppatore: Superhot Team
Produttore: Superhot Team, IMGN.PRO (retail)
Data d’uscita: 21 luglio 2017 (PS4), 3 maggio 2016 (XB1), 25 febbraio 2016 (PC)

 

SUPERHOT, SUPERHOT, SUPERHOT, SUPERHOT, SUPERHOT

Dopo poco più di un anno rispetto al lancio della prima versione per PC, SUPERHOT  è finalmente arrivato anche su PlayStation 4.

Il progetto è nato nell’agosto 2013, durante una settimana di “game jam” dedicata al mondo degli FPS. Inizialmente il gioco era un semplice prototipo di un browser game, con appena tre livelli, ma ha comunque colpito diverse testate internazionali quali Kotaku e Wired, giusto per citare le più importanti, aumentando notevolmente la sua notorietà. Nel 2014 il Superhot Team (studio indipendente) ha deciso di aprire una campagna crowdfunding su KickStarter, per trasformare il suddetto “esperimento” in un gioco vero e proprio. Il pubblico ha accolto con grande entusiasmo l’iniziativa e, alla fine della raccolta-fondi, il budget ha raggiunto quota 250.000 dollari. Il 25 febbraio 2016 arrivava finalmente la prima versione completa rilasciata su PC e, pochi mesi più tardi, più precisamente il 3 maggio, il titolo è approdato anche su Xbox One. Alla fine dell’anno il gioco ha ottenuto anche una versione VR utilizzabile con Oculus Rift, per poi essere proposto, recentemente, su PlayStation 4 e PS VR.

SUPERHOT ha l’ambizione di essere l’FPS più innovativo di sempre e, probabilmente, l’enorme successo conferma, in parte, questa velleità. Il punto di forza del lavoro del team è il proporre uno stile minimal attraverso un gameplay divertente e per niente scontato.

Vediamo ora i diversi aspetti più nel dettaglio.

 

La mente è software

La trama di SUPERHOT è una meta-narrazione dello stesso giocatore all’interno dei diversi stage che pian piano si affrontano. Lo scopo, quindi, è quello di impersonare se stessi all’interno del sistema. Il pretesto per l’incipit viene fornito da una chat tra amici, in una sorta di prompt DOS: viene proposta la possibilità di provare un gioco innovativo, al quale, però, si può accedere solo attraverso una crack. Purtroppo, questa presenta alcuni difetti e causa, inizialmente dei crash dell’applicazione, che vengono risolti con il successivo rilascio di una versione aggiornata. All’inizio di ogni stage vi è l’elemento che fornisce il filo conduttore della narrazione:  sono proposte delle brevi scritte corrispondenti a un possibile evento della vita reale, ad esempio una scazzottata in un vicolo o una rissa in un bar.

Nei primi momenti la trama non propone un adeguato appeal e, per cominciare ad avvertire il coinvolgimento, è necessario attendere qualche livello. Con il proseguire dell’avventura, il gioco prende una forma diversa da quella troppo semplice proposta nei momenti iniziali: il ritmo con cui il media viene offerto cresce, in un costante climax, fino ad avvertire una lieve dipendenza che spinge a proseguire/terminare l’avventura.

Sotto alcuni aspetti, inoltre, la narrazione è resa volutamente di difficile comprensione, proprio per far immergere maggiormente il gamer nel clima da “trip nerd”.

Purtroppo in questo tipo di giochi la trama viene spesso messa in secondo piano ma, fortunatamente, Superhot Team è riuscito comunque a trovare uno stratagemma che conferisce un senso all’intera opera (non vogliamo spoilerarvi nulla).

Nonostante questo, sono comunque presenti degli aspetti negativi da non sottovalutare. La durata della campagna principale è decisamente corta. Per completare il gioco, infatti, bastano poche ore. I livelli totali sono circa 30 con una ri-giocabilità praticamente nulla, se non per chi si fosse perso qualche piccolo passaggio della trama. Sono inoltre presenti modalità extra e sfide a tempo, utili ad aumentare la longevità del gioco.

Tirando le somme, a livello narrativo il titolo non è di certo un capolavoro, ma la scelta di proporre un format così particolare nel racconto è, di sicuro, curiosa e audace; da questo punto di vista, quindi è promosso… Ma con riserva.

 

A morte i “tizi rossi”

Il gameplay è certamente il punto di forza del gioco e, dopo i primi momenti non immediati utili perché il giocatore possa ambientarsi al meglio , l’esperienza risulta essere molto divertente e appagante. L’idea di introdurre un “atipico” Bullet Time all’interno di un FPS, con lo spostamento del tempo in funzione dei movimenti del proprio personaggio, è molto originale, e difficilmente si può trovare lo stesso tipo di esperienza in altri titoli.

Come detto sopra, i primi livelli di gioco sono “propedeutici” al resto dell’avventura, necessari per poter prendere confidenza con le meccaniche inedite di questo FPS. Oltre all’uso delle semplici armi da fuoco, è possibile combattere con Katane, ma anche utilizzando gli oggetti presenti, talvolta, nello scenario. Questi ultimi non hanno una funzione principale improntata sulle uccisioni, bensì possono essere usati per disarmare gli avversari, con eventuale acquisizione della bocca da fuoco da loro perduta, e per essere lanciati contro i proiettili nemici. Anche tutto l’armamentario principale può essere utilizzato in “modalità lancio”: in questo modo ogni oggetto è utile e, come nel caso della Katana, il giocatore si trova tra le mani un’arma a doppio uso. Inoltre, quest’ultima, se  sfruttata nel modo corretto e con il giusto tempismo, rende possibile tagliare i proiettili in arrivo, rendendoli così innocui.

Vi abbiamo già detto che la campagna principale presenta una difficoltà che aumenta di pari passo con il suo decorso. Inizialmente i nemici sono pochi, hanno armi di bassa potenza, in alcuni casi addirittura utilizzano solamente il “corpo a corpo”; con il progredire, diventano sempre di più e utilizzano armi ancora più potenti. Il Bullet Time, cardine del gameplay, è un elemento che si basa sull’astuzia e la capacità del giocatore di “studiare la scena”: riuscire a prevedere dove andranno i colpi nemici, grazie alla loro scia, permette di studiare tutte le azioni successive.

In alcuni casi, però, questo può  rappresentare un’arma a doppio taglio: trattandosi di un FPS, l’inquadratura frontale e non troppo ampia, purtroppo, consente sì di concentrarsi su quello che succede “di visibile” sullo schermo ma, allo stesso tempo, impedisce di notare l’avvicinarsi dei nemici alle spalle. Focalizzarsi troppo sulle proprie mosse e su quello che si vede può risultare dannoso, per cui, a volte, è molto utile anche fermarsi e per dare un’occhiata a 360°.

A mettere ulteriore difficoltà nelle gestione del gioco ci pensano i proiettili limitati, che costringono, talvolta, a cambiare tattica d’attacco, ad esempio a lanciare l’arma per allungare ulteriormente la sequenza di azioni che si possono compiere in quel determinato stage. Alla fine di ogni livello viene proposto un replay a velocità reale che, per certi versi, scimmiotta le scene dei film d’azione americani.

Purtroppo sono presenti anche degli aspetti negativi:, abbiamo notato che alcune armi risultano essere troppo sbilanciate in termini di potenza. Ad esempio il fucile automatico, dotato di una cadenza di fuoco talmente alta da dare, saltuariamente, l’impressione di essere più rapido anche dello scorrere del tempo stesso. Un altro caso simile di “over-power” è quello della Katana. Utilizzandola in modalità lancio, come spiegato precedentemente, è capace di eliminare parecchi nemici di fila.

A livello di difficoltà, quindi, il gioco ha i suoi pro e contro ma, quello che, a nostro parere, crea maggior dispiacere, è la scarsa varietà nelle azioni da compiere. Dopo pochi minuti, il gameplay viene spolpato completamente e si intuisce facilmente la soluzione migliore da adottare per ogni stage.

Vi sono, infine, alcune modalità extra che regalano sicuramente divertimento aggiuntivo e costituiscono, più che altro, delle sfide di abilità con se stessi. Sono presenti livelli dedicati esclusivamente a un certo tipo di arma, altri ai time-trial che a loro volta si suddividono nel conteggio del tempo reale e in quello dedicato esclusivamente alle azioni in movimento.

Risulta parecchio interessante anche la modalità libera, grazie alla quale si gioca in una sorta di arena con nemici che respawnano in continuazione, con la partita che termina solo alla morte dell’alterego virtuale del player.

 

Super Minimal

Il motore che muove SUPER HOT è Unity. La scelta degli sviluppatori è stata quella di proporre un’ambientazione decisamente minimal e un design identico dei personaggi. I modelli sono molto puliti e difficilmente ci si trova davanti a qualche bug fastidioso.

Segnaliamo frequenti  compenetrazioni che, in alcuni casi, impediscono l’eliminazione di un nemico che,magicamente, scompare dietro ad un muro per poi riapparire pochi secondi dopo.

Da un punto di vista artistico, affascinano le figure rosse dei nemici che staccano splendidamente su ambientazioni bianco/grigie. Anche l’effetto “distruzione/scomposizione” che caratterizza l’uccisione di un nemico è veramente piacevole da osservare. Ciò nonostante, questo punto di forza, a lungo andare fa storcere il naso: il gioco mantiene, nel complesso, le stesse strutture, perde di caratterizzazione, e. nonostante vari il design degli stage, sembra quasi di trovarsi sempre di fronte alla stessa scena.

Le interfacce sono estremamente essenziali e ricordano le schermate DOS, rappresentando un ulteriore scelta stilistica che il team  ha utilizzato per marcare il tema narrativo del gioco.

Da un punto di vista sonoro, SUPERHOT si dimostra affidabile, senza la presenza di bug o glitch. Le musiche enfatizzano l’azione di gioco, consentendo una maggiore immedesimazione del giocatore. Non mancano anche le soundtrack meno frenetiche: alcuni brani, infatti, trasmettono un senso claustrofobico. Gli effetti sonori sono ben realizzati, sia per quel che concerne le armi da fuoco, sia per quel che riguarda gli eventi legati alla trama. Un unico “rimprovero” va fatto alla continua voce di sottofondo che esclama SUPERHOT. Situazione simpatica inizialmente ma che, a lungo andare, diventa parecchio fastidiosa, tanto da scatenare sporadici rage-moment.

In sintesi:

Il concept di SUPERHOT è davvero interessante, una fresca novità nel  panorama degli FPS che, ultimamente, si riducono a semplici copia e incolla. Pur avendo una buona trama, però, dal punto di vista narrativo risulta carente, e in alcuni casi, il dipanarsi della story-line non è necessariamente funzionale al gameplay. Il vero punto negativo risiede però nei  pochi contenuti e nell’eccessiva ripetitività delle azioni da compiere. Tirando le somme, SUPERHOT si dimostra un titolo decisamente valido, e offre una piacevole variante di un genere ancorato, da molto tempo, su schemi triti e ritriti. Si piazza, di diritto, tra i migliori indie in circolazione.

Pregi:

  • Meccaniche innovative ma…
  • Trama interessante ma…
  • Concept semplice ma efficace.

Difetti:

  • …alla lunga troppo ripetitivo
  • …non proprio il massimo dal punto di vista narrativo.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7,8  (sulla scala degli indie)

TRAMA 7

GAMEPLAY 8,5

COMPARTO TECNICO 8

La recensione di SUPERHOT è stata scritta e curata da Albert91 per GameStorm.it, pubblicata il 01-08-2017

Commenti sulla recensione (0)

Ultimi commenti degli utenti

lascia un tuo commento


Scrivi un commento

Commenti
Messaggio non inserito o troppo corto.
 
 

×

SUPERHOT

  • Versione ps4 in esclusiva digitale
  • Data di uscita:
    19-07-2017
  • Categoria:
    sparatutto
  • Disponibilità per:
    PS4 XONE
  • Popolarità:
    0 %
  • ps4

Per effettuare questa azione occorre essere registrati.

×

Valutazione del gioco N/D

Valutazione personale N/D

Dai la tua valutazione a SUPERHOT
 

Elenco degli utenti collegati in questo momento su gamestorm

×