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Recensione di Dragon Quest XI

Titolo: Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta
Genere: Gioco di Ruolo
Piattaforma: PlayStation 4, PC, Nintendo Switch, Nintendo 3DS (solo in Giappone)
Sviluppatore: Square Enix
Produttore: Square Enix
Data di uscita: 4 settembre 2018 (PlayStation 4 e PC), TBA (Nintendo Switch)

Si concretizza l'operazione "rilancio"?

La serie Dragon Quest nasce in Giappone nel 1986 per NES. Da quel momento in poi, la saga ha influenzato tantissimi tanti giochi diventando, in breve tempo, un punto di riferimento per i JRPG.

Le curiosità intorno al brand sono davvero tante: fino al 2005, infatti, in Nord America era conosciuto come Dragon Warrior e a curare la direzione artistica è sempre stato presente Akira Toriyama, il papà di Dragon Ball.

In seguito all’enorme successo dell’ottavo capitolo che ha permesso di conoscere Dragon Quest anche in Europa, in molti ipotizzarono un’ascesa scontata per la serie, ma in realtà non è stato così: a partire dalla seconda metà della prima decade del 2000, infatti, la saga è approdata esclusivamente per le console Nintendo, sia portatili che casalinghe, non solo per quanto riguarda i capitoli principali ma anche per i numerosi spin-off. Questo fattore ha di fatto escluso il bacino d’utenza dei possessori di piattaforme diverse da quelle della Grande N e, si conseguenza, ne ha risentito l’appeal generale di Dragon Quest.

Con Dragon Quest XI, Square Enix ha però intenzione di intraprendere un cambio di rotta importante, non solo per quanto riguarda il gioco in sé, ma anche per gli obiettivi commerciali. Non è un caso, infatti, che la campagna pubblicitaria della compagnia sia stata molto “aggressiva”, segno che questa volta si vuole veramente convincere il pubblico, anche nell’ottica di produzioni future.

Le novità apportate al gameplay sono degne di nota ma, allo stesso tempo, permangono alcuni fattori storici che hanno caratterizzato l’opera nel corso degli anni. Proprio quest’ultimo punto, inizialmente, sembrava poter stonare con la suddetta politica di “rinnovamento” ma, questo azzardo, come scoprirete tra poco, si è rivelato una mossa vincente.

 

Una storia Lucente

DQ XI è ambientato nel Regno di Erdrea e pone i giocatori nei panni di un giovane, al quale è possibile assegnare liberamente il nome, con un particolare marchio nella mano sinistra. Il gioco, però, si apre anni prima rispetto agli eventi narrati nella lunga avventura. La madre del piccolo protagonista è costretta a scappare dal suo castello dopo l’attacco di feroci mostri, portando con sé il bambino. Durante l’inseguimento la donna muore, e il neonato rimane disperso nelle acque di un fiume. Fortunatamente viene trovato da un vecchio pescatore del villaggio di Roccapietra, il quale decide di accudirlo come se fosse un suo nipote. In seguito a un rito d’iniziazione che i giovani del paese intraprendono per sancire il passaggio alla maggiore età, il ragazzo scopre le sue origini e la natura del marchio: viene a galla quindi che l’adolescente è la reincarnazione del Lucente, un eroe che in passato salvò il mondo dalle forze del male. Il corposo “prologo giocabile” porta il protagonista dinnanzi al Re, al fine di richiedere il suo supporto in vista di una lunga e perigliosa avventura.

La trama, come da tradizione, si presenta molto fiabesca ma, allo stesso tempo, riesce a trattare diversi temi e a passare dai momenti più tristi a quelli goliardici senza mai risultare pesante. A differenza di molti giochi del genere, questa volta non si impersona solamente un semplice eroe contro il cattivo di turno, ma è anche necessario convivere con l’accusa di essere considerati la causa del possibile arrivo di nuove forze oscure. Per gran parte del gioco, inoltre, il protagonista deve capire il suo ruolo e in che modo compiere il suo destino. Fortunatamente non si tratta di un cammino solitario e, durante l’avventura, si forma una combriccola di personaggi particolari, ognuno dei quali è caratterizzato nel migliore dei modi ed è interessante, per tale motivo, scoprire sempre più dettagli sul passato pittoresco dei propri compagni.

Il protagonista, però, anonimo e senza voce, dialoga grazie al linguaggio dei segni: ci saremo aspettati che fosse delineata maggiormente la sua figura, visti i numerosi anni passati rispetto all’inizio della serie.

Quantificare la longevità di un titolo del genere è molto complicato. Oltre alla lunga campagna single player, la quale possiede anche un corposo post end-game, sono presenti tantissimi minigiochi e missioni secondarie, collezionabili da raccogliere e altro ancora. Non manca qualche momento “morto”, dove la frustrazione prevale rispetto al piacere di giocare, ma sono delle circostanze molto risicate data la marea di contenuti presenti.

Turni Pimpanti

Il gameplay di Dragon Quest XI ha delle radici ben ferme nella propria tradizione, ma presenta alcune meccaniche più moderne che si amalgamano bene con quelle old school.

La struttura di base è la classica della serie: il proprio party, fino a quattro personaggi, deve affrontare i nemici in base a dei turni stabiliti dalla velocità di ogni alleato e avversario, all’interno di un’area circoscritta da un cerchio. I comandi selezionabili sono quelli standard di un gioco di ruolo con attacchi fisici, incantesimi, tecniche più particolari, difesa e utilizzo degli oggetti. È, inoltre, possibile di assegnare delle istruzioni automatiche al proprio party che, fortunatamente, presenta un’intelligenza artificiale migliorata (così come l’IA dei nemici) e quindi non vengono sprecati oggetti o punti in maniera inutile. Da non mettere in secondo piano è la scelta dello schieramento, che consente di inserire in campo i personaggi riserva anche durante le battaglie.

Le novità principali, in termini di combattimento, consistono nei Poteri Pimpanti e nel controllo dell’inquadratura.

I primi possono essere attivati con il raggiungimento dello stato Pimpante, una particolare condizione che ogni personaggio ottiene dopo aver ricevuto un certo quantitativo di punti danno. Grazie ad essi ogni membro della squadra beneficia di un momentaneo miglioramento di determinate statistiche e, inoltre, può utilizzare delle tecniche potentissime in collaborazione con gli altri personaggi.

Il controllo della camera, invece, sembra più un tentativo di voler aggiungere un tocco action all’azione, senza però raggiungere il risultato sperato. Se inizialmente può dare l’impressione di avere un effetto nella battaglia, il controllo del personaggio risulta inutile ed ha uno scopo unicamente scenico. Fortunatamente è anche possibile mantenere l’inquadratura fissa, ed è quello che vi consigliamo per godervi maggiormente il gioco.

In generale, però, i combattimenti sono più dinamici e fluidi rispetto al passato, pur avendo ancora il sistema di turni di cui vi abbiamo parlato, il che non è di certo un punto a sfavore.

Dragon Quest XI, però, non è solamente combattimento, e come ogni gioco di ruolo che si rispetti ha una forte componente esplorativa. Sotto questo punto di vista, ci si aspettava un’ampissima mappa esplorabile liberamente, ma la realtà dei fatti non è esattamente questa. Attenzione però: il mondo di gioco è enorme ma, allo stesso tempo, le varie zone sono collegate attraverso dei caricamenti. Per sopperire a questo, le aree sono molto grandi e per esplorarle al meglio è necessario parecchio tempo. Inoltre, in alcuni frangenti sono sviluppate verticalmente, il che le rende ancora più particolari. Una novità riguardante gli spostamenti nella mappa risiede nelle cavalcature. In determinate zone, infatti, è possibile sconfiggere dei mostri, che sono visibili durante l’esplorazione, per poi poterli utilizzare come sistema di movimento. Questa funzionalità garantisce l’accesso in zone altrimenti precluse, utilizzando proprio le abilità uniche dei nemici.

Naturalmente non mancano i potenziamenti di vario tipo e la personalizzazione dell’equipaggiamento.

Nel primo caso i personaggi migliorano le proprie statistiche aumentando di livello o attraverso l’utilizzo di oggetti particolari. Al conseguimento di ogni livello, inoltre, si ottengono dei Punti Abilità che si possono utilizzare nell’apposita griglia, una sorta di alveare, in cui ad ogni esagono equivale una particolare abilità o miglioramento di statistica. Ognuna di queste richiede un quantitativo di punti differente, per cui è anche necessario un minimo di pianificazione per capire quali potrebbero essere più utili. Ogni personaggio può, infatti, utilizzare armi differenti, più una sorta di classe unica, il tutto atto a rendere ogni alleato unico e utile in battaglia.

La creazione di nuovo equipaggiamento, o il miglioramento di quello già in possesso, si effettua grazie alla Forgia da Viaggio presente negli Accampamenti. Attraverso questo particolare strumento è possibile avviare un minigioco nel quale si simula il lavoro di un fabbro per unire vari materiali e creare parti nuove. In base alla qualità della lavorazione si ottengono oggetti migliori che, inevitabilmente, vanno a influire sulle statistiche. Attenzione però: per creare gli oggetti è necessario possedere le relative ricette, un fattore che va ad incentivare l’esplorazione e il rapportarsi con gli abitanti del mondo di gioco.

Per quanto riguarda il livello di sfida e la difficoltà complessiva? Sin dalle prime battute è palese come le battaglie siano molto semplici e mostrino un’evidente disparità tra le capacità del party e quelle nemiche. Proseguendo con l’avventura questo dislivello si attenua leggermente ma, a parte qualche boss o dei mostri particolari, non sembra comunque mai mettere in pensiero il giocatore. Per rendere più appetibile il titolo anche a coloro che amano le sfide e l’impegnarsi al massimo, è stato utilizzato uno stratagemma molto interessante. Creando una nuova partita, infatti, è possibile impostare alcuni parametri supplementari di difficoltà, ad esempio ricevere la metà dei punti esperienza negli scontri etc., in modo tale da complicare l’avventura sin dai primi istanti. Nel caso, però, il titolo si rivelasse troppo complicato, è possibile rimuovere questi particolari accorgimenti in maniera definitiva (non si possono riattivare nuovamente in un secondo momento).

Sinfonia animata

Da un punto di vista puramente visivo, Dragon Quest XI è una vera gioia per gli occhi. Il gioco sfrutta una versione custom dell’Unreal Engine 4, il quale riesce a dare vita a un mondo ricco di colori e dettagli. Il tutto è accompagnato, ancora una volta, da Akira Toriyama. Grazie al suo tratto distintivo, le varie ambientazioni sono ricche e vive, differenti le une dalle altre. Proprio a tal proposito, il team di sviluppo ha creato le città che somigliano quelle reali. Il risultato è molto bello da vedere e anche da sentire. Ad esempio a Gondolia, la replica della nostra Venezia, i personaggi parlano un misto di inglese e italiano, offrendo dei dialoghi molto divertenti e caratteristici. Per quanto riguarda i personaggi, invece, c’è un netto miglioramento rispetto al passato, dove addirittura alcuni NPC importanti della storia avevano un design identico ai più comuni delle cittadine. Fortunatamente, oltre a una forte caratterizzazione del proprio party, anche il resto della popolazione ha ricevuto dei benefici, se pur talvolta permane la sensazione di essere di fronte a troppi “cloni”. Anche i nemici sono più numerosi e molto vari rispetto ai capitoli precedenti ma, andando avanti con la storia, è stato usato il vecchio trucco del semplice reskin dei nemici con un colore differente.

Sul fronte tecnico non abbiamo riscontrato grosse problematiche. Il titolo lavora a 30fps, sia su PlayStation 4 Standard sia su Pro, mostrando solo qualche tentennamento di frame-rate nella prima piattaforma. In generale, però, il gioco è molto godibile, e sembra di trovarsi veramente dentro il mondo di un anime.

La soundtrack è stata curata dal maestro Koichi Sugiyama, e vanta la presenza della Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra. Le tracce sono realizzate con la massima cura dei dettagli e riescono a coinvolgere il giocatore nel migliore dei modi. In alcuni passaggi, infatti, le musiche giocano un ruolo fondamentale anche nelle emozioni. Purtroppo, non si può dire lo stesso per alcuni brani utilizzati nelle fasi di gameplay e di esplorazione. Se pur caratteristici e, per alcuni, rielaborati quelli storici della serie, sono stati comunque impiegati i MIDI rendendo la qualità complessiva minore rispetto al resto.

In sintesi

Dragon Quest XI: Echi di un’Era Perduta è sicuramente il miglior capitolo della serie, moderno ma al tempo stesso legato fortemente alla  tradizione. I passi in avanti sono diversi e, in generale, la qualità complessiva è molto buona anche rispetto ad altri giochi presenti attualmente sul mercato. Non mancano di certo i problemi e alcune scelte discutibili appena abbozzate, come l’inquadratura mobile, ma rimane comunque un must-have per tutti gli appassionati del genere.

Pregi

  • La trama tiene incollati dall’inizio alla fine.
  • Ricco di contenuti.
  • Forte caratterizzazione di personaggi e ambientazioni ma…
  • Gameplay tradizionale ma ricco di risvolti.
  • Colonna sonora eccezionale ma…

Difetti

  • Le implementazioni moderne, a volte, non sono molto concrete.
  • Difficoltà molto bassa.
  • … il protagonista è ancora una volta troppo anonimo.
  • Ancora presenti i “cloni” e le re-skin.
  • … alcuni brani non sono abbastanza accattivanti come quelli orchestrali.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 9

La recensione di Dragon Quest XI è stata scritta e curata da Albert91 per GameStorm.it, pubblicata il 17-09-2018

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