GameStorm

Recensione di Darksiders II: Deathinitive Edition

Titolo: Darksiders II: Deathinitive Edition
Genere: azione-avventura
Piattaforma: PlayStation 4
Sviluppatore: Vigil Games
Publisher: Nordic Games
Data di pubblicazione: 27 ottobre 2015

Rieccoci all’ormai consueto appuntamento con “l’angolo delle remastered”, categoria di giochi divenuta praticamente la più prolifica degli ultimi tempi. Non passa mese, infatti, che non venga rilasciata una qualche riedizione migliorata di titoli appartenenti alla precedente generazione. Dopo aver già trattato Dishonored e Uncharted, è arrivata la volta di Darksiders II, riproposto su ps4 e xbox One in questa “Deathinitive” edition (chi sceglie questi nomi è un pazzo o un genio… o magari entrambi). Vale come sempre la solita premessa: non siamo qui a giudicare solamente il gioco in se ma anche, e soprattutto, il valore della rimasterizzazione, con tanto di upgrade grafici annessi. Non perdiamo dunque altro tempo in convenevoli e gettiamoci a capofitto in questo (vecchio) action/adventure dalla forte componente GDR.

Morte… Morte ovunque

Leggenda vuole che Darksiders 2 sia stato il gioco alla base del fallimento di THQ; questo non per le scarse qualità ludiche del prodotto, ma per via delle troppe speranze che la defunta casa statunitense aveva riposto in esso. A fronte di una situazione economica già grave e di un investimento che non seppe dare i suoi frutti, Darksiders 2 (le cui vendite non corrisposero minimamente alle aspettative) fu la proverbiale goccia che portò al tracollo finanziario della software house, con grande dispiacere di tutti gli affezionati. Insomma, Morte (protagonista dell’avventura) aveva ucciso letteralmente uno dei colossi del settore, diffondendo così il timore di non riuscire mai più a vedere un eventuale e necessario Darksiders 3. Almeno fino ad oggi: Nordic games, attualmente in possesso del brand, ha voluto riproporre non senza un motivo questa Deathinitive edition; se infatti uniamo l’uscita della remastered alle indiscrezioni degli ultimi giorni secondo cui è imminente l’annuncio del tanto atteso terzo capitolo, è facile capire che l’intera operazione serva come pretesto per rilanciare un nome rimasto fin troppo tempo sopito nelle tenebre…

Ma passiamo dalla storia reale quella fittizia: In Darksiders 2 impersoneremo Morte, come già accennato precedentemente, secondo dei 4 cavalieri dell’apocalisse a entrare in azione nella serie. Il suo compito sarà quello di riabilitare il fratello Guerra che, come già saprà chi ha giocato al primo episodio, è stato ingiustamente accusato di aver provocato la fine del così detto “terzo regno”, quello degli uomini, piombando sulla terra nel bel mezzo di un conflitto tra angeli e demoni. E mentre egli cerca di dimostrare la sua innocenza e scoprire chi ha tramato l’estinzione del genere umano, Morte (il cui viaggio si compie contemporaneamente a quello di Guerra) tenterà di riabilitare il fratello riportando in vita le anime della razza sterminata. Ma… il prezzo da pagare sarà altissimo.

A differenza di quanto accadeva nel primo Darksiders, che si dimostrava più classico nello svolgimento narrativo in quanto completamente legato alle sequenze di intermezzo, In questo seguito si ha una svolta più da GDR; i filmati non sono comparsi, ma gran parte dei dialoghi vengono portati avanti dal giocatore stesso, che approcciandosi ai personaggi seleziona gli argomenti da approfondire. Nulla che ricordi anche solo vagamente i vari Follout o Mass Effect, dato che non vi saranno conseguenze di nessun tipo alle nostre scelte. Inoltre, questo nuovo approccio spezza un po’ troppo il ritmo della narrazione che l’ottimo doppiaggio (sia inglese che italiano) ed un livello di scrittura sicuramente sopra la media rendono questo gioco e il primo Darkiders prodotti molto più gradevoli di tanti altri appartenenti al medesimo filone. A questo dobbiamo aggiungere, purtroppo, una trama di per se poco coinvolgente a causa della poca originalità e di uno svolgimento abbastanza lento o comunque privo di particolari guizzi creativi.

Un’altra differenza fondamentale col predecessore è relativa al contesto dove si svolgono le vicende. Se il primo aveva ambientazioni di tipo Fantasy-Urbano, capaci di mischiare elementi fantastici ad altri più realistici, qui ci si spinge nel regno del Dark Fantasy puro. L’atmosfera è cupissima, e a parte un brevissimo frangente, l’intero gioco si svolge tra boschi incantati, abissi oscuri, regni infernali e città angeliche. La preferenza tra l’uno e l’altro di questi approcci è legata unicamente al gusto del giocatore, visto che il livello qualitativo resta elevato in entrambi i casi.

Il mietitore mascherato

Il gioco non si discosterebbe molto dal prequel, se non fosse per una componente GDR molto più marcata. Ma cominciamo dalle basi.

Fondamentalmente, DS2 è un action adventure con l’aggiunta di sessioni platform riprese direttamente da Prince of Persia. Morte può dunque correre sui muri, roteare su pali verticali e scalare colonne di legno. Non si tratta di sessioni particolarmente impegnative; le arrampicate consentono semplicemente di spostarsi tra i vari livelli che costituiscono le ambientazioni e servono a rendere gli spostamenti più divertenti. Insomma non costituiscono una vera e propria sfida, non richiedono particolare tempismo o precisione. Da questo punto di vista il valore ludico che caratterizzava l’opera ubisoft qui è assente, e il platforming è ridotto a mero strumento scenografico (sebbene estremamente efficace in questo senso).

Riguardo l’azione, Morte può attaccare i nemici non tramite la solita combinazione di attacchi deboli e forti, ma alternando tra di loro le due armi che può equipaggiare contemporaneamente. Alcune di queste sono pesanti e infliggono un danno maggiore, altre invece consentono fendenti più rapidi a discapito della potenza. Tra falci, martelli, spade e lance ve ne saranno anche alcune con caratteristiche specifiche (possessione, danno elementale, bonus passivi e così via). La quantità di strumenti offensivi che troveremo durante il viaggio è impressionante e spesso avremo l’imbarazzo della scelta data l’immensa possibilità di personalizzazione offerta dal titolo. Come se non bastasse potremo potenziare pure Morte stesso tramite pezzi di armatura lasciati cadere dai nemici sconfitti o nascosti all’interno degli scrigni sparsi in giro per il mondo.

Utile anche la capacità di schivare gli attacchi avversari, che se eseguita nel modo corretto consente di contrattaccare con una potente falciata. Peccato per l’assenza di un pulsante dedicato alla parata, cosa che avrebbe reso i combattimenti molto meno frustranti (problemi di telecamera e una certa difficoltà a leggere bene il pattern di attacco dei nemici rendono gli scontri talvolta difficili da gestire).

La parte adventure è sicuramente quella che caratterizza la maggior parte dell’esperienza. Il mondo di gioco è vasto ma non così tanto da risultare dispersivo o complesso come quello di alcuni GDR puri. Ognuno dei regni che andremo a visitare vanta tratti estetici peculiari, anche se non vi sarà difficile riconoscere il medesimo stile architettonico nelle varie ambientazioni accessibili. Questo dona una certa coerenza di fondo al tutto che però, talvolta, sfocia nella ripetitività.

Le strade percorribili generalmente sono limitate e seguendo la bussola arriveremo a destinazione senza il minimo problema. Tuttavia, oltre ai dungeon principali ne sono presenti molti altri che nascondono missioni secondarie, alcune delle quali sbloccabili dopo aver interagito con certi personaggi o portato a termine compiti specifici. Generalmente i premi messi a disposizione o i nemici contenuti in queste roccaforti non si adattano al nostro livello di combattimento, quindi è bene completare una missione opzionale il prima possibile (con l’esclusione di un paio di eccezioni).

Consigli a parte, la struttura interna dei dungeon ospita una serie di enigmi ambientali abbastanza semplici da risolvere, ma anche una buona quantità di corridoi e passaggi segreti che ci costringeranno a lunghe traversate. In questo senso, il livello di sfida è di media entità e una volta imparato a padroneggiare le varie abilità che acquisiremo andando avanti nell’avventura non sarà difficile superare anche gli ostacoli più “ostici”.

Un’edizione poco definitiva

Ed eccoci giunti al paragrafo più importante (ovviamente in relazione al tema “remastered”); quello dedicato ai miglioramenti grafici. Stavolta spenderemo poche e semplici parole, perché, purtroppo, c’è veramente poco da dire. A parte la promessa apparentemente non mantenuta di conferire al titolo un maggior equilibrio per quanto riguarda la gestione dell’equipaggiamento, l’upgrade che era lecito aspettarsi non sembra essere stato realizzato. Intendiamoci, l’aumento di risoluzione e una maggior definizione delle texture sono senza dubbio traguardi raggiunti. Tuttavia, non si capisce bene perché il gioco resti bloccato a 30 FPS quando un GOW 3 a caso riusciva a infrangere quella barriera senza problemi. Inoltre persiste il medesimo problema che aveva già afflitto l’originale Darksiders 2; una scelta cromatica e un contrasto non sempre ben calibrati che impediscono di godere di alcune delle azioni più spettacolari (provate a seguire una qualsiasi esecuzione e diteci se riuscite a cogliere ogni minimo movimento). Insomma, in termini di pulizia visiva non sono stati fatti enormi passi avanti, ed è un peccato.

In DEATHinitiva (che battutone), siamo di fronte ad una sorta di versione 1.2 dell’originale darksiders, da acquistare solo per il basso prezzo (in caso di nuovi giocatori) o per finanziare lo sviluppo di DS3 (in caso siate già appassionati). Tuttavia, resta discutibile la poca cura investita nello sviluppo di questa operazione, soprattutto se lo scopo era quello di dare nuova linfa a un brand tanto sfortunato. Per rinvigorire il nome Darksiders, quale migliore occasione di una remastered pompata al massimo per impressionare vecchi e nuovi giocatori? Evidentemente qualcuno avrà pensato che il livello raggiunto sarebbe stato sufficiente, ma se consideriamo le capacità delle nuove console e altri esempi di edizioni definitive ben più pregevoli, sembra che non vi possano essere scuse: i motivi per arrivare all’acquisto restano quelli sopra esposti, e sono comunque validi, ma per la prossima volta cerchiamo di offrire qualche cosa in più!

Pro

  • Un action adventure tra i più complessi
  • Tanti segreti
  • Comparto artistico di prim’ordine

Contro

  • Il lavoro di restyling delude le aspettative
  • Combat system a tratti frustrante
  • Narrazione di qualità altalenante

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 7

La recensione di Darksiders II: Deathinitive Edition è stata scritta e curata da loaldnt per GameStorm.it, pubblicata il 07-02-2016

Commenti sulla recensione (0)

Ultimi commenti degli utenti

lascia un tuo commento


Scrivi un commento

Commenti
Messaggio non inserito o troppo corto.
 
 

×

Darksiders II: Deathinitive Edition

  • Immagine della copertina del gioco Darksiders II: Deathinitive Edition per PlayStation 4

Per effettuare questa azione occorre essere registrati.

×

Valutazione del gioco 8

L'ultimo voto è stato 8 dato da GianmarcoCifola

Valutazione personale N/D

Dai la tua valutazione a Darksiders II: Deathinitive Edition
 

Elenco degli utenti collegati in questo momento su gamestorm

×