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Recensione di Call of Duty: Infinite Warfare

Titolo: Call of Duty: Infinite Warfare
Genere: Sparatutto in prima persona (FPS)
Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One, PC
Sviluppatore: Infinity Ward
Publisher: Activision
Data di uscita: 4 novembre 2016

Un’uscita senza il botto

Call of Duty: Infinite Warfare si è ritrovato ad essere lanciato in un mercato pieno fino all'orlo di giochi della concorrenza, il genere degli FPS, infatti, non è mai stato così zeppo di titoli di grande abbondanza come lo è ora. Si era abituati a vedere CoD come un gentleman alla moda: arrivavasempre in elegante ritardo e rubava completamente la scena agli altri titoli. Questa volta, invece, nonostante una campagna stellare e grafica eccezionale, Infinite Warfare non solo non riesce ad affiancarsi in punta di piedi con migliori shooterdel 2016, ma non può nemmeno competere con i propri cavalli vincenti, in particolare quello fornito in dotazione nella scatola da 70€ e cioè il remake di Modern Warfare.Di sicuro non è un caso che la versione rimasterizzata di Modern Warfare stand-alone non esista e, per questo, non si possa comprare se non insieme al titolo principale nella Legacy Edition. Un vero peccato perché Raven, la compagnia che si è occupata della riedizione, non si è limitata a un’aggiustata alle texture, ma ottimizzando anche il motore grafico, ha riportato alla luce un capolavoro in grado di lasciarsi alle spalle non solo il “main game” ma anche tanti altri titoli appena usciti.

Al momento questo CoD (come sempre) è entrato nel mirino degli haters, raggiungendo i 3,5 milioni di dislike nel trailer di annuncio del gioco. Solitamente però, questo titolo è da sempre stato in grado di smentirli a pochi giorni dal lancio cosa che, questa volta, forse non capiterà o, almeno, non efficacemente come al solito.

 

Un CoD “spaziale”

Mentre la serie di Call of Duty è diventata famosae amata soprattutto per la sua intensa azione multiplayer, è una piacevole sorpresa che si sia cercato di migliorare (si vedrà in seguito se con successo o meno) la qualità delle campagne in singleplayer.

La trama generale è davvero basilare: la razza umana, semplicemente, non riusciva a smettere di saccheggiare la Terra e, di conseguenza, ha deciso di “ramificarsi” su tutto sistema solare per estrarre le risorse offerte dallo spazio (piuttosto che imparare a riciclare…). Mentre nel mondo unito si è formata l'UNSA, è nata anche una fazione scissionista malvagia, la Settlement Defence Front, guidata dall’antagonista, l’ammiraglio Kotch, a cui è stato dato il volto di Kit Harrington (noto soprattutto per aver interpretato Jon Snow in Game of Thrones).

Sfortunatamente la narrativa in sé stessa è davvero “di poco spessore”, per nulla aiutata dal fatto che il nemico principale, il suddettoKotch, oltre a vedersi davvero poco, passi più tempo a gridare da un piccolo schermo in alto a destra del nostro HUD (come uno YouTuber arrabbiato -ndr-) che ad essere una presenza realmente intimidatoria o pregna di motivazioni “tangibili”. In sostanza,un Kit Harrington davvero “sprecato”.

La mancanza di una “minaccia” tangibile da combattere nell’immediato dà alla trama principale lunghi periodi “vuoti” in cui quasi non ci si ricorda dove si sta andando tuttavia colmati dalle ottime prestazioni fornite dalla squadra i cui dialoghi e caratteristiche personali intrattengono abbastanza da godersi il viaggio.

E3N (Ethan), il carismatico Androide, è il fiore all’occhiello del titolo con le sue battute davvero divertenti e il suo particolare rapporto col protagonista Nick Reyes può davvero essere, in determinati momenti, sorprendentemente toccante.

Ciò che aiuta ancora di più a godersi appieno i vari personaggi e rende le cinque/sei ore di campagna principale piuttosto coinvolgenti, è la quasi totale assenza di schermate di caricamento. Infinite Ward merita davvero un grande plauso per il modo in cui è riuscita a mascherare i tempi di loading dietro le transizioni in-game, ad esempio quando Nick Reyes passa dalla sala di controllo al suo jet da combattimento. Questo, aiuta a tenere il giocatore sempre “al centro dellabattaglia” invece che seduto a fissare una barra di caricamento.

Innovazioni nel single-player

A livello di gameplay, ci sono piccole differenze rispetto ai capitoli precedenti che abbiamo ritenuto davvero comode. Il reticolo di puntamento, ad esempio, adesso è dotato di un sistema di luci che aiuta a capire meglio quando si è ucciso un target: lampeggia in bianco per il colpo generico, in giallo per segnalare che si è ferito il bersaglio in modo grave e in rosso per il colpo fatale.

Ci sono anche nuove armi a nostra disposizione. Assieme a tutte le pistole futuristiche e bocche da fuoco energetiche, sicuramente i “giocattolini” più notevolipropositi da Infinity Wardsono i Seekers, granate, simili a ragni letali, in grado di cacciare e agganciare il bersaglio più vicino e farlo esplodere in mille pezzi.

Altra apprezzabile aggiunta è concernente l’HUD che ora rivela le informazioni delle uccisioni con granata. Dopo un’esplosione, lo schermo mostra delle piccole croci a segnare ogni nemico ucciso e degli indicatori gialli per quelli, invece, feriti gravemente, così da saper subito dove dirigersi per finire “il lavoro”.

Belle, inoltre, anche le missioni secondarie utili ad aumentare la longevità del gioco nonostante si riducano, purtroppo, a due tipologie di compiti:

  • Assaltare le navi dei Settlement Defence Front a gravità zero aiutati da un rampino per muoversi negli spazi aperti.
  • Salire a bordo del caccia spaziale del capitano Reyes, il Jackal, e ingaggiare i velocissimi dogfight dei ribelli.

Certo, gli sviluppatori avrebbero potuto fare molto di più da questo punto di vista poiché, anche se queste missioni aggiuntive sono inizialmente davvero coinvolgenti e utili a recuperare equipaggiamenti vari, in breve tempo diventano davvero molto ripetitive e noiose. Davvero un gran peccato: c’era un buonissimo potenziale di idee da sfruttare ma purtroppo è andato sprecato.

 

Ma le innovazioni non bastano

Nonostante si noti che Activision e Infinite Ward abbiano tentato di dare una propria dignità al singleplayer che per tanti anni era stato messo nel dimenticatoio per dar rilievo al multiplayer, il tutto è stato fatto con davvero poco coraggio. Il gioco è sempre troppo simile a sé stesso, ancorato ai soliti lunghi corridoi e a un’intelligenza artificiale piuttosto deludente.

La nuovissima ambientazione nello spazio non viene assolutamente ben contestualizzata come in Black Ops 3(giusto per fare un esempio). Il risultato è il manifestarsi di una caratterizzazione Sci-Fi poco credibile e non un futuro a noi vicino in cui immedesimarsi. La story-line è eccessivamente lineare, senza colpi di scena ed infarcita del solito “visto e rivisto” tipico dei racconti di guerra. Sia il protagonista sia l’antagonista del titolo sono rappresentati in maniera tanto superficiale che, a fine campagna, l’unico componente della squadra che resta in mente è l’androide Ethan. Non è comunque abbastanza da rendere l’esperienza globale davvero memorabile. Non c’è pathos, non c’è profondità, non si ha mai la sensazione che il team sia stato impavido nello sfruttare bene l’habitat scelto, rintanandosi, come al solito, in una formula già rodata ma sorpassata, vecchia e realizzata in modo molto più efficace in altri titoli della concorrenza.

È vero che sono presenti tutti gli elementi che hanno reso CoD uno degli shooter più popolari delle scorse generazioni ma quello che traspare è che il team ne abbia abusato e, in pratica ci si trova ad avere in mano a prezzo pieno un semplice copia/incolla dei titoli precedenti cui è stata aggiunta qualche scopiazzatura da altri giochi.

La feature più bella di tutta la campagna principale arriva, inspiegabilmente, alla fine della stessa, ed è talmente interessante, che proprio non si capisce il perché della scelta di non inserirla all’inizio del gioco: la difficoltà Specialist.

In Specialist il gameplay cambia totalmente, le hitbox diventano davvero importanti e il gioco si tramuta ad un’esperienza davvero molto più realistica. Una ferita agli arti inferiori, può debilitare tanto da non poter più correre o saltare, un colpo in testa è letale, se il nemico vi colpisce l’arma, può farvela volare via di mano quindi va da sé che tutto questo spinge il giocatore a usare efficacemente ambiente e gadget vari per sopravvivere. A tutto ciò si unisce il fatto che è stato tolto l’autoregen della salute quindi si è spronati a cercare i medikit in giro per la mappa per curarsi. Queste novità della Specialist la rendono un’esperienza davvero unica e divertente, davvero un peccato che non le sia stato dato più spazio.

E finalmente il multiplayer (forse)

Purtroppo, molti giocatori si perderanno le varie innovazioni della campagna singleplayer per saltare immediatamente al famosissimo gioiello della corona della serie: il multiplayer di CoD. È, tuttavia, proprio in quest’ambito che si nota tantissimo l’immensa crisi in cui è entrato il brand: ci siamo trovati di fronte ad un multiplayer più debole e deludente di quello di Call of Duty: Ghosts (e non era un’impresa facile).

Certo, a volte, il multi può essere tanto intenso, avvincente e positivamente frustrante, come i migliori titoli della serie ci avevano abituati, ma, per la maggior parte del tempo, purtroppo, è solamente banale, privo di ispirazione e, cosa peggiore, include un metagame profondamente sbagliato.

Infinity Ward ha preso ispirazione da Advanced Warfare nella varietà di armi ma nell’attuazione della loro implementazione ha creato un sistema terribilmente squilibrato che trasforma questo multiplayer in un semplicissimo e ingiusto pay-to-win.

In Advanced Warfare ogni arma ha numerose mod, ogni modifica offre miglioramenti di qualche statistica a spese del downgrade di altre caratteristiche (ad esempio un miglior range ma minor stabilità) e questo assicura che il combattimento Player vs. Player resti sempre bilanciato perché non esistono armi “migliori” ma solo diverse.

In Infinite Warfare, invece, le modifiche migliorano l’arma di base senza aggiungere nessun malus, alcun downgrade.Ciò significa che se il giocatore si trova davanti ad un nemico con la stessa arma ma che ha comprato una buona mod, ci sono molte più possibilità che vinca chi ha l’arma moddata. La versione “Epic” dell’ERAD SMG, ad esempio, includeun fucile a canna come arma interamente aggiuntiva nonché un ridottissimo rinculo.

Se a questo ci si aggiunge che la strada per il recupero di qualche mod è lunghissima (ci vogliono ore per essere in grado di potersi permettere un singolo upgrade per l’arma)non ci si stupisce per nullase molti giocatori pensano alle microtransazioni poco tempo dopo aver fatto partire il gioco.

Infinity Ward, inoltre, non fa che incoraggiare la cosa poiché offre a chi compra il Season-Pass 1,000 crediti da utilizzare proprio per le microtransazioni, sistema orribile che toglie il gusto del brivido della progressione.

È davvero tragico che la squadra che porta il nome dello sviluppatore rivoluzionario per quanto riguarda il mondo dei multigiocatore degli shooter nel 2007, non riesca più a mettere nel titolo una singola nuova idea propria. Al contrario, Infinity Ward ha semplicemente rimaneggiato concetti già implementati sia nei vecchi CoD, sia in giochi simili di altri brand ma non riesce minimamente ad avvicinarsi agli stessi livelli di perfezione e raffinatezza.

I RIGS, ad esempio, non hanno lo stesso forte “carattere” degli Specialists di Black Ops 3, per non parlare neanche della pletora di eroi caratteristici di Overwatch. In questo CoD ogni personaggio è simile agli altri, blando, poco interessante e non ci dà mai qualche buona ragione per “investire” su qualcuno inparticolare. Il wall-running è lento e mette il giocatore decisamente in posizione di svantaggio il che lo rende sicuramente peggiore di ciò che vediamo in titoli del calibro di Titanfall. Il tempo d’innesco delle granate e la gittata dell’arco continuano a essere fin troppo sballati.

Prendendo direttamente spunto dai MOBA, molte delle mappe di Infinite Warfare offrono un sistema a tre corsie, con “strozzature” lungo ciascun corridoio. La verticalità offerta in ogni livello è simile a quella di Black Ops 3 anche se molto più restrittiva di quella offerta da Titanfall 2: si ha come la sensazione che la meccanica di gioco sia un limite piuttosto che un vantaggio. Spesso ci si trova inspiegabilmente a non poter raggiungere alcune zone, anche se sia la corsa sul muro che il jetpack lo permetterebbero ampiamente.Quindi, alla fine, ci si ritrova ad usare sempre le solite dinamiche di “appostamento ed attesa” e per infierire, sono addirittura tornati gli odiatissimi quickscope di cui ci si era finalmente, con gioia di tutti, liberati; stesso discorso per le scorestreack, alcune scopiazzate quasi “pari pari” da Modern Warfare.

E non c’è sicuramente necessità di paragonare Infinite Warfare a titoli del calibro di Battlefield 1 o Titanfall 2 per vederlo “perdere” clamorosamente dato che, come già sopradetto, sta a chilometri e chilometri dietro a sé stesso se paragonato al titolo con cui esce in Bundle ovvero la remaster di Modern Warfare.

 

La vera “chicca” di Infinite Warfare

Quando ormai avevamo perso le speranze, in preda alla noia per “qualcosa di trito e ritrito” ci siamo trovati alle prese con la prima apparizione degli Zombie in un titolo Infinity Ward: Zombies in Spacelandè davvero una grande sorpresa. Ci si trova in un Luna Park a tema spaziale nei panni di quattro personaggi, stereotipati ma ben caratterizzati, invasi da orde di zombie e mostri vari che escono da scenari che si ampliano progressivamente, pieni di armi, diramazioni da sbloccare, enigmi e segreti. I protagonisti vengono attirati in un cinema dallo strano regista Willard Wyler e i film da lui proposti, altro non sono che le avventure che poi saremo “magicamente” catapultati a vivere in prima persona iniziando, appunto, con Zombies in Spaceland (e non è difficile ipotizzare come arriveranno le altre avventure del sinistro registaWyler in futuro…).

Le meccaniche di gioco restano le stesse delle varie esperienze della modalità Zombie di altri titoli ma la mappa è davvero molto bella, ampia ed estremamente ben strutturata nonostante non sfrutti in pieno il potenziale della verticalità. Lo scenario, strettamente connesso alla cultura pop anni ’80, è fresco, gradevole, colorato: visivamente molto piacevole, accompagnato da buone musiche anni ’80. Ovviamente anche qui si nota la mancanza di coraggio: Infinite Warfare sfrutta, come in tutto il resto del titolo, basi già consolidate in anni senza aggiungere nulla di davvero innovativo.

Comparto tecnico

Se la struttura a corridoio è utile per dare enfasi alle esplosioni varie e agli effetti su schermo (anche se la distruttibilità degli oggetti è rimasta in concreto inesistente) bisogna evidenziare come si notino varie imperfezioni e poca cura nelle animazioni, sia dei protagonisti sia dei nemici, soprattutto durante fasi molto concitate.

Sotto il profilo meramente tecnico salta agli occhi la volontà del team di puntare sui 60 fotogrammi per secondo, fissi, in qualsiasi condizione eppure, spesso, la ricerca della perfetta fluidità va a discapito di altro. Ad esempio, quando la scena coinvolge molti nemici o astronavi, si nota una sensibile riduzione della profondità delle texture (che si mostrano spesso poco definite e dettagliate) o delle complessità poligonali.

 

Un’occasione sprecata

Il fatto che un titolo che viene venduto (a 10 euro in più) nella stessa confezione di Infinite Warfare sia di gran lunga migliore rispetto al gioco “principale” è già di per sé davvero molto destabilizzante. Certo, Modern Warfare è ancora uno dei migliori CoD (se non dei top shooter in generale) mai fatti, però ci si aspetterebbe che un titolo che esce dieci anni dopo sia quantomeno in grado di competervi un minimo, e se nemmeno compete con sé stesso, figuriamoci se lo fa coi suoi “colleghi” tripla A.

A vederlo così, parrebbe che il problema di CoD sia che, negli anni, si è creduto che l’evoluzione di un gioco consistesse nell’aggiungervi complessità. Se si confronta questa tendenza a un titolo come Titanfall 2 in cui, invece che aggiungere centinaia di nuove idee a ciò che già esisteva, si è avuto il coraggio di spogliare parti dell’originale e perfezionarlo, si nota che nel secondo caso il risultato è un’esperienza ludica migliore e più pulita.

Per fare una similitudine stupida, è come se una persona fosse amante della torta al cioccolato e, pensando a come migliorarla e renderla più buona, decidesse di mettergli sopra un’altra torta al cioccolato. E se così non è ancora buona abbastanza, cosa fare?! Esatto, mettere in cima alle due torte una terza torta! Il risultato è una pila di roba buona, ma sempre la stessa, solo più complicata da tagliare e servire.

Forse sarebbe tempo che il franchise di Call of Duty facesse un enorme passo indietro e capisse che “meno è meglio” com’è palesemente dimostrato dalla semplice ma stupenda remaster di Modern Warfare.

In sintesi

Questo CoD non deluderà probabilmente i vecchi fan (e i dati di vendita, nonché i server di gioco pieni, lo confermano) ma non delude semplicemente perché è sempre la stessa minestra ma scaldata male. Anche il fan più accanito, se obiettivo, dovrebbe ammettere l’assoluta mancanza di idee e coraggio che permea questo Infinite Warfare.

L’unica cosa davvero chiara in questo titolo è che Activision e Infinity Ward sono voluti andare sul sicuro, cercando di tenersi stretti i propri fan riproponendogli tutto ciò che di CoD li ha legati alla saga nel tempo senza aggiungere praticamente nulla di realmente nuovo. A fine gioco non ti resta niente se non una forte sensazione generica di “già visto” (ma molto più insipido) e una grande amarezza quando ti rendi conto che ora il multiplayer è, in pratica, un pay-to-win.

C’era un ottimo potenziale, a partire dall’ambientazione scelta, e si nota in molti punti, eppure si è deciso di buttare un po’ tutto a caso dentro un gioco che copia sé stesso invece che rielaborarlo, cambiarlo e innovarlo in base ai nuovi concept.

È triste notare che si guardi al fatturato più di ogni altra cosa poiché è probabile che col tempo, a forza di ricevere sempre lo stesso gioco con un titolo diverso ma meno idee all’interno, anche i fan più accaniti decidano rivolgere le proprie attenzioni ad aziende che dimostrano molto più coraggio e producono titoli più innovativi e meglio realizzati.

Si spera che questo sia solo un prodotto “di passaggio” che serve ad alimentare il fandom rispettando la “tradizionale” uscita annuale di CoD, ma che gli sviluppatori abbiano in serbo qualche novità per il futuro poiché se ne avverte davvero un’estrema necessità.

Pregi:

  • Modalità Zombie divertente e ben fatta.
  • Davvero interessante la difficoltà Specialist a fine campagna principale.
  • Missioni secondarie emozionanti.
  • Personalizzazione delle armi.
  • 60 FPS fissi.

Difetti:

  • Mancano novità sia in single che in multi.
  • Tornano i quickscope.
  • Multiplayer pay-to-win.
  • Story-line debole e poco memorabile.
  • Non sfrutta a dovere la nuova ambientazione.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA: 6.5

8 per la Legacy Edition con Modern Warfare remastered incluso

La recensione di Call of Duty: Infinite Warfare è stata scritta e curata da Francesca.Teodorani per GameStorm.it, pubblicata il 12-12-2016

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Call of Duty: Infinite Warfare

  • Immagine della copertina del gioco Call of Duty: Infinite Warfare per PlayStation 4
  • Data di uscita:
    04-11-2016
  • Categoria:
    sparatutto
  • Disponibilità per:
    XONE PS4
  • Popolarità:
    3.23 %

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Valutazione del gioco 5

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